Avanti ragazzi, la notte è già scura, partiamo per l'avventura.
Bisogna levarci, gettare il torpore, armarsi, prendere il coraggio,
lasciare, se si può, il cuore, abbandonare la pietà,
dimenticare che al mondo esistono madri,
che esiste nel giorno il sole giocondo,
non pensare che alla strada deserta che aspetta è alla nostra vendetta.
Non so se è vergogna godere
la notte che è sopra di noi,
marciare bisogna in silenzio,
tacere bisogna
fumare è proibito,
silenzio e cammino.
Ragazzi, i passi fanno troppo rumore battendo sui sassi,
o forse il palpito del cuore che non si può lasciare,
questo schifoso cuore pietoso
che dobbiamo portarcelo dietro anche all'inferno,
col suo battito ansioso e dolce.
Beh figlioli, cerchiamo di far piano,
è buio, si cammina meglio prendendoci per mano.
O caro o divino, riposo del corpo tra il fieno,
o stolto pensare a ciò che nessuno può dare.
I pini e il fruscìo, segreto dei passi e la vita remota,
di questi Appennini e i corpi già lassi e i piedi brucianti.
Coraggio ragazzi è davanti, Alberto,
non ti pare che stanotte ci sia un'area nuova, allegra,
che queste case rotte non siano una cosa tetra.
Di solito mi sento schiacciato, ora sono felice, beato.
Presagio di luna sul mondo,
quei grilli che cantano in tondo,
contadini che ballano,
famiglie che mangiano a tavola,
gente che dorme nel letto,
ragazze sull'aia.
Io aspetto da voi ragazzi,
che facciate il vostro dovere sulla strada deserta,
che come razzi saltiate dal fosso al segnale,
farò la lettera C col fanale,
e giù addosso a quella gente contro cui niente, credo,
sarà crudele abbastanza,
che non hanno madri, che sono esseri senza anima,
che hanno gli occhi riempiti di vuoto, che uccidere è poco, signore,
che distruggere è poco, che calpestare dopo aver ucciso è anche poco.
Ci hanno spezzato la patria, capite compagni, la patria,
ricordate questo, è davanti,
l'aria è umida, la luna non è ancora assorta,
la campagna in questa tenue luce giace come morta,
pure la strada è là che ci aspetta, noi e la nostra vendetta.
C'è pieno il silenzio, vivente nei nostri respiri,
la fronte, compagni, leviamo la fronte,
silenzio è davanti, una stella, compagni, già è sorta,
glaciale e brillante sul nostro orizzonte.
Bisogna levarci, gettare il torpore, armarsi, prendere il coraggio,
lasciare, se si può, il cuore, abbandonare la pietà,
dimenticare che al mondo esistono madri,
che esiste nel giorno il sole giocondo,
non pensare che alla strada deserta che aspetta è alla nostra vendetta.
Non so se è vergogna godere
la notte che è sopra di noi,
marciare bisogna in silenzio,
tacere bisogna
fumare è proibito,
silenzio e cammino.
Ragazzi, i passi fanno troppo rumore battendo sui sassi,
o forse il palpito del cuore che non si può lasciare,
questo schifoso cuore pietoso
che dobbiamo portarcelo dietro anche all'inferno,
col suo battito ansioso e dolce.
Beh figlioli, cerchiamo di far piano,
è buio, si cammina meglio prendendoci per mano.
O caro o divino, riposo del corpo tra il fieno,
o stolto pensare a ciò che nessuno può dare.
I pini e il fruscìo, segreto dei passi e la vita remota,
di questi Appennini e i corpi già lassi e i piedi brucianti.
Coraggio ragazzi è davanti, Alberto,
non ti pare che stanotte ci sia un'area nuova, allegra,
che queste case rotte non siano una cosa tetra.
Di solito mi sento schiacciato, ora sono felice, beato.
Presagio di luna sul mondo,
quei grilli che cantano in tondo,
contadini che ballano,
famiglie che mangiano a tavola,
gente che dorme nel letto,
ragazze sull'aia.
Io aspetto da voi ragazzi,
che facciate il vostro dovere sulla strada deserta,
che come razzi saltiate dal fosso al segnale,
farò la lettera C col fanale,
e giù addosso a quella gente contro cui niente, credo,
sarà crudele abbastanza,
che non hanno madri, che sono esseri senza anima,
che hanno gli occhi riempiti di vuoto, che uccidere è poco, signore,
che distruggere è poco, che calpestare dopo aver ucciso è anche poco.
Ci hanno spezzato la patria, capite compagni, la patria,
ricordate questo, è davanti,
l'aria è umida, la luna non è ancora assorta,
la campagna in questa tenue luce giace come morta,
pure la strada è là che ci aspetta, noi e la nostra vendetta.
C'è pieno il silenzio, vivente nei nostri respiri,
la fronte, compagni, leviamo la fronte,
silenzio è davanti, una stella, compagni, già è sorta,
glaciale e brillante sul nostro orizzonte.
envoyé par Dq82 - 8/4/2025 - 10:10
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2025
La scelta
E così nella canzone “Silenzio e cammino” (musica di Fuochi e Francesco Frank Cusumano) scopriamo le parole crude ma ardimentose di Carlo Coccioli, scrittore livornese, comandante della 3ª Brigata Rosselli, catturato dai tedeschi, incarcerato e liberato dai gappisti che infine collaborò con gli Alleati. Il testo con titolo “Cantilena del comandante” – un incoraggiamento a proseguire il cammino e la lotta necessaria, perché Ci hanno spezzato la patria, capite compagni, la patria, appuntava – proviene dalla raccolta “11 agosto. Scritti partigiani” pubblicata dal Comitato Regionale Toscano dell’Anpi nell’agosto ’45. E proprio per la sua intensità richiede in più parti di essere declamato da una voce che possa incidere le parole, come quella di Chiara Riondino, il cui recitato si alterna al cantato più lirico della Fuochi, in un avvicendarsi tra luce e buio, desolazione e speranza.
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