Al casone dei ferroviari, ragazzi, seguitano a sparare. Nonno c'è riuscito ieri, ma oggi li dobbiamo scovare.
E tu, Berto, capo pattuglia, prendi i tuoi uomini e vai.
Allegri, ragazzi, che ormai quella bestia per poco muglia.
Bombe, moschetto, mitraglia, al collo il fazzoletto garibaldino.
E via, che è già di mattino, e via, via, via, verso la battaglia.
Il sole indora i monti, batte, Berto, sulla tua testa bionda.
O vita, o vita, gioconda, che riempi i polmoni profondi.
Grazie d'avermi fatto così forte, che mi sento da solo il vigore.
Scacciare il tedesco invasore fino alla soglia delle sue porte.
Grazie d'avermi fatto quest'anima che non piega, questo sangue di buona lega.
Partigiano italiano.
E domani si torna, domani, a casa nostra a lavorare.
C'è l'Italia da rifare, noi non abbiamo che le mani.
Queste braccia è la nostra paziente, volontà di resurrezione.
Deve finire questa passione di quelli che non hanno niente.
Poi c'è il sole che deve scaldare i fratelli di tutto il mondo.
Che ora parte su tuo capo biondo, Berto, e dai voglia di cantare.
Ma le vipere stanno tra le rovine, Berto, va avanti col cuore in festa.
Da un colpo colpito alla testa dalle mitraglie assassine.
Berto, non s'è più un mosso,
il fazzoletto garibaldino diventa ancor più rosso.
Risplende al sole del mattino, ma la tua strada, Berto, la proseguiamo noi.
Arrivederci nel cielo aperto dei martiri e degli eroi
E tu, Berto, capo pattuglia, prendi i tuoi uomini e vai.
Allegri, ragazzi, che ormai quella bestia per poco muglia.
Bombe, moschetto, mitraglia, al collo il fazzoletto garibaldino.
E via, che è già di mattino, e via, via, via, verso la battaglia.
Il sole indora i monti, batte, Berto, sulla tua testa bionda.
O vita, o vita, gioconda, che riempi i polmoni profondi.
Grazie d'avermi fatto così forte, che mi sento da solo il vigore.
Scacciare il tedesco invasore fino alla soglia delle sue porte.
Grazie d'avermi fatto quest'anima che non piega, questo sangue di buona lega.
Partigiano italiano.
E domani si torna, domani, a casa nostra a lavorare.
C'è l'Italia da rifare, noi non abbiamo che le mani.
Queste braccia è la nostra paziente, volontà di resurrezione.
Deve finire questa passione di quelli che non hanno niente.
Poi c'è il sole che deve scaldare i fratelli di tutto il mondo.
Che ora parte su tuo capo biondo, Berto, e dai voglia di cantare.
Ma le vipere stanno tra le rovine, Berto, va avanti col cuore in festa.
Da un colpo colpito alla testa dalle mitraglie assassine.
Berto, non s'è più un mosso,
il fazzoletto garibaldino diventa ancor più rosso.
Risplende al sole del mattino, ma la tua strada, Berto, la proseguiamo noi.
Arrivederci nel cielo aperto dei martiri e degli eroi
inviata da Dq82 - 9/4/2025 - 11:35
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2025
La scelta
Dalla stessa raccolta da cui è tratto Silenzio e cammino, è tratto il testo “Cantata per la morte di Berto” scritto da Raffaello Ramat, partigiano docente di letteratura all’Università di Firenze che durante la Liberazione della città assistette alla morte di Alberto Casini dell’Antella per mano di un cecchino, franco tiratore al soldo di Alessandro Pavolini, fondatore delle Brigate Nere. Il testo, messo in musica da Fuochi ed Ettore Bonafé è diventato La strada di Berto. Alberto, il cui passo sicuro di capopattuglia si appoggia al ritmo delle percussioni, del cajon bongò, del cowbell, dei piatti, trascinato dall’organetto del Maestro Riccardo Tesi, sulla strada da percorrere ha lasciato le sue orme.
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