Vengo da lontano
Non troppo da esser nessuno
Lascio moglie, figli e nipoti
Trovo stalle, campi e bici bucate
Quaranta gradi all'ombra e non sentirli
Le spiagge pontine a pochi metri
Il sole brucia l'ombra e la mia vita
Il sudore scava sulla dignità ferita
Il mio padrone mi fa lavorare
Il mio padrone mi dà da mangiare
Il mio padrone mi paga
Due o tre euro l'ora
Ahhhh
Il mio padrone mi fa lavorare
Il mio padrone mi dà da mangiare
Il mio padrone mi paga
Due o tre euro l'ora
Giochiamo a chi resta in piedi
O giochiamo a chi resta e basta
Tradisco religioni e principi
Per pochi spicci in tasca
Sulla pontina alle cinque del mattino
I polpacci duri come ferro da stiro
Che appiattisce ad ogni buca evitata
Il ritmo del mio respiro
Futuro è una parola
Tre sillabe sei lettere
Futuro è una parola
Dietro a un muro
La leggo, la intravedo, ma non so dov'è
Perchè l'ho regalata a te
Ahhh
Il mio padrone mi fa lavorare
Il mio padrone mi dà da mangiare
Il mio padrone mi paga
Due o tre euro l'ora
Ahhhh
Il mio padrone mi fa lavorare
Il mio padrone mi dà da mangiare
Il mio padrone mi punta
In faccia la sua pistola
In faccia la sua pistola
Non troppo da esser nessuno
Lascio moglie, figli e nipoti
Trovo stalle, campi e bici bucate
Quaranta gradi all'ombra e non sentirli
Le spiagge pontine a pochi metri
Il sole brucia l'ombra e la mia vita
Il sudore scava sulla dignità ferita
Il mio padrone mi fa lavorare
Il mio padrone mi dà da mangiare
Il mio padrone mi paga
Due o tre euro l'ora
Ahhhh
Il mio padrone mi fa lavorare
Il mio padrone mi dà da mangiare
Il mio padrone mi paga
Due o tre euro l'ora
Giochiamo a chi resta in piedi
O giochiamo a chi resta e basta
Tradisco religioni e principi
Per pochi spicci in tasca
Sulla pontina alle cinque del mattino
I polpacci duri come ferro da stiro
Che appiattisce ad ogni buca evitata
Il ritmo del mio respiro
Futuro è una parola
Tre sillabe sei lettere
Futuro è una parola
Dietro a un muro
La leggo, la intravedo, ma non so dov'è
Perchè l'ho regalata a te
Ahhh
Il mio padrone mi fa lavorare
Il mio padrone mi dà da mangiare
Il mio padrone mi paga
Due o tre euro l'ora
Ahhhh
Il mio padrone mi fa lavorare
Il mio padrone mi dà da mangiare
Il mio padrone mi punta
In faccia la sua pistola
In faccia la sua pistola
Contributed by Dq82 - 2024/3/22 - 13:01
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Il mio padrone
Una riflessione sul caporalato in salsa pop
Partendo dal libro Sotto Padrone di Marco Omizzolo, il cantautore pontino Alfiero prova a raccontare il dramma del capolarato in salsa pop, ed è strano sentire sonorità così semplici a supporto di una tematica così difficile e piena di sofferenza.
Il disarmante ritornello "il mio padrone mi fa lavorare / mi fa da mangiare / mi punta in faccia la sua pistola" è una dolorosa dichiarazione della condizione di chi è al centro esatto tra gratitudine e subordinazione, tra costrizione e scelta, tipica di chi è assoggettato a un sistema che schiavizza.
La produzione radiofonica costringe questa riflessione a venir fuori soltanto a un secondo ascolto del brano, che però, per fortuna, proprio grazie a una batteria incalzante e a sonorità non troppo oscure, si lascia riascoltare piacevolmente, mentre la voce di Alfiero è semplice e diretta, apparentemente improvvisata, accentuando il racconto crudo, dritto in faccia di chi ascolta.
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