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Alexandros Devetzoglou [Alex Devezoglu] / Αλέξανδρος Δεβετζόγλου

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(Giorgos Seferis / Γιώργος Σεφέρης)
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(Nana Mouskouri / Νανά Μούσχουρη)
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(Mikis Theodorakis / Mίκης Θεοδωράκης)


[1971]
Στίχοι και μουσική / Parole e musica / Lyrics and music / Paroles et musique / Sanat ja sävel: Alexandros (Alex) Devezoglu
Mai pubblicata in un album dall'autore / Never released in Italian by the author / Jamais publiée en album par l’auteur / Kirjoittaja ei koskaan julkaissut italiaksi
Versione originale greca (26 luglio 1967) / Greek original version (26 July 1967) / Version originale en grec (26 juillet 1967) / Alkuperäinen kreikkankielinen versio (26. heinäkuuta 1967)
Versione bilingue di Francesco Guccini (2023) - Francesco Guccini’s bilingual version (2023) – Version bilingue chantée par Francesco Guccini (2023) – Francesco Guccinin kaksinkielinen versio (2023)

alexverso


Alexandros Devetzoglou, nato al Pireo nel 1945, ha ventisei anni nel 1971. Studia in Italia (a Bologna), come un numero cospicuo di studenti greci durante il periodo della dittatura; scrive canzoni da anni, frequenta le osterie (dove fa amicizia con un altro giovane cantautore italiano che ha qualche anno in più di lui, tale Francesco Guccini) e si è messo a scrivere e cantare direttamente in italiano. Un caso più unico che raro: la canzone d’autore è intimamente legata alla propria lingua materna, ed assumerne un’altra per scrivere le proprie canzoni è veramente poco comune (per quanto ne so, l’unico altro caso del genere che mi viene a mente è quello di Cornelis Vreeswijk, a parte i casi di cantautori totalmente bilingui come Herbert Pagani o Nino Ferrer).

Nel medesimo anno 1971, durante il suo esilio, Mikis Theodorakis fa una tournée in Italia; vi era già molto noto, avendo tra l’altro collaborato con diversi artisti italiani e, più che altro, perché autentico simbolo della Resistenza al regime fascista militare al potere in Grecia. L’anno dopo, nel 1972, Theodorakis avrebbe pubblicato in Italia il suo Diario dal carcere (scritto originariamente in francese come Journal de résistance), dove raccontava tutte le vicende susseguitesi al colpo di stato del 21 aprile 1967, la sua fuga, l’arresto, la tortura e la deportazione e l’esilio. Durante la tournée italiana del 1971, Theodorakis incontra Alex Devezoglu e ascolta le sue canzoni. Non solo: sul retro della copertina dell’album di Alex si trovano le parole di elogio pronunciate da Theodorakis: ”Caro Alex, voglio esprimere le mie più sentite congratulazioni per le tue canzoni, sicuro che, seguendo la nostra musa popolare ispiratrice, continuerai a esprimere i sentimenti della lotta per la Libertà e la Democrazia, del nostro eroico popolo".

Sempre sul retro della copertina dell’album si trovano alcune note introduttive:

alexrecto


"Alex Devezoglu è nato al Pireo, in Grecia, 26 anni fa. Durante sette anni in Italia, ha studiato presso l'Università di Bologna. È uno dei pochi cantautori che scrive in una lingua che non è la sua, canzoni in cui la poesia gioca il ruolo più importante. Con una semplicità che viene dal profondo, ricerca il sentimento dell'amore nella vita di tutti i giorni "in un mondo di gelo e di rabbia, dove tutto è già di carta...", come dice. Dalla stessa sensibilità nascono le sue composizioni sulla Libertà - con il lamento e la malinconia tipiche delle canzoni greche -, che cantano la tristezza e la speranza di un mondo che è anche il suo. Crediamo nella personalità di Alex, crediamo nelle sue canzoni, che trattano questioni profonde e globali, ma anche debolezza, dolore, ricerca del nostro posto umano nel mondo."

