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La ballata della Fiat

Alfredo Bandelli
Langue: italien


Alfredo Bandelli

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Alfredo Bandelli, La Ballata della Fiat


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[1970]
Parole e musica di Alfredo Bandelli
Da "Fabbrica Galera Piazza"

fabgalpiaz


L'azienda era in ritardo su una commessa: per non pagare penali ricorreva a maxi straordinari. "Per paura di perdere il lavoro si accetta tutto"
Quei turni infernali di 12 ore
"E chi rifiutava perdeva il posto"

di Paolo Griseri - Repubblica Online, 8/12/2007

TORINO - Davanti al cancello dell'Unione industriale di Torino è l'ora della rabbia. Quella che ti viene dopo una notte e un giorno di paura, quella che prende il posto dello shock perché, in fondo, "là dentro avrei potuto esserci io". Giuseppe, 27 anni, non pensa solo a se stesso. Pensa all'amico "che si è licenziato un mese fa. Uno che non ce la faceva più. Aveva già ricevuto due richiami scritti dalla Thyssen perché si era rifiutato di fare lo straordinario".

Uno che si è salvato, non solo dal licenziamento. Si chiama Ermido, anche lui ha 27 anni: "Mi sono licenziato il mese scorso, per evitare guai peggiori. Ho lavorato cinque anni alla Thyssen, facevo i turni in finizione. Mai un richiamo, mai un rimprovero. Poi, da settembre, la musica è cambiata. Ci chiedevano straordinari a go go, turni su turni. Io non volevo, c'erano ancora i miei compagni in cassa, dicevo: "Riprendete uno di loro". Un giorno mi sono rifiutato. Mi hanno mandato la lettera a casa. Dopo la seconda volta ho deciso di uscire da quel posto. Non vivo da solo. Sono ancora con i miei, ho potuto permettermelo. Ma tanti miei compagni che hanno famiglia facevano i turni di 12 ore".

Gli operai attendono la fine dell'incontro tra i sindacati e l'azienda. Incontro breve. Il tempo di guardarsi in faccia e dirsi che "oggi non c'è spazio per una trattativa normale". I sindacati chiedono solo "che l'Asl ispezioni tutta la fabbrica prima di riprendere il lavoro". "Devi capire - dice Giuseppe - che noi non siamo una fabbrica normale. Noi siamo tutti ragazzi. Siamo amici, giochiamo a pallone insieme, andiamo in discoteca, turni permettendo. E adesso ci ritroviamo qui a contare i morti".

E' dura morire proprio quando sta per morire la fabbrica. O forse proprio perché la fabbrica è in disarmo. E' come per un atleta cadere all'ultima curva. La storia recente della Thyssen di Torino è la storia di tante debolezze. Ciro, delegato di stabilimento, fa il mea culpa: "Certe volte, per paura di perdere i posti di lavoro, a noi siderurgici può capitare di monetizzare la salute". Come dire che certe volte anche i sindacalisti chiudono gli occhi. Chi poteva fare il difficile durante il fuggi fuggi? Perché dopo l'estate la fuga dalla Thyssen è stata massiccia: "I più qualificati, i manutentori, sono andati tutti alla Teksfor di Avigliana, un'acciaieria a pochi chilometri da qui. Da troppi che eravamo, siamo diventati improvvisamente troppo pochi".

Ciro aggiunge: "Scapperebbe chiunque sapendo che stanno per chiudere la tua fabbrica". Il piano concordato con Fim, Fiom e Uilm prevede la fine delle produzioni torinesi il 30 settembre 2008. Ma il reparto 5, quello dell'incidente, avrebbe comunque chiuso a febbraio. La tragedia ha anticipato i tempi di due mesi e mezzo.

Il fuoco di giovedì notte si è portato via l'élite della laminazione a freddo ("è solo un modo di dire - avverte Ciro - il forno va a mille gradi"). Se n'è andato subito Antonio Schiavone, l'unico "primo addetto" della linea, una specie di capomacchina nel gergo siderurgico. Ieri mattina al Cto è morto il suo sostituto, Roberto Scola. A Genova lotta per sopravvivere il terzo nella gerarchia del reparto, Rosario Rodinò. Figure preziose di operai qualificati in una fabbrica che si sta svuotando.

