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Giangilberto Monti
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Giangilberto Monti

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[2007]
Da/From: "Ce n'est qu'un début"
Testo e musica di Giangilberto Monti
Lyrics and music by Giangilberto Monti

JJ Monti


Tratto dal suo ultimo spettacolo, esce in distribuzione unicamente digitale il nuovo album di Giangilberto Monti, Ce n’est qu’un début, ispirato al noto slogan del maggio ’68 (Non è che l’inizio). In undici canzoni una riflessione sugli anni Settanta, dalla nascita della contestazione giovanile nella facoltà di Sociologia di Trento alla genesi delle Brigate Rosse, ma anche ricordi, amori, speranze e tanta voglia di futuro. In uscita su iTunes e nei principali shop digitali il 23 ottobre 2007, sarà in vendita su questo sito, in edizione limitata e completa di testi delle canzoni, dal 20 novembre.

IL DISCO
Questo album di inediti in italiano, il primo dopo molti anni, è tratto dall’ultimo spettacolo dello chansonnier milanese, Un po’ dopo il piombo. Con la collaborazione agli arrangiamenti del chitarrista Massimo Germini e un sound ormai consolidato - tra jazz, folk e canzone d’autore - gli stessi musicisti che hanno accompagnato dal 1997 la ricerca di Monti sulla canzone francese (il contrabbasso di Marco Mistrangelo, la batteria di Johannes Bickler, il pianoforte di Diego Baiardi) e altri ospiti: la piva emiliana di Jessica Lombardi, la ghironda di Caroline Tallone, la fisarmonica di Roberto Carlotti, e altro ancora… il tutto mixato da Massimo Faggioni. Tra i brani dell’album, Dopo il piombo è tratto da uno scritto del critico e studioso teatrale Oliviero Ponte di Pino, su musica del pianista jazz Gaetano Liguori, mentre La mia razza, firmata con Mauro Pagani e composta per Mia Martini nei primi anni Novanta, viene per la prima volta eseguita dall’autore. L’uscita dell’album precede di poco la ripresa dello spettacolo su Milano, dopo i successi di Genova e Roma della stagione scorsa.

LO SPETTACOLO
A metà degli anni Sessanta Renato Curcio e Margherita Cagol detta Mara si incontrano, si conoscono, si innamorano, si sposano e danno vita alla più nota formazione politica armata degli anni Settanta: le Brigate Rosse. Durante quegli anni cambia la scuola, il lavoro, la politica e il paese intero. E´ il mito della rivoluzione e della felicità, del maggio francese e dei suoi slogan - Ce n'est qu'un début - ma anche dei cattivi maestri e delle pistole che sostituiscono i fiori. Ed è anche il racconto di un nuovo modello di università nata in una delle città più tranquille del paese, Trento, dove la follia prevale lentamente sulla voglia di libertà, si propaga a macchia d’olio e spegne anche la storia d’amore e di rivoluzione di Renato e di Mara, quando i carabinieri la uccidono in un conflitto a fuoco, il 5 giugno 1975. Da lì in poi gli anni di piombo e una strisciante guerra civile, spazzeranno via i sogni e i colori di generazioni di italiani, che ancora oggi vorrebbero capire cosa è successo e perché.

(Da www.fortalamo.it)


«E’ un disco di canzoni che ho composto nell’arco di 30 anni. Tutte inedite tranne una. Una sorta di The best dei miei inediti, che si snoda attorno a un tema: quello di ricordare come eravamo 30 anni fa. Se vogliamo è un disco di passioni, di grandi passioni, d’amore. Anche perché pure il nostro rapporto con la politica è stato un rapporto d’amore». Giangilberto Monti inquadra così il suo ultimo disco “Ce n’est qu’ un début”, uno di quegli album che fa scintille in mano come un fuoco di artificio.

Erano ormai molti anni che che J.J. Monti non faceva un album intero di canzoni inedite: gli ultimi erano stati dedicati alla canzone francese (con ottimi risultati). Ora, con questa canzoni tratte dallo spettacolo "Un po’ dopo il piombo", abbiamo il ritorno alla grande tradizione cantautorale, a quella migliore e più sana. Ottimi testi, temi importanti, una sorta di filo (rosso) che percorre tutto l’album.

Si parla di politica e si parla di anni ’70 e parlando di allora si parla di ora. Dal terrorismo (ma visto anche attraverso la storia d’amore tra Renato Curcio e Mara Cagol) fino all’antipolitica (una “Tarantella parlamentare” che sembra essere stata scritta adesso, tanto pare in linea con i proclami grilliani degli ultimi tempi: «E pensa che invece doveva finire sul mio primo disco, si parla del 1978. Ma non mi è staa censurata. Solo sconsigliata»), dal Generale Dalla Chiesa a colloquio con Aldo Moro (“Nei secoli fedele”) ai “Cattivi maestri” della canzone omonima (dove si adombra il rischio di aver "confuso il pano e le rose"), da Milano raccontata in una lettera alla madre (“Cara mamma, Milano”) come "una grande esperienza ... luminose a attraente / poi diventa feroce / e divora tutto quello che accade". Fino a “Dopo il piombo”, scritta su musica di Gaetano Liguori e partendo da un testo di Oliviero Ponte di Pino: "Avevo vent'anni un po' dopo il piombo / sognavo di notte le spiagge o il Congo / ma non dirò mai a nessuno che era / di tutta una vita la più bella età", ricordandosi da vicino di Paul Nizan.

