Jeszcze za mało było płaczu,
Jeszcze chaosu było mało,
Nie dość wyraźnie jeszcze znaczą [1]
Słowa: ból, obłęd, niedojrzałość.
Za mało matek jeszcze trzyma
Dzieci swych czarno-białe zdjęcia,
Za długo nuklearna zima
Była zbyt trudna do pojęcia.
Jeszcze za słabo jest skażony
Tlen, by oddychać pełną piersią,
Za często mają mężów żony
Przy boku, w domach - oj, za często.
Dawno już ostygnięta ziemia
O pokarm niespokojnie pyta,
Którego tyle lat już nie ma,
Że aż się klimat zaczął sypać.
Jakoś tu ciasno od kościołów,
Szkół i bibliotek, i muzeów,
Na szczęście jest pod ręka ołów
I niecierpliwość oficerów.
Dawno też żaden przaśny tłumek
Nie biegł w popłochu dniem i nocą,
Dawno nie mieli inni w sumie
Szans, by bliźniemu przyjść z pomocą.
Za dużo szczęścia, dobrobytu,
Aż gną się od nich chwiejne stoły,
Za mało swądu dynamitu,
Za mało Workut, Permów, Kołym.
Jeszcze za słabo mundur świeci
Od wstęg, orderów i medali,
No i zbyt dużo jeszcze dzieci
Nie wie, jak śmiesznie dom się pali.
Jeszcze chaosu było mało,
Nie dość wyraźnie jeszcze znaczą [1]
Słowa: ból, obłęd, niedojrzałość.
Za mało matek jeszcze trzyma
Dzieci swych czarno-białe zdjęcia,
Za długo nuklearna zima
Była zbyt trudna do pojęcia.
Jeszcze za słabo jest skażony
Tlen, by oddychać pełną piersią,
Za często mają mężów żony
Przy boku, w domach - oj, za często.
Dawno już ostygnięta ziemia
O pokarm niespokojnie pyta,
Którego tyle lat już nie ma,
Że aż się klimat zaczął sypać.
Coś za długa noc spokojna,
Coś za długi dzień spokojny,
Może, by tak wreszcie wojna,
Dawno już nie było wojny,
Dawno już nie było wojny,
Dawno już nie było...
Coś za długi dzień spokojny,
Może, by tak wreszcie wojna,
Dawno już nie było wojny,
Dawno już nie było wojny,
Dawno już nie było...
Jakoś tu ciasno od kościołów,
Szkół i bibliotek, i muzeów,
Na szczęście jest pod ręka ołów
I niecierpliwość oficerów.
Dawno też żaden przaśny tłumek
Nie biegł w popłochu dniem i nocą,
Dawno nie mieli inni w sumie
Szans, by bliźniemu przyjść z pomocą.
Za dużo szczęścia, dobrobytu,
Aż gną się od nich chwiejne stoły,
Za mało swądu dynamitu,
Za mało Workut, Permów, Kołym.
Jeszcze za słabo mundur świeci
Od wstęg, orderów i medali,
No i zbyt dużo jeszcze dzieci
Nie wie, jak śmiesznie dom się pali.
Coś za długa noc spokojna,
Coś za długi dzień spokojny,
Może, by tak wreszcie wojna,
Dawno już nie było wojny,
Dawno już nie było wojny,
Dawno już nie było...
Coś za długa noc spokojna,
Coś za długi dzień spokojny,
Może, by tak wreszcie wojna,
Dawno już nie było wojny,
Dawno już nie było wojny,
Dawno już nie było...
Coś za długi dzień spokojny,
Może, by tak wreszcie wojna,
Dawno już nie było wojny,
Dawno już nie było wojny,
Dawno już nie było...
Coś za długa noc spokojna,
Coś za długi dzień spokojny,
Może, by tak wreszcie wojna,
Dawno już nie było wojny,
Dawno już nie było wojny,
Dawno już nie było...
[1] Var. Zbyt słabo - widać - jeszcze znaczą
Language: Italian
Traduzione italiana / Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös:
Riccardo Venturi, 24-10-2023 15:55
Con alcune correzioni e indicazioni di un Anonimo
Riccardo Venturi, 24-10-2023 15:55
Con alcune correzioni e indicazioni di un Anonimo
Nota. In alcuni casi le correzioni sono state inserite così come sono; in altri, con lievissimi aggiustamenti.
Notte tranquilla
Come se non ci fosse già abbastanza pianto,
Come se non bastasse il caos che c’era...
