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Triviale Poursuite

Renaud
Language: French


Renaud

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[1988]
Paroles et musique: Renaud Séchan
Testo e musica: Renaud Séchan
Album: Putain de camion

putaindecamion

Dall'album "Putain de camion" (1988). Il titolo della canzone è un gioco di parole sul "Trivial Pursuit", il noto gioco di società a domande e risposte di "cultura generale"; ma, in francese, "Triviale poursuite" significa un'altra cosa...[RV, commento originale alla primitiva raccolta delle CCG].

Trivial-Pursuit
Question d'histoire d'abord:
Où est la Palestine?
Sous quelle botte étoilée?
Derrière quels barbelés?
Sous quel champ de ruines?
Question d'histoire encore:
Combien de victimes
Combien de milliers d'enfants
Dans les décombres des camps
Deviendront combattants?

J'en sais rien, je donne ma langue au chagrin
Si tu sais, toi, souffle-moi

Question de géographie
Où est la Kanaky?
Combien de flics, de soldats
Pour tenir Nouméa
Pour flinguer Eloi?
Combien de petits blancs
De colons arrogants
Se partagent la terre?
Et combien de misère
Pour le peuple kanak?
Combien de coups de matraque?

J'en sais rien, je donne ma langue au chagrin
Si tu sais, toi, souffle-moi

Question de sport:
Qui détiendra le record
Et restera vivant
Libre et innocent
Derrière des barreaux?
Vingt ans pour Otelo
Autant pour Mandela
Et combien de hors-la-loi
Chez ces petits juges en bois
Dont on fait les salauds

J'en sais rien, je donne ma langue au chagrin
Si tu sais, toi, souffle-moi

Question science et nature:
Où balancer ces ordures?
Allez, à la Vologne!
Ces chiens qui assassinent
Ces rats qui emprisonnent!
Question de littérature:
Qui a écrit que les hommes
Naissaient libres et égaux?
Libres mais dans le troupeau
Egaux devant les bourreaux?

J'en sais rien, je donne ma langue au chagrin
Si tu sais, toi, souffle-moi
Souffre-moi
Souffre-moi

Contributed by Riccardo Venturi




Language: Italian

Versione italiana di Manuela Scelsi e Riccardo Venturi (2003)
TRIVIAL PURSUIT [1]

Prima una domanda di storia:
Dov'è la Palestina?
Sotto quale volta celeste
Dietro quale filo spinato?
Sotto quale campo di rovine?
Ancora una domanda di storia:
Quante vittime,
Quante migliaia di bambini
Nelle macerie dei campi
Diventeranno combattenti?

Non ne so niente, tristemente mi arrendo [2]
Se tu lo sai, suggeriscimelo.

Domanda di geografia:
Dov'è la Nuova Caledonia? [3]
Quanti poliziotti, soldati
Per tenere Nouméa [4],
Per sparare a Eloi [5]?
Quanti piccoli bianchi
e coloni arroganti
Si dividono la terra?
E quanta miseria
Per il popolo kanako?
Quanti colpi di manganello?

Non ne so niente, tristemente mi arrendo
Se tu lo sai, suggeriscimelo.

Domanda di sport:
Chi deterrà il record
E resterà vivo
Libero e innocente
Dietro le sbarre?
Vent'anni per Otelo [6]
Altrettanti per Mandela
E quanti fuorilegge
Da questi giudici cosi' severi
Che ci considerano dei mascalzoni

Non ne so niente, tristemente mi arrendo
Se tu lo sai, suggeriscimelo.

Domanda di scienze naturali:
Dove gettare 'sta spazzatura?
Dai, alla Vologne! [7]
Questi cani che assassinano
Questi ratti che imprigionano!
Domanda di letteratura:
Chi ha scritto che gli uomini
nascono liberi e uguali?
Liberi, ma nel gregge,
Uguali davanti ai boia?