Sono undici canzoni, che, da un lato sembrano scritte oggi, dall'altro si portano dietro non solo frasi, idee e modi di dire di allora, ma anche musiche, sensazioni e quasi gli odori. Forse perché il tutto si ricolloca con maggior precisione all'interno del più ampio contenitore dello spettacolo, oppure perché abbiamo percorso gli stessi anni nella stessa città ed è facile riconoscere frasi, voci, tic, sensazioni lasciate sulle strade degli anni '70, sul "tappeto dove ci rotolavamo / nelle cucine dove tutti fumavamo" anche perché, come scrive nella canzone che dà il titolo all'album: "è rimasto nello specchio / come un'ombra quel profumo / era bello, era tutto / il profumo dell'inizio",

Ma ancora di più è in "Una bella coppia", una normale canzone d'amore, che si respira ancora più il senso di quei tempi, appoggiato sulle ali morbide di una chitarra che arpeggia nella notte: "litigando, camminando da una stanza all'altra /improvvisando un tango / potevamo essere una bella coppia /come quelle che non si lasciano mai", ma tutto quanto in essa è assolutamente in ordine (e non a posto): si parla di viaggi per il mondo, di cena "tra un budino ed un ti amo" e di "una notte senza te". A sufficienza per stracciare i cuori.

In totale una grande kermesse musical-canora che ripercorre sul filo leggero (e rosso) della memoria i nostri anni di piombo in questa città. Il bello è che l’album vive benissimo anche senza lo spettacolo da cui le canzoni sono tratte o a cui sono ispirate. «Questa è la mia differenza con Gaber. Lui pensava a canzoni finalizzate allo spettacolo, io penso a canzoni che possano assolutamente vivere di vita propria».

Il tessuto musicale preparato per l’occasione è suntuoso, pur facendo parte di un lavoro artigianale, Giangilberto ha allineato una squadra composta da Contrabbasso, batteria, pianoforte, chitarre, bouzouki, mandolino, piva e flauto dolce, percussioni, fisarmonica, ghironda: sostanzialmente la formazione che lo accompagnava in "Maledette canzoni", con la partecipazione pregnante di Simeone Pozzini (già con Van De Sfroos) alla fisarmonica.

Per l'occasione la Carosello ha deciso di distribuire il disco solo in via digitale, per cui dal 23 ottobre è possibile trovarlo su I-tunes e gli altir principali shop digitali

Canzoni dolenti o raccolte, intime e intense: la politica raccontata con pudore e con amore. Profondo, ferito, ricucito. Come tutte quelle sensazioni che non si lasciano dimenticare, nonostante di acqua sotto i ponti, anche sporca, anche putrida, ne è passata tanta in questi tre decenni. Ma la nostalgia e la passione resta, anche perché, come direbbe Jannacci, “alura gh’avevi vint’ann”.
(Da www.bielle.org)
Com'è triste ritrovare
il colore del soffitto
com'è buffo ragionare
con le mie catene al dito.

Non ricordo questa guerra
iniziata come un gioco
ho paura di dormire
perché poi mi sveglio solo.

Come odio questa luce
questo giorno innaturale
queste notti che cammino
per poter dimenticare.

Quanto brucio in sigarette
per scacciare la tensione
oramai non urlo più
né sostengo una ragione.

"Signori deputati
illustri senatori
cattureremo presto
chi non s'arrenderà.

Studiamo fin dall'alba
nuovissimi sistemi
ripuliremo tutto
la feccia perderà."

Com'è grigia questa casa
dove passo il tempo piano
com'è falsa quell'insegna
che risplende da lontano.

Cosa può cambiarmi un film
o un'inchiesta sul giornale
tanto poi diranno tutti
che era un pazzo un po' speciale.

"Illustri senatori
signori deputati
dovremo giudicare
per la democrazia.

E se non lo faranno
i nostri magistrati
abbiamo come sempre
la nostra polizia."

Ho tradito proprio tutti
e poi tutti mi han tradito
i miei libri i miei maestri
i miei sogni che han fallito.

Come un angelo caduto
il mio amore se ne è andato
l'hanno uccisa nel mio nome
e la legge qui è lo stato.

Ogni stato ha la sua legge
e la legge qui è lo stato
e la legge qui è lo stato.

inviata da Riccardo Venturi e daniela -k.d.- - 13/11/2007 - 13:44




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