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Hurbinek e Mohamed da Auschwitz a Gaza

Paolo Rizzi
Langue: italien


Paolo Rizzi

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Mauern stürzen ein
(Nümmes)
Lunedì
(Primo Levi)


Il 27 gennaio ricorre la Giornata della Memoria per la Shoah. Dall'11 gennaio la Corte internazionale di giustizia (ICJ) esaminerà la denuncia di genocidio depositata dal Sudafrica contro Israele accusata di avere violato le norme del Diritto Internazionale Umanitario uccidendo a Gaza, in due mesi, più di 22.0000 persone di cui il 70% donne e bambini causando l'evacuazione forzata 2 milioni di civili ) e perpetuando il rifiuto di cessare il fuoco nonostante le sollecitazioni dell'ONU , dell'UNICEF e delle associazioni umanitarie impegnate nei soccorsi.

Gaza


Ho pensato ai necrologi dell' Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters cantati da Fabrizio de Andrè e mi sono ricordato di quello scritto da Primo Levi dedicato a Hurbinek nelle pagine che danno inizio al suo libro "La tregua." Ho usato le stesse parole di Primo Levi per testimoniare anche la morte dei bambini palestinesi raccogliendoli tutti attorno al nome di Mohamed. Per la musica ho trovato questa ultima canzone della cantante palestinese Nai Barghouti pubblicata dopo l'inizio dell'attacco a Gaza, يمّا مويل الهوا, una canzone che "viaggia nel vento".
Spero che nelle celebrazioni della ricorrenza di quest'anno si sollevi l'indignazione di tutti coloro che a partire da quell'olocausto hanno sperato che non succedesse MAI PIU'. Mi auguro che questo mio contributo sia interpretato come un pensiero di pace e di riconciliazione.

Analisi consigliata
La Tregua - Approfendimenti

estratto dall’analisi

Levi ha assegnato il titolo La tregua a un libro dove una delle frasi più memorabili suona «Guerra è sempre». La pronuncia il greco Mordo Nahum per rimproverare il futuro autore, il quale si è permesso di dire che ormai la guerra è finita. La frase «Guerra è sempre» si può considerare l’atto di nascita non tanto del libro quanto del suo titolo. Se riferita all’Europa del 1945, questa parola è una grande metafora, ma se riferita alla sentenza del greco essa andrà considerata un neologismo benché sia una parola esistente e di uso comune, un neologismo da affiancare alle parole coniate per descrivere i fenomeni sorti con la Seconda guerra mondiale: «genocidio» per lo sterminio degli ebrei, «pikadon» per l’atomica su Hiroshima . Ma esiste nel libro di Levi un’altra frase che ne rivela in pieno la natura, e questa appartiene all’autore, quando ci descrive Hurbinek, il bambino di tre anni che forse è nato in Auschwitz, che come già abbiamo visto lotta fino all’ultimo per conquistarsi facoltà di parola, e che muore «libero ma non redento». Oltre che di Hurbinek, questa – «libero ma non redento» – può essere una definizione valevole per il Levi in viaggio da Auschwitz a Torino, e forse per il mondo occidentale in quel 1945.
Hurbinek e la funzione testimoniale di Levi
Il viaggio dentro La tregua inizia con il ritratto di Hurbinek:
“ Hurbinek era un nulla, un figlio della morte, un figlio di Auschwitz. Dimostrava tre anni circa, nessuno sapeva niente di lui, non sapeva parlare e non aveva nome: quel curioso nome, Hurbinek, gli era stato assegnato da noi, forse da una delle donne, che aveva interpretato con quelle sillabe una delle voci inarticolate che il piccolo ogni tanto emetteva. Era paralizzato dalle reni in giù, ed aveva le gambe atrofiche, sottili come stecchi; ma i suoi occhi, persi nel viso triangolare e smunto saettavano terribilmente vivi, pieni di richiesta, di asserzione, della volontà di scatenarsi, di rompere la tomba del mutismo. La parola che gli mancava, che nessuno si era curato di insegnargli, il bisogno della parola, premeva nel suo sguardo con urgenza esplosiva: era uno sguardo selvaggio e umano ad un tempo, anzi maturo e giudice, che nessuno fra noi sapeva sostenere, tanto era carico di forza e di pena. […] Dopo una settimana, Henek annunciò con serietà, ma senza ombra di presunzione, che Hurbinek «diceva una parola». Quale parola? Non sapeva, una parola difficile, non ungherese: qualcosa come «mass-klo», «matisklo». Nella notte tendemmo l'orecchio: era vero, dall'angolo di Hurbinek veniva ogni tanto un suono, una parola. […] Hurbinek continuò finché ebbe vita nei suoi esperimenti ostinati. Nei giorni seguenti, tutti lo ascoltavamo in silenzio, ansiosi di capire, e c'erano fra noi parlatori di tutte le lingue d'Europa: ma la parola di Hurbinek rimase segreta.
Inizio