Non ne so niente, tristemente mi arrendo
Se tu lo sai, suggeriscimelo.
E porta pazienza,
porta pazienza.
NOTE ALLA TRADUZIONE

[1] Gioco di parole intraducibile tra il nome del "Trivial Pursuit" (il noto gioco di società a base di domande e risposte di cultura generale) e "triviale poursuite" = 'banale inchiesta', 'serie di domande cretine'. Si aggiunga a questo che, normalmente, in francese il nome del gioco di società (che è in inglese e significa alla lettera 'ricerca nei campi dello scibile' - trivial ha qui ancora il senso "classico" del termine) si pronuncia esattamente come "triviale poursuite"

[2] Si veda la nota di Barbara

[3] La Nuova Caledonia, in Oceania, è un "TOM" (Territoire d'Outremer) facente parte della Francia ma che gode di una relativa autonomia. "Kanaky" (terra dei Kanaki) è il nome locale dell'isola. La Nuova Caledonia è da molti anni agitata da moti indipendentisti, che godono del favore della molta della popolazione. A tale riguardo va detto che la Francia ha sempre tenuto militarizzata l'isola e vi mantiene un notevole contingente.

[4] Il capoluogo della Nuova Caledonia

[5] Eloi Machoro, il leader del FLNKS assassinato in circostanze misteriose nel 1985. Per maggiori notizie si veda l''introduzione a Jonathan.

[6] Otelo Saraiva de Carvalho, leader di estrema sinistra della "Rivoluzione dei Garofani" portoghese poi rimasto implicato in un affare non chiaro che lo portò, circa alla metà degli anni '80, ad una lunga condanna detentiva da molti ritenuta un buon sistema per "toglierselo di mezzo". Ha comunque scontato solo pochi anni di carcere, tornando in libertà.

[7] Come risulta dalla preziosa segnalazione di Benoît Meire un fiume del massiccio dei Vosgi, famoso negli anni '80 per l'Affaire Grégory. Grazie ancora per la precisazione.

Contributed by Riccardo Venturi




Language: German

Versione tedesca di Tobias Scheer
(dallo Achélem de Renaud)
TRIVIAL PURSUIT

Geschichtsfrage zuerst:
Wo liegt Palästina?
Unter welchem sechszackigen Stiefelabsatz?
Hinter welchem Stacheldraht?
Unter welchem Ruinenfeld?
Nochmal Geschichtsfrage:
Wieviel Opfer,
Wieviel tausend Kinder
Werden im Schutt ihrer Enklaven
Soldaten werden?

Ich weiß es nicht, nur Schmerz kommt über meine Lippen,
Wenn du's weißt, dann sag's mir.

Erdkundefrage:
Wo liegt das Land der Kanaken?
Wieviel Bullen, wieviel Soldaten
Sind nötig, um Nouméa zu halten,
Um Eloi abzuknallen?
Wieviel elende Weiße,
Arrogante Oberste
Teilen sich die Erde auf?
Und wieviel Elend
Für das kanakische Volk?
Wieviele Folterschläge?

Ich weiß es nicht, nur Schmerz kommt über meine Lippen,
Wenn du's weißt, dann sag's mir.

Sportfrage:
Wer kann den Rekord verteidigen
Und am Leben bleiben?
Frei und unschuldig
Hinter Gittern:
Zwanzig Jahre für *Otelo,
Genausoviel für *Mandela.
Wieviele Verbrecher
Sitzen weiter stocksteif auf ihren Richterstühlen,
Schwarzgerobte Schweine?

Ich weiß es nicht, nur Schmerz kommt über meine Lippen,
Wenn du's weißt, dann sag's mir.

Naturwissenschaftsfrage:
Wohin mit den ganzen Abfällen,
Na los, in die Vologne:
Diese Hunde, die morden!
Diese Ratten, die einkerkern!
Literaturfrage:
Wer schrieb, die Menschen
Würden frei und gleich geboren?
Frei schon, aber in der Herde
Gleich vor den Foltermeistern!

Ich weiß es nicht, nur Schmerz kommt über meine Lippen,
Wenn du's weißt, dann sag's mir.
Leid's mir
Leid's mir

Contributed by Riccardo Venturi


JE DONNE MA LANGUE AU CHAGRIN:
in francese "je donne ma langue au chat" (letteralmente tradotto: do la mia lingua al gatto) significa "mi arrendo"; anche questo è un gioco di parole dell'autore che trasforma "chat" in "chagrin" che significa "tristezza".

