Canzone dei cambiamenti climatici
L'Anonimo Toscano del XXI Secolo e la Piccola Orchestrina del Costo SocialeLanguage: Italian
Viene gennaio silenzioso e lieve,
Però il clima è un po’ strano:
Sulle montagne non c’è più la neve,
Fa caldo anche a Milano, fa caldo anche a Milano.
Per non parlare poi della pianura,
Ci son trentadue gradi
Dice Giuliacci che stavolta è dura,
Vai in slip e non ci badi, vai in slip e non ci badi.
Viene febbraio e il mondo è a capo chino,
Si fan le feste al sole,
Trentatré gradi il dodici a Torino,
Già chiudono le scuole, già chiudono le scuole.
In tutta Italia gira ormai la gente
Con aria assente e stanca,
Mi sa quest’anno non si fa per niente
La settimana bianca, la settimana bianca.
Cantando Marzo porta le sue piogge,
Al posto di Bologna
Ora c’è un lago, altro che le rogge,
Stavolta è una gran rogna, stavolta è una gran rogna.
Stiamo tranquilli, è tutto normale,
Lo dicon gli espertoni,
Lo dice Feltri pure sul “Giornale”,
Son dei brutti acquazzoni, son dei brutti acquazzoni.
Con giorni lunghi un po’ pazzerelloni
Il dolce aprile viene,
La neve arriva fino ai coglioni,
Le piste sono piene, le piste sono piene.
E nei tuoi giorni è bello addormentarsi
Dopo fatto l’amore,
Naturalmente un po’ per riscaldarsi
E attenti al raffreddore, attenti al raffreddore.
Ben venga maggio ed il gommone amico,
Ben venga l’alluvione,
Ci ho la Panda lassù sopra un fico
Assieme a due poltrone, assieme a due poltrone.
Ben venga maggio con la sua cuccagna,
Traciman rii e torrenti,
Io quasi quasi me ne vo in Romagna,
Là si che son contenti, là si che son contenti.
Giugno, che sei maturità dell’anno,
Che strana situazione:
In Gran Bretagna al sole si disfanno
Col grande anticiclone, col grande anticiclone.
Mentre qui, un giorno fa quaranta gradi
E il giorno dopo il cielo
‘E si rabbuja e per le terre cadi
Stremato dal gran gelo, stremato dal gran gelo.
Con giorni lunghi invero un po’ roventi
Ecco Luglio il leone:
Avanza lesta a passi assai possenti
La desertificazione, la desertificazione.
Tutti in vacanza, Agosto, è la stagione
Sul lago due settimane,
Ma occhio al ventaccio, sennò tu fai come
Le spie israeliane, le spie israeliane.
Settembre è il mese del ripensamento,
‘Sto clima fa pietà:
Che ci sia forse qualche cambiamento
Ormai lo credi già, ormai lo credi già.
Già, tu che davi di cretina a Greta,
Facevi battutone,
Ora vedi la possibilità concreta
Che avesse ragione, che avesse ragione.
Non so se tutti hanno capito, Ottobre,
La vendemmia è saltata,
Addio al Chianti, al Barolo e alla Barbera
Per qualche grandinata, per qualche grandinata.
Lungo i miei monti cadono dei chicchi
Da due o tre etti l’uno,
Ci va di lusso, anzi proprio da ricchi
Se ‘unn’è morto nessuno, se unn’è morto nessuno.
Cala Novembre, e ‘un piove proprio mai,
Si rinsecchiscon gli orti,
Si va in bermude in mezzo ai nostri guai
A portar fiori ai morti, a portar fiori ai morti.
Ma quali fiori? Manco quelli finti,
Son secchi pure loro,
I crisantemi sono tutti stinti,
Che bel capolavoro, che bel capolavoro.
E vorrei andare come l’orso in letargo,
Dicembre, ma la zanzara
Già mi tormenta e ora piglio il largo
Sennò Fogazzi mi spara, sennò Fogazzi mi spara.
