Poveri figli miei abbandonati,
con dolore vi debbo oggi lasciare,
con fulgide speranze d'ideali
un dì, contenta, vi potrò abbracciare.
Sì, combattiamo per un fulgido avvenir
pei nostri figli siamo pronti anche a morir.
E per la strada gridava i scioperanti:
Non più vogliam da voi venir sfruttati;
siam liberi, siam forti e siamo tanti
e viver non vogliam di carcerati.
E nelle stalle più non vogliam morir;
è giunta l'ora, siam stanchi di soffrir.
Ma da lontano giungono i soldati
avanti tutti assieme coi padroni
e contro i scioperanti disarmati
s'avanzan sguainando gli squadroni.
Essi non fuggono, forti del loro ardir:
i figli del lavoro son pronti anche a morir.
Eppur convien restar senza dolore,
pronti a soffrir la fame e ogni tormento;
bisogna far tacer pur anche il cuore,
di madre il puro affetto e il sentimento.
Sebbene oppressi e torturati ancor,
noi combattiamo sempre, combatteremo ognor.
E presto il dì verrà che, vittoriosi,
vedrem la redenzion nell'albeggiare;
muti staran crumiri e paurosi
vedendo l'idea nostra trionfare.
Così il lavoro redento alfin sarà
e il sol del socialismo su noi risplenderà.
con dolore vi debbo oggi lasciare,
con fulgide speranze d'ideali
un dì, contenta, vi potrò abbracciare.
Sì, combattiamo per un fulgido avvenir
pei nostri figli siamo pronti anche a morir.
E per la strada gridava i scioperanti:
Non più vogliam da voi venir sfruttati;
siam liberi, siam forti e siamo tanti
e viver non vogliam di carcerati.
E nelle stalle più non vogliam morir;
è giunta l'ora, siam stanchi di soffrir.
Ma da lontano giungono i soldati
avanti tutti assieme coi padroni
e contro i scioperanti disarmati
s'avanzan sguainando gli squadroni.
Essi non fuggono, forti del loro ardir:
i figli del lavoro son pronti anche a morir.
Eppur convien restar senza dolore,
pronti a soffrir la fame e ogni tormento;
bisogna far tacer pur anche il cuore,
di madre il puro affetto e il sentimento.
Sebbene oppressi e torturati ancor,
noi combattiamo sempre, combatteremo ognor.
E presto il dì verrà che, vittoriosi,
vedrem la redenzion nell'albeggiare;
muti staran crumiri e paurosi
vedendo l'idea nostra trionfare.
Così il lavoro redento alfin sarà
e il sol del socialismo su noi risplenderà.
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Interpretazione di Sandra Mantovani
Performed by Sandra Mantovani
Il Parmense fu protagonista di grandi scioperi contadini e bracciantili nel maggio-giugno 1908; il disagio delle famiglie degli scioperanti fu grande e alla metà del mese di maggio fu presa una decisione per molti aspetti eroica: i bambini degli scioperanti furono inviati presso altre città, ospiti di compagni socialisti.
La canzone parte proprio da questo episodio, giungendo poi ad enunciare con notevole chiarezza i sentimenti che animavano le masse in lotta, disposte ad affrontare l'apparato repressivo dello Stato borghese tutto schierato a difesa dei padroni. Il testo è ricavato da un foglio volante stampato appunto nel 1908; la musica da una registrazione originale di Gianni Bosio e Roberto Leydi a s. Benedetto Po (Mantova) nel 1962 (informatrice: l'ex mondina Teodolinda Rabuzzi).
Note tratte da Canzoni Italiane di Protesta di G. Vettori.
Riferimento discografico: LP "E PER LA STRADA - Sandra Mantovani canta storie dell'Italia Settentrionale", I Dischi del Sole, maggio 1967. (Archivio Donata Pinti)
Testo ripreso dai Canti Socialisti