Mentre in Grecia sembra consolidarsi il regime militare guidato da Georgios Papadopoulos, la resistenza contro la “Hounta” (così in Grecia si pronuncia lo spagnolo Junta) assume, anche all’estero, dimensioni dolorose. In Italia sono presenti migliaia di antifascisti greci, specialmente studenti; nel settembre 1970, cioè pochi mesi prima della pubblicazione dell’album di Alex Devezoglu, lo studente corcirese Kostas Georgakis si immola a Genova, dandosi fuoco per protestare contro quando accade nel suo Paese natale.

L’album inciso nel 1971 resterà il primo e unico che Alex Devezoglu (Devetzoglou) pubblicherà in Italia con canzoni in lingua italiana e greca. Nonostante le sue indubbie qualità, l’album passerà pressoché inosservato e, una volta tornato in Grecia dopo la fine della dittatura, Alex continuerà a scrivere e cantare canzoni in greco senza mai ottenere quella grande notorietà che, peraltro, non cerca minimamente. A distanza di più di cinquant’anni, se ne ricorda il suo vecchio amico Francesco Guccini; i due, tra altre cose, nel 1971 si somigliano davvero come due gocce d'acqua. Nel suo disco Canzoni da Osteria, pubblicato nel 2023, interpreta questa sua canzone con un testo leggermente modificato, ma mantenendo due delle tre strofe in greco. Come è stato appurato in questa pagina (nella quale, con molto piacere, ricordiamo che è intervenuto Alex Devezoglu stesso), questa canzone non fa parte di quell’album pur essendo stata cantata e registrata dall’autore. Deriva da una canzone originale interamente in greco scritta da Alex Devezoglu pochissimi mesi dopo il colpo di stato dei Colonnelli del 21 aprile 1967. Speriamo con questo che sia scoperto (o riscoperto) questo bravo cantautore; per quel che ci riguarda, continueremo ovviamente a esplorare le sue canzoni, sia in greco che in italiano. Per Alex e per la memoria. [RV]
Vent’un d’Aprile, la mattina ci svegliò,
Con spari di, con spari di un cannone,
Con gridi ci offendevano
I falchi al Partenone,
I falchi al Partenone.

Il fumo si alza, verso il cielo lento va,
Come la peste, l’odio cresce forte,
Piromani, senza pietà,
Ci accendono la morte,
Ci accendono la morte.

Ferita al cuore cara nostra libertà,
Οra la barca resta senza prua,
Ti spezza un fulmine a metà,
Qui proprio in casa tua,
Qui proprio in casa tua.

Καίει φωτιά την καρπερή 'κείνη τη γη [1] [2]
Τ' αγρότη το, τ' αγρότη το χωράφι
Του μάστορη την προκοπή
Το δρόμο του διαβάτη,
Το δρόμο του διαβάτη.

Πρώτη του Μάη, που ’ταν η μέρα γιορτινή,
Είδα να κλαίν', είδα να κλαίνε τ’ άνθη,
Θέριζε ο άνεμος τη γη,
Κι ο λογισμός εχάθη,
Κι ο λογισμός εχάθη.

Θάβουν εκεί που 'δε το φως η λευτεριά,
'Oλα τα ιδα-, όλα τα ιδανικά της
Λίγα παράδοξα παιδιά
Ξεσκίζουν την καρδιά της,
Ξεσκίζουν την καρδιά της.

È come il fango, quando avvolge la città,
Questo silenzio, che nasconde rabbia,
Bestie feroci in libertà
E le parole in gabbia,
E le parole in gabbia.

Vendono il male a chi lo ha comprato già,
Questi fantasmi della nostra vita,
Sotto una triste oscurità,
S'allarga la ferita,
S'allarga la ferita.

