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ירושלים של זהב

Naomi Shemer / נעמי שמר
Langue: hébreu


Naomi Shemer / נעמי שמר

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Yerushalayim shel zahav
[1967]

מילים ומוסיקה / Testo e musica / كلمات وموسيقى / Lyrics and music / Paroles et musique /
Sanat ja sävel :
Naomi Shemer

מבוצע על ידי / Interpreti / اللاعبين /Performed by / Interprétée par / Laulavat :

1. Naomi Shemer[ נעמי שמר]

2. Ofra Haza [עפרה חזה]

3. Moscow Male Jewish Cappella

Pain and death in Khan Younis  credit to Belal Khaled, Afp
Pain and death in Khan Younis credit to Belal Khaled, Afp


Premessa

Mentre scriviamo, a Gaza i massacri continuano: ventimila morti palestinesi, metà dei quali minori di 14 anni. Non ci sono più parole. Per ora c’è solo un obiettivo per tutti: il cessate il fuoco.
Questa canzone non è certamente proposta per distrarre o, peggio, per sottintendere qualche striminzita razionalità della carneficina e della politica israeliana né per rendere omaggio alle imprese militari in un sito dichiaratamente, nettamente, pervicacemente contrario alle guerre. La presentazione di questa canzone, rievocando i fatti del 1967, vuole invece sollecitare l’attenzione contro la situazione conflittuale, unirsi al coro del cessate il fuoco e protestare contro le disumanità oltre ogni misura.

La guerra del 1967 segnò lo spartiacque tra un atteggiamento prevalentemente difensivo di Israele, almeno all’ apparenza, e la tendenza verso posizioni sempre più intransigenti addotte, si disse e si dice, come reazione ad alcuni episodi discutibili della Resistenza palestinese che, si dice, avrebbe l’obiettivo di cancellare lo stato di Israele.
Vorremmo che tutto il popolo israeliano nutrisse per i reietti palestinesi una qualche solidarietà tenendo a mente le sofferenze e la situazione di precarietà vissute dalla comunità ebraica quando gli ebrei erano privi di una terra in cui vivere al riparo di vessazioni e massacri.

Il nodo prevalente rimane Gerusalemme, sovraccaricata in misura abnorme di una miriade di significati e simboli. Talvolta i sogni sono indispensabili. Uno, caro a chi scrive, è che Gerusalemme riesca a godere di uno status internazionale che svincoli il territorio dalle confessioni: che la città non sia ebraica, né musulmana né cristiana. Che sia una città accogliente e libera per tutti. Che il sacro, acclamato come esclusivo, resti rigorosamente fuori. Solo in questo modo la pace potrà essere stabile e condivisa. Chi vorrebbe continuare ad attribuire la legittimazione di una parte del territorio a Yahveh , ad Allah o a Dio non renderebbe affatto un servizio né al dio in cui crede né ai suoi compagni di credo. Invece si renderebbe corresponsabile dell’avvitamento della sua religione in una serie di contraddizioni tali da portarla lentamente , forse, ma inesorabilmente verso il declino.

La guerra dei sei giorni. La conquista di Gerusalemme Est

13 Maggio 1967: l’Unione Sovietica avvisò l’Egitto che Israele stava concentrando 11 brigate al confine settentrionale per un’offensiva contro la Siria prevista il 17 maggio. Israele invitò l’ambasciatore russo ad effettuare una ricognizione a Nord, ma questi declinò l’invito. Le informazioni dei sovietici si rivelarono in seguito prive di fondamento. A oggi non è stato ancora chiarito il motivo per cui l’Unione Sovietica passò delle informazioni false all’Egitto: fu per spingere l’Egitto ad intervenire in soccorso della Siria, per ridimensionare il potere di Nasser o fu un clamoroso errore dell’intelligence? Il puzzle si complica ulteriormente se si considera che negli incontri tra la delegazione egiziana a Mosca e i vertici sovietici, questi espressero l’intenzione di evitare un confronto con gli Usa sostenendo che non era tempo per uno scontro militare con l’imperialismo. Inoltre i sovietici rifiutarono la fornitura di armi di attacco. Una tesi emersa di recente ci ha visto un nesso con lo sviluppo della tecnologia atomica di Israele.
Nasser ammassò truppe nel Sinai, chiuse lo stretto di Tiran e chiese il ritiro delle forze di interposizione delle Nazioni Unite. In Israele prevalse la linea dura del capo di Stato Maggiore, Izhak Rabin, cioé l’attacco preventivo alla coalizione araba. Israele riportò una vittoria schiacciante. Per un resoconto basato anche su documenti recenti si veda l’articolo della BBC 1967 war: Six days that changed the Middle East
La guerra si concluse con la vittoria netta di Israele che conquistò la Cisgiordania , Gerusalemme Est e le alture del Golan, oltre che la penisola del Sinai.

