Il Balletto di Bronzo: Missione Sirio 2222
GLI EXTRA DELLE CCG / AWS EXTRAS / LES EXTRAS DES CCGLangue: italien
Un'astronave sta morendo
Perduta nell'immensità
Uomini soli nello spazio
Nessuno più li aiuterà
Stanno correndo verso il sole
Che non raggiungeranno mai
Hanno le stelle dentro gli occhi
Nel cielo freddo di lassù
C'è tanta luce in quel silenzio
La luce dell'eternità
Uomini soli nello spazio
Ma il mondo non li scorderà
Uomini soli nello spazio
Ma il mondo non li scorderà
Un'astronave sta morendo
Perduta nell'immensità
Uomini soli nello spazio
Nessuno più li aiuterà
Stanno correndo verso il sole
Che non raggiungeranno mai
Hanno le stelle dentro gli occhi
Nel cielo freddo di lassù
C'è tanta luce in quel silenzio
La luce dell'eternità
Uomini soli nello spazio
Ma il mondo non li scorderà
Uomini soli nello spazio
Ma il mondo non li scorderà.
Perduta nell'immensità
Uomini soli nello spazio
Nessuno più li aiuterà
Stanno correndo verso il sole
Che non raggiungeranno mai
Hanno le stelle dentro gli occhi
Nel cielo freddo di lassù
C'è tanta luce in quel silenzio
La luce dell'eternità
Uomini soli nello spazio
Ma il mondo non li scorderà
Uomini soli nello spazio
Ma il mondo non li scorderà
Un'astronave sta morendo
Perduta nell'immensità
Uomini soli nello spazio
Nessuno più li aiuterà
Stanno correndo verso il sole
Che non raggiungeranno mai
Hanno le stelle dentro gli occhi
Nel cielo freddo di lassù
C'è tanta luce in quel silenzio
La luce dell'eternità
Uomini soli nello spazio
Ma il mondo non li scorderà
Uomini soli nello spazio
Ma il mondo non li scorderà.
envoyé par Riccardo Venturi - 12/2/2023 - 23:06
...'e tu mi fai lo spoiler, visto che "Help me" è già in cantiere...!
Riccardo Venturi - 13/2/2023 - 17:47
Non dimenticarti la versione di Elio e Le Storie Tese...
"Poi silenzio.
Solo "Help me, help me, help me!
Soccorso! Help me! Aiuto!".
Poi silenzio e niente più...
perché Mc Kenzie è esploso in volo,
lo sai caro figliolo,
e poi non era neanche il tuo papà,
perché io faccio la troia !"
"Poi silenzio.
Solo "Help me, help me, help me!
Soccorso! Help me! Aiuto!".
Poi silenzio e niente più...
perché Mc Kenzie è esploso in volo,
lo sai caro figliolo,
e poi non era neanche il tuo papà,
perché io faccio la troia !"
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Testo e musica / Lyrics and music / Paroles et musique / Sanat ja sävel: Giacomo Simonelli
Album / Albumi: Sirio 2222
Oggi, domenica 12 febbraio 2023 (già, il 2023!) mi dev'essere presa la fissa delle “canzoni spaziali” degli anni '60 e '70, dei dischi volanti, delle astronavi...istigato, certo, da una canzonetta svedese pure di quel periodo. Ma non è certo che canzoni e brani musicali del genere mancassero nell'abisso senza fondo che oramai è questo sito: a cominciare da quella che è forse la capostipite del genere, ed anche la più famosa: la “bizzarria spaziale” di David Bowie, vale a dire Space Oddity. Ispirata, come si sa, un po' dalla missione dell'Apollo 8 (la prima navicella spaziale con a bordo un equipaggio intero) e un po' (tanto) da un celebre filmino di Stanley Kubrick del 1968 in cui si svolgevano Odissee nello spazio oramai ventidue anni fa (ed in cui il supercomputer HAL 9000 aveva probabilmente una RAM corrispondente a quella di un attuale telefonino Nokia da 15 euro), Space Oddity, col suo Major Tom che si perde nello spazio solitario a bordo della sua astronave, fu fatta uscire da David Bowie esattamente l'11 luglio 1969; dieci giorni dopo, l'uomo sbarcava sulla Luna.