Fiumi di corpi ora si versano nel mar,
Il prezzo è caro per star sempre in storia,
Morir nel buio e nel dolor,
Viver nella memoria,
Viver nella memoria.
[1] Trascrizione di massima (Secondo la pronuncia effettiva):

Kéi fotiá tin garperí ‘kíni ti yi
T’agróti to, t’agrótu to horáfi
Tu mástori ti prokopí
To drómo tu diaváti,
To drómo tu diaváti.

Próti tu Mai, pú’tan i méra yiortiní,
Ida na klén’, ída na kléne t’ánthi,
Thérize o ánemos ti yi,
Ki o loyismós eháthi,
Ki o loyismós eháthi.

Thávun ekí pú’de to fos i lefteriá,
Ola ta ida-, óla ta idaniká tis
Líga parádoxa pediá
Xeskízun tin gardiá tis,
Xeskízun tin gardiá tis.

[2] Traduzione italiana (di Riccardo Venturi, 22-11-2023):

Il fuoco brucia quella terra fertile,
Del contadino, del contadino il campo,
Il raccolto del padrone,
La strada del viandante,
La strada del viandante.

Il Primo Maggio, che era giorno di festa,
Io vidi piangere, vidi piangere i fiori,
Il vento mieteva la terra,
E la ragion si è persa,
E la ragion si è persa.

Là, dove la libertà vide la luce,
Seppelliscon tutti, tutti i suoi ideali,
Pochi imbecilli di ragazzini
Le strappano il cuore,
Le strappano il cuore.

Contributed by CCG/AWS Staff - 2023/11/22 - 10:15




Language: Italian

La versione cantata da Francesco Guccini in Canzoni da Osteria [2023]
Η εκδοχή που τραγουδάει ο Φραντσέσκο Γκουτσίνι στα Canzoni da osteria (Τραγούδια της ταβέρνας) [2023]


gucciosteria




"C’era poi l’osteria di Gandolfi dove si trovava con l’amica e collaboratrice dei primi album Deborah Kooperman e con l’amico Alexandros Devetzoglou un cui brano sul violento colpo di stato dei colonnelli greci del 21 aprile 1967 chiude l’album. «La cantava in greco e in italiano, così l'ho cantata anch'io, col titolo di 21 aprile” racconta il Maestro, che propone il brano proprio nella versione bilingue." - Avvenire: "Guccini, il Maestrone, fa scuola all'osteria", Massimo Iondini, 11 novembre 2023.

Nel cantare la canzone del suo vecchio amico pireota Alex Devezoglu (che ha, peraltro, un bel cognome turco!), il Maestrone ha fatto qualche modifica rispetto all’originale: ha modificato un po’ l’ordine delle strofe (nella seconda parte della canzone), c’è qualche alterazione in un paio di versi e canta soltanto due delle tre strofe in greco.

Mi è stato chiesto espressamente come se la cavi Guccini col greco; debbo rispondere: assai dignitosamente. Si è impappinato un po’ solo nella pronuncia di γιορτινή (per il quale tira fuori un improbabile "gheordinì") e, come tutti gli italiani a parte i toscani, non riesce a pronunciare bene le aspirate (δ, θ, χ, γ). Ma, ripeto, per il resto va senz’altro apprezzato per lo sforzo. [RV]
21 Aprile

Ventun d’Aprile, il mattino ci svegliò,
Con spari di, con spari di cannone,
Con gridi ci offendevano
I falchi al Partenone,
I falchi al Partenone.

Il fumo si alza, verso il cielo lento va,
Come la peste, l’odio cresce forte,
Piromani, senza pietà,
Ci accendono la morte,
Ci accendono la morte.

Ferita al cuore cara nostra libertà,
Οra la barca resta senza prua,
Ti spezza un fulmine a metà,
Qui proprio in casa tua,
Qui proprio in casa tua.

Καίει φωτιά την καρπερή 'κείνη τη γη 
Τ' αγρότη το, τ' αγρότη το χωράφι
Του μάστορη την προκοπή
Το δρόμο του διαβάτη,
Το δρόμο του διαβάτη.