Ancora non hanno un significato abbastanza chiaro [1]
Parole come: dolore, follia, immaturità.
Troppo poche madri ancora tengono
Foto in bianco e nero dei loro figli,
Troppo a lungo l’inverno nucleare
E’ stato troppo difficile da capire.
Ancora è troppo poco contaminato
L’ossigeno, sicché si respira a pieni polmoni,
Le mogli hanno troppo spesso i mariti
Al loro fianco, a casa – oh, troppo spesso.
La terra si è raffreddata da tempo,
Chiede risorse ansiosamente
- Che non ci sono più da tanti anni,
E perciò il clima ha cominciato a guastarsi.
Qui c’è una discreta quantità di chiese,
Di scuole e biblioteche, di musei
Per fortuna c’è piombo a portata di mano
E gli ufficiali sono impazienti.
E già da tempo nessuna folla rozza e ignorante
Ha più corso in preda al panico notte e dì,
E, insomma, da tempo gli altri non han più avuto
Un’occasione per aiutare il prossimo.
Troppa felicità, troppo benessere,
Addirittura si piegano e traballano i tavoli,
Troppo poco odorino di dinamite…
Troppo poche Vorkute, Perm' e Kolyme. [2]
L’uniforme lùccica ancora troppo poco
Di nastrini, ordini e medaglie,
E ci sono ancora troppi bambini che
Non sanno quant’è divertente la casa in fiamme.
Come se non ci fosse già abbastanza pianto,
Come se non bastasse il caos che c’era...
Ancora non hanno un significato abbastanza chiaro [1]
Parole come: dolore, follia, immaturità.
Troppo poche madri ancora tengono
Foto in bianco e nero dei loro figli,
Troppo a lungo l’inverno nucleare
E’ stato troppo difficile da capire.
Ancora è troppo poco contaminato
L’ossigeno, sicché si respira a pieni polmoni,
Le mogli hanno troppo spesso i mariti
Al loro fianco, a casa – oh, troppo spesso.
La terra si è raffreddata da tempo,
Chiede risorse ansiosamente
- Che non ci sono più da tanti anni,
E perciò il clima ha cominciato a guastarsi.
E’ stata una notte lunga e tranquilla,
Una giornata tranquilla troppo lunga,
Forse -finalmente!- ci sarà la guerra,
Per tanto tempo la guerra non c’è stata,
Non c’è stata, la guerra, no, per tanto tempo.
Non c’è stata più da tanto…
Una giornata tranquilla troppo lunga,
Forse -finalmente!- ci sarà la guerra,
Per tanto tempo la guerra non c’è stata,
Non c’è stata, la guerra, no, per tanto tempo.
Non c’è stata più da tanto…
Qui c’è una discreta quantità di chiese,
Di scuole e biblioteche, di musei
Per fortuna c’è piombo a portata di mano
E gli ufficiali sono impazienti.
E già da tempo nessuna folla rozza e ignorante
Ha più corso in preda al panico notte e dì,
E, insomma, da tempo gli altri non han più avuto
Un’occasione per aiutare il prossimo.
Troppa felicità, troppo benessere,
Addirittura si piegano e traballano i tavoli,
Troppo poco odorino di dinamite…
Troppo poche Vorkute, Perm' e Kolyme. [2]
L’uniforme lùccica ancora troppo poco
Di nastrini, ordini e medaglie,
E ci sono ancora troppi bambini che
Non sanno quant’è divertente la casa in fiamme.
E’ stata una notte lunga e tranquilla,
Una giornata tranquilla troppo lunga,
Forse -finalmente!- ci sarà la guerra,
Per tanto tempo la guerra non c’è stata,
Non c’è stata, la guerra, no, per tanto tempo.
Non c’è stata più da tanto…
E’ stata una notte lunga e tranquilla,
Una giornata tranquilla troppo lunga,
Forse -finalmente!- ci sarà la guerra,
Per tanto tempo la guerra non c’è stata,
Non c’è stata, la guerra, no, per tanto tempo.
Non c’è stata più da tanto…
Una giornata tranquilla troppo lunga,
Forse -finalmente!- ci sarà la guerra,
Per tanto tempo la guerra non c’è stata,
Non c’è stata, la guerra, no, per tanto tempo.