La chiusura programmata della Thyssen di Torino sarà la salvezza dello stabilimento di Terni. Una scelta forse inevitabile nella guerra tra poveri che sempre si scatena nelle ristrutturazioni aziendali. Eliminare l'acciaieria di Terni, 3.500 dipendenti, sarebbe stato come far sparire Mirafiori a Torino. Così, un anno e mezzo fa, i sindacati hanno accettato lo scambio: salvare Terni e chiudere la fabbrica da 400 addetti nel capoluogo piemontese. Mors tua, vita mea. Nel passaggio di consegne qualcosa non ha funzionato. La storia la racconta Giorgio Airaudo, segretario della Fiom torinese: "A Terni si è rotto un treno di laminazione. Non si poteva pagare al cliente la penale per la mancata consegna del materiale. Così l'azienda è tornata a utilizzare a pieno ritmo Torino".

Questo spiega forse il ricorso agli straordinari forzati delle ultime settimane. Ma far marciare a pieno ritmo una vecchia auto perché la nuova è dal meccanico, può presentare dei rischi.
Signor padrone questa volta
per te è andata proprio male
siamo stanchi di aspettare
che tu ci faccia ammazzare.
Noi si continua a lavorare
e i sindacati vengono a dire
Che bisogna ragionare,
di lottare non si parla più.

Signor padrone ci siam svegliati,
e questa volta si dà battaglia,
e questa volta come lottare
lo decidiamo soltanto noi.
Vedi il crumiro che se la squaglia,
senti il silenzio nelle officine,
forse domani solo il rumore
della mitraglia tu sentirai.

Signor padrone questa volta
per te è andata proprio male,
d'ora in poi se vuoi trattare
dovrai rivolgerti soltanto a noi.
E questa volta non ci compri
con le cinque lire dell'aumento,
se offri dieci vogliamo cento,
se offri cento mille noi vogliam.

Signor padrone non ci hai fregati
con le invenzioni, coi sindacati,
i tuoi progetti sono sfumati
perché si lotta contro di te.
E le qualifiche, le categorie,
noi le vogliamo tutte abolite
Le divisioni sono finite:
alla catena siam tutti uguali.

Signor padrone questa volta
noi a lottare s'è imparato,
a Mirafiori s'è dimostrato
e tutta Italia lo dimostrerà.
E quando siamo scesi in piazza
tu ti aspettavi un funerale,
ma è andata proprio male
per chi voleva farci addormentar.

Ne abbiamo visti davvero tanti
di manganelli, scudi romani,
però s'è visto anche tante mani
che al sampietrino cominciano a andar.
Tutta Torino proletaria
alla violenza della questura
risponde ora, senza paura:
la lotta dura bisogna far.

E no ai burocrati e ai padroni!
Cosa vogliamo? Vogliamo tutto!
Lotta continua a Mirafiori
e il comunismo trionferà .
E no ai burocrati e ai padroni!
Cosa vogliamo? Vogliamo tutto!
Lotta continua in fabbrica e fuori
e il comunismo trionferà!

envoyé par Riccardo Venturi - 8/12/2007 - 11:29




Langue: anglais

English version by Riccardo Venturi
December 8, 2007
BALLAD OF FIAT

My lord the master, this time
it hasn't gone so well for you,
we're tired to stay and wait
for you to have us killed.
We keep on working
and the trade union tell us
that we need to be wise,
and no more question about fight.

My lord the master, we've risen up
and this time we start struggling,
and this time, the way of fighting
will be decided only by us on.
You see the scabs taking to their heels,
you hear silence in the workshops,
maybe, tomorrow, only the rattle
of the machine gun you will hear.

My lord the master, this time
it hasn't gone so well for you,
and if you want to negotiate,
you do it only with us from on now.
You won't buy us this time
with a twenty cents raise,
you offer ten, we want one hundred,
one hundred, so we want one thousand.

My lord the master, you don't cheat us
with your inventions, your trade unions
your projects are going to shit,
and we do struggle against you.
Qualifications, categories,
all this must be plainly abolished,
it's all over now with being divided:
we're all one at the assembly line.

My lord the master, this time
we've learned well how to struggle,
we've demonstrated in Mirafiori
and so will we do in all of Italy.
And when we've demonstrated
you were expecting a funeral,
but it's gone a fucked way
for those who wanted us to sleep.