Quei giorni del 1967, dal 5 al 10 giugno, cambiarono il Medio Oriente più degli altri eventi del secolo. Fu la fine del panarabismo, l’inaugurazione della resistenza armata palestinese, il declino dello stato laico israeliano contro il prevalere incalzante del radicalismo religioso.
Da allora sino a oggi Israele ha respinto le Risoluzioni dell’Onu, in particolare quelle che non riconoscevano la sua sovranità su Gerusalemme Est.
Lo status giuridico di Gerusalemme Est, posta dal 1967 sotto il controllo militare israeliano, è secondo il diritto internazionale palestinese de jure, israeliana de facto. E’ il nodo più spinoso che ostacola il processo di pace tra israeliani e palestinesi.



La Gerusalemme d’oro nella tradizione ebraica. Il Talmud babilonese

Il Talmud babilonese é articolato in 6 ordini. Uno di questi è Nashim , dedicato alle leggi che riguardano le donne e la vita familiare. Nashim comprende 7 trattati, tra cui Nedarim suddiviso in 11 capitoli e 90 paragrafi. Il sub 3 del paragrafo 50a del Nedarim narra di Rabbi Akiva che in una situazione di povertà estrema prende in sposa Rachele. Dice a lei: "Se ne avessi le possibilità porrei sul tuo capo un diadema, Gerusalemme d’oro".
Nell’altro ordine Moed, trattato Shabbat al paragrafo 59a, Rabbi Meir fa riferimento al gioiello prescrivendo che una donna non può indossarlo in pubblico di sabato.
I significati sottesi dal simbolo “Gerusalemme d’oro” sono molti e densi di implicazioni. Siamo a corto di competenze per andare oltre. Chi volesse può consultare il saggio di letteratura rabbinica di Nachman Levine Rabbi Akiva as The Jerusalem of Gold

La canzone

Per una di quelle fortuite circostanze conosciute dalla Storia, la canzone precedette di appena 3 settimane la conquista di Gerusalemme. Fu infatti presentata al festival della canzone israeliana il 15 Maggio 1967 in concomitanza con la celebrazione dell’anniversario dell’indipendenza. Non si classificò al primo posto eppure in pochi giorni oscurò tutte le altre canzoni. Era una canzone densa, traboccante di significati per chi era sempre rimasto in attesa da 1897 anni. L'Shana Haba'ah B'Yerushalayim [לשנה הבאה בירושלים], “l’anno prossimo a Gerusalemme”, era sempre rimasta ininterrottamente molto di più di un’espressione viva, più del semplice augurio rituale nel Seder di Pasqua, per tutti gli Ebrei, credenti e meno credenti.

Figurarsi il suo successo dopo il 7 Giugno quando i parà del 66° battaglione della 55^ brigata, comandata dal col. Mordechai Gur, raggiunsero il Muro del Pianto, dopo avere attraversato la Porta del Leone. La compositrice, che si trovava al fronte ma più a sud, aggiunse delle strofe, rettificò alcuni versi per tenere conto della nuova situazione. Ecco che le cisterne della quarta strofa, rimaste secche per secoli, ritornano attive nell’ottava, aggiunta in tempo reale il 7 giugno. Non poteva mancare nel finale un riferimento alla espansione territoriale di Israele ed ecco la nona strofa che traccia la rotta verso il Mar Morto passando per Gerico. La località non è affatto citata a caso, ma rievoca le gesta di Giosuè che al suono dello shofar per “6 giorni” (….quando si parla di coincidenze !) ebbe ragione della città. Proprio come fece il rabbino Shlomo Goren, Generale dell’esercito israeliano, che per primo annunciò la liberazione del Muro e di Gerusalemme, pochi minuti dopo l’ingresso dei parà, con uno squillo prolungato di un corno d’ariete, lo shofar appunto.
La canzone divenne un secondo inno nazionale.