Non c’è stata più da tanto…
E’ stata una notte lunga e tranquilla,
Una giornata tranquilla troppo lunga,
Forse -finalmente!- ci sarà la guerra,
Per tanto tempo la guerra non c’è stata,
Non c’è stata, la guerra, no, per tanto tempo.
Non c’è stata più da tanto…
[1] Var. "Troppo poco - si vede - ancora significano"
[2] Per illustrare e chiarire meglio questo verso, in un impeto di multimedialità mi sono servito stavolta di una serie di video girati da Dave Legenda. Chi è Dave Legenda? E’ un simpatico e ironico giovanotto veneziano, che parla correntemente la lingua russa (e l’inglese) e che gira per la Russia e per i paesi dell’ex URSS, dal Caucaso all’Asia Centrale, dal Baltico all’Estremo Oriente proponendo i suoi reportages dai posti più assurdi e impensabili -con una particolare predilezione per le statue e i monumenti a Lenin e a Gagarin, e per le “case della cultura”. Nota. Nel verso in questione, l’originale polacco usa il plurale (al caso genitivo). Ho fatto così anche nella mia traduzione italiana, tranne che per Perm’ (“Permi” o “Perme” mi sarebbe sembrato eccessivo, e poi un parmigiano (Përma…) potrebbe preoccuparsi). “Vorkute” presuppone una pronuncia “Vorkùta” che però non è esatta: in russo, Воркута è parola tronca e si pronuncia, quindi, [varkutà]. Si tratta comunque di una parola di origine komi, o siriena: Вӧркута. Significa: “posto dove ci sono tanti orsi”.
[2] Per illustrare e chiarire meglio questo verso, in un impeto di multimedialità mi sono servito stavolta di una serie di video girati da Dave Legenda. Chi è Dave Legenda? E’ un simpatico e ironico giovanotto veneziano, che parla correntemente la lingua russa (e l’inglese) e che gira per la Russia e per i paesi dell’ex URSS, dal Caucaso all’Asia Centrale, dal Baltico all’Estremo Oriente proponendo i suoi reportages dai posti più assurdi e impensabili -con una particolare predilezione per le statue e i monumenti a Lenin e a Gagarin, e per le “case della cultura”. Nota. Nel verso in questione, l’originale polacco usa il plurale (al caso genitivo). Ho fatto così anche nella mia traduzione italiana, tranne che per Perm’ (“Permi” o “Perme” mi sarebbe sembrato eccessivo, e poi un parmigiano (Përma…) potrebbe preoccuparsi). “Vorkute” presuppone una pronuncia “Vorkùta” che però non è esatta: in russo, Воркута è parola tronca e si pronuncia, quindi, [varkutà]. Si tratta comunque di una parola di origine komi, o siriena: Вӧркута. Significa: “posto dove ci sono tanti orsi”.
Language: English
English version / Versione inglese / Version anglaise / Englanninkielinen versio:
Anonimo Toscano del XXI Secolo, 25-10-2023 13:51
Anonimo Toscano del XXI Secolo, 25-10-2023 13:51
A Peaceful Night
It's as if all that crying weren’t enough,
As if all that chaos weren’t enough.
Words like: sorrow, foolishness, immaturity
Still don’t have a clear enough meaning.
And too few mothers still keep
Black and white pics of their children,
Too long time. It’s been so hard to realize
That the nuclear winter was already there.
Contamination in oxygen is too scarce
And so you still can take deep breaths,
Wives too often have their husbands
Still at home, at their side. Yes, too often!
The Earth has long since grown so cold
And is eager for food and resources;
But all this has long since disappeared
And so the climate started degrading.
There’s a good amount of churches here,
And schools, libraries and museums.
Happily, lead is easily available
And the officers are impatient.
No longer have rude, ignorant crowds
Been rushing in panic night and day,
And, well, you can’t absolutely miss
Such a chance to help thy neighbour.
Too much happiness, too much welfare,
Now even tables bend and wobble…
There’s too mild a smell of dynamite,
Too few Vorkutas, Perms and Kolymas.
Uniforms aren't still shining enough
With ribbons, orders and medals,
And there are still too many children
Who ignore how funny is a burning house.
It's as if all that crying weren’t enough,
As if all that chaos weren’t enough.
Words like: sorrow, foolishness, immaturity
Still don’t have a clear enough meaning.
And too few mothers still keep
Black and white pics of their children,
Too long time. It’s been so hard to realize
That the nuclear winter was already there.
Contamination in oxygen is too scarce
And so you still can take deep breaths,
Wives too often have their husbands
Still at home, at their side. Yes, too often!
