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Voglio di più

Pino Daniele
Langue: italien


Pino Daniele

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(James Senese)


(1980)
Album: Nero a metà

Chitarre e voce: Pino Daniele
Tastiere: Ernesto Vitolo
Basso: Gigi De Rienzo
Batteria: Agostino Marangolo


Pino Daniele


Ieri erano 9 anni dalla morte di Pino Daniele. Vogliamo ricordarlo ancora con questa bella canzone tratta da un album perfetto, il terzo, che si intitolava "Nero a metà". Pino aveva solo 25 anni quando scriveva simili capolavori.

Il disco ha un successo strepitoso in tutta Italia ed è una sfilata impressionante di grandi canzoni, ma la più concreta e carnale, e anche la più drammatica è Voglio di più, canzone di tante immagini, di speranze, di rabbie, di delusioni. Era il periodo dei cantautori “impegnati”, ma anche dei primi grandi riflussi nel “privato”. Era il tempo tragico delle stragi terroriste e delle coperture politiche al terrorismo stesso. Pino Daniele era una voce forte e cutanea: nulla di intellettuale, nulla di costruito, una voce che veniva dai vicoli del grande organismo vivente ai piedi del Vesuvio. Di fianco a lui c’erano musicisti imbattibili come Agostino Marangolo alla batteria, James Sanese al sax ed Ernesto Vitolo alle tastiere: una delle più grandi macchine del suono mai viste nell’Italia repubblicana. La voce sottile di Pino che canta «Voglio di più di quello che vedi» era un piccolo scompiglio per tutto il mondo musicale.

La canzone è tetra e forte di toni di denuncia, tra bambini che muoiono perché nati sotto un accento sbagliato o mani prestate alla violenza ben prima del successo di Gomorra. Il ritornello è più di un ritornello, è un programma umano, una dichiarazione di vita, di speranza, di rabbia: «Ma voglio di più/ di quello che vedi/ voglio di più/ di questi anni amari/ sai che non striscerò/ per farmi valere/ vivrò così cercando un senso anche per te».
Volere di più: è possibile vivere diversamente? Volere di più, volere un brandello di felicità.

È possibile crescere in una città o in un mondo in cui non ci si riconosce e adeguarsi? In fin dei conti Napoli è una metafora: una delle città più belle del mondo, dove però essere giovani equivale a non aver speranze (se non nell’emigrare), non è però forse lo stesso luogo in cui tutti crescono e vivono? Vivere non è forse “volere di più di quello che vedi” anche a Milano o Venezia o Roma? Ma in questa benedetta realtà c’è o non c’è quello che desideriamo? «Vivrò così, cercando un senso anche per te», dice Pino Daniele, segno di speranza che diventa dignità, magari piena di rabbia, ma sempre autentica. Speranza, dignità, rabbia, autenticità.
da WALTER'S PLAYLIST/ Voglio di più di Pino Daniele di Walter Gatti - Il Sussidiario
Io che ho visto terra bruciare
e la gente che mi entrava in casa
io che ho visto tutto
oggi sono vero

Ed ho visto un uomo e una campana
stare insieme e gridare per ore
ieri ho visto il mare
oggi sono stanco

Ma voglio di più
di quello che vedi
voglio di più
di questi anni amari
sai che non striscerò
per farmi valere
vivrò così
cercando un senso anche per te

Ed ho visto prestare le mani
solo in cambio di un po' di rumore
mentre a Sud il caldo t'ammazza
e hai voglia di cambiare

Ed ho visto morire bambini
nati sotto un accento sbagliato
ieri mi sono incazzato
ed oggi sono vero

Ma voglio di più
di quello che vedi
voglio di più
di questi anni amari
sai che strillerò
per farmi valere
sarò così
sempre pronto a dire no

Ma voglio di più
di quello che vedi
voglio di più
di questi anni amari
sai che non striscerò
per darti colore
vivrò così
cercando un senso anche per te.

envoyé par Lorenzo - 5/1/2024 - 15:16




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