Έχω ένα καφενέ
στου λιμανιού την άκρη
τον έχτισε το δάκρυ
αυτών που μένουνε
και περιμένουνε
Έχω ένα καφενέ
που ακούει όλο τα ίδια
για μπάρκα και ταξίδια
αυτών που μένουνε
και περιμένουνε
Έχω ένα καφενέ
ένα παλιό ρημάδι
αχ να ‘τανε καράβι
γι αυτούς που μένουνε
και περιμένουνε
στου λιμανιού την άκρη
τον έχτισε το δάκρυ
αυτών που μένουνε
και περιμένουνε
Έχω ένα καφενέ
που ακούει όλο τα ίδια
για μπάρκα και ταξίδια
αυτών που μένουνε
και περιμένουνε
Έχω ένα καφενέ
ένα παλιό ρημάδι
αχ να ‘τανε καράβι
γι αυτούς που μένουνε
και περιμένουνε
Contributed by Riccardo Gullotta - 2024/9/22 - 00:50
Language: Italian
Μετέφρασε στα ιταλικά / Versione italiana / Italian version / Version italienne / Italiankielinen versio:
Riccardo Venturi, 22-9-2024 09:49
Il testo è semplicissimo, ma contiene un’altra di quelle quindici o venti “parole chiave” della lingua greca che formano quasi tutta la cultura popolare ellenica. Il καφενείο è il fulcro della vita sociale maschile, specialmente nei centri di provincia e nei paesi; non è un semplice locale dove si va a bere il caffè alla greca (cioè: alla turca, il caffè orientale fatto per infusione), a bere un ouzo, uno tsipouro o una retsina e a giocare a tavli: è il luogo dove gli uomini -specialmente anziani, pensionati ecc.-, i vari barba, discutono di avvenimenti locali, di donne e di politica. E’ il “circolino” del quartiere o del paese dove, tradizionalmente, le donne non si vedono. La “casa da caffè” è un’invenzione turca; in questo testo, infatti, mantiene la più antica denominazione di καφενές, derivata direttamente dal turco kahvehane (ove “-hane”, casa, è di lontana origine persiana). Καφενείο (o meglio, καφενείον, come si legge ancora in antiche insegne in “lingua pura”) è la resa ellenizzata, spesso accompagnata da Mεζεδοπωλείον quando nel locale si servono i mezedes, i piccoli antipasti o stuzzichini greci con un nome anch’esso turco-persiano diffuso in tutti i paesi balcanici. Nel καφενείο(ν) si discute e, non di rado, si litiga ferocemente: nei centri o paesi più grandi, non era raro che esistessero καφενεία che fungevano da punti di ritrovo di persone della medesima idea politica; c’era così il cafenìo di destra, quello comunista, quello monarchico...e così, nella particolare situazione linguistica della Grecia, si vedeva subito dall’insegna che aria tirava. Quelli che recavano l’insegna in “lingua pura”, καφενείον, potevano essere di destra o monarchici, quelli che invece lo recavano in forma demotica, καφενείο, potevano essere di sinistra. Le insegne, però, non recavano mai l’antica dicitura popolare turca di καφενές, che pure rimaneva diffusa: per legge, le insegne dei locali dovevano essere esclusivamente in buona forma ellenica. Così, ad esempio, per comprare il pane tutti in Grecia, oggi come allora, vanno al φούρνος [furnos], una delle centinaia di parole di origine italiana presenti in greco, però sulle insegne si legge αρτοποιείον [artopiìon] se il pane vi viene fatto, o αρτοπωλείον [artopolìon] se vi viene soltanto venduto. E si noti bene che, in lingua comune, “pane” si dice ψωμί, mentre nelle insegne compare la forma del greco antico. Digressione che, comunque, servirà ad entrare nello spirito e nella storia anche dei καφενεία.