Canto di Nai Barghouti.
Traduzione del testo dall’arabo


Canta al vento, mamma,
canta la mia canzone popolare

segue

Lettura del testo tratto dal libro di Primo Levi
(Modificato al plurale con l’aggiunta di Mohamed)

"Hurbinek (e Mohamed) era(erano) un nulla, un figlio della morte, un figlio di Auschwitz.(e di Gaza)
Dimostrava(no) tre anni circa, nessuno sapeva niente di lui,(loro) non sapeva(no) parlare e non aveva(no) nome: quel curioso nome, Hurbinek, gli era stato assegnato da noi "

Mohamed, che aveva tre anni era nato a Gaza e non aveva mai visto una montagna;
Mohamed, che aveva combattuto come un uomo, fino all’ultimo respiro,
per conquistare l’entrata nel mondo degli uomini, da cui una potenza bestiale lo aveva bandito;
Mohamed, il senza nome, il cui minuscolo avambraccio era stato ustionato da un lacrimogeno israeliano;
Mohamed morì ai primi giorni del dicembre 2023, libero ma non redento.
Nulla resta di lui: egli testimonia attraverso queste mie parole.

"Hurbinek, che aveva tre anni e forse era nato in Auschwitz e non aveva mai visto un albero; Hurbinek, che aveva combattuto come un uomo, fino all’ultimo respiro, per conquistarsi l’entrata nel mondo degli uomini, da cui una potenza bestiale lo aveva bandito; Hurbinek, il senza-nome, il cui minuscolo avambraccio era pure stato segnato col tatuaggio di Auschwitz; Hurbinek morì ai primi giorni del marzo 1945,libero ma non redento.
Nulla resta di lui: egli testimonia attraverso queste mie parole."

envoyé par Paolo Rizzi - 7/1/2024 - 11:18


Nel 2023 il comune di Pistoia ha commemorato la ricorrenza della Giornata della Memoria con una serie di iniziative sotto il titolo : LE PAROLE DI HURBINEK e lo spettacolo con Ottavia Piccolo .


.. “Le parole di Hurbinek” prova a rispondere a queste domande trasformando il Giorno della Memoria in una serie di iniziative e di incontri che si svolgeranno a Pistoia tra il 18 e il 29 gennaio 2023. Non un giorno, dunque, ma più giorni, necessari per dare spessore a un tema che rischia, con il passare degli anni, di restare intrappolato in discorsi sempre più solenni ma sempre più retorici, e che producono l’effetto contrario: quello di generare indifferenza o, peggio ancora, provocare quasi un senso di fastidio, soprattutto nelle giovani generazioni.”

Paolo Rizzi - 7/1/2024 - 11:19


Ecco il nuovo programma 2024 dedicato a Hurbinek dal teatro di Pistoia con concerti, teatro, lezioni,laboratori didattici
www.leparoledihurbinek.it

Paolo Rizzi - 21/1/2024 - 17:50


Primo Levi anche lui antisemita?
l'intervista di Gad Lerner del 1984

Levi : ...Abbiamo il potere e anche il dovere di influire in qualche misura sulla politica israeliana.

Lerner: In che direzione?

Levi: Credo che vada sollecitato il ritiro dal Libano. Altrettanto urgente è bloccare i nuovi insediamenti ebraici nei territori occupati. Dopo di che, come già dicevo, va cautamente ma decisamente perseguito il ritiro dalla Cisgiordania e da Gaza .

link all'intervista completa

Se questo è uno Stato. Intervista a Primo Levi

Paolo Rizzi - 22/1/2024 - 09:10


Se questo è un uomo
Commovente interpretazione voce e pianoforte
Gisella Vacca

Con la voce di Gisella Vacca che legge Levi su questo sito trovate anche questa Lezione di storia

P.r. - 24/1/2025 - 15:15


Paolo Rizzi - 26/1/2025 - 11:33


Valentina Pisanty alla conferenza del 2024 a Pistoia: Le parole di Hurbinek avente per tema : Di chi è la memoria ?




