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Mamma mi ci vuol il fidanzato

Nella Colombo
Language: Italian


Nella Colombo

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E depois do adeus
(Paulo De Carvalho)
La Badoglieide
(Nuto Revelli)


[1942]
Del Pino - De Santis - Colombo

mammafid


Sono passate da poco le 19, le sette della sera, di una giornata ancora molto calda. Proprio come oggi, 8 settembre 2023, in cui sotto un sole cocente sono uscito, per l’ennesima volta, dall’ospedale. Ottant’anni fa, l’8 settembre 1943, la radio nazionale italiana, l’EIAR, stava invece trasmettendo una canzonetta che parlava dei palpiti d’amore di una fanciulla, composta solo l’anno prima, nel 1942. In effetti, in quei giorni i cuori e le menti di tutti gli italiani devono essere assolutamente calamitati dai desideri amorosi di una sedicenne o giù di lì; disgraziatamente, i suddetti italiani non avrebbero mai saputo come andasse a finire la storia raccontata nella canzonetta. Alle 19.12 in punto, infatti, la musica cambia all’improvviso, senza avvisaglie. La canzonetta, Mamma mi ci vuole il fidanzato (il cui titolo originale doveva però essere: Mamma, voglio anch'io il fidanzato), cantata da Nella Colombo, viene interrotta e si sente la voce dell’annunciatore dell’EIAR, Giovanni Battista Arista, detto “Titta” che, dalle onde di Via Asiago in Roma, introduce S.E. il maresciallo Pietro Badoglio, che ha da fare un piccolo annuncio con il suo cappello Borsalino calato sulla testa pelata:



"Il governo italiano, vista l’impossibilità di continuare l’impari lotta contro la sovverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla nazione ha chiesto un armistizio al Generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta. Conseguentemente ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno davanti a eventuali attacchi da qualunque altra provenienza".

Seguono le note della "Marcia Reale", che allora era l'inno nazionale italiano. Ed è così che quel famoso o famigerato 8 settembre di ottant’anni fa comincia sul far della sera; con un’allegra e romantica canzonetta interrotta nientepopodimeno che da un Armistizio (che, in realtà, era già stato firmato da alcuni giorni, il 3 settembre a Cassibile in Sicilia). Interrotta dalla voce di un annunciatore messinese, e da quella di un generale piemontese, un vecchio filibustiere che annuncia la “cessazione delle ostilità” con la sua voce chioccia, pronunciando atrocemente (“Eisenòver”) il nome di Eisenhower. Non molto prima, un altro generale, Ambrosio, aveva diramato l’ultimo bollettino della disgraziata guerra voluta da sua Eccellenza il cav. Benito Mussolini; il Bollettino n° 121, che annunciava che “Sul fronte calabro reparti italiani e germanici ritardano nei combattimenti locali l’avanzata delle truppe nemiche”. Altro che fronte calabro. Ancora non è calata la notte di quell’8 settembre, che l’ “Esercito Italiano” è già in preda allo sbando totale. Lui, Badoglio, il Re di casa Savoia e parecchi ministri se la sono già data a gambe, con un lungo corteo di automobili già avviato sulla strada per Pescara. Scappano tutti. Si rimanda, ovviamente, alla Badoglieide di Nuto Revelli: Ti ricordi la fuga ingloriosa / con il re verso terre sicure?.... Il mattino del 9 settembre sono già tutti quanti sul molo di Ortona: Re, Badoglio, generali, ufficiali, Stato Maggiore, famiglie, attedenti, amanti. Tutti pronti per essere trasportati via mare a Brindisi, al sicuro dietro le linee alleate. Fanno letteralmente a cazzotti per montare sulle navi, qualcuno si aggrappa persino alla catena dell’ancora per non restare a terra. Sono questi codardi, che qualcuno ancora rimpiange, che lasciano allo sbando centinaia di migliaia di soldati italiani di cui avrebbero dovuto avere la responsabilità. Masse di soldati che cercano di tornare a casa, gettando la divisa alle ortiche. Un esercito intero ripudiato e lasciato in balia degli eventi. La sera stessa scendono dal Brennero le autocolonne militari tedesche, cominciando l’occupazione del Veneto; in cinque soli giorni occupano le principali città italiane, sui cui campanili e sulle cui torri sventola la bandiera con la croce uncinata.

La Storia, in una delle pagine più nere, tragiche, buie, terribili di questo sventurato Paese che si è sovente prodotto da solo, e con cura, le proprie sventure, comincia a ritmo di swing con una ragazza che si strugge alla ricerca d’un fidanzato -richiedendolo, naturalmente, alla mamma. Una dolce fiamma, un delizioso sentimento; magari lo stesso di migliaia di fidanzate i cui fidanzati, in quel preciso momento, si stavano struggendo di fame, di disperazione e di fatica in preda alla confusione provocata da una banda di criminali che prima li aveva mandati a crepare in tutta Europa, e poi li aveva lasciati completamente soli scappando come conigli, e questo sia detto senza nessuna offesa per i conigli. Non so se sia stata la prima volta che un evento storico di una tale portata sia stato preannunciato da una canzonetta che intendeva, probabilmente, “far sorridere” o non pensare; molti anni dopo, un’altra canzonetta del genere preannunciò addirittura una Rivoluzione. E’ un destino singolare, certo. E’ probabile che nessuno si ricordi più della fanciulla che cercava il fidanzato un lontanissimo 8 settembre di ottant’anni fa. Ottant’anni sono tanti. Quando sono nato io, però, quegli eventi erano passati da appena vent’anni; sinceramente, fa una certa impressione, specialmente quando, in certe notti ospedaliere, si ha tutto il tempo di pensare, di immaginare, di ricostruire. [RV]
Io vorrei (Che volete?)
Una cosa (Che volete?)
Che al mio cuore dolcemente doni un palpito d’amor
E’ una cosa (Deliziosa)
Che di notte (Misteriosa)
Fa le bimbe sospirare, fa le bimbe trepidare di passion
Mamma, non son più la capricciosa ragazzina
Che giocava sempre con la bionda bambolina
Ora sono cresciuta e un desiderio in cuore è nato
Già, oh, mamma, io vorrei un fidanzato
E’ una dolce fiamma, un delizioso sentimento
Che mi brucia in cuore come un languido tormento
E’ un desio d’amore che a morir è destinato
Sì, oh, mamma, non mi dai un fidanzato?
Se volete questo cuor, giovanotti con ardor
Accorrete tutti qua con me
Mamma, voglio anch’io un giovanotto da amare
Che non faccia, come quello in sogno, sospirare
Che mi stringa forte sul suo cuore innamorato
Già, oh, mamma, io vorrei un fidanzato.