Uomini e cose lasciano per terra
Spruzzi di Autan, e il cinghiale
Insieme a Cristo suda e perso erra
Vestito da Babbo Natale, vestito da Babbo Natale.
Però il clima è un po’ strano:
Sulle montagne non c’è più la neve,
Fa caldo anche a Milano, fa caldo anche a Milano.
Per non parlare poi della pianura,
Ci son trentadue gradi
Dice Giuliacci che stavolta è dura,
Vai in slip e non ci badi, vai in slip e non ci badi.
Viene febbraio e il mondo è a capo chino,
Si fan le feste al sole,
Trentatré gradi il dodici a Torino,
Già chiudono le scuole, già chiudono le scuole.
In tutta Italia gira ormai la gente
Con aria assente e stanca,
Mi sa quest’anno non si fa per niente
La settimana bianca, la settimana bianca.
Cantando Marzo porta le sue piogge,
Al posto di Bologna
Ora c’è un lago, altro che le rogge,
Stavolta è una gran rogna, stavolta è una gran rogna.
Stiamo tranquilli, è tutto normale,
Lo dicon gli espertoni,
Lo dice Feltri pure sul “Giornale”,
Son dei brutti acquazzoni, son dei brutti acquazzoni.
O giorni, o mesi che andate sempre via,
Clima pazzo però lo dice anche mia zia:
“Diverso tutti gli anni, e tutti gli anni uguale...”
L’ho vista navigare sul letto col guanciale,
Sul letto col guanciale.
Clima pazzo però lo dice anche mia zia:
“Diverso tutti gli anni, e tutti gli anni uguale...”
L’ho vista navigare sul letto col guanciale,
Sul letto col guanciale.
Con giorni lunghi un po’ pazzerelloni
Il dolce aprile viene,
La neve arriva fino ai coglioni,
Le piste sono piene, le piste sono piene.
E nei tuoi giorni è bello addormentarsi
Dopo fatto l’amore,
Naturalmente un po’ per riscaldarsi
E attenti al raffreddore, attenti al raffreddore.
Ben venga maggio ed il gommone amico,
Ben venga l’alluvione,
Ci ho la Panda lassù sopra un fico
Assieme a due poltrone, assieme a due poltrone.
Ben venga maggio con la sua cuccagna,
Traciman rii e torrenti,
Io quasi quasi me ne vo in Romagna,
Là si che son contenti, là si che son contenti.
Giugno, che sei maturità dell’anno,
Che strana situazione:
In Gran Bretagna al sole si disfanno
Col grande anticiclone, col grande anticiclone.
Mentre qui, un giorno fa quaranta gradi
E il giorno dopo il cielo
‘E si rabbuja e per le terre cadi
Stremato dal gran gelo, stremato dal gran gelo.
O giorni, o mesi che andate sempre via,
Clima pazzo però lo dice anche mia zia:
“Diverso tutti gli anni, e tutti gli anni uguale...”
L’ho vista navigare sul letto col guanciale,
Sul letto col guanciale.
Clima pazzo però lo dice anche mia zia:
“Diverso tutti gli anni, e tutti gli anni uguale...”
L’ho vista navigare sul letto col guanciale,
Sul letto col guanciale.
Con giorni lunghi invero un po’ roventi
Ecco Luglio il leone:
Avanza lesta a passi assai possenti
La desertificazione, la desertificazione.
Tutti in vacanza, Agosto, è la stagione
Sul lago due settimane,
Ma occhio al ventaccio, sennò tu fai come
Le spie israeliane, le spie israeliane.
Settembre è il mese del ripensamento,
‘Sto clima fa pietà:
Che ci sia forse qualche cambiamento
Ormai lo credi già, ormai lo credi già.
Già, tu che davi di cretina a Greta,
Facevi battutone,
Ora vedi la possibilità concreta
Che avesse ragione, che avesse ragione.
Non so se tutti hanno capito, Ottobre,
La vendemmia è saltata,
Addio al Chianti, al Barolo e alla Barbera
Per qualche grandinata, per qualche grandinata.
