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Matera Capita-le

Pasquale Di Pede
Language: Italian


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(Rocco Scotellaro)
Mio Padre
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(Pier Paolo Pasolini)


2021
Come si fa?
Come si fa?

Questa canzone, tra il serio e il faceto, con qualche citazione, dai Beatles a Rino Gaetano era nelle mie "cose da fare" da un po', esattamente dall'ultima volta che ci sono stato, ad ottobre, al termine del mio Basilicata coast to coast.
Mi serviva per raccontare la storia dei sassi, e di come Matera sia stata frutto di un esperimento sociale e infine di riscatto, con l'iscrizione a monumento UNESCO e l'essere poi stata capitale della Cultura (nel 2019).

Fino alla fine del Settecento l’ecosistema Sassi aveva mantenuto un regime di sostenibilità grazie a principi innovativi per l’epoca, oggi più che mai attuali: la conservazione delle acque, lo stoccaggio dei rifiuti ed il riuso degli spazi. L’espansione cittadina e l’improvviso e vertiginoso aumento demografico, uniti alla crisi della pastorizia, furono tra i fattori che portarono ad un graduale sconvolgimento della situazione. Il perimetro cittadino fu allargato con le prime costruzioni sul “Piano”, interessando un’area che va dall’attuale piazza Vittorio Veneto a via Ridola, Piazzetta Pascoli e Vico Case Nuove. Le grotte dei Sassi furono ampliate per ospitare nuclei familiari sempre più numerosi: in alcuni casi si scavò ulteriormente verso le viscere della terra, in altri si decise di trasformare cisterne e chiese rupestri in camere o abitazioni. Di conseguenza diminuì rapidamente il quantitativo d’acqua a disposizione delle circa ventimila persone che vivevano ammassati in ambienti piccoli e malsani, soggetti alle malattie più svariate.

Subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, con la denuncia di Carlo Levi (che era oltretutto medico) per la prima volta Matera salì alla ribalta nazionale e diventò il caso più eclatante di come l’arretratezza e la povertà avevano scavato radici profonde nell’Italia meridionale. I Sassi erano un groviglio di case sovraffollate, sporche, senza le più elementari condizioni sanitarie per vivere degnamente (a cominciare dalla mancanza della fogna e di acqua corrente). Il sistema di raccolta delle acque di scolo era basato sui “Grabiglioni“, dei canali in parte naturali ed in parte scavati dall’uomo in cui confluiva l’acqua sorgiva dalla collina di Lapillo (dove sorge il Castello Tramontano) prima di terminare la sua corsa nel torrente Gravina. I “Grabiglioni“, che sorgevano in corrispondenza delle attuali via Fiorentini e via Buozzi, in seguito furono ricoperti dalla pavimentazione in età fascista. Nelle grotte scavate nel tufo arrivarono a convivere uomini ed animali insieme, animali necessari per raggiungere i campi, ben lontani dalla città, e necessari per una minima sussistenza; quasi a voler sottolineare il dover lottare spalla a spalla per la sopravvivenza. Nella miseria gli abitanti dovevano necessariamente guardare avanti: non c’era tempo per piangere i morti per le malattie più disparate, malaria nella maggior parte dei casi. Secondo le statistiche, la mortalità infantile raggiunse a Matera una percentuale catastrofica, basti pensare che su 1000 bambini nati 463 nascevano morti, contro la media nazionale ferma a 112.

“Dentro quei buchi neri dalle pareti di terra vedevo i letti, le misere suppellettili, i cenci stesi. Sul pavimento erano sdraiati i cani, le pecore, le capre, i maiali. Ogni famiglia ha in genere una sola di quelle grotte per abitazione e ci dormono tutti insieme, uomini, donne, bambini, bestie. Di bambini ce n’era un’infinità. nudi o coperti di stracci. Ho visto dei bambini seduti sull’uscio delle case, nella sporcizia, al sole che scottava, con gli occhi semichiusi e le palpebre rosse e gonfie. Era il tracoma. Sapevo che ce n’era quaggiù: ma vederlo così nel sudiciume e nella miseria è un’altra cosa. E le mosche si posavano sugli occhi e quelli pareva che non le sentissero coi visini grinzosi come dei vecchi e scheletrici per la fame: i capelli pieni di pidocchi e di croste. Le donne magre con dei lattanti denutriti e sporchi attaccati a dei seni vizzi, sembrava di essere in mezzo ad una città colpita dalla peste.”
(Carlo Levi, Cristo si è fermato ad Eboli)