Πρώτη του Μάη, που ’ταν η μέρα γιορτινή,
Είδα να κλαίν', είδα να κλαίνε τ’ άνθη,
Θέριζε ο άνεμος τη γη,
Κι ο λογισμός εχάθη,
Κι ο λογισμός εχάθη.

Fiumi di corpi ora si versano nel mare,
È a caro prezzo che si fa la storia,
Morir nel buio o nel dolor,
Viver nella memoria,
Viver nella memoria.

È come il fango, quando avvolge la città,
Questo silenzio, che nasconde rabbia,
Bestie feroci in libertà
E le parole in gabbia,
E le parole in gabbia.

Vendono il male a chi l’ha comprato già,
Questi fantasmi della nostra vita,
Sotto una triste oscurità,
Si allarga la ferita,
Si allarga la ferita.

Fiumi di corpi ora si versano nel mare,
È a caro prezzo che si fa la storia,
Morir nel buio o nel dolor,
Viver nella memoria,
Viver nella memoria.

Contributed by Riccardo Venturi - Ελληνικό Τμήμα των ΑΠΤ "Gian Piero Testa" - 2023/11/22 - 11:25




Language: Greek (Modern)

21. Απριλίου 1967 - La canzone originale greca di Alex Devezoglu [26-7-1967]

Alex Devezoglu e Mikis Theodorakis (1971)
Alex Devezoglu e Mikis Theodorakis (1971)


Direttamente dal blog di Alex Devezoglu, ecco la versione originale greca della canzone. Risale al 26 luglio 1967, vale a dire a pochi mesi dopo il colpo di stato dei Colonnelli del 21 aprile. Le prime tre strofe sono trasmigrate (con qualche lieve modifica) nella canzone incisa in italiano nel 1971 (il testo italiano è autonomo), mentre le ultime tre sono rimaste in quella in greco (della quale non esistono incisioni conosciute, almeno a prima vista). [RV]
21. ΑΠΡΙΛΊΟΥ 1967

Καίει φωτιά την καρπερή ’κείνη τη γη
Τ ’αγρότη το χωράφι
Του μάστορη την προκοπή
Τον δρόμο του διαβάτη

Πρώτη του Μάη που ήταν η μέρα γιορτινή
Με μαραμένα τα άνθη
Θέριζε ο άνεμος τη γη
Κι ο λογισμός εχάθη

Θάβουν εκεί που είδε το φως η λευτεριά
Όλα τα ιδανικά της
Λίγα παράλογα παιδιά
Ξεσκίζουν την καρδιά της

Στέρεψε τώρα εκείνη η γάργαρη πηγή
Ερήμωσαν τα σπίτια
Κλεισαν τις πόρτες και η οργή
Φουντώνει μες  τα στήθια

Στεγνά φιλά τ’  άμοιρο κύμα την ακτή
Βουβό το περιγιάλι
Τα σύννεφα  κρύβουν βροχή
Το μίσος στο χαλάζι

Βαψαν  τον Ήλιο με φτηνό χρώμα χακί
Με μαύρο το φεγγάρι
Αρρώστια σέρνει την αυγή
Kαι  θλίψη το σκοτάδι.

Contributed by Riccardo Venturi - Ελληνικό Τμήμα των ΑΠΤ "Gian Piero Testa" - 2023/11/22 - 12:24




Language: Italian

Μετέφρασε στα ιταλικά / Traduzione italiana / Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös:
Riccardo Venturi, 22-11-2023 12:35
21 Aprile 1967

Il fuoco brucia quella terra fertile,
Del contadino, del contadino il campo,
Il raccolto del padrone,
La strada del viandante.

Il Primo Maggio, che era giorno di festa,
Coi fiori tutti marciti,
Il vento mieteva la terra,
E la ragione si è persa.

Là, dove la libertà vide la luce,
Seppelliscon tutti, tutti i suoi ideali,
Pochi imbecilli di ragazzini
Le strappano il cuore.