Lungo i miei monti cadono dei chicchi
Da due o tre etti l’uno,
Ci va di lusso, anzi proprio da ricchi
Se ‘unn’è morto nessuno, se unn’è morto nessuno.
O giorni, o mesi che andate sempre via,
Clima pazzo però lo dice anche mia zia:
“Diverso tutti gli anni, e tutti gli anni uguale...”
L’ho vista navigare sul letto col guanciale,
Sul letto col guanciale.
Clima pazzo però lo dice anche mia zia:
“Diverso tutti gli anni, e tutti gli anni uguale...”
L’ho vista navigare sul letto col guanciale,
Sul letto col guanciale.
Cala Novembre, e ‘un piove proprio mai,
Si rinsecchiscon gli orti,
Si va in bermude in mezzo ai nostri guai
A portar fiori ai morti, a portar fiori ai morti.
Ma quali fiori? Manco quelli finti,
Son secchi pure loro,
I crisantemi sono tutti stinti,
Che bel capolavoro, che bel capolavoro.
E vorrei andare come l’orso in letargo,
Dicembre, ma la zanzara
Già mi tormenta e ora piglio il largo
Sennò Fogazzi mi spara, sennò Fogazzi mi spara.
Uomini e cose lasciano per terra
Spruzzi di Autan, e il cinghiale
Insieme a Cristo suda e perso erra
Vestito da Babbo Natale, vestito da Babbo Natale.
O giorni, o mesi che andate sempre via,
Clima pazzo però lo dice anche mia zia:
“Diverso tutti gli anni, e tutti gli anni uguale...”
L’ho vista navigare sul letto col guanciale,
Sul letto col guanciale.
Clima pazzo però lo dice anche mia zia:
“Diverso tutti gli anni, e tutti gli anni uguale...”
L’ho vista navigare sul letto col guanciale,
Sul letto col guanciale.
NON SERVE UN GLACIOLOGO PER CAPIRE CHE L'HINDU KUSH E' – letteralmente – AGLI SGOCCIOLI
Gianni Sartori
Dai versi di Subterranean Homesick Blues (Bob Dylan. 1965) "You don't need a weatherman to know which way the wind blows" (non serve un meteorologo per sapere da che parte soffia il vento) avevano preso ispirazione i militanti della sinistra statunitense rivoluzionaria (almeno a livello di intenzioni...) conosciuti come Weatherman, the Weathermen o anche Weather Underground.
Il verso era stato ripreso pari pari come titolo per un documento distribuito al nono congresso dell'SDS (Students for a Democratic Society) dalla componente più radicale (Revolutionary Youth Movement) a Chicago il 18 giugno 1969.
Annunciando la nascita di una "forza combattente bianca" che insieme a quelle dei Neri (Black Panthers), Portoricani (Young Lords), Nativi (American Indian Movement) e Chicanos (Brown Berets, di origine messicana) avrebbe portato – nientemeno - alla "distruzione dell'imperialismo statunitense e alla creazione di un mondo privo di classi: un mondo comunista". Sappiamo poi come è andata a finire.
Comunque, per analogia, oggi possiamo affermare che non c'è bisogno di un esperto in glaciologia per sapere come i ghiacciai del pianeta stanno semplicemente fondendo.
Scrivo “fondendo” in quanto, come ha fatto osservare qualche addetto ai lavori “ i ghiacciai non si sciolgono, ma fondono. Il motivo è tutto nella spiegazione scientifica del fenomeno che porta al passaggio da stato solido (ghiaccio) a liquido (acqua)”.
Per cui definire la sostanziosa, evidente riduzione della massa ghiacciata, sia sulle montagne che ai poli, come “scioglimento” non sarebbe corretto. Risparmio al lettore eccessive spiegazioni chimico-scientifiche In soldoni, “soluzione” sarebbe quella dello zucchero (il “soluto”) nel caffé (il “solvente”).
Nel caso dei ghiacciai si dovrebbe parlare di “fusione”, ossia di un cambiamento di stato: appunto da quello solido a quello liquido.