The Earth has long since grown so cold
And is eager for food and resources;
But all this has long since disappeared
And so the climate started degrading.
A long, peaceful night,
It’s been too long, too peaceful a day.
Maybe -finally!- there’ll be war,
There’s been no war for a long time,
No war for a long time…
It’s been too long, too peaceful a day.
Maybe -finally!- there’ll be war,
There’s been no war for a long time,
No war for a long time…
There’s a good amount of churches here,
And schools, libraries and museums.
Happily, lead is easily available
And the officers are impatient.
No longer have rude, ignorant crowds
Been rushing in panic night and day,
And, well, you can’t absolutely miss
Such a chance to help thy neighbour.
Too much happiness, too much welfare,
Now even tables bend and wobble…
There’s too mild a smell of dynamite,
Too few Vorkutas, Perms and Kolymas.
Uniforms aren't still shining enough
With ribbons, orders and medals,
And there are still too many children
Who ignore how funny is a burning house.
A long, peaceful night,
It’s been too long, too peaceful a day.
Maybe -finally!- there’ll be war,
There’s been no war for a long time,
No war for a long time…
A long, peaceful night,
It’s been too long, too peaceful a day.
Maybe -finally!- there’ll be war,
There’s been no war for a long time,
No war for a long time…
It’s been too long, too peaceful a day.
Maybe -finally!- there’ll be war,
There’s been no war for a long time,
No war for a long time…
A long, peaceful night,
It’s been too long, too peaceful a day.
Maybe -finally!- there’ll be war,
There’s been no war for a long time,
No war for a long time…
Language: French
Version française – NUIT TRANQUILLE – Marco Valdo M.I. – 2023
d’après la traduction italienne de Riccardo Venturi – Notte tranquilla -
d’une chanson polonaise - Noc spokojna - Grzegorz Paczkowski – 2022
Paroles e musique : Grzegorz Paczkowski
Dans le vidéo en duo avec Matylda Stanejko.
[...] C'est vraiment une belle, très belle chanson qui exprime un concept aussi simple que difficile à faire entrer dans la calebasse des êtres humains : le pouvoir, n'importe quel pouvoir, n'a qu'une seule fin ultime : la guerre. Si dernière et si ultime qu'il parvient toujours, à intervalles plus ou moins longs, à convaincre ce qu'on appelle l'humanité que la paix est quasiment un un gros mot et qu’il faut forcément faire la guerre. La paix est une chose terrible, les armes ne se vendent pas, le sens de la nation s'affaiblit dangereusement ("guerre" et "nation" sont deux mots intimement liés). Trop peu de pollution capillaire, trop peu de familles où le "père" (ou le "mari") est appelé au front (mais, de nos jours, beaucoup de "mères" ou d'"épouses" sont aussi facilement appelées...), trop peu de changements climatiques causés par le vol systématique de toutes les ressources... comment pourrait-on survivre, après tout, sans la guerre ? La paix, disons-le franchement, est une véritable calamité ; et puis, à bien y réfléchir, quelle "paix" ?
Depuis la fin de la Seconde Guerre mondiale, des guerres il y en a eu par centaines jusqu'à nos jours. Il y a eu celles qui sont devenues importantes, et celles qui passées sous silence, oubliées. Les "Européens" sont donc particulièrement "cool" en cela : une guerre n'est pas une vraie guerre (à de rares exceptions près) si elle ne touche pas le continent de l'"Union", mais lorsqu'elle le touche, il suffit de quelques années pour les oublier (voir les guerres yougoslaves). La "Pax Europaea" est certes une émérite fiction : les "nations", et tous leurs partisans, ont hâte de retourner sainement à l'éviscération et à l'enrichissement immodéré de leurs maîtres. Ce fut longue nuit, et un long jour aussi, très tranquille et serein à l'exception de quelque averse ici et là, des prêtres, du football, des stars de cinéma, des jeux télévisés, des nains et des danseuses, et des médias sociaux. Grzegorz Paczkowski nous le rappelle opportunément, même si - permettez-moi le bénéfice du doute - qui sait si on y aurait pensé si à Vladimir Poutine n’était pas venue une envie de faire la guerre à l’Ukraine et de menacer la Pologne. [RV]
d’après la traduction italienne de Riccardo Venturi – Notte tranquilla -
d’une chanson polonaise - Noc spokojna - Grzegorz Paczkowski – 2022
Paroles e musique : Grzegorz Paczkowski
Dans le vidéo en duo avec Matylda Stanejko.