Che periodo! Nonostante fossi un bambino (avevo 6 anni) ne ho un ricordo vivissimo. Quello di una notte caldissima di piena estate, in cucina nella casa dell'Isola d'Elba, davanti al televisore con tutta la famiglia “allargata”; credo che sia stata la prima volta in cui mi fu permesso di restare alzato dopo una cert'ora, perché all'epoca i bambini andavano a letto presto anche d'estate. E insomma, per farla un po' più breve, dalla “Bizzarria Spaziale” di Bowie e dall'Odissea nello Spazio che avrebbe dovuto aver luogo trent'anni e rotti a venire, sorse -tra l'altre cose- tutto un filone di canzoni “futurose” in parecchie delle quali, come tosto s'andrà a vedere rimpinguando, è vero, un po' gli “Extra” che son già pingui di suo, una schiera di poveri astronauti vengono mandati a fare una bruttissima fine nello Spazio profondo, in improbabili e spesso vaghe “missioni” in un futuro a volte prossimo, a volte più lontano. Il futuro, già. Quella cosa che, generalmente, ci ha sempre fregati a scapito del presente. Quella cosa che Oreste Scalzone ha definito, assai giustamente, come nient'altro che la rappresentazione fabbricata dalle classi dominanti.
Senz'altro, questo tipo di canzoni “popolari” esprimevano due cose antitetiche, e vecchie quanto il mondo. L'entusiasmo e l'interesse per l'esplorazione umana del cielo e dello spazio, e, al tempo stesso, la paura enorme dell'ignoto. La paura di perdersi senza ritorno, dando un addio definitivo a quella maledetta e bellissima Terraccia che, del resto, prima o poi avrebbe dovuto essere abbandonata grazie a guerre nucleari, bombe atomiche, distruzione dell'ambiente naturale e quant'altro. Per non parlare, naturalmente, degli “altri mondi”, degli Alieni, dei “contatti” e di tutta la letteratura fantascientifica che, ovviamente, è una possibile rappresentazione del futuro prossimo o remoto. E così, rubando un po' il mestiere a Alberto Scotti, comincio dall'anno di grazia 1970 (l'anno di Brasile-Italia 4-1 e del fantascientifico Golpe Borghese) andando a Napoli.
Nel 1967, nella metropoli partenopea, si era formato un complesso (allora si chiamavano così...) di musica beat, denominato Battitori Selvaggi. Ne fa parte il chitarrista Raffaele Cascone, amico di Edoardo Bennato (è lui il “Raffaele” nominato nella famosa Venderò) nonché futuro DJ della storica trasmissione “Per voi giovani”. Assieme a lui ci sono Michele Cupaiolo (basso), Marco Cecioni (voce) e Giancarlo Stinga (batteria). Raffaele Cascone esce però dal gruppo, e come chitarrista viene ingaggiato Lino Ajello (proveniente dal gruppo Volti di Pietra). Ispirandosi al quadro Bronze Ballet dipinto nel 1940 da Edward Wadsworth (Tate Gallery, Londra) il complesso cambia nome in Il Balletto di Bronzo e passa decisamente al progressive rock.
Nel 1969 il Balletto di Bronzo pubblica il 45 giri Neve calda, ancora un po' hard rock; il primo album progressive è del 1970: il “nostro” Sirio 2222. Da questo album trascriviamo qui la “minisuite” finale (dura oltre 9 minuti!) intitolata Missione Sirio 2222. E qui piombiamo in pieno nel filone: già il primo verso del brano recita: Un'astronave sta morendo, e se il buon giorno si vede dal mattino si capisce bene come andrà a finire. Siamo nel 2222 (attualmente, tra 199 anni), primo anno con le cifre tutte uguali a partire dal remoto 1111; e qui ci sarebbe da fare tutto un discorso sulla scelta degli “anni del futuro”, il 2001 (che diede nome anche a una famosa rivista musicale per i giovani, Ciao 2001), il 2023, il 2222... ma lo faremo un'altra volta. Un'astronave si perde, col suo equipaggio, in una missione spaziale addirittura verso Sirio (distante circa 8,6 anni luce dal Sole), e il mondo non li scorderà. D'accordo. Eccola qua; poi se ne vedranno un paio di altre. [RV]