è stata per me una bella sorpresa ritrovare questo autore in un sito italiano!

barbara - 2005/9/7 - 15:09


Carissima Barbara, prima di tutto grazie per la precisazione e correggo immediatamente la traduzione italiana seguendo le tue indicazioni.
Per il resto, non ti devi stupire di vedere Renaud in questo sito (assieme ad un altro buon centinaio e rotti di autori francesi). Un sito "italiano", sì, ma per natura e per scopi assolutamente rivolto a tutto il mondo. Ci siamo dati da fare per andare a scovare canzoni ed autori veramente...nei luoghi più impensati e impensabili (e Renaud, comunque, è un personaggio notissimo e facilissimo da scovare).
Grazie per le tue parole, e ti invitiamo a dare un'occhiata completa al sito!

Riccardo Venturi - 2005/9/7 - 15:31


Io sono una vera fan di Renaud, per quanto lo si possa essere dall'Italia.
Bella sorpresa anche per me ritrovare "visage pale" citato su un sito Italiano.
E infatti l'ho linkato sul mio blog!

nandina_oltrelospecchio@yahoo.it

http://nandinasworld.blogspot.com

Nandina - 2006/1/10 - 16:21


[i use english assuming it'll be understood by more people than french] Just a little comment concerning your translation note [7] : "la Vologne" is actually a river in the VOSGES, where the remains of a murdered young children were found back in 1984. It alludes to a famous criminal case : "l'affaire du petit grégory" (google it for more ifo).

benoit meire - 2006/4/4 - 23:48


Tra la nota 5 e la nota 6, forse sarebbe opportuno aggiungerne una anche al termine della riga che cita il Popolo Kanako.
Quando il 24 settembre del 1853, l’ammiraglio Febvrier des Pointes firmò l’atto di adesione della Nuova Caledonia alla Francia, firmò anche l'inizio del dominio coloniale francese su quest'isola melanesiana e sul suo popolo nativo, i Kanaki. Per vent'anni, ogni anno ci furono rivolte, finchè tutte le numerose tribù kanake non decisero di unirsi contro gli invasori, ma non avevano considerato il tradimento dei Baxea di Canala e degli Houaiflou, che nel momento cruciale dell’insurrezione decisero di abbandonare lo scontro e allearsi con il nemico francese. Così, assassinato Atai, il condottiero che guidava la rivolta (tramite decapitazione) la repressione colonialista europea compì uno altro disumano e feroce genocidio: lo sterminio dell’etnia Kanak, senza distinzione tra ribelli e collaborazionisti. Intere regioni della Nuova Caledonia si spopolarono.
Una notizia che ho appreso nel 2003, grazie ad una canzone bretone, è che nel 1931, un villaggio Kanak fu interamente ricostruito all'interno dello zoo di Vincennes e che alcuni kanaki furono in seguito inviati ad un circo tedesco in cambio di....coccodrilli. C'è un libro (tradotto anche in italiano) che narra questa vicenda: "Cannibale" scritto da Didier Daeninckx.

Flavio Poltronieri

Flavio Poltronieri - 2018/12/8 - 16:33


NUOVA CALEDONIA IN RIVOLTA
Gianni Sartori


NUOVA CALEDONIA: ANCHE I VESCOVI A FAVORE DELL’AUTODETERMINAZIONE, MA SI EVOCANO STRUMENTALIZZAZIONI NIENTEMENO CHE DA PARTE DELL’AZERBAIJAN (NOTORIAMENTE NON ESATTAMENTE IL MASSIMO IN MATERIA DI AUTODETERMINAZIONE DEI POPOLI).
UN NUOVO CASO CASO DI “INDIPENDENDENZA A GEOMETRIA VARIABILE”?