Nei καφενεία di stretta osservanza, il caffè alla greca in tutte le sue versioni (σκέτος, μέτριος, γλυκό, βαρύ γλυκό) viene sempre accompagnato da quella che, a mio parere, è la vera bevanda nazionale greca: un bel bicchierone d’acqua gelata. Per tutto questo, nella mia traduzione ho tenuto la denominazione greca traslitterata: un “cafenìo” non è né un bar, né un circolino, né un “pub”, né una taverna e né tantomeno un “caffè” letterario e ritrovo di intellettuali, o una “caffetteria” studentesca o meno. E’ una cosa a sé, che serve un po’ a capire la Grecia (a chi interessi, naturalmente). Le volte che mi ci son trovato, ho preso sempre il varý glykó: tre cucchiaini di zucchero immersi nella melma di caffè. Esperienza autenticamente mistica, che senz’altro ha contribuito al diabete. Ma ne valeva la pena. [RV]
Riccardo Venturi, 22-9-2024 09:49
Il testo è semplicissimo, ma contiene un’altra di quelle quindici o venti “parole chiave” della lingua greca che formano quasi tutta la cultura popolare ellenica. Il καφενείο è il fulcro della vita sociale maschile, specialmente nei centri di provincia e nei paesi; non è un semplice locale dove si va a bere il caffè alla greca (cioè: alla turca, il caffè orientale fatto per infusione), a bere un ouzo, uno tsipouro o una retsina e a giocare a tavli: è il luogo dove gli uomini -specialmente anziani, pensionati ecc.-, i vari barba, discutono di avvenimenti locali, di donne e di politica. E’ il “circolino” del quartiere o del paese dove, tradizionalmente, le donne non si vedono. La “casa da caffè” è un’invenzione turca; in questo testo, infatti, mantiene la più antica denominazione di καφενές, derivata direttamente dal turco kahvehane (ove “-hane”, casa, è di lontana origine persiana). Καφενείο (o meglio, καφενείον, come si legge ancora in antiche insegne in “lingua pura”) è la resa ellenizzata, spesso accompagnata da Mεζεδοπωλείον quando nel locale si servono i mezedes, i piccoli antipasti o stuzzichini greci con un nome anch’esso turco-persiano diffuso in tutti i paesi balcanici. Nel καφενείο(ν) si discute e, non di rado, si litiga ferocemente: nei centri o paesi più grandi, non era raro che esistessero καφενεία che fungevano da punti di ritrovo di persone della medesima idea politica; c’era così il cafenìo di destra, quello comunista, quello monarchico...e così, nella particolare situazione linguistica della Grecia, si vedeva subito dall’insegna che aria tirava. Quelli che recavano l’insegna in “lingua pura”, καφενείον, potevano essere di destra o monarchici, quelli che invece lo recavano in forma demotica, καφενείο, potevano essere di sinistra. Le insegne, però, non recavano mai l’antica dicitura popolare turca di καφενές, che pure rimaneva diffusa: per legge, le insegne dei locali dovevano essere esclusivamente in buona forma ellenica. Così, ad esempio, per comprare il pane tutti in Grecia, oggi come allora, vanno al φούρνος [furnos], una delle centinaia di parole di origine italiana presenti in greco, però sulle insegne si legge αρτοποιείον [artopiìon] se il pane vi viene fatto, o αρτοπωλείον [artopolìon] se vi viene soltanto venduto. E si noti bene che, in lingua comune, “pane” si dice ψωμί, mentre nelle insegne compare la forma del greco antico. Digressione che, comunque, servirà ad entrare nello spirito e nella storia anche dei καφενεία.
Nei καφενεία di stretta osservanza, il caffè alla greca in tutte le sue versioni (σκέτος, μέτριος, γλυκό, βαρύ γλυκό) viene sempre accompagnato da quella che, a mio parere, è la vera bevanda nazionale greca: un bel bicchierone d’acqua gelata. Per tutto questo, nella mia traduzione ho tenuto la denominazione greca traslitterata: un “cafenìo” non è né un bar, né un circolino, né un “pub”, né una taverna e né tantomeno un “caffè” letterario e ritrovo di intellettuali, o una “caffetteria” studentesca o meno. E’ una cosa a sé, che serve un po’ a capire la Grecia (a chi interessi, naturalmente). Le volte che mi ci son trovato, ho preso sempre il varý glykó: tre cucchiaini di zucchero immersi nella melma di caffè. Esperienza autenticamente mistica, che senz’altro ha contribuito al diabete. Ma ne valeva la pena. [RV]
Language: Turkish
Türkçe çeviri / Τουρκική μετάφραση / Traduzione turca / Turkish translation / Traduction turque / Turkinkielinen käännös:
Mursaloglu
Mursaloglu
BIR KAHVEHANEM VAR
Bir kahvehanem var
Limanın kenarında
Gözyaşlarıyla kuruldu
Orada oturanların
ve beklemekte olanların
Bir kahvehanem var
Kulağı devamlı
tavernaları ve yolculukları konuşan insanlarda
ve de kalanlarda ve bekleyenlerde.