Contributed by Riccardo Venturi - 2023/9/8 - 18:19


Ciao Riccardo è bello il tuo articolo dedicato al ricordo del vergognoso annuncio dell' armistizio. Ti segnalo però che a Radio popolare da giorni stanno facendo una trasmissione sull 8 settembre che ha per titolo: La strada nel bosco ricordando la canzone che alle 19,42 fu interrotta per dare l annuncio di Badoglio. Ho controllato su altri siti e sembra sia questa.
La si può riascoltare nel podcast della radio. Buona resistenza a tutti e tutte
Paolo

2023/9/9 - 12:58


A conferma della tua citazione però trovo in rete un articolo dal titolo: Quel lontano 8 settembre in cui si parla della interruzione alle 19,12 della canzone mamma voglio un fidanzato
Ciao paolo

2023/9/9 - 13:03


@ Paolo Rizzi

Carissimo Paolo, ho ascoltato lo streaming di Radio Popolare e devo dire che la questione della canzone che fu interrotta per l’annuncio badogliano dell’Armistizio è interessante. Non riguarda solo l’ora dell’interruzione, ma anche e soprattutto quale effettivamente sia stata la canzone interrotta: secondo i ragazzi di via Ollearo, infatti, fu La strada nel bosco (1943, scritta da Cesare Andrea Bixio [1896-1978, pronipote di Nino Bixio!], cantata inizialmente da Gino Bechi ma resa celebre da Alberto Rabagliati e poi, nel dopoguerra, interpretata -tra gli altri- da Claudio Villa ma che si trova anche nella colonna sonora del celeberrimo film di Vittorio de Sica La Ciociara, che è una triste e terribile storia di guerra, una memorabile interpretazione di Sophia Loren):



Ovviamente, bisognerebbe avere a disposizione la registrazione originale della trasmissione dell’EIAR. Disgraziatamente, se del proclama di Badoglio esistono tutte le registrazioni possibili e immaginabili, della canzone che fu interrotta (su questo tutte le testimonianze sembrano concordare, nel senso che una canzone fu effettivamente interrotta) non sembra esisterne alcuna. Ipotizzo che tale notizia sia stata desunta da testimonianze di ascoltatori, e chissà che negli archivi della RAI (che deve avere “ereditato” senz’altro quelli dell’EIAR) non ci sia qualcosa che possa dirimere la questione. Ma tutto questo va al di là delle nostre possibilità; proverò, appena possibile, a chiedere qualcosa all’Istituto De Martino -visto che al “Dema” hanno pressoché tutto nonché un archivio sonoro da far restare a bocca aperta chiunque si interessi di queste ed attualissime cose). La questione dell’ora della trasmissione del proclama è pure interessante, ma -a mio parere- secondaria: siamo sicuramente tra le 19 e le 20 di quel fatidico e sventurato giorno, mettiamola salomonicamente così.

Almeno per ora, noi restiamo alla nostra canzone papabile d’essere stata interrotta, vale a dire quella della ragazzina che vuole il fidanzato. Sempre pronti, naturalmente, a modificare questa pagina qualora si riescano ad avere testimonianze precise e inoppugnabili. A distanza di ottant’anni, certo, non è semplice. Ciao e grazie dell’interesse!

Riccardo Venturi - 2023/9/9 - 23:23


Secondo il sito del Museo Storico Badogliano, che si trova in via Badoglio n° 20 a Grazzano Badoglio, in provincia di Badoglio Asti, la canzone che fu interrotta per la trasmissione del proclama dell'Armistizio è "La strada nel bosco" (si veda qui). Ma la fonte riporta soltanto l'incisione della canzone eseguita da Alberto Rabagliati. La ricerca prosegue.

Riccardo Venturi - 2023/9/10 - 17:09


Ciao ho tra le mani il libro Un amore partigiano che il giornalista Concetto Vecchio ha scritto intervistando la partigiana Iole Mancini.edizioni Feltrinelli
A pagina 47 scrive: alle 19,42 Badoglio fece interrompere il programma di musica leggera diffuso dalla sede dell' Eiar, la radio di stato di via Asiago, dove il baritono Gino Bechis stava interpretando La strada del bosco.parlo alla nazione per 45 secondi con una voce stentorea che oggi può suonare farsesca.....
La musica riparti con le allegre note di una marcia

Paolo rizzi - 2023/9/12 - 15:11




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