Quando all'appello di Garibaldi
tutti i suoi figli, suoi figli baldi
daremo uniti fuoco alla mina
camicia rossa, Garibaldina
daremo uniti fuoco alla mina,
camicia rossa, Garibaldina.
Ricordi, vibrava il tuo cuore
di lievi lamelle di rame,
ci avviliva la fame mio piccolo amico,
tua moglie dormiva ad un sonno reumatico
e il genio tuo era la serpe nel fieno
tra l'ago e il pagliaio
tra il fuso e l'arcolaio
che ignora la fiamma del suo focolaio,
un veleno.
Odiavo la Francia e quel suo male francese
che adesso al garrese mi prende,
cavalco su una portantina
la mia carabina esplode i suoi colpi
da dietro le tende,
la gloria di tante sconfitte riposa
il mio cuore, lontano dai giorni oltre mare,
dai tempi di mare all'intorno e di cera.
Ho rimpianto d'averti lontano,
fallito il tuo piano,
rubato il tuo genio svuotato,
d'acceso entusiasmo
che da vecchi i fantasmi ci attaccano entrambi,
le donne perdute riaccendono in cuore
un infame languore
e il chinino concilia il mio sonno di vecchio,
odiavo i reami e adesso li ignoro.
Ce l'avevo col re e con l'imperatore,
col duca, col giovinsignore,
col papa e col suo temporale potere
e il mio lume l'ha visto, i miei fulmini,
i tuoni e le grandini espulse da gravi fusioni
di piombo che oppongo al potere divino,
ma adesso confonde il chinino
i miei misti ricordi di vecchio.
Chi nasce per vivere la guerra
non può poi sperare di vivere d'amore,
quel dolce lavoro di quando
intagliavo al tuo fianco
candele di cera nel mondo più nuovo,
nella nuova era
non era di certo il destino per me,
ma poi a Caprera ho rimpianto di averti lontano.
Antonio Meucci lo so,
non confondi l'amico Giuseppe
con l'eroe dei due mondi,
Antonio Meucci lo so,
non confondi l'amico Giuseppe
con l'eroe dei due mondi.
tutti i suoi figli, suoi figli baldi
daremo uniti fuoco alla mina
camicia rossa, Garibaldina
daremo uniti fuoco alla mina,
camicia rossa, Garibaldina.
Ricordi, vibrava il tuo cuore
di lievi lamelle di rame,
ci avviliva la fame mio piccolo amico,
tua moglie dormiva ad un sonno reumatico
e il genio tuo era la serpe nel fieno
tra l'ago e il pagliaio
tra il fuso e l'arcolaio
che ignora la fiamma del suo focolaio,
un veleno.
Odiavo la Francia e quel suo male francese
che adesso al garrese mi prende,
cavalco su una portantina
la mia carabina esplode i suoi colpi
da dietro le tende,
la gloria di tante sconfitte riposa
il mio cuore, lontano dai giorni oltre mare,
dai tempi di mare all'intorno e di cera.
Ho rimpianto d'averti lontano,
fallito il tuo piano,
rubato il tuo genio svuotato,
d'acceso entusiasmo
che da vecchi i fantasmi ci attaccano entrambi,
le donne perdute riaccendono in cuore
un infame languore
e il chinino concilia il mio sonno di vecchio,
odiavo i reami e adesso li ignoro.
Ce l'avevo col re e con l'imperatore,
col duca, col giovinsignore,
col papa e col suo temporale potere
e il mio lume l'ha visto, i miei fulmini,
i tuoni e le grandini espulse da gravi fusioni
di piombo che oppongo al potere divino,
ma adesso confonde il chinino
i miei misti ricordi di vecchio.
Chi nasce per vivere la guerra
non può poi sperare di vivere d'amore,
quel dolce lavoro di quando
intagliavo al tuo fianco
candele di cera nel mondo più nuovo,
nella nuova era
non era di certo il destino per me,
ma poi a Caprera ho rimpianto di averti lontano.
Antonio Meucci lo so,
non confondi l'amico Giuseppe
con l'eroe dei due mondi,
Antonio Meucci lo so,
non confondi l'amico Giuseppe
con l'eroe dei due mondi.
Contributed by Dq82 - 2024/12/1 - 21:26
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Giglio tigrato
In apertura troviamo “Lettera a Staten Island” (“Ce l’avevo col re, e con l’imperatore, col duca, col giovin signore, col Papa e col suo temporale potere e il mio lui l’ha visto, i miei fulmini e i tuoni, le grandini espulse da gravi fusioni di piombo che oppongo al potere divino, ma adesso, confonde il chinino, i miei misti ricordi di vecchio”) che racconta dell’amicizia tra Giuseppe Garibaldi e Antonio Meucci con ritmi tra flamenco e tango, sottolineati dalla chitarra classica
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