All you can eat
Mangiati il sistema
Mangiati il low cost
Divòrati la terra
Divora il permafrost
C’è la convenienza
C’è la quantità
Non devi più scegliere
Sei la divinità
E se non è tutto quello che vuoi…
È tutto quello che puoi!
All you can eat
Non c’è più limite
Puoi esagerare
Questa è la libertà
Questa è la libertà
Ti puoi scialare
Puoi trasgredire
Senza più regola
Senza più regola
Abbiamo fatto trenta
Facciamo centocinquanta!
All you can eat
All you can eat
Giro pizza te ne porto
Finché non mi dici basta
Mi scasso qui in paranza
Di spritz a tre e cinquanta
Mi sfondo di big mac
Di nighiri sauce
Bevi quel che puoi
Mangia tutto il mall
Gastrolatra digerente
Cefalopode nella mente
In mezzo alla gente
E non m’importa più di niente
All you can eat
All you can eat
Non c’è più limite
Puoi esagerare
Questa è la libertà
Questa è la libertà
Ti puoi scialare
Puoi trasgredire
Senza più regola
Senza più regola
Abbiamo fatto trenta
Facciamo centocinquanta!
All you can eat
All you can eat
Se tanto è tutto uguale
Se non conta più studiare
Se non conta più sapere
Se siamo irrilevanza
Se non c’è differenza
Nella terra dell’Abbastanza
Se non c’è principio né speranza
Se non c’è principio né speranza
Se non c’è principio né speranza
Allora mangia…
All you can eat
Se tanto è tutto uguale
Se non conta più studiare
Se non conta più sapere
Se siamo irrilevanza
Se non c’è differenza
Nella terra dell’Abbastanza
Se non c’è principio né speranza
Se non c’è principio né speranza
Se non c’è principio né speranza
Allora mangia…
All you can eat
All you can eat
All you can eat…
Mangiati il sistema
Mangiati il low cost
Divòrati la terra
Divora il permafrost
C’è la convenienza
C’è la quantità
Non devi più scegliere
Sei la divinità
E se non è tutto quello che vuoi…
È tutto quello che puoi!
All you can eat
Non c’è più limite
Puoi esagerare
Questa è la libertà
Questa è la libertà
Ti puoi scialare
Puoi trasgredire
Senza più regola
Senza più regola
Abbiamo fatto trenta
Facciamo centocinquanta!
All you can eat
All you can eat
Giro pizza te ne porto
Finché non mi dici basta
Mi scasso qui in paranza
Di spritz a tre e cinquanta
Mi sfondo di big mac
Di nighiri sauce
Bevi quel che puoi
Mangia tutto il mall
Gastrolatra digerente
Cefalopode nella mente
In mezzo alla gente
E non m’importa più di niente
All you can eat
All you can eat
Non c’è più limite
Puoi esagerare
Questa è la libertà
Questa è la libertà
Ti puoi scialare
Puoi trasgredire
Senza più regola
Senza più regola
Abbiamo fatto trenta
Facciamo centocinquanta!
All you can eat
All you can eat
Se tanto è tutto uguale
Se non conta più studiare
Se non conta più sapere
Se siamo irrilevanza
Se non c’è differenza
Nella terra dell’Abbastanza
Se non c’è principio né speranza
Se non c’è principio né speranza
Se non c’è principio né speranza
Allora mangia…
All you can eat
Se tanto è tutto uguale
Se non conta più studiare
Se non conta più sapere
Se siamo irrilevanza
Se non c’è differenza
Nella terra dell’Abbastanza
Se non c’è principio né speranza
Se non c’è principio né speranza
Se non c’è principio né speranza
Allora mangia…
All you can eat
All you can eat
All you can eat…
Contributed by Riccardo Gullotta - 2023/4/22 - 10:12
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Vinicio Capossela
Album: Tredici Canzoni Urgenti
Il nichilismo diviene parte del pensiero, entra nella logica delle relazioni, deve destabilizzare da ogni vincolo per poter effettuare la guerra quotidiana. La coazione a ripetere del gesto non si limita all’annichilimento, il gesto è preparato alla distruzione dalla disposizione psichica tesa all’intenzionalità distruttiva. L’altro è solo un mezzo, non è riconosciuto come pari, ma come potenziale mezzo da usare e nullificare. Ambiente è solo una parola astratta, il consumante riduce già nel concetto l’ambiente a realtà da usare e mai da vivere. L’atomistica robinsoniana costruisce gradualmente e celermente la sua logica di guerra. La derealizzazione del corpo vissuto che consuma ed è consumato è il compimento perfetto del ciclo di produzione e consumo. Il mondo scompare mentre lo si usa, è solo quantità da manovrare nella solitudine atomistica. La natura umana è negata nella sua verità etica e comunitaria, sopravvive in modo perverso nel gruppo banditesco che si aggira per nuovi saccheggi. Gli acquisti compulsivi e la dipendenza dagli acquisti sono il segnale patologico dello stato di guerra e di appropriazione bellicosa a cui l’individuo è sottoposto.
Non sceglie “chi essere e verso cosa orientarsi”, è il sistema ad addestrarlo alla guerra con il linguaggio orwelliano: la competizione è chiamata merito, il saccheggio è battezzato con il termine affare, l’egoismo più sfrenato diventa competenza e capacità tecnica. Il linguaggio orwelliano costruisce mondi che si sovrappongono alla realtà effettuale. La cecità collettiva è l’obiettivo primo dell’economia di guerra. La fenomenologia del consumo è sostenuta dal linguaggio che nega la realtà-verità per rappresentarla con parole teatrali e virtualmente positive ciò che il soggetto compie, in modo che non possa pensare le azioni, le quali sono in tal maniera “eventi” privi di concetto. Il gesto consumista è spettrale, prepara la morte.[ Salvatore Antonio Bravo]