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Hurbinek e Mohamed da Auschwitz a Gaza

Paolo Rizzi
Language: Italian


Paolo Rizzi

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‎25 febbraio 1944‎
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Il 27 gennaio ricorre la Giornata della Memoria per la Shoah. Dall'11 gennaio la Corte internazionale di giustizia (ICJ) esaminerà la denuncia di genocidio depositata dal Sudafrica contro Israele accusata di avere violato le norme del Diritto Internazionale Umanitario uccidendo a Gaza, in due mesi, più di 22.0000 persone di cui il 70% donne e bambini causando l'evacuazione forzata 2 milioni di civili ) e perpetuando il rifiuto di cessare il fuoco nonostante le sollecitazioni dell'ONU , dell'UNICEF e delle associazioni umanitarie impegnate nei soccorsi.

Gaza


Ho pensato ai necrologi dell' Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters cantati da Fabrizio de Andrè e mi sono ricordato di quello scritto da Primo Levi dedicato a Hurbinek nelle pagine che danno inizio al suo libro "La tregua." Ho usato le stesse parole di Primo Levi per testimoniare anche la morte dei bambini palestinesi raccogliendoli tutti attorno al nome di Mohamed. Per la musica ho trovato questa ultima canzone della cantante palestinese Nai Barghouti pubblicata dopo l'inizio dell'attacco a Gaza, يمّا مويل الهوا, una canzone che "viaggia nel vento".
Spero che nelle celebrazioni della ricorrenza di quest'anno si sollevi l'indignazione di tutti coloro che a partire da quell'olocausto hanno sperato che non succedesse MAI PIU'. Mi auguro che questo mio contributo sia interpretato come un pensiero di pace e di riconciliazione.

Analisi consigliata
La Tregua - Approfendimenti

estratto dall’analisi

Levi ha assegnato il titolo La tregua a un libro dove una delle frasi più memorabili suona «Guerra è sempre». La pronuncia il greco Mordo Nahum per rimproverare il futuro autore, il quale si è permesso di dire che ormai la guerra è finita. La frase «Guerra è sempre» si può considerare l’atto di nascita non tanto del libro quanto del suo titolo. Se riferita all’Europa del 1945, questa parola è una grande metafora, ma se riferita alla sentenza del greco essa andrà considerata un neologismo benché sia una parola esistente e di uso comune, un neologismo da affiancare alle parole coniate per descrivere i fenomeni sorti con la Seconda guerra mondiale: «genocidio» per lo sterminio degli ebrei, «pikadon» per l’atomica su Hiroshima . Ma esiste nel libro di Levi un’altra frase che ne rivela in pieno la natura, e questa appartiene all’autore, quando ci descrive Hurbinek, il bambino di tre anni che forse è nato in Auschwitz, che come già abbiamo visto lotta fino all’ultimo per conquistarsi facoltà di parola, e che muore «libero ma non redento». Oltre che di Hurbinek, questa – «libero ma non redento» – può essere una definizione valevole per il Levi in viaggio da Auschwitz a Torino, e forse per il mondo occidentale in quel 1945.
Hurbinek e la funzione testimoniale di Levi
Il viaggio dentro La tregua inizia con il ritratto di Hurbinek:
“ Hurbinek era un nulla, un figlio della morte, un figlio di Auschwitz. Dimostrava tre anni circa, nessuno sapeva niente di lui, non sapeva parlare e non aveva nome: quel curioso nome, Hurbinek, gli era stato assegnato da noi, forse da una delle donne, che aveva interpretato con quelle sillabe una delle voci inarticolate che il piccolo ogni tanto emetteva. Era paralizzato dalle reni in giù, ed aveva le gambe atrofiche, sottili come stecchi; ma i suoi occhi, persi nel viso triangolare e smunto saettavano terribilmente vivi, pieni di richiesta, di asserzione, della volontà di scatenarsi, di rompere la tomba del mutismo. La parola che gli mancava, che nessuno si era curato di insegnargli, il bisogno della parola, premeva nel suo sguardo con urgenza esplosiva: era uno sguardo selvaggio e umano ad un tempo, anzi maturo e giudice, che nessuno fra noi sapeva sostenere, tanto era carico di forza e di pena. […] Dopo una settimana, Henek annunciò con serietà, ma senza ombra di presunzione, che Hurbinek «diceva una parola». Quale parola? Non sapeva, una parola difficile, non ungherese: qualcosa come «mass-klo», «matisklo». Nella notte tendemmo l'orecchio: era vero, dall'angolo di Hurbinek veniva ogni tanto un suono, una parola. […] Hurbinek continuò finché ebbe vita nei suoi esperimenti ostinati. Nei giorni seguenti, tutti lo ascoltavamo in silenzio, ansiosi di capire, e c'erano fra noi parlatori di tutte le lingue d'Europa: ma la parola di Hurbinek rimase segreta.
Inizio