Quella sorgente gorgogliante ora è secca,
Le case sono state abbandonate
Hanno chiuso le porte, e la rabbia
Divampa nei petti.

L’onda sventurata bacia sterile la riva
E muto resta il lido,
Le nuvole nascondono la pioggia,
C’è odio nella grandine.

Hanno dipinto il sole con vernice kakì da quattro soldi,
Con una luna nera,
La malattia serpeggia all’alba,
L’oscurità è dolore.

2023/11/22 - 12:36


Una domanda: qual è il titolo della versione originale nel disco di Alex del 1971?

Vito Vita - 2023/12/27 - 19:22


Effettivamente nel disco "Alex" non compare 21 aprile.

Dq82 - 2023/12/28 - 09:28


In riferimento al mio cognome .

I miei antenati provengono da SMIRNA dell’ Asia Minore ,cacciati dai Turchi nel famigerato anno del 1922 , da dove più di un milione e mezzo di Greci , e tantissimi altri dispersi , che hanno abitato queste terre , da più di cinque millenni , sono stati espatriati costretti a trasferirsi nella Grecia attuale !
Siamo a migliaia oggi nella Grecia continentale che Non abbiamo voluto cambiare ,i sopranomi dati dai turchi ai nostri cognomi , perché non si cancellassero le memorie delle nostre terre di provenienza ormai perdute !

Vi Ringrazio di cuore della attenta pubblicazione di alcune delle mie canzoni !
E sono a vs/ disposizione !
Cordialmente Alexandros Devetzoglou

Alexandros DEVETZOGLOU - 2024/1/26 - 22:07


Grazie ad Alex per averci lasciato questo messaggio. Nel nostro piccolo siamo felici di aver contribuito a rimettere in circolazione queste sue belle canzoni!

CCG Staff - 2024/1/27 - 10:50


In base a tutti gli interventi presenti su questa pagina (tra i quali, quello di Alex Devezoglu stesso), ho modificato leggermente l’introduzione e ho aggiunto qualche dato. Mi scuso ovviamente con tutti per non avere risposto a suo tempo durante la mia “latitanza” dal sito. Per Alex Devezoglu, se legge: la mia considerazione sul tuo cognome era ovviamente scherzosa e affettuosa, senza ombra di sarcasmo. Conosco bene la storia dell’esodo greco da Smirne e dall’Asia Minore nel 1922, e so ugualmente bene che migliaia di persone, ancora oggi, in Grecia recano cognomi in -όγλου oppure -ογλού, che peraltro sono patronimici (oğlu significa “suo figlio” in turco, forma possessiva di oğul); e sono tutti talmente antichi da aver mantenuto in greco la pronuncia col -γ- che era quella del turco antico (in turco moderno non si pronuncia più, si dice oolù). Qui in Italia abbiamo persino un comico genovese (di origine armena, però), che si chiama Paolo Kessisoglu. Devetzoglou dev’essere tra l’altro un cognome molto “da cantanti”: si veda la giovane soprano Nihan Devecioglu. Il cognome sembra derivare dal turco deveci (da deve "cammello"), e significherebbe quindi: “Figlio del cammelliere”. Saluti!

Riccardo Venturi - 2024/2/12 - 10:49


Caro Riccardo Venturi, ho solo voluto rendere chiaro, col mio appunto ! Colla Tua aggiunta hai confermato di essere preciso e preparato !
Un Cordiale Saluto
Alex.

Alexandros Devetzoglou - 2024/2/22 - 19:33


@ Alex Devetzoglou

Caro Alex, ti ringrazio per le tue parole e, soprattutto, per le tue canzoni. A tale riguardo, ne ho inserita un’altra per la quale chiedo un po’ il tuo aiuto per chiarirne il contesto e la storia. Saluti cari!

Riccardo Venturi - 2024/2/23 - 08:04


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Alex Devetzoglou - 2024/2/26 - 23:07




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