Io ero l’ultimo di una famiglia grossa
Mia sorella penultima aveva febbre nelle ossa
Vennero i dottori da Niella e da Feisoglio
Papà decise per il gorgo senza storie era un Fenoglio
Lo capii solo io che di anni ne avevo nove
Quando di Eugenio in Abissinia non arrivarono più nuove
Il parroco in canonica leggeva la guerra sul giornale
Mentre la mamma diceva il rosario e papà stava male
Scendo al Belbo disse le fascine ho da voltare
Pigliò il forcone sull’aia e mi staccò nel camminare
Gli andai dietro a mezza corsa mi riconobbe dal passo
Mi disse torna a casa con voce rauca e tono basso
Non ubbidii e lo raggiunsi come una trottola mi girò
Mi sparò un calcio nel didietro e come i grandi mi comandò
Mi alzai di nuovo mostrò il forcone tra le braccia
Io guardai tra i denti senza guardare la sua faccia
Mio padre guardò il gorgo allargai il petto per urlare
Infilzò una fascina poi tutte le tornò a voltare
Lavorò piano con lentezza poi tirò un sospiro tale
La sua faccia era come sbronza nel ritorno su al casale
Mi teneva sulla spalla la mano libera dal forcone
Ogni tanto mi grattava col suo grosso pollicione
Ma leggero come una formica tra i nervi dietro l collo
Avevo salvato mio padre e tra le canne scorreva il Belbo
Ma leggero come una formica tra i nervi dietro l collo
Avevo fatto tutto da me e tra le canne scorreva il Belbo
Mia sorella penultima aveva febbre nelle ossa
Vennero i dottori da Niella e da Feisoglio
Papà decise per il gorgo senza storie era un Fenoglio
Lo capii solo io che di anni ne avevo nove
Quando di Eugenio in Abissinia non arrivarono più nuove
Il parroco in canonica leggeva la guerra sul giornale
Mentre la mamma diceva il rosario e papà stava male
Scendo al Belbo disse le fascine ho da voltare
Pigliò il forcone sull’aia e mi staccò nel camminare
Gli andai dietro a mezza corsa mi riconobbe dal passo
Mi disse torna a casa con voce rauca e tono basso
Non ubbidii e lo raggiunsi come una trottola mi girò
Mi sparò un calcio nel didietro e come i grandi mi comandò
Mi alzai di nuovo mostrò il forcone tra le braccia
Io guardai tra i denti senza guardare la sua faccia
Mio padre guardò il gorgo allargai il petto per urlare
Infilzò una fascina poi tutte le tornò a voltare
Lavorò piano con lentezza poi tirò un sospiro tale
La sua faccia era come sbronza nel ritorno su al casale
Mi teneva sulla spalla la mano libera dal forcone
Ogni tanto mi grattava col suo grosso pollicione
Ma leggero come una formica tra i nervi dietro l collo
Avevo salvato mio padre e tra le canne scorreva il Belbo
Ma leggero come una formica tra i nervi dietro l collo
Avevo fatto tutto da me e tra le canne scorreva il Belbo
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