Bir kahvehanem var
tam bir döküntü
Ah bir gemi olsaydı
Geride bekleyen ve kalanlar için.
Bir kahvehanem var
Limanın kenarında
Gözyaşlarıyla kuruldu
Orada oturanların
ve beklemekte olanların
Bir kahvehanem var
Kulağı devamlı
tavernaları ve yolculukları konuşan insanlarda
ve de kalanlarda ve bekleyenlerde.
Bir kahvehanem var
tam bir döküntü
Ah bir gemi olsaydı
Geride bekleyen ve kalanlar için.
Contributed by Riccardo Gullotta - 2024/9/23 - 00:10
Language: Spanish
Traducción española / Ισπανική μετάφραση / Traduzione spagnola / Spanish translation / Traduction espagnole / Espanjankielinen käännös:
Fotiní
Fotiní
TENGO UN CAFÉ
Tengo un café
en la punta del puerto
lo comstruyó la lágrima
de los que se quedan
y esperan
Tengo un café
que escucha siempre lo mismo
de embarques y viajes
por los que se quedan
y esperan
Tengo un café
una ruina vieja
ojalá fuera un barco
para los que se quedan
y esperan
Tengo un café
en la punta del puerto
lo comstruyó la lágrima
de los que se quedan
y esperan
Tengo un café
que escucha siempre lo mismo
de embarques y viajes
por los que se quedan
y esperan
Tengo un café
una ruina vieja
ojalá fuera un barco
para los que se quedan
y esperan
Contributed by Riccardo Gullotta - 2024/9/23 - 00:12
Language: Portuguese
Tradução portuguesa / Πορτογαλική μετάφραση / Traduzione portoghese / Portuguese translation / Traduction portugaise / Portugalinkielinen käännös:
LL Teixo
LL Teixo
TENHO UM CAFÉ
Tenho um Café
à beira do cais
o construiu a lágrima
daqueles que ficam
e esperam
Tenho um Café
onde se escuta sempre o mesmo
sobre barcos e viagens
daqueles que ficam
e esperam
Tenho um Café
como um velho naufrágio
ah, queria que fosse um navio
para aqueles que ficam
e esperam.
Tenho um Café
à beira do cais
o construiu a lágrima
daqueles que ficam
e esperam
Tenho um Café
onde se escuta sempre o mesmo
sobre barcos e viagens
daqueles que ficam
e esperam
Tenho um Café
como um velho naufrágio
ah, queria que fosse um navio
para aqueles que ficam
e esperam.
Contributed by Riccardo Gullotta - 2024/9/23 - 00:13
Language: German
Deutsche Übersetzung / Μετέφρασε στα γερμανικά / Traduzione tedesca / German translation / Traduction allemande / Saksankielinen käännös:
Irini
Irini
ICH HABE EIN KAFFEEHAUS
Ich habe ein kleines Kaffeehaus
am Rand des Hafens
erbaut von der Träne jener,
die hier bleiben und
warten müssen.
Ich habe ein kleines Kaffeehaus,
das immer dasselbe hört
über Boote und Reisen jener,
die hier bleiben und
warten müssen.
Ich habe ein kleines Kaffeehaus
alt und wirklich ruiniert.
Ach, wäre es ein Schiff für jene,
die hier bleiben und warten müssen.
Ich habe ein kleines Kaffeehaus
am Rand des Hafens
erbaut von der Träne jener,
die hier bleiben und
warten müssen.
Ich habe ein kleines Kaffeehaus,
das immer dasselbe hört
über Boote und Reisen jener,
die hier bleiben und
warten müssen.
Ich habe ein kleines Kaffeehaus
alt und wirklich ruiniert.
Ach, wäre es ein Schiff für jene,
die hier bleiben und warten müssen.