La denuncia di Carlo Levi portò Matera al centro dell’attenzione nazionale. La politica italiana iniziò ad interessarsi alla questione: il leader del partito Comunista italiano Palmiro Togliatti per primo giunse nel capoluogo lucano nel 1948 per guardare con i propri occhi come gli abitanti erano costretti a vivere in compagnia delle bestie. Senza mezze parole definì i Sassi “Vergogna nazionale“, un male da estirpare con la forza bruta per restituire dignità alle persone. Altri intellettuali si interessano alla vicenda, parliamo ad esempio di Tommaso Fiore, Francesco Compagna, Manlio Rossi ed il sociologo americano George Peck.

Persino Adriano Olivetti, illustre imprenditore, ingegnere e politico italiano del Novecento, all’epoca presidente dell’INU (Istituto Nazionale dell’Urbanistica) e commissario dell’Unrra-Casas (United Nations Relief and Rehabilitation Administration-Comitato Amministrativo Soccorso ai Senzatetto), diede il proprio apporto alla causa. Per suo volere nacque la “Commissione per lo studio della città e dell’agro di Matera”, composto da un gruppo di intellettuali presieduto dallo stesso Olivetti e dal sociologo tedesco Frederic Friedmann, docente all’Università di Arkansas, USA. Lo scopo della commissione fu quello di avviare un’indagine per conoscere a fondo le condizioni di vita degli abitanti dei Sassi e, successivamente, proporre soluzioni per trasferirli in quartieri nuovi, le cui case dovevano necessariamente essere dotate dei servizi indispensabili per vivere. La progettazione dei nuovi complessi abitativi doveva tener conto di quella che era in precedenza la vita dei materani: una vita fatta si di povertà, ma allo stesso tempo di socializzazione e solidarietà tra famiglie appartenenti allo stesso vicinato.

Nel luglio del 1950 il primo ministro Alcide De Gasperi fece visita a Matera; nei mesi successivi incaricò il ministro lucano Emilio Colombo di studiare un disegno di legge per favorire il risanamento e la soluzione del problema dei Sassi. Il 17 maggio 1952 lo Stato Italiano, per mano di De Gasperi e su suggerimento del ministro Colombo, con la “Legge Speciale per lo sfollamento dei Sassi” impose a due terzi degli abitanti della città, circa diciassettemila persone, di abbandonare le proprie case per trasferirsi nei nuovi rioni.

“Lo Stato assume a suo carico la spesa per il risanamento dei quartieri Sasso Caveoso e Sasso Barisano dell’abitato di Matera e per la costruzione di case popolari particolarmente adatte per contadini, operai ed artigiani, in sostituzione di quelle attualmente esistenti in detti quartieri che saranno dichiarate inabitabili ed abbattute”.

Grazie ai risultati delle indagini avviate dalla commissione presieduta da Olivetti furono costruiti (in gran parte con i finanziamenti provenienti dal piano Marshall degli Stati Uniti) i nuovi quartieri sul “Piano” e fuori città, nei pressi dei terreni di proprietà dei contadini che abitavano nei Sassi. In fase di progettazione, la commissione (avvalendosi del parere di intellettuali dell’epoca come Eleonora Bracco per la paleoetnologia, Francesco Saverio Nitti per la storia, Rocco Mazzarone per la demografia e l’igiene, Giuseppe Isnardi per la geografia, Ludovico Quadroni per l’urbanistica ed altri) cercò di riprodurre le stesse condizioni di coesione sociale presenti negli antichi rioni in tufo. Nacque così fuori città (in una località vicino ai campi) il nuovo borgo La Martella, dove nel 1953 le prime cinquanta famiglie furono alloggiate (esattamente il giorno 17 maggio). Dopo La Martella, furono costruiti i borghi Venusio e Picciano, anche loro destinati ad accogliere i contadini che possedevano appezzamenti di terra nelle vicinanze. Matera fu una delle prime città a dotarsi di un Piano Regolatore, ideato nel 1956 e firmato dall’urbanista Piccinato. Appena fuori il perimetro dei Sassi furono edificati i quartieri di Serra Venerdì, La Nera, Spine Bianche ed Agna Cappuccini, costruiti in pieno stile “Scandinavo”, ovvero zone a bassa densità abitativa con ampie aree verdi e frequenti piazzette per rievocare lo spirito di coesione tra famiglie che si viveva nei vicinati. Il trasferimento forzato proseguì per un ventennio, riscontrando non poche opposizioni da parte degli abitanti (soprattutto i più anziani), affezionati alle grotte ed ai vicinati, assuefatti alla povertà ed abituati a vivere nel sacrificio.