[...] C'est vraiment une belle, très belle chanson qui exprime un concept aussi simple que difficile à faire entrer dans la calebasse des êtres humains : le pouvoir, n'importe quel pouvoir, n'a qu'une seule fin ultime : la guerre. Si dernière et si ultime qu'il parvient toujours, à intervalles plus ou moins longs, à convaincre ce qu'on appelle l'humanité que la paix est quasiment un un gros mot et qu’il faut forcément faire la guerre. La paix est une chose terrible, les armes ne se vendent pas, le sens de la nation s'affaiblit dangereusement ("guerre" et "nation" sont deux mots intimement liés). Trop peu de pollution capillaire, trop peu de familles où le "père" (ou le "mari") est appelé au front (mais, de nos jours, beaucoup de "mères" ou d'"épouses" sont aussi facilement appelées...), trop peu de changements climatiques causés par le vol systématique de toutes les ressources... comment pourrait-on survivre, après tout, sans la guerre ? La paix, disons-le franchement, est une véritable calamité ; et puis, à bien y réfléchir, quelle "paix" ?
Depuis la fin de la Seconde Guerre mondiale, des guerres il y en a eu par centaines jusqu'à nos jours. Il y a eu celles qui sont devenues importantes, et celles qui passées sous silence, oubliées. Les "Européens" sont donc particulièrement "cool" en cela : une guerre n'est pas une vraie guerre (à de rares exceptions près) si elle ne touche pas le continent de l'"Union", mais lorsqu'elle le touche, il suffit de quelques années pour les oublier (voir les guerres yougoslaves). La "Pax Europaea" est certes une émérite fiction : les "nations", et tous leurs partisans, ont hâte de retourner sainement à l'éviscération et à l'enrichissement immodéré de leurs maîtres. Ce fut longue nuit, et un long jour aussi, très tranquille et serein à l'exception de quelque averse ici et là, des prêtres, du football, des stars de cinéma, des jeux télévisés, des nains et des danseuses, et des médias sociaux. Grzegorz Paczkowski nous le rappelle opportunément, même si - permettez-moi le bénéfice du doute - qui sait si on y aurait pensé si à Vladimir Poutine n’était pas venue une envie de faire la guerre à l’Ukraine et de menacer la Pologne. [RV]
NUIT TRANQUILLE
Il n'y avait pas assez de pleurs,
C’était encore un peu le chaos,
N’étaient pas assez clairs les mots :
Immaturité, folie, douleur.
Trop peu de mères n’ont encore
Les photos de leurs fils morts.
Longtemps, l'hiver nucléaire
Fut trop difficile à comprendre.
Encore trop faible la contamination,
On respire toujours l’oxygène, à pleins poumons.
Les femmes ont leurs maris trop souvent
À leurs côtés, chez elles – oh, trop souvent.
La terre s'est refroidie depuis un temps,
Elle demande avec impatience à manger ;
Il en manque depuis des ans et des ans,
Depuis que le climat a commencé à se dégrader.
Ici, on trouve des églises,
Des musées, des bibliothèques, des écoles ;
On a du plomb sous la main, heureusement !,
Et d’en user, les officiers sont impatients.
Et ça fait déjà un temps qu'une foule en délire
N'a plus couru en panique du soir au matin,
Et, en somme, un temps que d'autres
N'ont eu l'occasion d'aider leur prochain.
Trop de bonheur, trop de bien-être,
Trop de tables qui se plient et s’effondrent,
Trop peu d’odeur d’explosions...
Trop peu de camps, trop peu de prisons.
Encore trop peu d’uniformes brillent
De rubans, d'ordres et de médailles,
Et trop d’enfants ne savent encore pourtant
Combien la maison est inflammable maintenant.
Il n'y avait pas assez de pleurs,
C’était encore un peu le chaos,
N’étaient pas assez clairs les mots :
Immaturité, folie, douleur.
Trop peu de mères n’ont encore
Les photos de leurs fils morts.
Longtemps, l'hiver nucléaire
Fut trop difficile à comprendre.
Encore trop faible la contamination,
On respire toujours l’oxygène, à pleins poumons.
Les femmes ont leurs maris trop souvent
À leurs côtés, chez elles – oh, trop souvent.
La terre s'est refroidie depuis un temps,
Elle demande avec impatience à manger ;
Il en manque depuis des ans et des ans,
Depuis que le climat a commencé à se dégrader.
