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La Comunarda (Canzone in Si minore)

Marco Rovelli
Langue: italien


Marco Rovelli

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Marco Rovelli libertAria-La Comunarda-live con Daniele Sepe e Davide Giromini


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Di Francesco Forlani e Marco Rovelli

Il testo è ripreso da Sbandati, il blog musicale di Marco Rovelli.


tavola di Otto Gabos
tavola di Otto Gabos


La comunarda è un canto che celebra la comunità eretica e ribelle della Comune di Parigi, un canto di rivolta e di amore, dove le due cose tendono a essere la stessa. È, ancora e sempre, un fatto di visioni. E dunque il poeta sta sulle barricate, anche lui, Arthur Rimbaud, e scrive, scrive parole magiche che facciano accadere e dischiudano mondi.
(Gli altri riferimenti del testo – che nasce da un fitto scambio di sms tra me e Francesco Forlani - siano come un ipertesto che rimanda alla storia della Comune...).

La comunarda, ovvero i corpi resistenti e barricaderi.
Furia barricadera degli amori
Il tempo en rouge et noir confonde voci
e l’alba con la sera en bandolieres
I canti comunardi
scavano miniere erigono palazzi
sui boulevard della collina
E coi ragazzi in cima ad alzare un drappo nero
sul passato espirato con Lecomte
Si fermino all’ora gli orologi
oggi inizia un tempo nuovo in questa festa
e viva ciò che resta!
Abracadabrantesque, scrive il poeta
sul selciato in fiamme di Parigi
in questa evidente primavera!
Baciami Juliette se si fa sera
resta Menilmontant resiste ai tuoni
e ai lampi dei cannoni
E le baionette come un muro su a Montmartre
Michelle cantami ancora
il canto comunard
Il tuo nome è segnato a dito sul vetro
forse è come Dio, e al mio soffio si schiude
è un volto che ride, o un rigo di luce
io rido al tuo riso che mi dice sì.
Lo spettro si aggira per le piazze
all’hotel de ville in fiamme
appare agli orologi a saint Lazare
La ghigliottina brucia sotto gli occhi di Voltaire
mentre canta Louise Michel
mai più carne all’uomo e schiavi ai re.
Juliette tu sei la rosa come il pane
libertà di maggio
antica sposa floreale allez Michelle
versami da bere Côtes-du-Rhône di botte scura
perché su queste mura
si vive o si muore ma senza più paura
Il tuo nome è segnato a dito sul vetro
forse è come Dio, e al mio soffio si schiude
è un volto che ride, o un rigo di luce
io rido al tuo riso che mi dice sì.
E tra i tamburi il soffio di mille respiri
canti liberi e stendardi come un cielo
suono dei liberi e amore di corpi vivi
tra i tamburi il soffio di mille respiri

envoyé par adriana - 21/12/2007 - 17:45




Langues: italien, français

La versione pubblicata sul disco "LibertAria", con una strofa in francese tradotta da Riccardo Venturi

commune2
LA COMUNARDA

Furia barricadera degli amori
Il tempo en rouge et noir confonde voci
e l'alba con la sera en bandolieres

I canti comunardi
scavano miniere erigono palazzi
sui boulevard della collina

E coi ragazzi in cima ad alzare un drappo nero
sul passato espirato con Lecomte
Si fermino all'ora gli orologi
oggi inizia un tempo nuovo in questa festa
e viva ciò che resta!

Abracadabrantesque, scrive il poeta
sul selciato in fiamme di Parigi
in questa evidente primavera!

Baciami Juliette se si fa sera
resta Menilmontant resiste ai tuoni
e ai lampi dei cannoni

E le baionette come un muro su a Montmartre
Juliette cantami ancora
il canto comunard

Il tuo nome è segnato a dito sul vetro
forse è questo dio, e al mio soffio si schiude
è un volto che ride, o un rigo di luce
io rido al tuo riso che mi dice sì.

Lo spettro si aggira per le piazze
all'hotel de ville in fiamme
appare agli orologi a saint Lazare

La ghigliottina brucia sotto gli occhi di Voltaire
mentre canta Louise Michel
mai più carne all'uomo e schiavi ai re.

Juliette tu sei la rosa come il pane
libertà di maggio
antica sposa floreale allez Juliette

Versami da bere Côtes-du-Rhône di botte scura
perché su queste mura
si vive o si muore ma senza più paura

Il tuo nome è segnato a dito sul vetro
forse è questo dio, e al mio soffio si schiude
è un volto che ride, o un rigo di luce
io rido al tuo riso che mi dice sì.

Ton nom est signé du doigt sur la vitre
je vois ça c'est dieu, il s'éclot à mon souffle
un visage qui rit, une lumière qui s'ouvre
moi je ris à ton rire qui me dit oui.

