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Histoire de faussaire

Georges Brassens
Lingua: Francese


Georges Brassens

Lista delle versioni e commenti


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[1976]
Paroles et musique / Testo e musica / Lyrics and music / Sanat ja sävel: Georges Brassens
Album / Albumi: Nouvelles Chansons

La Gioconda coi baffi di Marcel Duchamp
La Gioconda coi baffi di Marcel Duchamp


All’interno del nuovo percorso Verità e Menzogna, una canzone talmente famosa da non avere, in teoria, bisogno di alcuna presentazione. Si tratta di una delle ultime canzoni scritte e cantate da Georges Brassens, nelle sue “Nouvelles Chansons” del 1976 -l’ultimo album pubblicato in vita. Ma, come per ogni canzone di Tonton Georges, si può ipotizzare che sia stata scritta chissà quanto tempo prima e poi limata e rilimata fino a raggiungere la perfezione formale propria di ogni cosa che sia uscita dalle mani del Petit Sétois.

vere a che fare con una canzone di Brassens obbliga sempre a qualche ragionamento. Una canzone, come sempre, al tempo stesso antica e moderna; al di là della sua “storia” da canzonetta leggera, è l’eterno contrasto tra l’apparenza (= il “falso”) e la realtà (= il “vero”). Canzoni del genere sono presenti in tutte le tradizioni popolari europee fin da tempi remoti; tipica quella della bella sposina che, una volta a sera in camera da letto col marito, si toglie uno ad uno tutti gli artifizi rivelandosi una specie di spaventapasseri. Al tempo stesso, sembra un po’ anticipare il mondo degli “influencer” attuali. [RV]
Se découpant sur champ d'azur
La ferme était fausse bien sûr,
Et le chaume servant de toit
Synthétique comme il se doit.
Au bout d'une allée de faux buis,
On apercevait un faux puits
Du fond duquel la vérité
N'avait jamais dû remonter.

Et la maîtresse de céans
Dans un habit, ma foi, seyant
De fermière de comédie
A ma rencontre descendit,
Et mon petit bouquet, soudain,
Parut terne dans ce jardin
Près des massifs de fausses fleurs
Offrant les plus vives couleurs.

Ayant foulé le faux gazon,
Je la suivis dans la maison
Où brillait sans se consumer
Un genre de feu sans fumée.
Face au faux buffet Henri deux,
Alignés sur les rayons de
La bibliothèque en faux bois,
Faux bouquins achetés au poids.

Faux Aubusson, fausses armures,
Faux tableaux de maîtres au mur,
Fausses perles et faux bijoux
Faux grains de beauté sur les joues,
Faux ongles au bout des menottes,
Piano jouant des fausses notes
Avec des touches ne devant
Pas leur ivoire aux éléphants.

Aux lueurs des fausses chandelles
Enlevant ses fausses dentelles,
Elle a dit, mais ce n'était pas
Sûr, tu es mon premier faux pas.
Fausse vierge, fausse pudeur,
Fausse fièvre, simulateurs,
Ces anges artificiels
Venus d'un faux septième ciel.

La seule chose un peu sincère
Dans cette histoire de faussaire
Et contre laquelle il ne faut
Peut-être pas s'inscrire en faux,
C'est mon penchant pour elle et mon
Gros point du côté du poumon
Quand amoureuse elle tomba
D'un vrai marquis de Carabas.

En l'occurrence Cupidon
Se conduisit en faux-jeton,
En véritable faux témoin,
Et Vénus aussi, néanmoins
Ce serait sans doute mentir
Par omission de ne pas dire
Que je leur dois quand même une heure
Authentique de vrai bonheur.

inviata da Riccardo Venturi - 15/3/2024 - 21:44



Lingua: Italiano

Versione italiana / Italian version / Version italienne / Italiankielinen versio: Salvo Lo Galbo [2010]

nouvchabras
Storia di una falsaria

Stagliata su un fondale azzurro,
la casa forse era di burro
e le tegole del tetto
sintetiche, come non detto!
In fondo a un finto montarozzo
s'intravedeva un finto pozzo,
dal cui fondo la verità
mai e poi mai risalirà.

E la padrona, in un vestito
che andrebbe bene -garantito-
a una contadina da farsa,
davanti agli occhi miei è apparsa.
E il mio bouquet piccino
mi sembrò smorto in quel giardino
di finte rose rosse e blu
che risplendevano di più.

Da un prato in erba finta, allora
mi portò nella sua dimora,
dov'era già, senza consumo,
un fuoco che non dava fumo!
Di fronte a una consolle fasulla
allineati in fila sulla
libreria finta, ben inteso,
dei falsi libri presi a peso.

False armature, falsi tappeti
dei quadri falsi alla pareti,
false perle, falsi gioielli,
unghie posticce, tinti i capelli,
falsi nèi sopra le gote,
da un falso piano, false note
che non dovevan neanche un po'
l'avorio agli elefanti, no!

Al lume di finte candele
- ma non so quanto fu fedele -
disse “Il cuore ha prevalso!
Tu se il mio primo passo falso!”
Falsa vergine, false le arsure,
falso il pudore e falsi pure
gli angeli scesi senza ali
da paradisi artificiali.

L'unica cosa, forse, vera,
in questa storia insincera
contro la quale non mi è valso
provare ad impugnare il falso,
fu per lei la mia passione
e una fitta qui, accanto a un polmone,
quando lei si innamorò
di un vero conte di Salò.

Nell'occasione, il buon Cupido
si comportò in modo infìdo,
da vero falso testimone
e anche Venere, dannazione!
Ma passerei da finto tonto
se non dicessi, nel racconto,
che se non altro è a lei che devo
un po' di autentico sollievo.

inviata da Riccardo Venturi - 17/3/2024 - 16:41




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