Ero una bambina gracile,
ma era facile far la coraggiosa,
mi piaceva ridere e anche di più
far fronte all'offesa,
come tutti i bimbi avevo paura
anche il giorno sembrava una favola oscura,
c'era sempre un'avventura.
Forse alle nonne ero simile,
che si sdraiavano per terra contro il padrone
ognuna può trovare il limite
altrimenti l'esistenza è una prigione,
una bambina può correre nel vento,
guardare in faccia il nemico ed oggi lo dico
che ero incosciente
Ma la resistenza di noi donne ha fatto il Novecento.
Ero una bambina gracile,
ed è difficile scordare il timore,
canto e rido dal fondo del cuore
e coltivo la mia ribellione,
sotto le bombe ognuno racconta e parla piano
per non farsi sentire,
ma io sulle ginocchia dello zio
recito a tutti quella stramba filastrocca.
In nome del Papa, il Duce comanda,
il Re ubbidisce, la pancia patisce,
il Popolo dice: “Ma quando finisce?”
Si prendono ogni cosa e nella nostra casa
fanno le feste di sera,
è in nome del Duce che si dorme nel letame della porcilaia
e si patisce la fame?
Ero una bambina poco docile,
ho camminato nella notte e nel fango,
dietro a mia nonna che spinge la carriola
ed io guardo avanti al suo fianco,
un pugno di grano, quattro stracci da salvare,
ognuno va quando è l'ora di andare,
nasce il sole e ricomincio a cantare.
Fornace di Campotto, avevo stretto indosso
un bustino riempito di bandiere e volantini,
il botto d'una bomba, comincio a barcollare,
cado fra le braccia d'un soldato tedesco e scappo,
scappo dal terrore,
ma dopo trent'anni ancora non posso pensare
ai fascisti, ho un sussulto nel cuore
e subito mi torna, come allora, la tosse.
In nome del Papa, il Duce comanda,
il Re ubbidisce, la pancia patisce, il Popolo dice: “Ma quando
finisce?”
Adesso sono a Roma, ch'è piena di macerie,
la povera gente lotta ancora con i denti,
occupiamo palazzi e dentro non c'è neppure il bagno, niente!
Ci sembrano regge però…!
La lotta impegna, la lotta ci insegna,
sotto un tiepido sole immaginiamo un ascensore.
Il mio nome è Giuliana,
le radici di famiglia romagnole.
Abbiamo superato il Novecento,
le donne hanno imparato a non stare da sole,
e a Roma come sempre c'è un grande cantiere in fermento.
Liberi infine, ma la pancia patisce e ancora il Popolo dice: “Ma
quando finisce?
ma era facile far la coraggiosa,
mi piaceva ridere e anche di più
far fronte all'offesa,
come tutti i bimbi avevo paura
anche il giorno sembrava una favola oscura,
c'era sempre un'avventura.
Forse alle nonne ero simile,
che si sdraiavano per terra contro il padrone
ognuna può trovare il limite
altrimenti l'esistenza è una prigione,
una bambina può correre nel vento,
guardare in faccia il nemico ed oggi lo dico
che ero incosciente
Ma la resistenza di noi donne ha fatto il Novecento.
Ero una bambina gracile,
ed è difficile scordare il timore,
canto e rido dal fondo del cuore
e coltivo la mia ribellione,
sotto le bombe ognuno racconta e parla piano
per non farsi sentire,
ma io sulle ginocchia dello zio
recito a tutti quella stramba filastrocca.
In nome del Papa, il Duce comanda,
il Re ubbidisce, la pancia patisce,
il Popolo dice: “Ma quando finisce?”
Si prendono ogni cosa e nella nostra casa
fanno le feste di sera,
è in nome del Duce che si dorme nel letame della porcilaia
e si patisce la fame?
Ero una bambina poco docile,
ho camminato nella notte e nel fango,
dietro a mia nonna che spinge la carriola
ed io guardo avanti al suo fianco,
un pugno di grano, quattro stracci da salvare,
ognuno va quando è l'ora di andare,
nasce il sole e ricomincio a cantare.
Fornace di Campotto, avevo stretto indosso
un bustino riempito di bandiere e volantini,
il botto d'una bomba, comincio a barcollare,
cado fra le braccia d'un soldato tedesco e scappo,
scappo dal terrore,
ma dopo trent'anni ancora non posso pensare
ai fascisti, ho un sussulto nel cuore
e subito mi torna, come allora, la tosse.
In nome del Papa, il Duce comanda,
il Re ubbidisce, la pancia patisce, il Popolo dice: “Ma quando
finisce?”
Adesso sono a Roma, ch'è piena di macerie,
la povera gente lotta ancora con i denti,
occupiamo palazzi e dentro non c'è neppure il bagno, niente!
Ci sembrano regge però…!
La lotta impegna, la lotta ci insegna,
sotto un tiepido sole immaginiamo un ascensore.
Il mio nome è Giuliana,
le radici di famiglia romagnole.
Abbiamo superato il Novecento,
le donne hanno imparato a non stare da sole,
e a Roma come sempre c'è un grande cantiere in fermento.
Liberi infine, ma la pancia patisce e ancora il Popolo dice: “Ma
quando finisce?
envoyé par marziaschenetti - 21/9/2023 - 16:47
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[2021]
Testo e musica / Lyrics and music / Paroles et musique / Sanat ja sävel: Gianfranco Domizi - Marzia Schenetti
Album / Albumi: Ritratti di donne
RITRATTI DI DONNE
2021
- Un posto migliore
- Jin Jiyan Azadì
- Una donna non può
- Solo il vero rende liberi [La ballata di Paola Regeni]
- Tutto il bene del mondo
- Con un raggio di sole negli occhi
- Giuliana
- Ascolta ragazzo
- Anche questa volta ragazze c'han fregato
- Jole
La trascrizione integrale di una lunga intervista fatta nel 2018 a Giuliana Golinelli, si trova sul primo volume di "Ritratti di Donne" (Marzia Schenetti)