Valentina Pisanty semiologa, collaboratrice con Umberto Eco oggi era in diretta su Sky news 24 dal binario 21 di Milano ed in collegamento con la celebrazione in Polonia.
Ha fatto interventi molto lucidi sulla inutilità di queste celebrazioni che in tutti questi anni non hanno assolutamente prodotto un MAI PIU'.
E' autrice del libro ANTISEMITA una parola in Ostaggio edizioni Bompiani

vi incollo un estratto sintetico del suo intervento se volete leggere invece di ascoltare il video

Quando la Shoah è diventata l’evento cardine della narrazione dopo la seconda guerra mondiale?
Per 15 anni l’olocausto non era assolutamente centrale nella narrazione della 2 guerra mondiale ma nel 1961 con il processo a Eichmann e la costruzione dello stato di Israele diventò funzionale e centrale. Fino ad allora la memoria dei sopravvissuti o non veniva raccontata o non veniva accolta.
Il sopravvissuto, il testimone, la vittima comincia a diventare funzionale.
Seguono poi la guerra dei 6 giorni ed altri eventi in Israele.
Negli stati uniti la comunità ebraica comincia a interessarsi alla shoah.
Nel 1978 evento mediatico nelle televisioni del mondo esce una miniserie di 4 serate che si chiamava Holocaust che ha un effetto più forte di quanto successo nei 30 anni precedenti. Grande battage pubblicitario prodotto da NBC con intenzioni commerciali per superare la rete rivale la EBC.
Struttura narrativa con una storia famigliare di vittime dell’olocausto.
Venne mandata in onda nelle reti europee e pochi mesi dopo ebbe un impatto che stimolò un dibattito in Germania. Gli italiani riuscirono a tenersi fuori.
Il prezzo da pagare era la banalizzazione dei contenuti storici per costruire un prodotto tipicamente americano hollywoodiano. Ruoli chiari, collaboratori coi carnefici, chi non fa nulla e i Giusti che aiutano.
Si perdeva la zona grigia con le complessità della storia ma si genera una memoria in cui riconoscersi tutti.
Si voleva costruire una memoria “universale” ma così non può essere.
Nacquero però contestazioni alla serie e stroncature anche da sopravvissuti che rivendicavano loro di avere la verità dei racconti.
Gli USA erano i bancarotta morale a causa della questione del Vietnam e dello scandalo Nixon watergate avevano bisogno di un po' di morale .
Chi ha diritto di narrare, chi ha diritto di tradurre? Non c’era unanimità nel stabilirlo.
Nel 1989 c’è la caduta del muro di Berlino ed i paesi della ex unione sovietica fanno domanda di entrare in Europa gli viene chiesto di fare il riconoscimento dell’olocausto.
La Polonia fino a quel momento aveva steso un velo pietoso su quegli eventi .
Dovettero elaborare in fretta l’ammissione di ammettere le proprie responsabilità ed elaborare i propri traumi. In più dovevano uniformarsi ai modi narrativi europei e americani.
Non è stato facile e le memorie hanno provocato più conflitti di quanto in buona fede si pensava sarebbe successo nell’ammettere gli eventi.
Col senno di poi pensiamo che quella narrazione svuotata di contenuti storici ma edificante moralmente dovesse servire al pensiero neoliberista per legittimarsi.
La memoria individuale non è quella collettiva: un fascista racconterà una memoria diversa da un partigiano.
Dove vanno a finire i fatti che non si possono inserire nella narrazione più accettata.
La relatrice eliminerebbe “il dovere della memoria” e afferma che c’è il diritto di sapere non l’obbligo.
La postmemoria si concretizza nel tentativo di traumatizzare le generazioni successive per proseguire nella narrazione. Traumatizzare però è una impostazione pedagogica molto sbagliata.

p.r. - 27/1/2025 - 21:34


Le parole di Hurbinek Pistoia 27 gennaio 2025
"Come siamo arrivati fin qui? "

Paola Caridi in diretta da Doha ed in teatro altri ospiti Gad Lerner, Stefano Levi della Torre

Estratto dall'intervento Di Paola Caridi da Doha

Sono appena uscita da un forum sulla Palestina con molti giovani studiosi che si sono interrogati su tutto, dal colonialismo alla cultura, all’economia, ai donatori. Su tutti questi temi c’è stato il 7 ottobre e quindi tutti questi studi ora sembrano vecchi. Sono qui a Doha, in un altro luogo in un’altra prospettiva rispetto a quella occidentale. L’immagine dl fiume umano che da sud si sposta a nord in una striscia di Gaza già spaccata ai tempi di Sharon, ci fa riflettere sulle nostre attenzioni ai protagonisti dei negoziati che però fanno si che ci dimentichiamo del popolo. Un attore non statuale che è vittima e protagonista allo stesso tempo. Questo fiume umano è una risposta a quello che Trump ha detto ieri ma era già stato detto da Blinken: prendetevi i Palestinesi, svuotiamo la striscia di Gaza e poi parliamo. Questo che io chiamo genocidio è avvenuto su una terra la dove c’è la popolazione, questo è un elemento su cui riflettere.



Il ricco programma dei lavori tenutosi dal 19 al 27 gennaio 2025

Le Parole di Hurbinek:Home

p.r. - 29/1/2025 - 10:55




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