E tra i tamburi il soffio di mille respiri
canti liberi e stendardi come un cielo
suono dei liberi e rumore di corpi vivi
tra i tamburi il soffio di mille respiri

4/10/2009 - 12:41




Langue: français

Version française de Riccardo Venturi
21 décembre 2007
Pour Marco.
LA COMMUNARDE
CHANSON EN SI MINEUR

Rage barricadera des amours
le temps en rouge et noir confond les voix
et l'aube avec le soir en bandolière
les chants communards
creusent des fosses bâtissent des palais
sur les boulevards de la butte
les gars levant au sommet un drapeau noir
sur le passé expiré avec Lecomte
que les horloges s'arrêtent à cet heure
un nouveau temps commence à cette fête
et vive ce qui reste!
Abracadabrantesque, écrit le poète
sur le pavé en flammes de Paris
dans ce printemps si évident!
Embrasse-moi Juliette s'il fait soir
Menilmontant reste résiste aux tonnerres
et aux éclairs des canons
Les baïonnettes comme un mur là haut à Montmartre
Michelle chante-moi encore
le chant communard
Ton nom est signé du doigt sur la vitre
peut-être est-il comme Dieu, il s'éclot à mon souffle
c'est un visage qui rit, une raie de lumière
moi je ris à ton rire qui me dit oui.
Le fantôme erre dans les place
à l'Hôtel de Ville en flammes
et apparaît aux horloges à Saint-Lazare
La guillotine brûle sous les yeux de Voltaire
pendant que Louise Michel chante
jamais plus chair à l'homme, esclavage aux rois.
Juliette tu es la rose et bien le pain
liberté de mai
ancienne mariée en fleurs allez Michelle
verse-moi à boire du Côtes-du-Rhône d'un tonneau sombre
parce qu'on vit ou on meurt
sur cette muraille, mais sans avoir plus peur
Ton nom est signé du doigt sur la vitre
peut-être est-il comme Dieu, il s'éclot à mon souffle
c'est un visage qui rit, une raie de lumière
moi je ris à ton rire qui me dit oui.
Et parmi les tambours la haleine de mille souffles
des chants libres, des étendards comme un ciel
le son des libres, l'amour des corps vivants
parmi les tambours la haleine de mille souffles.

21/12/2007 - 20:03


grazie anche da parte mia
effeffe
ps
bella la traduzione in français

furlen - 26/12/2007 - 17:47


Preghiera Laica
di Francesco Forlani
da Carmilla On Line

cesarebrasileVi prego
non cacciate la bilancia
a misurare i morti con quell’ago
che la si chiami storia, critica, rimpianto

“a te di più che a me hanno fatto male”
e via con gare tra la conta e il conto
da presentare a un altro, che non sia se stesso
di vittime e carnefici di stragi

e diventare forca, cappio gogna

in questo fare provo più vergogna
per voi che a quell’elenco in calce dite morto
e dei feriti a morte - urlava Bene -
non ve ne frega nulla

non giudicate vi prego quel fuggiasco

e la saliva che vi sgorga dentro
ingoiatela insieme al desiderio storto
di vendetta e farne sputo

o allora fatelo e comprendete me
che insieme a lui ho bevuto birra
ai piedi di Belleville in primavera.


Ecco, Furlèn, ti volevo ringraziare così. [RV]

Riccardo Venturi - 26/12/2007 - 18:39


La Comunarda in scena

Otto Gabos, uno dei più importanti disegnatori italiani, ha fatto cinque tavole mettendo in scena "La Comunarda", canzone il cui testo ho scritto insieme a Francesco Forlani. Si vedono su Blog&Nuvole, opera della Fondazione Cologni dei Mestieri d'Arte in collaborazione con la Triennale di Milano.

Dal blog di Marco Rovelli

comunarda01

comunarda02

comunarda03

comunarda04

comunarda05

comunarda06

daniela -k.d.- - 21/4/2009 - 15:25


Nel decennale di Genova. Storie di strade, di piazze, di sogni. La Comune di Parigi, la resistenza sulle barricate e la vicenda umana di Louise Michel, la sua deportazione in Nuova Caledonia. Le piazze studentesche. Le piazze e le gru dei migranti. Le banlieus parigine. La Val Susa. Lo spettacolo inizia e finisce con Genova e Carlo Giuliani: un momento in cui i due cantastorie, presenti a Genova non raccontano più una vicenda letta, ma la loro personale

adriana - 22/7/2011 - 16:17


Io sono la Comune

“Io sono la Comune. La moltitudine interminata dei senza nome. Il fuoco che sprigiona un tempo nuovo. La festa di ciò che diviene. La felicità di ciascuno e di tutti, di tutti e di ciascuno, l’una condizione dell’altra. Io sono la Comune, il tempo che rinasce e divampa, il tempo che si riproduce per scissione, a due a due come le ciliegie, in una catena infinita e senza centro. Io sono la Comune, e dunque non sono Io, ma la disseminazione dei corpi e delle anime confuse in un grappolo di suoni senza fine, che si eleva al cielo estendendone il limite, perché nostra è la forza, nostro è il coraggio, nostra è la gioia. Io sono la Comune, che non può morire, e danza."

adriana - 17/6/2018 - 08:47




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