Contributed by Riccardo Gullotta - 2024/9/23 - 00:14
Language: Russian
Русский перевод / Ρωσική μετάφραση / Traduzione russa / Russian translation / Traduction russe / Venäjänkielinen Käännös:
Marina Boronina
Marina Boronina
У МЕНЯ ЕСТЬ КАФЕ
У меня есть кафе
На порта краю,
Его выстроила слеза
Тех, что остаются
И ждут.
У меня есть кафе,
Которое слушает все то же
О лодках и путешествиях
Тех, что остаются
И ждут.
У меня есть кафе,
Старый обломок,
Ах, был бы он кораблем
Для тех, что остаются
И ждут.
У меня есть кафе
На порта краю,
Его выстроила слеза
Тех, что остаются
И ждут.
У меня есть кафе,
Которое слушает все то же
О лодках и путешествиях
Тех, что остаются
И ждут.
У меня есть кафе,
Старый обломок,
Ах, был бы он кораблем
Для тех, что остаются
И ждут.
Contributed by Riccardo Gullotta - 2024/9/23 - 09:04
Language: French
Version française – J’AI UN CAFÉ – Marco Valdo M.I. – 2024
d’après la version italienne de Riccardo Venturi
d’une
Chanson grecque Έχω ένα καφενέ – Manos Loïzos / Μάνος Λοΐζος – 1971
Paroles : Lefteris Papadopoulos [Λευτέρης Παπαδόπουλος]
Musique : Manos Loizos
Interprétée par : Yorgos Dalaras
Album : Yorgos Hatzakis- Thalassografies, 1989
Il semblerait que ce soit le thème de l'exil à l'envers, dédié à ceux qui cherchent à se libérer d'une situation de misère et de précarité, ceux qui ne peuvent pas « partir », c'est-à-dire ceux qui sont exilés dans leur pays. Pour eux, c’est seulement un symbole dans lequel chercher du réconfort, la cafétéria comme lieu de rencontre imaginaire à la frontière entre terre et mer, entre le désespoir et l'aspiration au mieux-vivre. Raconté par le duo Loizos-Papadopoulos avec la finesse profonde qu'on lui connaît.
[Riccardo Gullotta].
d’après la version italienne de Riccardo Venturi
d’une
Chanson grecque Έχω ένα καφενέ – Manos Loïzos / Μάνος Λοΐζος – 1971
Paroles : Lefteris Papadopoulos [Λευτέρης Παπαδόπουλος]
Musique : Manos Loizos
Interprétée par : Yorgos Dalaras
Album : Yorgos Hatzakis- Thalassografies, 1989
Il semblerait que ce soit le thème de l'exil à l'envers, dédié à ceux qui cherchent à se libérer d'une situation de misère et de précarité, ceux qui ne peuvent pas « partir », c'est-à-dire ceux qui sont exilés dans leur pays. Pour eux, c’est seulement un symbole dans lequel chercher du réconfort, la cafétéria comme lieu de rencontre imaginaire à la frontière entre terre et mer, entre le désespoir et l'aspiration au mieux-vivre. Raconté par le duo Loizos-Papadopoulos avec la finesse profonde qu'on lui connaît.
[Riccardo Gullotta].
LE CAFÉ - Καφενείο
Par Riccardo Venturi
Le texte est très simple, mais il contient un autre de ces quinze ou vingt « mots clés » de la langue grecque qui constituent la quasi-totalité de la culture populaire hellénique. Le καφενείο est le centre de la vie sociale masculine, surtout dans les centres de province et les villages ; ce n'est pas seulement un endroit où l'on va boire du café à la grecque (c'est-à-dire à la turque, le café oriental fait par infusion), boire un ouzo, un tsipouro ou une retsina et jouer au tavli ; c'est le lieu où les hommes - surtout les vieux, les pensionnés, etc, les divers pépés discutent des événements locaux, de femmes et de politique. C'est le « petit cercle » du quartier ou du village où, traditionnellement, on ne voit pas les femmes. Le « maison de café » est une invention turque ; dans ce texte, il conserve le nom plus ancien de καφενές, dérivé directement du turc kahvehane (où « -hane », maison, est de lointaine origine persane).