Le interpretazioni

Nel 2005 sorse una discussione a seguito di una lettera scritta dalla compositrice poco prima di morire. La Shemer avvertì il bisogno di confessare che parecchio della sua canzone era mutuato da una ninna nanna basca del XIX che aveva ascoltato in un concerto tenuto in Israele dal cantante Paco Ibáñez. La melodia in questione si chiama Pello Joxepe, il suo autore Xenpelar, nome d’arte di Juan Frantzisko Petriarena. Naomi Shemer aveva sempre negato di essere stata influenzata dalla melodia mentre era in vita. Dal canto suo Paco Ibáñez dichiarò in un’intervista che, anche se la canzone aveva parecchio in comune con la sua Pello Joxepe, Shemer “ non aveva motivo di sentirsi in colpa”.

Desideriamo riproporre l’esecuzione della canzone come colonna sonora dal film "Schindler's List", di Steven Spielberg:

Yerushalayim Shel Zahav

[Riccardo Gullotta]
אויר הרים צלול כיין [1]
וריח אורנים
נישא ברוח הערביים
עם קול פעמונים.

ובתרדמת אילן ואבן
שבויה בחלומה
העיר אשר בדד יושבת
ובליבה חומה

ירושלים של זהב
ושל נחושת ושל אור
הלא לכל שירייך
אני כינור
ירושלים של זהב
ושל נחושת ושל אור
הלא לכל שירייך
אני כינור

איכה יבשו בורות המים
כיכר השוק ריקה
ואין פוקד את הר הבית
בעיר העתיקה.

ובמערות אשר בסלע
מייללות רוחות
ואין יורד אל ים המלח
בדרך יריחו.

ירושלים של זהב
ושל נחושת ושל אור
הלא לכל שירייך
אני כינור
ירושלים של זהב
ושל נחושת ושל אור
הלא לכל שירייך
אני כינור

אך בבואי היום לשיר לך
ולך לקשור כתרים
קטונתי מצעיר בנייך
ומאחרון המשוררים.

כי שמך צורב את השפתיים
כנשיקת שרף
אם אשכחך ירושלים
אשר כולה זהב

ירושלים של זהב
ושל נחושת ושל אור
הלא לכל שירייך
אני כינור
ירושלים של זהב
ושל נחושת ושל אור
הלא לכל שירייך
אני כינור

חזרנו אל בורות המים
לשוק ולכיכר
שופר קורא בהר הבית
בעיר העתיקה.

ובמערות אשר בסלע
אלפי שמשות זורחות
נשוב נרד אל ים המלח
בדרך יריחו.

ירושלים של זהב
ושל נחושת ושל אור
הלא לכל שירייך
אני כינור
ירושלים של זהב
ושל נחושת ושל אור
הלא לכל שירייך
אני כינור
[1] Transcription / Trascrizione

Avir harim tzalul kayayin
vere'akh oranim
nisa beru'akh ha'arbayim
im kol pa'amonim.

Uvtardemat ilan va'even
shvuya bakhaloma
ha'ir asher badad yoshevet
uveliba khoma.

Yerushalayim shel zahav
veshel nekhoshet veshel or
halo lekol shirayikh
ani kinor.
Yerushalayim shel zahav
veshel nekhoshet veshel or
halo lekol shirayikh
ani kinor.

Khazarnu el borot hamayim
lashuk velakikar.
Shofar kore beHar haBayit
ba'ir ha'atika.

Uvame'arot asher basela
alfey shmashot zorkhot
nashuv nered el Yam haMelakh
bederekh Yerikho.

Yerushalayim shel zahav
veshel nekhoshet veshel or
halo lekol shirayikh
ani kinor.
Yerushalayim shel zahav
veshel nekhoshet veshel or
halo lekol shirayikh
ani kinor.

Akh bevo'i ayom lashir lakh
velakh likshor ktarim
katonti mitze'ir banayikhv
ume'akhron hameshorerim.