Ce fut une nuit longue et tranquille,
Un jour trop long, un jour tranquille.
Peut-être finalement, on aura une guerre,
Pendant longtemps, on n’a pas eu de guerre,
On n’a pas eu de guerre, non, pendant longtemps,
Il n'y a pas eu de guerre depuis longtemps…
Un jour trop long, un jour tranquille.
Peut-être finalement, on aura une guerre,
Pendant longtemps, on n’a pas eu de guerre,
On n’a pas eu de guerre, non, pendant longtemps,
Il n'y a pas eu de guerre depuis longtemps…
Ici, on trouve des églises,
Des musées, des bibliothèques, des écoles ;
On a du plomb sous la main, heureusement !,
Et d’en user, les officiers sont impatients.
Et ça fait déjà un temps qu'une foule en délire
N'a plus couru en panique du soir au matin,
Et, en somme, un temps que d'autres
N'ont eu l'occasion d'aider leur prochain.
Trop de bonheur, trop de bien-être,
Trop de tables qui se plient et s’effondrent,
Trop peu d’odeur d’explosions...
Trop peu de camps, trop peu de prisons.
Encore trop peu d’uniformes brillent
De rubans, d'ordres et de médailles,
Et trop d’enfants ne savent encore pourtant
Combien la maison est inflammable maintenant.
Ce fut une nuit longue et tranquille,
Un jour trop long, un jour tranquille.
Peut-être finalement, on aura une guerre,
Pendant longtemps, on n’a pas eu de guerre,
On n’a pas eu de guerre, non, pendant longtemps,
Il n'y a pas eu de guerre depuis longtemps…
Ce fut une nuit longue et tranquille,
Un jour trop long, un jour tranquille.
Peut-être finalement, on aura une guerre,
Pendant longtemps, on n’a pas eu de guerre,
On n’a pas eu de guerre, non, pendant longtemps,
Il n'y a pas eu de guerre depuis longtemps...
Un jour trop long, un jour tranquille.
Peut-être finalement, on aura une guerre,
Pendant longtemps, on n’a pas eu de guerre,
On n’a pas eu de guerre, non, pendant longtemps,
Il n'y a pas eu de guerre depuis longtemps…
Ce fut une nuit longue et tranquille,
Un jour trop long, un jour tranquille.
Peut-être finalement, on aura une guerre,
Pendant longtemps, on n’a pas eu de guerre,
On n’a pas eu de guerre, non, pendant longtemps,
Il n'y a pas eu de guerre depuis longtemps...
Contributed by Marco Valdo M.I. - 2023/10/26 - 12:18
Anche il secondo verso è una negazione tipo:
- non bastava il caos che c’era
Il terzo verso ha un doppio senso perchè "znaczyć" vuol dire "significare", ma anche "marcare", "segnare".
Il settimo verso dice:
- troppo a lungo, da troppo tempo
La quarta strofa dice che cibo scarseggia (più nel senso delle risorse) ed è per questo che il clima ha cominciato a guastarsi.
Il quinto verso della ripresa parla della folla dei semplici, ignoranti, cafoni (nel senso delle vittime inermi, dei sfollati).
E infine, l'ultimi due versi dicono che ci sono ancora troppi bambini che non sanno come è divertente l'incendio di una casa, dovrebberò allora suonare:
E i bambini sono ancora troppi CHE,
Non sanno quant’è divertente la casa in fiamme.
Ecco
Grazie
- non bastava il caos che c’era
Il terzo verso ha un doppio senso perchè "znaczyć" vuol dire "significare", ma anche "marcare", "segnare".
Il settimo verso dice:
- troppo a lungo, da troppo tempo
La quarta strofa dice che cibo scarseggia (più nel senso delle risorse) ed è per questo che il clima ha cominciato a guastarsi.
Il quinto verso della ripresa parla della folla dei semplici, ignoranti, cafoni (nel senso delle vittime inermi, dei sfollati).
E infine, l'ultimi due versi dicono che ci sono ancora troppi bambini che non sanno come è divertente l'incendio di una casa, dovrebberò allora suonare:
E i bambini sono ancora troppi CHE,
Non sanno quant’è divertente la casa in fiamme.