Canto di Nai Barghouti.
Traduzione del testo dall’arabo


Canta al vento, mamma,
canta la mia canzone popolare

segue

Lettura del testo tratto dal libro di Primo Levi
(Modificato al plurale con l’aggiunta di Mohamed)

"Hurbinek (e Mohamed) era(erano) un nulla, un figlio della morte, un figlio di Auschwitz.(e di Gaza)
Dimostrava(no) tre anni circa, nessuno sapeva niente di lui,(loro) non sapeva(no) parlare e non aveva(no) nome: quel curioso nome, Hurbinek, gli era stato assegnato da noi "

Mohamed, che aveva tre anni era nato a Gaza e non aveva mai visto una montagna;
Mohamed, che aveva combattuto come un uomo, fino all’ultimo respiro,
per conquistare l’entrata nel mondo degli uomini, da cui una potenza bestiale lo aveva bandito;
Mohamed, il senza nome, il cui minuscolo avambraccio era stato ustionato da un lacrimogeno israeliano;
Mohamed morì ai primi giorni del dicembre 2023, libero ma non redento.
Nulla resta di lui: egli testimonia attraverso queste mie parole.

"Hurbinek, che aveva tre anni e forse era nato in Auschwitz e non aveva mai visto un albero; Hurbinek, che aveva combattuto come un uomo, fino all’ultimo respiro, per conquistarsi l’entrata nel mondo degli uomini, da cui una potenza bestiale lo aveva bandito; Hurbinek, il senza-nome, il cui minuscolo avambraccio era pure stato segnato col tatuaggio di Auschwitz; Hurbinek morì ai primi giorni del marzo 1945,libero ma non redento.
Nulla resta di lui: egli testimonia attraverso queste mie parole."

Contributed by Paolo Rizzi - 2024/1/7 - 11:18


Nel 2023 il comune di Pistoia ha commemorato la ricorrenza della Giornata della Memoria con una serie di iniziative sotto il titolo : LE PAROLE DI HURBINEK e lo spettacolo con Ottavia Piccolo .


.. “Le parole di Hurbinek” prova a rispondere a queste domande trasformando il Giorno della Memoria in una serie di iniziative e di incontri che si svolgeranno a Pistoia tra il 18 e il 29 gennaio 2023. Non un giorno, dunque, ma più giorni, necessari per dare spessore a un tema che rischia, con il passare degli anni, di restare intrappolato in discorsi sempre più solenni ma sempre più retorici, e che producono l’effetto contrario: quello di generare indifferenza o, peggio ancora, provocare quasi un senso di fastidio, soprattutto nelle giovani generazioni.”

Paolo Rizzi - 2024/1/7 - 11:19


Ecco il nuovo programma 2024 dedicato a Hurbinek dal teatro di Pistoia con concerti, teatro, lezioni,laboratori didattici
www.leparoledihurbinek.it

Paolo Rizzi - 2024/1/21 - 17:50


Primo Levi anche lui antisemita?
l'intervista di Gad Lerner del 1984

Levi : ...Abbiamo il potere e anche il dovere di influire in qualche misura sulla politica israeliana.

Lerner: In che direzione?

Levi: Credo che vada sollecitato il ritiro dal Libano. Altrettanto urgente è bloccare i nuovi insediamenti ebraici nei territori occupati. Dopo di che, come già dicevo, va cautamente ma decisamente perseguito il ritiro dalla Cisgiordania e da Gaza .

link all'intervista completa

Se questo è uno Stato. Intervista a Primo Levi

Paolo Rizzi - 2024/1/22 - 09:10




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