Nonostante cinque giorni - e soprattutto cinque notti - di scontri e almeno tre vittime, il 17 maggio le autorità locali mostravano sicurezza parlando di “una situazione più tranquilla”. Ma dovendo escludere almeno tre quartieri “fuori controllo” di Nouméa (Kaméré, Montravel e la Vallée du Tigre). Dove fino a quel momento le forze di polizia (forse in attesa di nuovi rinforzi) non erano ancora entrate.

Già mercoledì il governo aveva annunciato l’invio di un primo migliaio di membri delle forze dell’ordine (in aggiunta ai circa 1700 già sul posto).

Al momento i blindati pattugliano le “zone calde” sia per consentire la ripresa del traffico veicolare, sia per evitare scontri tra gli indipendentisti e i “gruppi di autodifesa” della destra locale filo-francese.

Le proteste proseguono “a macchia di leopardo”, così come saccheggi, vandalismi e incendi.

Nel frattempo rimangono in vigore i divieti per le riunioni, il trasporto di armi e la vendita di alcool. Così come il coprifuoco (dalle 18h alle sei del mattino). Situazione comunque non risolte, preoccupante, se già si parla di “penuria di scorte alimentari”.

Si parva licet, alcune centinaia di turisti rimasti bloccati tra Nouméa e alcune isole. Anche perché all’aeroporto di La Tontoufa, sotto il controllo dei soldati, sono stati sospesi tutti i voli commerciali (almeno fino alla prossima settimana).

Hanno suscitato un certo scalpore le accuse esplicite di “ingerenza” nei confronti dell’Azerbaijan formulate dal ministro dell’Interno francese, Gérald Darmanin.

Ovviamente vien da chiedersi quali siano gli interessi di Bakuper un arcipelago a circa 14mila chilometri di distanza.

Forse, azzardo, una ritorsione per il sostegno (peraltro blando assai) all’Armenia?

In realtà l’accusa di Darmanin in un successivo intervento (su Télématin, France 2) appariva più circostanziata: “Regimi autoritari come la Russia, l’Azerbaijan e anche la Cina approfittano della minima debolezza nelle nostre società per esasperare il dibattito e per creare caos”.

Esprimendo comunque “rammarico per il fatto che gli indipendentisti si siano accordati con l’Azerbaijan”.

Dello stesso avviso Raphaël Glucksmann, figlio di André Glucksmann (con Bernard-Henri Lévyi uno dei più noti tra i “nouveaux philosophes”) e candidato PS/Place Publique alle elezioni del 9 giugno.

Per l’eurodeputato (che ha presieduto una commissione del Parlamento europeo sulle ingerenze straniere) tali infiltrazioni di Baku sarebbero attive “già da diversi mesi”. Allo scopo di “approfittare dei problemi interni per spargere sale sulle ferite e rendere ancor più tesa la situazione”.

La causa scatenante (ma sotto la cenere ardevano da tempo le faville) è stata sicuramente la contestata riforma elettorale con cui Parigi il 2 aprile ha approvato un disegno di legge che concede la possibilità di votare alle elezioni provinciali (nel 2025) ai francesi residenti nell’arcipelago da 10 anni. Ufficialmente per “scongelare le liste elettorale bloccati dagli Accordi di Nouméa del 1998”, ma in realtà per indebolire ulteriormente il peso politico della popolazione autoctona (già socialmente marginalizzata).

Da segnalare che al fianco degli autonomisti e indipendentisti stavolta si sono schierati anche molti prelati ed esponenti religiosi. In un comunicato della Conferenza episcopale del Pacifico (diffusa dal segretario generale, James Shri Bhagwan) si commenta l’attuale ribellione definendola “una manifestazione della frustrazione di una comunità che ha visto costantemente minati i propri diritti indigeni e politici”.

Per cui “la Conferenza delle Chiese del Pacifico è profondamente solidale con le nostre sorelle e i nostri fratelli di Kanak in questo momento di crisi politica che ha portato all'esplosione della violenza negli ultimi giorni”.

Arrivando ad accusare il governo francese di “stringere più forte sulla gola del popolo Kanak, il quale continua a gridare dal profondo del cuore per ottenere la propria storia di libertà, equità e fraternità”.

Paventando addirittura il “rischio concreto di una guerra civile”.