I Sassi furono, di fatto, svuotati, divennero una città fantasma a margine della città nuova. Gli abitanti ottennero case nuove e la promessa di un appezzamento di terra da coltivare (in seguito non per tutti mantenuta), pagando canoni di affitto irrisori in cambio della cessione delle loro vecchie abitazioni al demanio. Degrado ed abbandono presero il posto della vita nelle grotte e nelle chiese, mentre la città si espandeva sul “Piano” e nei quartieri nuovi secondo il Piano Regolatore.

I Sassi di Matera “Vergogna nazionale” - WikiMatera.it Matera
Cosa ci hanno lasciato i nostri padri
nelle impronte dei passi scavate nei Sassi
Nel sudore da asciugare nel pane da bagnare
quanto ci è costata questa celebrità
Ora non siamo più a chiedere , ora possiamo anche dare
Dare il meglio dare il peggio
dare più greggio-gio gio
*“E la cultura non ha senso
se non ci aiuta a capire gli altri.
A soccorrere gli altri ad evitare il male
Soccorrere gli altri e liberare tutti. ”
E le idee sono tante , come pure i B&B
Le migliori hanno i soldin
e noi cantiamo: “Let it be, let it be
Letti b in b&b “
Se vieni a Matera
resta almeno una sera.

Capitale a te capitato a me
2019 chi c’è c’è .
Capitale a te capitato a noi
2019 Matera si muove

Quanta brava gente a Matera si è vista:
Levi, Pasolini, Scotellaro, Olivetti, fior di architetti
Chi al popolo ha dato voce
chi si è nascosto dietro la croce,
Chi ha fatto salotto , chi il palazzo,
chi ha rotto il carro della Bruna
Adesso entrati in Europa
e non sappiamo come restare
chiederemo all’Unesco un posto al fresco
Forse da un altro pianeta si vede l’Idris.
Chi fermerà l’Isis?

Capitale a te capitato a me
2019 chi c’è c’è .
Capitale a te capitato a noi
2019 Matera si muove
Capita di nascere in una località sconosciuta che diventa capitale di qualcosa di prezioso, da conoscere sempre

Contributed by Dq82 - 2024/1/9 - 13:11


ciao, bella la storia dei Sassi di Matera.
non trovando il video sull'annuncio sono andato a cercare informazioni di Pasquale Di Pede.


Ecco cosa ho trovato
Pasquale Di Pede, presidente del comitato di quartiere “Sassi” della città di Matera

. un video con una canzone contro la guerra dal titolo No No... artigianale ma sentita e addirittura un CD



Siamo in molti su queste pagine ad amare le cose genuine, quindi oggi vi voglio parlare di un cd che mi ha lasciato in bocca un sapore di orecchiette, fatte in casa, e cime di rapa.
Capirete perché, ma partiamo dall’inizio.
Mio cognato, che condivide la stessa nostra passione per musica e chitarra, mi ha regalato il cd in questione.
“e se ne vanno i giorni che vengono” di Pasquale Di Pede.
Il Nostro, pur non essendo un musicista di professione (almeno per quello che ne so, non lo conosco di persona) ha realizzato un sogno, che potrebbe essere il sogno di ognuno di noi, registrare un cd di pezzi propri, con la collaborazione di una quarantina di musicisti che hanno sposato la causa, il tutto realizzato in uno studio professionale, precisamente il Lab Sonic Recording Studio di Matera.
Il risultato è un mix di ottimi arrangiamenti, bei suoni, testi non scontati e qualche sprazzo di origini dialettali- mi è piaciuta particolarmente la traccia che chiude il cd- anche se non sempre fedeli a quella che è la pronuncia dialettale, forse per l’esigenza di rispettare la metrica del pezzo.
Il tutto suona come un mezzo per raccontare il proprio pensiero, senza la pretesa di voler essere il disco dell’anno, un cd onesto e genuino, proprio come un buon piatto di orecchiette con le cime di rapa.
Almeno questo è quello che è arrivato a me.

Paolo Rizzi - 2024/1/9 - 14:59




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