Καφενείο (ou plutôt καφενείον, comme on le lit encore dans les vieilles enseignes en « langue pure ») est le rendu hellénisé, souvent accompagné de Mεζεδοπωλείον lorsque des mezedes, les petits hors-d'œuvre ou amuse-gueule grecs, sont servis au café, un nom également turco-persan et courant dans tous les pays balkaniques. Dans les καφενείο(ν), on discute et, pas rarement, on se dispute férocement : dans les centres ou les villages plus grands, il n'était pas rare de trouver des καφενεία qui servaient de lieu de rencontre pour des personnes de la même tendance politique ; il y avait ainsi le café de droite, le café communiste, le café monarchiste... et donc, dans la situation linguistique particulière de la Grèce, on pouvait immédiatement voir d'après l'enseigne de quel côté il tirait. Ceux qui portaient le signe en « langue pure », καφενείον, pouvaient être de droite ou monarchistes, ceux qui le rendaient sous forme démotique, καφενείο, pouvaient être de gauche.
Les enseignes, cependant, ne portaient jamais l'ancienne formulation populaire turque de καφενές, qui pourtant restait répandue : selon la loi, les enseignes des établissements devaient être exclusivement en bonne forme hellénique. Ainsi, par exemple, pour acheter du pain, tout le monde en Grèce, aujourd'hui comme à l'époque, se rend au φούρνος [furnos], l'un des centaines de mots d'origine italienne en grec, mais les enseignes indiquent αρτοποιείον [artopiìon] si le pain y est fabriqué, ou αρτοπωλείον [artopolìon] s'il est seulement vendu. Et notez bien que, dans le langage courant, « pain » se dit ψωμί, alors que la forme grecque ancienne figure dans les panneaux. Digression qui, cependant, servira à entrer dans l'esprit et l'histoire de la καφενεία aussi. [RV]
Par Riccardo Venturi
Le texte est très simple, mais il contient un autre de ces quinze ou vingt « mots clés » de la langue grecque qui constituent la quasi-totalité de la culture populaire hellénique. Le καφενείο est le centre de la vie sociale masculine, surtout dans les centres de province et les villages ; ce n'est pas seulement un endroit où l'on va boire du café à la grecque (c'est-à-dire à la turque, le café oriental fait par infusion), boire un ouzo, un tsipouro ou une retsina et jouer au tavli ; c'est le lieu où les hommes - surtout les vieux, les pensionnés, etc, les divers pépés discutent des événements locaux, de femmes et de politique. C'est le « petit cercle » du quartier ou du village où, traditionnellement, on ne voit pas les femmes. Le « maison de café » est une invention turque ; dans ce texte, il conserve le nom plus ancien de καφενές, dérivé directement du turc kahvehane (où « -hane », maison, est de lointaine origine persane).
Καφενείο (ou plutôt καφενείον, comme on le lit encore dans les vieilles enseignes en « langue pure ») est le rendu hellénisé, souvent accompagné de Mεζεδοπωλείον lorsque des mezedes, les petits hors-d'œuvre ou amuse-gueule grecs, sont servis au café, un nom également turco-persan et courant dans tous les pays balkaniques. Dans les καφενείο(ν), on discute et, pas rarement, on se dispute férocement : dans les centres ou les villages plus grands, il n'était pas rare de trouver des καφενεία qui servaient de lieu de rencontre pour des personnes de la même tendance politique ; il y avait ainsi le café de droite, le café communiste, le café monarchiste... et donc, dans la situation linguistique particulière de la Grèce, on pouvait immédiatement voir d'après l'enseigne de quel côté il tirait. Ceux qui portaient le signe en « langue pure », καφενείον, pouvaient être de droite ou monarchistes, ceux qui le rendaient sous forme démotique, καφενείο, pouvaient être de gauche.
Les enseignes, cependant, ne portaient jamais l'ancienne formulation populaire turque de καφενές, qui pourtant restait répandue : selon la loi, les enseignes des établissements devaient être exclusivement en bonne forme hellénique. Ainsi, par exemple, pour acheter du pain, tout le monde en Grèce, aujourd'hui comme à l'époque, se rend au φούρνος [furnos], l'un des centaines de mots d'origine italienne en grec, mais les enseignes indiquent αρτοποιείον [artopiìon] si le pain y est fabriqué, ou αρτοπωλείον [artopolìon] s'il est seulement vendu. Et notez bien que, dans le langage courant, « pain » se dit ψωμί, alors que la forme grecque ancienne figure dans les panneaux. Digression qui, cependant, servira à entrer dans l'esprit et l'histoire de la καφενεία aussi. [RV]
J’AI UN CAFÉ
J'ai un café
Au bord du port,
Bâti par la peine
De ceux qui restent
Et attendent.
