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Primo On The Parapet

Peter Hammill
Langue: anglais


Peter Hammill

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(Peter Hammill)


[1992]
Lyrics and music by Peter Hammill
Testo e musica di Peter Hammill
Album: The Noise [1992]
Poi/Then in: There Goes The Daylight [1993]

Primo Michele Levi, 1911-1987.
Primo Michele Levi, 1911-1987.


Questa canzone è stata scritta da Peter Hammill per Primo Levi.
Alcuni anni dopo la sua morte, avvenuta a Torino l'11 aprile del 1987. Poco più di vent'anni fa. Primo Levi cadde nel vuoto, nella tromba delle scale del suo palazzo torinese. Ancora adesso non si sa con certezza se si sia trattato di un suicidio o di una disgrazia; Peter Hammill, per questa sua canzone, sembra accettare la prima ipotesi.

Questa è una canzone che, da molti, è stata considerata "difficile", oscura; i testi di Peter Hammill, l'ex leader dei Van Der Graaf Generator, lo sono spesso. Ci sembra invece che il suo senso sia chiarissimo. Addirittura lampante, espresso in modo non fraintendibile. Si impara, in questo "luminoso mondo nuovo", soltanto a dimenticare? Potremmo aggiungere: in questo sempre più luminoso mondo nuovo, si impara soltanto a farsi costringere a dimenticare? È poi realmente, e in tutti i casi, una costrizione? La perdita della memoria storica è soltanto opera del potere, oppure anche noi ci mettiamo del nostro, con la pigrizia, con la stupidità della pancia piena, con tutta una serie di azioni e comportamenti che potremmo e dovremmo evitare?

Questo sito è un sito principalmente di memoria, di ricostruzione e perpetuazione della memoria storia attraverso un'ottica limitata, ma pur sempre vasta come le canzoni. In questa canzone si afferma una cosa fondamentale: Dobbiamo imparare a non dimenticare. Peter Hammill, per affermarlo, prende come simbolo la morte di Primo Levi, dell'autore di Se questo è un uomo e de La tregua. La considera, come molti hanno fatto, un gesto volontario nel quale la memoria delle cose viste, delle terribili cose viste, ha un ruolo decisivo. Un monito dall'orlo di quella ringhiera dalla quale Primo Levi cadde.

Vorremmo chiaramente dire che non possiamo pronunciarci sulle effettive cause della morte di Primo Levi. Prendiamo semplicemente atto dell'interpretazione di Peter Hammill, che del resto è stata quella di molti altri (così come altrettanti la hanno negata basandosi su considerazioni plausibili). Resta ciò che si dice in questa canzone; e resta la figura di Primo Levi, il testimone e la vittima della barbarie nazista che, come tale, e come israelita, ebbe il coraggio di prendere, nel 1982, una posizione chiarissima e durissima contro il massacro di Sabra e Chatila e contro il governo israeliano.

Questo, sì, era un uomo. [RV]
To crawl on hallowed ground without a map;
to walk on hollow legs, leaving no footprint;
to drift like a ghost through the quarters of lost desire;
breathing underwater,
still running through the fire.

Four horsemen drive the coach of Holocaust home;
and with what sense of history do we view our bright new world,
with the video nasty blasting through the set
of our next door neighbour?
Do we learn to forget? Do we learn just to forget?

And raw barbarity seeps, spore in soil?
And no-one's an innocent, no-one's entirely immune....
Oh, still we wait for a saviour, there are no saints as yet.
Just that gilt badge of survival,
we learn to forget.

The blindest eye is turned on the beast we clothe,
drab in the uniform of silent acquiescence.
I'll raise this toast to Primo, climbing up upon the parapet
with one final word of caution:
we must learn not to forget.

There's pain in remembrance,
but we must learn not to forget.

Here's a toast to Primo,
let's learn not to forget.
Here's a toast to Primo,
forgive but don't forget.
Here's a toast to Primo,
let's learn not to forget.

One last word of caution
from the very rim of the parapet.
One last word in remembrance...
we must learn not to forget.

envoyé par Riccardo Venturi - 26/12/2007 - 01:53



Langue: italien

La versione italiana del prof. Teodosio Orlando (dottore di ricerca in filosofia) tratta da Fuoriregistro, 27-01-2003
PRIMO SULLA RINGHIERA

Andare carponi su un terreno consacrato senza una mappa;
Camminare su gambe vuote senza lasciare impronte;
Andare alla deriva come un fantasma attraverso i quartieri del desiderio perduto;
Respirando sott'acqua,
Ancora correndo attraverso il fuoco.

Quattro cavalieri guidano il carro dell'Olocausto verso casa;
E con quale senso della storia contempliamo il nostro luminoso mondo nuovo,
con il video sgradevole a tutta forza dalle stanze
del nostro vicino della porta accanto?
Impariamo a dimenticare? Impariamo soltanto a dimenticare?

E la cruda barbarie filtra, spora nel suolo?
E nessuno è innocente, nessuno interamente immune...
Oh, ancora aspettiamo un redentore, non ci sono santi fino ad ora.
Soltanto quel distintivo dorato di essere sopravvissuto,
impariamo a dimenticare.

L'occhio più cieco è rivolto verso la bestia che noi rivestiamo,
grigia nell'uniforme di silente acquiescenza.

Farò questo brindisi per Primo, che si è arrampicato e ha scavalcato la ringhiera,
Con una parola ultima di monito:
dobbiamo imparare a non dimenticare.

C'è dolore nel ricordo,
ma dobbiamo imparare a non dimenticare.

Ecco un brindisi per Primo,
Impariamo a non dimenticare.
Ecco un brindisi per Primo,
perdona ma non dimentica.
Ecco un brindisi per Primo,
Impariamo a non dimenticare.

Con un'ultima parola di monito
Proprio dall'orlo della ringhiera.
Un'ultima parola in ricordo...
Dobbiamo imparare a non dimenticare.

envoyé par Riccardo Venturi - 26/12/2007 - 01:56




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