And what a lot of truncheons
and police shields we've seen there!
We've seen however so many hands
that did take to paving cubes.
All the proletarian Turin
is reacting now without fear
to the violence of the police:
it's a hard fight what we've to do.

Say no to bureaucrats and masters!
What do we want? We want everything!
Unending struggle in Mirafiori
and let's communism triumph on.
Say no to bureaucrats and masters!
What do we want? We want everything!
Unending struggle in Mirafiori
and let's communism triumph on.

8/12/2007 - 12:19




Langue: français

Version française – La ballade de la Fiat – Marco Valdo M.I. – 2008
Chanson italienne – La ballata della Fiat – Alfredo Bandelli – 1970

Cette traduction est dédiée tout particulièrement à mon camarade et ami Vincent De Raeve, qui a publié un livre dont le titre est tout simplement « L'Usine ».

Lorsque Alfredo Bandelli écrit cette chanson, on est en 1970. En un temps où la classe ouvrière italienne est en pleine phase offensive; elle a repris courage, elle se réorganise; elle refuse le « compromis historique » que les partis, y compris de gauche, tentent d'installer. On a vu – avec le recul, près de quarante ans plus tard – que le peuple des usines n'avait pas tort de se méfier et où cette « sainte alliance » a mené, et pas seulement en Italie. Je pense à un de mes vieux professeurs de philosophie qui enseignait : « Quand on joue aux cons, on finit toujours par gagner... » La gauche a joué la carte de la collaboration avec le régime; le libéralisme est triomphant, les pauvres ont perdu. Mais en écho du chant de Bandelli, on entend celui des Canuts : Nous tisserons le linceul du vieux monde et l'on entend déjà la révolte qui gronde.... C'est comme le bruit souterrain d'un tremblement de terre qui va crescendo....

« L'usine était en retard pour une commande; pour ne pas payer d'amendes, elle recourait à des heures supplémentaires. Ces pauses infernales de 12 heures : « « Par peur de perdre son travail, on acceptait. »

TURIN - Devant la grille de l'Union Industrielle de Turin, c'est maintenant l'heure de rage. Celle qui te vient après une nuit et un jour de peur, celle qui prend la place du choc car, au fond, « Là dedans, ç'aurait pu être toi ». Giuseppe, 27 ans, ne pense pas seulement à lui-même. Il pense à son ami « qui a démissionné il y a un mois. Un qui n'en pouvait plus. Il avait déjà reçu deux blâmes écrits de la Thyssen car il s'était refusé à faire les heures supplémentaires ».
Un qui s'est sauvé et pas seulement du licenciement.

À la Thyssen et ailleurs, il y eut des morts, beaucoup de morts suite aux cadences, des morts suites aux délires cupides des actionnaires de l'entreprise, de toutes les entreprises.
Mais voyons enfin, les morts, c'est normal. C'est le résultat de la guerre que les riches mènent depuis cent mille ans contre les pauvres.
Car voyez-vous, Messieurs, dit Marco Valdo M.I., j'accuse. Oui, comme Zola, j'accuse !!!!
Et voici l'acte d'accusation :
Quand une ouvrière, un ouvrier, un enfant mis au travail meurt, chaque fois qu'une ouvrière, un ouvrier, un enfant mis au travail meurt, vous en êtes personnellement responsables – pas seulement les cadres d'entreprise, pas seulement le « management », encore moins le contremaître qui exécute à votre place, mais vous, vous les propriétaires, vous qui possédez ne fût-ce qu'une parcelle d'une entreprise; en bref, vous les actionnaires, c'est vous les responsables et personnellement responsables de toutes ces morts.
Et nous le savons et nous ne l'oublierons jamais !!! Nous ne vous lâcherons pas jusqu'au temps où... vous rendrez tout aux pauvres, tout ce que vous leur avez pris, tout ce que vous leur prenez chaque jour depuis si longtemps..

Je dis çà pour vous rafraîchir la mémoire, pour vous mettre face à vos responsabilités, face à votre conscience, s'il vous en reste une (la pauvre !!!).