J'ai un café
Qui toujours entend les mêmes histoires
De barques et de voyages
De ceux qui restent
Et attendent.
J'ai un café,
Un vieux bistro.
Ah, si c'était un bateau
Pour ceux qui restent
Et attendent.
J'ai un café
Au bord du port,
Bâti par la peine
De ceux qui restent
Et attendent.
J'ai un café
Qui toujours entend les mêmes histoires
De barques et de voyages
De ceux qui restent
Et attendent.
J'ai un café,
Un vieux bistro.
Ah, si c'était un bateau
Pour ceux qui restent
Et attendent.
Contributed by Marco Valdo M.I. - 2024/9/23 - 19:03
Tanto che ci sono, ancora un paio di appunti a proposito del καφενείον e della sua importanza. Può succedere, ad esempio, che la Grecia intera venga considerata un καφενείον con tutto il suo “teatrino” che vi si svolge. Un teatrino che, nel 1950, era tragico, o forse tragicomico: è l’argomento della canzone Στο καφενείον Η ΕΛΛΑΣ ή Περάστε κόσμε [1950], scritta da Myris, musicata da Markopoulos e interpretata dalla grande Maria Dimitriadi.
Al καφενείον le donne non si vedono; quindi, se una donna particolarmente intraprendente e libera osa non solo mettervi piede “vestita all’europea”, ma sedersi, ordinare un caffè, mettersi a giocare a carte con un bel giovanotto e addirittura fumare il narghilè, va a finire male. Siamo a Cipro, e la bella Andronica (“vincitrice di uomini”) viene sgozzata dopo che qualcuno ha fatto il delatore. Siamo a Cipro chissà quanti secoli fa, terra mezza greca e mezza turca dove il caffè, anche in greco, viene chiamato in turco (kahve, καβές), e il locale si chiama καβενές. Una delle più belle canzoni tradizionali cipriote.
Al καφενείον le donne non si vedono; quindi, se una donna particolarmente intraprendente e libera osa non solo mettervi piede “vestita all’europea”, ma sedersi, ordinare un caffè, mettersi a giocare a carte con un bel giovanotto e addirittura fumare il narghilè, va a finire male. Siamo a Cipro, e la bella Andronica (“vincitrice di uomini”) viene sgozzata dopo che qualcuno ha fatto il delatore. Siamo a Cipro chissà quanti secoli fa, terra mezza greca e mezza turca dove il caffè, anche in greco, viene chiamato in turco (kahve, καβές), e il locale si chiama καβενές. Una delle più belle canzoni tradizionali cipriote.
Riccardo Venturi - Ελληνικό Τμήμα των ΑΠΤ "Gian Piero Testa" - 2024/9/23 - 19:36
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Note for non-Italian users: Sorry, though the interface of this website is translated into English, most commentaries and biographies are in Italian and/or in other languages like French, German, Spanish, Russian etc.
[1971]
Στίχοι / Testo / Lyrics / Paroles / Sanat:
Lefteris Papadopoulos [Λευτέρης Παπαδόπουλος]
Μουσική / Musica / Music / Musique / Sävel:
Manos Loizos
Ερμηνεία / Interpreti / Performed by / Interprétée par / Laulavat:
Yorgos Dalaras
Album / 'Αλμπουμ: Έχω Έναν Καφενέ
Sembrerebbe il tema dell’esilio a parti invertite, dedicato a quelli che cercano di affrancarsi da una situazione di miseria e di precarietà, quelli che non possono “partire”, ossia per gli esiliati in patria. Per loro c’è solo un simbolo in cui cercare conforto, la caffetteria come luogo immaginario di incontro al confine tra terra e mare , tra disperazione e ansia di riscatto. Narrato dal duo Loizos- Papadopoulos con la nota profonda finezza.
[Riccardo Gullotta]