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Io non piango

Franco Califano
Lingua: Italiano (Romanesco)


Franco Califano

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1977

Parole di Franco Califano
Musica di Franco Califano e Frank Del Giudice
dall'album Tac..!

Dedicata all'amico Piero Ciampi

Eppure questa bellissima canzone era già stata citata su queste pagine e non capisco perché non le fosse dedicata una pagina propria. L'ho ritrovata nell'ultima puntata della serie La vita bugiarda degli adulti tratta dal romanzo di Elena Ferrante.


Franco Califano


Califano, ha dichiarato sia di averlo dedicato all'amico Piero ma anche di averlo scritto pensando al padre Salvatore, componente dell'Esercito Italiano, morto prematuramente quando Franco era ancora un ragazzo. Ricordando queste persone, Califano, si rappresenta in modo apparentemente freddo verso la morte di una persona, sia essa per cause naturali o per suicidio, o verso lo scoppio di una guerra ma si mostra sensibile verso ciò che provoca tali situazioni ovvero la solitudine, l'abbandono, l'indifferenza del mondo e la cattiveria degli uomini. Rispetto a queste cose, Califano, riesce a versare lacrime vere cosa che, invece, evita di fare constatando la fine annunciata di destini già scritti. Un immenso Califano che piange sulle "...due vite violentate..." riferendosi alla sua e a quella di Ciampi non comprendendo come la cattiveria umana può arrivare ad annientare chi è più debole trovando campo fertile proprio nella loro spiccata sensibilità come nel caso dei due poeti Califano e Ciampi.

Marco Liberti


Califano nella seconda strofa dimostra tutto il suo ripudio per la guerra! Non tollera che la morte sia dettata da interessi superiori, non muoiono i generali nelle guerre moderne, ma i poveretti che vengono mandati lì a forza, che nemmeno ci vorrebbero essere. Tanti lo fanno di lavoro vero, ma non vorrebbero mai lavorare, perché il loro lavoro è uccidere. Due fiori di serra, qui dimostra comunque la sua umanità, il fatto che nonostante tutto rende omaggio a costoro che in guerra muoiono.

Simòn Gerard
Io nun piango pe' quarcuno che more,
non l'ho fatto manco pe 'n genitore
che morenno m'ha 'nsegnato a pensare,
non lo faccio per un artro che more.

Io nun piango quanno scoppia 'na guera,
er coraggio de' l'eroi stesi in tera,
io lo premio co' du' fiori de serra,
ma nun piango quanno scoppia 'na guera.

Io piango, quanno casco nello sguardo
de' 'n cane vagabondo, perché,
ce somijamo in modo assurdo,
semo due soli ar monno.

Me perdo, nei suoi quell'occhi senza nome
che cercano padrone,
in quella faccia de malinconia,
che chiede compagnia.

Io nun piango quanno 'n omo s'ammazza,
il suo sangue nun me fa tenerezza,
neanche se allagasse tutta 'na piazza,
io nun piango quanno 'n omo s'ammazza.

Ma piango, io piango sulle nostre vite,
due vite violentate.
A noi, risposte mai ne abbiamo date,
ecco perché la sete...
e io piango, su tutto er tempo che ce resta,
e me ce sento male.

Domani, se non sbajo è la tua festa;
la prima senza viole...
la prima senza viole...
la prima senza viole...

inviata da Lorenzo - 13/1/2023 - 22:41




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