Pur dotato di un suo governo “autonomo” (almeno formalmente) , questo “Territorio d’oltremare” non ha mai cessato di rivendicare il diritto all’autodeterminazione. In particolare da parte del Fronte di liberazione nazionale kanak e socialista.

Tuttavia in ben tre occasioni (2018, 2020 e 2022) i referendum per l’indipendenza sono stati vinti dal “NO”. Nel 2022 i gruppi indipendentisti avevano chiesto - invano, ca va sans dire - che la consultazione venisse rinviata per consentire alle famiglie Kanak e caledoniane, pesantemente colpite dal covid-19, di elaborare il lutto. Al rifiuto della Francia gli indigeni risposero con il boicottaggio “per non collaborare con il complotto del colonialismo francese”. Un riferimento alla decisione di decretare la rinuncia definitiva all’indipendenza nel caso di tre referendum successivi con la vittoria del “NO”. 

Gianni Sartori

Gianni Sartori - 2024/5/17 - 18:01


NUOVA CALEDONIA: LA CONTRO-OFFENSIVA DI MACRON
Gianni Sartori

Evidentemente il presidente francese non sottovaluta quanto sta avvenendo in Nuova Caledonia e ha deciso di prendere direttamente in mano la situazione. Un focolaio che potrebbe divampare (al momento rimangono ancora in piedi alcune barricate), non solo per la questione irrisolta dell’indipendenza, ma anche per l’attuale crisi dell’industria del nichel (principale fonte di lavoro per la popolazione e per i Kanak in particolare).

Atterrato il 23 maggio a Noumea, Macron lasciava intendere che forse “lo stato di emergenza (copri-fuoco tra le 18 e le 6, proibizione di raduno, proibizione di vendita di alcol e trasporto di armi, messa al bando di Tik-Tok...) potrebbe essere revocato".

Ma solo dopo l'ulteriore dispiegamento di altre 3mila unità di polizia.

Già qualche giorno prima (per la precisione dopo una settimana dall’inizio della sollevazione contro la contestata riforma del corpo elettorale) il governo di Parigi aveva preso la decisione di mobilitare GIGN, RAID, CRS e la gendarmeria mobile in supporto alla polizia.

Nel frattempo la Procura di Noumea annunciava di aver aperto inchieste sui “mandanti” della sollevazione, individuando in particolare una decina di esponenti della Cellule de coordination des actions sur le terrain (CCAT, un collettivo indipendentista sorto nel 2023). Alcuni sarebbero già finiti agli arresti domiciliari.

Dopo le vittime dei primi cinque giorni di disordini (v. https://www.rivistaetnie.com/nuova-cal...), il18 maggio si registrava un’altra vittima (portando a sei il numero delle persone decedute: due gendarmi, quattro civili) e alcuni feriti a causa dello scambio di colpi di arma da fuoco nel nord dell’isola principale (in tutto l’arcipelago sono circa 140). A scatenare la sparatoria, il tentativo di alcuni Caldoches (abitanti della Nuova Caledonia di origine europea) di forzare una barricata eretta dagli indipendentisti.

Comunque Emmanuel Macron, appena sbarcato a Noumea, è stato chiaro: le forze di polizia francese resteranno in Nuova Caledonia “per tutto il tempo necessario”. Si tratterebbe di una “priorità assoluta”, come ha ribadito incontrando esponenti politici e imprenditori. La ribellione di questi giorni è stata innescata dalla proposta, da parte dell’Assemblea nazionale francese, di consentire ai residenti stranieri in Nuova Caledonia da almeno 10 anni di votare alle elezioni locali. Ovviamente con la conseguente ulteriore emarginazione della popolazione nativa Kanak (40% di una popolazione totale di circa 270mila persone). Quanto agli europei, si suddividono tra caldoches (discendenti dei coloni, alcuni addirittura dei comunardi qui deportati) e francesi arrivati negli ultimi decenni dalla “metropoli” (i “metro”).

Più un 11% che si definisce appartenente a entrambe le comunità.