E' questo l'odierno dramma vissuto in particolare dalle alte montagne dell'Asia (HMA, High-Mountain Asia), dall'Himalaya a sud e a est all'Hindu Kush a ovest e al Tien Shan a nord. Comprendendo , oltre all'altopiano del Tibet, anche le sub-catene del Karakorum, del Pamir-Alay e del Kunlun.
Nel loro insieme costituiscono quello che viene definito il “terso polo” (o anche “water towers”). Fonte di alimentazione per gran parte del sistema fluviale asiatico (Indo, Brahmaputra, Gange, Yangtze, Fiume Giallo, Mekong, Salween...).
A causa del cambiamento climatico, l’Asia meridionale sta rischiando di perdere almeno il 75% del volume dei suoi ghiacciai entro questo secolo.
Un processo apparentemente irreversibile e forse ancora più accelerato nell'Hindu Kush. Stando almeno all'accorato appello lanciato in questi giorni da Shehbaz Sharif, primo ministro del Pakistan, al summit – deludente e inconcludente - di Baku. Ricordando che i cambiamenti climatici estremi hanno colpito ripetutamente il suo Paese, in maniera sproporzionata rispetto alle responsabilità in materia di emissioni. Citando a titolo di esempio le inondazioni monsoniche del 2022 che hanno causato migliaia di vittime, milioni di sfollati e danni economici (raccolti e abitazioni distrutti) per circa 30 miliardi di dollari. Eventi che in qualche modo sono in sintonia con un fatto incontestabile: negli ultimi dieci anni il ghiaccio dell’Hindu Kush si è ridotto del 65% rispetto al decennio precedente.
Quanto al Green Pakistan Project con cui il Pakistan sta tentando di affrontare la crisi climatica (produrre il 60% dell'energia con le rinnovabili, converire all'elettrico il 30% dei veicoli...) al momento appare piuttosto velleitario, difficilmente praticabile (anche per mancanza di fondi).
Un ultimo pensiero anche ai nostrani “turisti d'alta quota”, quelli che - tra un trekking, una “prima ascensione” e un giro in elicottero - in Pakistan costruiscono strade, centri turistici e villaggi-vacanza (alimentando lo stile di vita occidentale, il consumismo etc).
Bé, così a spanne, ci vorrà ben altro che qualche pannello solare sul tetto del rifugio. Suggersico: magari qualche aereo e qualche elicottero in meno?
Gianni Sartori
Gianni Sartori
Dai versi di Subterranean Homesick Blues (Bob Dylan. 1965) "You don't need a weatherman to know which way the wind blows" (non serve un meteorologo per sapere da che parte soffia il vento) avevano preso ispirazione i militanti della sinistra statunitense rivoluzionaria (almeno a livello di intenzioni...) conosciuti come Weatherman, the Weathermen o anche Weather Underground.
Il verso era stato ripreso pari pari come titolo per un documento distribuito al nono congresso dell'SDS (Students for a Democratic Society) dalla componente più radicale (Revolutionary Youth Movement) a Chicago il 18 giugno 1969.
Annunciando la nascita di una "forza combattente bianca" che insieme a quelle dei Neri (Black Panthers), Portoricani (Young Lords), Nativi (American Indian Movement) e Chicanos (Brown Berets, di origine messicana) avrebbe portato – nientemeno - alla "distruzione dell'imperialismo statunitense e alla creazione di un mondo privo di classi: un mondo comunista". Sappiamo poi come è andata a finire.
Comunque, per analogia, oggi possiamo affermare che non c'è bisogno di un esperto in glaciologia per sapere come i ghiacciai del pianeta stanno semplicemente fondendo.
Scrivo “fondendo” in quanto, come ha fatto osservare qualche addetto ai lavori “ i ghiacciai non si sciolgono, ma fondono. Il motivo è tutto nella spiegazione scientifica del fenomeno che porta al passaggio da stato solido (ghiaccio) a liquido (acqua)”.