Marco Valdo M.I. (dont la devise est « Ora e sempre : Resistenza ! »)

Et maintenant, je salue Alfredo Bandelli, un' vero compagno et sa chanson. Il a raison : Tout est à nous, tout est à ceux qui font les choses – pas à ceux qui les exploitent..
LA BALLADE DE LA FIAT

Monsieur le Patron, cette fois
ça s'est vraiment mal passé pour toi
Nous sommes fatigués d'attendre
que tu nous fasses crever.
Nous on continue à travailler
et nos syndicats viennent nous dire
qu'il faut réfléchir,
on ne parle plus de lutter.

Monsieur le Patron, nous nous sommes réveillés,
et cette fois, c'est la bataille;
et cette fois de comment lutter,
nous le décidons seulement nous.
Regarde le jaune qui se taille,
écoute le silence dans les ateliers,
Peut-être que demain, le bruit
que tu entendras, ce sera la mitraille

Monsieur le Patron, cette fois
ça s'est vraiment mal passé pour toi,
à partir de maintenant, si tu veux négocier
tu devras t'adresser seulement à nous.
Et cette fois, on ne nous achète pas
Avec cinq lires d'augmentation.
Si tu en offres dix, on en veut cent,
si tu en offres cent, nous en voudrons mille.

Monsieur le Patron, tu ne nous auras pas
Avec tes inventions, avec les syndicats.
Tes projets sont en fumée,
et nous, on lutte contre toi.
Et tes qualifications, tes catégories,
nous voulons toutes les abolir.
Les divisions sont finies :
à la chaîne, nous sommes tous égaux.

Monsieur le Patron, cette fois,
nous on a appris à lutter,
à Mirafiori, on a manifesté,
et dans toute l'Italie, on manifestera.
Et quand nous descendons dans la rue,
attends-toi à des funérailles,
mais ça s'est plutôt mal passé
Pour celui qui voulait nous endormir.

Nous en avons vu vraiment beaucoup
des matraques, des boucliers romains,
Mais on a vu aussi tant des mains
qui commençaient à aller au pavé.
Toute la Turin prolétaire
à la violence policière
répond maintenant, sans peur :
Notre lutte dure est nécessaire.

Et non, aux bureaucrates, et non aux patrons !
Que voulons-nous ? Nous voulons tout !
Lotta continua à Mirafiori
et le communisme triomphera !
Et non, aux bureaucrates, et non aux patrons !
Que voulons-nous ? Nous voulons tout !
Lotta continua à l'usine et en dehors
et le communisme triomphera !

envoyé par Marco Valdo M.I. - 12/11/2008 - 15:16


Crisi Fiat? Col cazzo! Marchionne, Montezemolo e John Elkann: ecco i premi per i padroni
di Alessandro Robecchi

Ma come siete tristi! Ma come siete catastrofisti! Ecco qui una bella iniezione di fiducia nel futuro, una buona notizia che viene da Torino, dalla Fiat, sapete quella fabbrica di macchine un po’ scarse che chiude lo stabilimento di Termini Imerese, che ieri ha deciso la cassa integrazione per 30.000 dipendenti, che ha messo sul lastrico decine di migliaia di lavoratori dell’indotto? Ecco, quella. Tutte balle per comunisti, naturalmente, i soliti operai che per prendere un po’ d’aria buona salgono sui tetti. Ma chi l’ha detto che lavorare in Fiat fa male? Nemmeno per sogno. Se ci riuscite, fate un salto all’assemblea degli azionisti, si terrà a Torino il 26 marzo e si può ben dire che c’è qualcuno che ne uscirà con un sorriso a 32 denti: i bonus dei top manager cresceranno di un terzo, oltre il 30 per cento, non male, eh! Ecco un po’ di numeri, giusto per rallegrarvi la giornata. All’amministratore delegato Sergio Marchionne, per il fatto di aver raggiunto un utile di gestione di 1,1 miliardi e di aver tenuto l’indebitamento a 4,4 miliardi, è stato assegnato un bonus di 1,343 milioni, che si aggiunge ai 3,347 milioni percepiti per la carica ricoperta nel gruppo. Luca di Montezemolo incasserà 5,2 milioni: 550.000 sono la retribuzione per la presidenza, mentre 4,6 milioni comprendono l’emolumento per la presidenza Ferrari e il raggiungimento dei bonus legati agli obiettivi di bilancio. Al vicepresidente John Elkann vanno "solo" 631.000 euro. Poverino, chissà come soffre, forse si potrà comprare qualche rigore per la Juventus, che ne ha tanto bisogno. Per i top manager di prima fascia il monte stipendi è salito dagli 11 milioni del 2008 ai 19 del 2009. Il 26 marzo gli azionisti Fiat voteranno alzando le manine ed ecco almeno tre dipendenti Fiat che non dovranno salire sul tetto. Un operaio metalmeccanico ha un salario di 1.200 euro, ma quando è in cassa integrazione ne prende 700, che è pur sempre una bella sommetta. In pratica, soltanto con il bonus di Marchionne si potrebbero pagare 1.119 stipendi pieni di lavopratori fiat e addirittura 1.918 assegni di cassa integrazione. Ma perché sparpagliare una simile sommetta, meglio darla a uno solo, no? Anzi, un consiglio: Marchionne potrebbe salire sul tetto della sua Ferrari e chiedere qualcosa in più. Se lo merita.