Ki shmekh tzorev et hasfatayim
kineshikat saraf.
Im eshkakhekh Yerushalayim
asher kula zahav.
Yerushalayim shel zahav
veshel nekhoshet veshel or
halo lekol shirayikh
ani kinor.
Yerushalayim shel zahav
veshel nekhoshet veshel or
halo lekol shirayikh
ani kinor.

envoyé par Riccardo Gullotta - 24/12/2023 - 17:42




Langue: anglais

English translation / איבערזעצונג / Traduzione inglese / Traduction anglaise / Englanninkielinen käännös:
Hebrewsongs
JERUSALEM OF GOLD

The mountain air is clear as wine
And the scent of pines
Is carried on the breeze of twilight
With the sound of bells.

And in the slumber of tree and stone
Captured in her dream
The city that sits solitary
And in its midst is a wall.

Jerusalem of gold
And of copper, and of light
Behold I am a violin for all your songs.
Jerusalem of gold
And of copper, and of light
Behold I am a violin for all your songs.

How the cisterns have dried
The market-place is empty
And no one frequents the Temple Mount
In the Old City.

And in the caves in the mountain
Winds are howling
And no one descends to the Dead Sea
By way of Jericho.

Jerusalem of gold
And of copper, and of light
Behold I am a violin for all your songs.
Jerusalem of gold
And of copper, and of light
Behold I am a violin for all your songs.

But as I come to sing to you today,
And to adorn crowns to you (i.e. to tell your praise)
I am the smallest of the youngest of your children (i.e. the least worthy of doing so)
And of the last poet (i.e. of all the poets born).

For your name scorches the lips
Like the kiss of a seraph
If I forget thee, Jerusalem,
Which is all gold...

Jerusalem of gold
And of copper, and of light
Behold I am a violin for all your songs.
Jerusalem of gold
And of copper, and of light
Behold I am a violin for all your songs.

We have returned to the cisterns
To the market and to the market-place
A ram's horn calls out on the Temple Mount
In the Old City.

And in the caves in the mountain
Thousands of suns shine -
We will once again descend to the Dead Sea
By way of Jericho!

Jerusalem of gold
And of copper, and of light
Behold I am a violin for all your songs.
Jerusalem of gold
And of copper, and of light
Behold I am a violin for all your songs.

envoyé par Riccardo Gullotta - 24/12/2023 - 17:47




Langue: italien

Traduzione italiana / תרגום לאיטלקית / Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös:
wikipedia
GERUSALEMME D’ORO

Aria di monti limpida come vino e fragranza di pini
portata nel vento del crepuscolo, con una voce di campane,
e in un sonno di albero e di pietra, prigioniera del suo sogno,
sta la città che siede solitaria, nel cuore della quale sta un muro...

Gerusalemme d'oro, di bronzo e di luce,
forse che io non sono un violino per tutte le tue canzoni?
Gerusalemme d'oro, di bronzo e di luce,
forse che io non sono un violino per tutte le tue canzoni?

Come si sono seccate le cisterne d'acqua, la piazza del mercato è vuota,
non c'è nessuno che visita il Monte del Tempio nella Città Vecchia,
nelle grotte che sono nella roccia gemono i venti,
e non c'è nessuno che scenda verso il Mar Morto sulla strada di Gerico.

Gerusalemme d'oro, di bronzo e di luce,
forse che io non sono un violino per tutte le tue canzoni?
Gerusalemme d'oro, di bronzo e di luce,
forse che io non sono un violino per tutte le tue canzoni?

Ma nel mio venire oggi a cantare per te, e a intrecciare corone per te,
io sono più piccolo del più giovane dei tuoi figli e dell'ultimo dei poeti;
poiché il tuo nome brucia le labbra come il bacio di un serafino
se mi dimentico di te, Gerusalemme, che sei tutta quanta oro.

Gerusalemme d'oro, di bronzo e di luce,
forse che io non sono un violino per tutte le tue canzoni?
Gerusalemme d'oro, di bronzo e di luce,
forse che io non sono un violino per tutte le tue canzoni?

Siamo ritornati alle cisterne d'acqua, al mercato e alla piazza,
uno shofar risuona sul Monte del Tempio, nella Città Vecchia.
e nelle grotte che ci sono nella roccia splendono mille soli:
torneremo a scendere verso il Mar Morto, sulla strada di Gerico.

Gerusalemme d'oro, di bronzo e di luce,
forse che io non sono un violino per tutte le tue canzoni?
Gerusalemme d'oro, di bronzo e di luce,
forse che io non sono un violino per tutte le tue canzoni?

envoyé par Riccardo Gullotta - 24/12/2023 - 17:50




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