Ecco
Grazie
@ Anonimo
Giencujo molto per le opportune correzioni (nelle quali, sinceramente, speravo: il testo in alcune parti è tutt’altro che facile). Ovviamente sono state inserite nella traduzione con la doverosa segnalazione. Colgo l’occasione per segnalare un lieve problema testuale che vorrei ugualmente sottoporre all’Anonimo: nel testo originale da lui inserito: nel secondo verso della 7a strofa si trovava la forma verbale gnął się, mentre in altre fonti del testo (ad esempio questa) si trova gną się. Potrebbe sembrare una differenza di nessun conto o quasi; ma, nella perfida lingua polacca, la prima forma è il passato di gnąć “affrettarsi”, mentra la seconda è il presente di giać się “piegarsi”. La prima forma non mi faceva nessun senso, per cui ho aderito alla seconda. Ma potrebbe anche darsi che la prima forma abbia un significato che non conosco minimamente, e magari era quella giusta. Chiedo lumi. Grazie!
Giencujo molto per le opportune correzioni (nelle quali, sinceramente, speravo: il testo in alcune parti è tutt’altro che facile). Ovviamente sono state inserite nella traduzione con la doverosa segnalazione. Colgo l’occasione per segnalare un lieve problema testuale che vorrei ugualmente sottoporre all’Anonimo: nel testo originale da lui inserito: nel secondo verso della 7a strofa si trovava la forma verbale gnął się, mentre in altre fonti del testo (ad esempio questa) si trova gną się. Potrebbe sembrare una differenza di nessun conto o quasi; ma, nella perfida lingua polacca, la prima forma è il passato di gnąć “affrettarsi”, mentra la seconda è il presente di giać się “piegarsi”. La prima forma non mi faceva nessun senso, per cui ho aderito alla seconda. Ma potrebbe anche darsi che la prima forma abbia un significato che non conosco minimamente, e magari era quella giusta. Chiedo lumi. Grazie!
Riccardo Venturi - 2023/10/25 - 02:31
@Riccardo
My fault. Se avessi un po' più di pazienza nella ricerca del testo, non perderei il tempo a trascriverlo ad orecchio, eh.
La lettera "ł" ce stava là di troppo. È superflua, perchè in pratica sdoppia il suono molto simile della "ą".
Comunque:
gnać “affrettarsi” - pass. lui "gnał"
giąć, giąć się "piegare", “piegarsi” - pres. loro "gną się"
Importante che adesso il senso e l'amara ironia della canzone sono chiari anche en englez :-)
Una curiosità.
Nel secondo video, quello con la chitarra solo, Grzegorz canta il terzo verso diverso, ma il significato non cambia più di tanto:
Zbyt słabo - widać - jeszcze znaczą (Troppo poco - si vede - ancora significano).
La parola "słabo" significa "debolmente", allora ecco dove nasce il secondo senso della parola "znaczyć" - "marcare".
Saluti
e grazie ancora
My fault. Se avessi un po' più di pazienza nella ricerca del testo, non perderei il tempo a trascriverlo ad orecchio, eh.
La lettera "ł" ce stava là di troppo. È superflua, perchè in pratica sdoppia il suono molto simile della "ą".
Comunque:
gnać “affrettarsi” - pass. lui "gnał"
giąć, giąć się "piegare", “piegarsi” - pres. loro "gną się"
Importante che adesso il senso e l'amara ironia della canzone sono chiari anche en englez :-)
Una curiosità.
Nel secondo video, quello con la chitarra solo, Grzegorz canta il terzo verso diverso, ma il significato non cambia più di tanto:
Zbyt słabo - widać - jeszcze znaczą (Troppo poco - si vede - ancora significano).
La parola "słabo" significa "debolmente", allora ecco dove nasce il secondo senso della parola "znaczyć" - "marcare".
Saluti
e grazie ancora
@ Anonimo
Grazie ancora a te. Poiché sono un ragazzino coscienzioso, come puoi vedere, ho segnalato la variante del 3° verso della prima strofa. Φιλολόγος εἰς αἰεί! Quanto alla versione “en englez” (ma stai imparando il rumeno…?), forse il senso e l’amara ironia della canzone appaiono ancor meglio che nella traduzione italiana; infatti sto riprendendola e modificandola di continuo proprio in questo senso. Ma la versione inglese è, appunto, una versione -non una traduzione: in alcuni punti, cioè, è una riscrittura.