daniela -k.d.- - 24/2/2010 - 18:35


Pomigliano: gli operai doneranno alla Fiat le figlie adolescenti. Cisl e Uil firmano
(di Alessandro Robecchi)

Una svolta nelle relazioni sindacali e forse uno spiraglio per la sopravvivenza dello stabilimento Fiat di Pomigliano d’Arco. Secondo indiscrezioni, l’offerta dell’azienda torinese-americana agli operai di Pomigliano per il mantenimento del posto di lavoro sarebbe complessa e articolata. Ovviamente si chiedono turni sulle 24 ore sette giorni su sette, una disponibilità agli straordinari notturni, la rinuncia al diritto di malattia e al diritto di sciopero. "Ma a far questo - dice un dirigente che preferisce restare anonimo - son buoni tutti, anche i polacchi". Le richieste agli operai italiani comprendono altre condizioni. La prima: le mogli dei lavoratori Fiat che manterranno il posto di lavoro dovranno presentarsi ai cancelli della fabbrica ogni lunedì con una pastiera napoletana di sei chili da donare ai dirigenti. Sulla pastiera - confezionata con ingredienti freschissimi - dovrà essere scritto "Grazie dottor Marchionne" con lo zucchero a velo, eventuali errori di ortografia saranno puniti con l’immediato licenziamento dei mariti. Un’altra condizione posta ai lavoratori è quella di aprire una sottoscrizione per il calciomercato della Juventus: servono due difensori sotto i sessant’anni e un centrocampista. Ma la clausola che fa più scalpore, scritta in piccolo nell’offerta di Marchionne ai sindacati, è la cessione delle figlie adolescenti dei lavoratori al management Fiat per un periodo di una o due notti a partire dalla data della firma del contratto. "Ci sembra una buona proposta - ha detto il leader della Cisl Bonanni - che mette al riparo i lavoratori da una possibile chiusura dello stabilimento e ne salvaguarda la dignità". Quanto alla Uil, ha firmato subito senza nemmeno leggere, perché il suo leader Angeletti aveva una partita a briscola che non poteva rimandare.

daniela -k.d.- - 16/6/2010 - 14:56


Chiedo aiuto al Webmaster, a tutti gli admin del sito, alle collaboratrici e ai collaboratori, a tutte e tutti. Ne ho bisogno per risolvere un mistero.

Ma com'è che, pur all'Elba, pur sui sentieri del Monte Perone in mezzo al "santuario delle farfalle", pur col mare che s'intravede tra i monti e le foreste, è da tutt'oggi che mi viene di cantarmi, canticchiarmi, frédonner questa canzoncina di quarantott'anni fa?

Non mi riesce davvero spiegarmelo. Misteri di questo venticinque luglio! Signor padrone, non ci hai fregati, con le invenzioni, coi sindacati... (forse).

Riccardo Venturi - 25/7/2018 - 19:48


D'altra parte il 25 luglio in ogni parte d'Italia ci si trovi, non è un giorno qualsiasi

Flavio Poltronieri - 25/7/2018 - 20:18


Forse per lo stesso motivo (telepatia?) A me veniva da cantare Eroe (Storia Di Luigi Delle Bicocche)

Dq82 - 26/7/2018 - 06:53




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