Con la prevista riforma costituzionale (finora approvata dal Senato e dall’Assemblea nazionale in forma separata) altri 25mila residenti acquisterebbero il diritto di voto per le Assemblee provinciali e per il Congresso (che a loro volta eleggono il governo).

Utilizzata nel XIX secolo come colonia penale (soprattutto per i detenuti politici), tra il 1897 e il 1903 la maggior parte degli indigeni vennero trasferiti (deportati) nelle isole minori adibite a “riserve indiane”.

Risale al 1984 la formazione del Fronte di liberazione nazionale kanak e socialista (FLNKS, dichiaratamente indipendentista) e l’inizio di una guerra civile “a bassa intensità” durata quasi fino agli anni novanta (e causando almeno un’ottantina di morti). L’episodio più drammatico, conosciuto come il “Massacro di Ouvréa (5 maggio 1988) avvenne nelle grotte di Gossanah dove si erano asserragliati i militanti indipendentisti (con alcuni gendarmi presi in ostaggio).

L’assalto delle “troupes de choc” costò la vita a 19 indipendentisti e a due militari.

Con gli “Accordi di Mantignon” del 26 giugno 1988 (verranno confermati da quelli di Nuoméa del 5 maggio 1998) da entrambe la parti si avviava un percorso per la “soluzione politica” del conflitto.

Ma l’anno successivo (4 maggio 1989) nel corso della cerimonia di commemorazione per i “19 di Gossanah”, Jean-Marie Tjibaou e Yewéné Yewéné (due leader carismatici dei kanak) venivano uccisi da Djubelly Wéa, un esponente oltranzista dell’indipendentismo più radicale. E la recente sollevazione lascia intendere che la questione rimane aperta a ulteriori sviluppi.

Gianni Sartori

Gianni Sartori - 2024/5/23 - 17:46


KANAKY: IL FUOCO RESTA ACCESO
Gianni Sartori

Mentre in Nuova-Caledonia la situazione rimane tesa, qualche timido segnale di solidarietà con i nativi arriva anche dall’Esagono

Al rientro dal suo breve soggiorno in Nuova-Caledonia (un giorno) il presidente francese aveva colto l’occasione per rallegrarsi di come veniva gestito il controllo delle proteste contro la riforma elettorale (perniciosa per i nativi) scoppiate il 13 maggio. Sottolineando il fatto che “i nostri gendarmi e poliziotti non hanno ucciso nessuno”. Ma i fatti, già il giorno dopo, purtroppo lo smentivano.
A Dumbéa un manifestante veniva ucciso dalle forze dell’ordine.
E forse dall’aereo che lo riportava a Parigi, Macron aveva potuto scorgere gli incendi scoppiati nel quartiere di Kaméré (Nouméa) mentre una quarantina di persone venivano evacuate via mare. Inoltre, almeno nelle aree dove il movimento indipendentista è più presente, le principali strade rimanevano bloccate.
Per un portavoce dei manifestanti, il numero delle persone che hanno perso la vita dal 13 maggio sarebbe comunque superiore a quanto dichiarato da Louis Le Franc (alto- commissario in Nuova-Caledonia).


Anche se le mobilitazioni in Francia riguardano soprattutto la questione palestinese, non sono mancate iniziative di solidarietà con i Kanak. La settimana scorsa (per la precisione il 22 maggio) a Marsiglia un centinaio di giovani riuniti nel Coordinamento della gioventù del sud per la Palestina, insieme agli studenti di Aix-Marseille-Université (AMU), avevano occupato l’anfiteatro della facoltà Saint-Charles. A sostegno, come avevano rivendicato, sia della Palestina che dei Kanak.
Il giorno dopo, i circa cinquanta manifestanti rimasti all’interno dell’edificio (dopo essere stati a lungo “osservati e filmati”) venivano circondati da un centinaio di poliziotti. Placcati, sbattuti a terra, calpestati sulle mani, in seguito anche insultati e malmenati (stando a quanto riportava un comunicato studentesco). Oltre che ovviamente identificati e interrogati. Ponendo quindi termine alla breve occupazione.

Gianni Sartori

Gianni Sartori - 2024/5/30 - 16:53




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