Quanto agli sfondoni che si prendono trascrivendo all’ascolto un testo anche nella propria lingua, non ti preoccupare minimamente: è una cosa normale. Per anni ho creduto -cantandolo!- che Teresa, in “Rimini” di De André, fosse “alla Risbara”, prendendola per una qualche sconosciuta località della Riviera romagnola -Cesenatico, Riccione, Milano Marittima e La Risbara. Solo dopo anni qualcuno mi ha fatto presente che era “all’ Harry’s Bar”. Beh, ok, magari un giorno o l'altro ci si vedrà alla Risbara a mangiare un gelato, e mentre si mangia si fa gnął, gnął, gnął! Saluti e obrigado!
Grazie ancora a te. Poiché sono un ragazzino coscienzioso, come puoi vedere, ho segnalato la variante del 3° verso della prima strofa. Φιλολόγος εἰς αἰεί! Quanto alla versione “en englez” (ma stai imparando il rumeno…?), forse il senso e l’amara ironia della canzone appaiono ancor meglio che nella traduzione italiana; infatti sto riprendendola e modificandola di continuo proprio in questo senso. Ma la versione inglese è, appunto, una versione -non una traduzione: in alcuni punti, cioè, è una riscrittura.
Quanto agli sfondoni che si prendono trascrivendo all’ascolto un testo anche nella propria lingua, non ti preoccupare minimamente: è una cosa normale. Per anni ho creduto -cantandolo!- che Teresa, in “Rimini” di De André, fosse “alla Risbara”, prendendola per una qualche sconosciuta località della Riviera romagnola -Cesenatico, Riccione, Milano Marittima e La Risbara. Solo dopo anni qualcuno mi ha fatto presente che era “all’ Harry’s Bar”. Beh, ok, magari un giorno o l'altro ci si vedrà alla Risbara a mangiare un gelato, e mentre si mangia si fa gnął, gnął, gnął! Saluti e obrigado!
Riccardo Venturi - 2023/10/25 - 23:00
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Parole e musica / Lyrics and music / Paroles et musique / Sanat ja sävel: Grzegorz Paczkowski
Ancora un contributo del misterioso Anonimo Polacco (non si sa però di quale secolo…): una recente canzone del poliedrico cantautore Grzegorz
BrzęczyszczykiewiczPaczkowski.Scherzi a parte, si tratta davvero di una bella, bellissima canzone dove si esprime un concetto tanto semplice, quanto difficile da far entrare nella zucca degli esseri umani: il potere, qualsiasi potere, ha un solo fine ultimo: la guerra. Talmente fine e talmente ultimo, che riesce sempre, a intervalli più o meno lunghi, a convincere la cosiddetta “umanità” che la pace è pressoché una bestemmia, e che bisogna per forza fare la guerra. La pace è una cosa tremenda, non si vendono armi, si affievolisce pericolosamente il senso di “nazione” (“guerra” e “nazione” sono due parole intimamente legate). Troppo poco inquinamento capillare, troppo poche famiglie dove il “padre” (o “marito”) non viene richiamato al fronte (ma, oggigiorno, vengono tranquillamente richiamate anche parecchie “madri”, o “mogli”…), troppo pochi cambiamenti climatici provocati dalla rapina sistematica di ogni risorsa… come si potrebbe sopravvivere, in fondo, senza la guerra? La pace, diciamocelo francamente, è un’autentica iattura; poi, a pensarci bene, quale “pace”? Dalla fine della II Guerra Mondiale, di guerre ce ne sono state a centinaia fino ai giorni nostri. Ci sono state quelle che sono andate per la maggiore, e quelle passate in silenzio, dimenticate. Gli “Europei”, poi, sono particolarmente “ganzi” in questo: una guerra non è una vera guerra (a parte rare eccezioni) se non tocca il continente dell’ “Unione”, ma quando lo tocca bastano pochi anni per dimenticarsene (si vedano le guerre jugoslave). La “Pax Europaea” è però un’emerita finzione: le “nazioni”, e tutti i loro fautori, non vedono l’ora di tornare sanamente a sbudellarsi e ad arricchire smodatamente i padroni. E’ stata una lunga notte, ed anche un lungo giorno, tutto tranquillo e sereno a parte qualche piovasco qua e là, i preti, il calcio, i divi del cinema, i quiz televisivi, nani e ballerine e i social media. Ce lo ricorda opportunamente Grzegorz Paczkowski, anche se -mi si permetta il beneficio del dubbio- chissà se ci avrebbe pensato se al Vladimiro Putino non fosse punta vaghezza di muover guerra all’Ucraina e minacciare la Polonia. [RV]