Per cui definire la sostanziosa, evidente riduzione della massa ghiacciata, sia sulle montagne che ai poli, come “scioglimento” non sarebbe corretto. Risparmio al lettore eccessive spiegazioni chimico-scientifiche In soldoni, “soluzione” sarebbe quella dello zucchero (il “soluto”) nel caffé (il “solvente”).
Nel caso dei ghiacciai si dovrebbe parlare di “fusione”, ossia di un cambiamento di stato: appunto da quello solido a quello liquido.
E' questo l'odierno dramma vissuto in particolare dalle alte montagne dell'Asia (HMA, High-Mountain Asia), dall'Himalaya a sud e a est all'Hindu Kush a ovest e al Tien Shan a nord. Comprendendo , oltre all'altopiano del Tibet, anche le sub-catene del Karakorum, del Pamir-Alay e del Kunlun.
Nel loro insieme costituiscono quello che viene definito il “terso polo” (o anche “water towers”). Fonte di alimentazione per gran parte del sistema fluviale asiatico (Indo, Brahmaputra, Gange, Yangtze, Fiume Giallo, Mekong, Salween...).
A causa del cambiamento climatico, l’Asia meridionale sta rischiando di perdere almeno il 75% del volume dei suoi ghiacciai entro questo secolo.
Un processo apparentemente irreversibile e forse ancora più accelerato nell'Hindu Kush. Stando almeno all'accorato appello lanciato in questi giorni da Shehbaz Sharif, primo ministro del Pakistan, al summit – deludente e inconcludente - di Baku. Ricordando che i cambiamenti climatici estremi hanno colpito ripetutamente il suo Paese, in maniera sproporzionata rispetto alle responsabilità in materia di emissioni. Citando a titolo di esempio le inondazioni monsoniche del 2022 che hanno causato migliaia di vittime, milioni di sfollati e danni economici (raccolti e abitazioni distrutti) per circa 30 miliardi di dollari. Eventi che in qualche modo sono in sintonia con un fatto incontestabile: negli ultimi dieci anni il ghiaccio dell’Hindu Kush si è ridotto del 65% rispetto al decennio precedente.
Quanto al Green Pakistan Project con cui il Pakistan sta tentando di affrontare la crisi climatica (produrre il 60% dell'energia con le rinnovabili, converire all'elettrico il 30% dei veicoli...) al momento appare piuttosto velleitario, difficilmente praticabile (anche per mancanza di fondi).
Un ultimo pensiero anche ai nostrani “turisti d'alta quota”, quelli che - tra un trekking, una “prima ascensione” e un giro in elicottero - in Pakistan costruiscono strade, centri turistici e villaggi-vacanza (alimentando lo stile di vita occidentale, il consumismo etc).
Bé, così a spanne, ci vorrà ben altro che qualche pannello solare sul tetto del rifugio. Suggersico: magari qualche aereo e qualche elicottero in meno?
Gianni Sartori
Gianni Sartori - 2024/11/25 - 23:07
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Testo / Lyrics / Paroles / Sanat: Anonimo Toscano del XXI Secolo
Musica / Music / Musique / Sävel: Francesco Guccini (ancora auguri!): Canzone dei dodici mesi
In questa giornata di genetliaci e auguri al grande Francesco Guccini, l’Anonimo Toscano del XXI Secolo ha pensato che la Canzone dei dodici mesi, scelta quest’anno per festeggiare il Maestròn di Pàvana, di per sé è una canzone che assume una valenza del tutto speciale in tempi di cambiamenti climatici, e delle loro funeste conseguenze. Ascoltandola, come non ripensare a quando le stagioni erano stagioni, a quando di gennaio si pelava dal freddo, di luglio faceva un bel caldo sano, di settembre e ottobre si faceva la vendemmia e di dicembre c’era il Natale con la neve…? L’Anonimo ha quindi pensato di scrivere appositamente una “Canzone dei dodici mesi” leggermente modificata, in modo da rispondere pienamente alla situazione attuale.