Prangalarla tutsak yüreğim
Sürgünlerde yıllanmış hayatım
Kan beşiğinde boyalı bebeğim
Hırçın dalgalar misali
Dijlem göşyaşım benim
Ağlayan bir türkünün ezgisiyim
Yaralı guldexwîn benim
Kör bırakılmış şu garip talihim
Karanlık hücrede bir bitkin ezelim
Yarım kalmış aşktan eserim
Kızgın volkanlar misali
Amed im duygum benim
Ağlayan bir türkünüm ezgisiyim
Yaralı guldexwîn benim
Sürgünlerde yıllanmış hayatım
Kan beşiğinde boyalı bebeğim
Hırçın dalgalar misali
Dijlem göşyaşım benim
Ağlayan bir türkünün ezgisiyim
Yaralı guldexwîn benim
Kör bırakılmış şu garip talihim
Karanlık hücrede bir bitkin ezelim
Yarım kalmış aşktan eserim
Kızgın volkanlar misali
Amed im duygum benim
Ağlayan bir türkünüm ezgisiyim
Yaralı guldexwîn benim
Langue: italien
Traduzione italiana / Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös:
Riccardo Venturi, 28-12-2022 10:32
A differenza di quanto affermato frettolosamente poco fa, nel testo le parole curde sono ben tre [Dijlem “mio Dio”, guldexwîn e amed “sensazione, impressione”]; ho quindi attribuito la canzone anche alla lingua curda. Quanto a guldexwîn, si tratta in realtà di un bellissimo fiore che cresce selvatico in abbondanza nelle terre curde, e che ne è come un simbolo: è la Meleagride Imperiale (Fritillaria imperialis), detta anche “Tulipano arrovesciato”.
La Meleagride imperiale (che cresce anche in Iran, Iraq, Afghanistan fino al Pakistan e all'Himalaya occidentale) è detta in lingua curda guldexwîn, che significa “rosa piangente”; l'associazione con la rosa è senz'altro dovuta al suo colore rosso (ma il fiore può essere anche giallo). Il fatto di apparire effettivamente come un tulipano arrovesciato le ha dato in curdo l'appellativo di “piangente”, esattamente come il salice. Nella traduzione ho utilizzato il suo nome italiano, che fa però perdere tutte le connessioni con il pianto e le lacrime presenti nel testo. D'altra parte, è anche necessario individuare esattamente la pianta che, ripeto, è simbolo delle terre curde.
La meleagride imperiale è stata ritratta da Vincent Van Gogh in un suo dipinto del 1887 (Parigi, Musée d'Orsay): Fritillaria imperiale in un vaso di rame.[RV]
Riccardo Venturi, 28-12-2022 10:32
A differenza di quanto affermato frettolosamente poco fa, nel testo le parole curde sono ben tre [Dijlem “mio Dio”, guldexwîn e amed “sensazione, impressione”]; ho quindi attribuito la canzone anche alla lingua curda. Quanto a guldexwîn, si tratta in realtà di un bellissimo fiore che cresce selvatico in abbondanza nelle terre curde, e che ne è come un simbolo: è la Meleagride Imperiale (Fritillaria imperialis), detta anche “Tulipano arrovesciato”.
La Meleagride imperiale (che cresce anche in Iran, Iraq, Afghanistan fino al Pakistan e all'Himalaya occidentale) è detta in lingua curda guldexwîn, che significa “rosa piangente”; l'associazione con la rosa è senz'altro dovuta al suo colore rosso (ma il fiore può essere anche giallo). Il fatto di apparire effettivamente come un tulipano arrovesciato le ha dato in curdo l'appellativo di “piangente”, esattamente come il salice. Nella traduzione ho utilizzato il suo nome italiano, che fa però perdere tutte le connessioni con il pianto e le lacrime presenti nel testo. D'altra parte, è anche necessario individuare esattamente la pianta che, ripeto, è simbolo delle terre curde.
La meleagride imperiale è stata ritratta da Vincent Van Gogh in un suo dipinto del 1887 (Parigi, Musée d'Orsay): Fritillaria imperiale in un vaso di rame.[RV]
Catene [Meleagride imperiale]
Il mio cuore è un prigioniero in catene,
La mia vita è invecchiata in esilio,
La mia culla di bambino è stata macchiata dal sangue.
Come impetuosi marosi
Mio Dio, sono le mie lacrime.
Sono le melodia di una canzone piangente,
Sono una meleagride imperiale ferita.
Il mio strano destino è di restare cieco,
Stanco e schiacciato in una buia cella,
Sono un'opera incompiuta dell'amore.
La mia sensazione è quella
Di essere come vulcani in eruzione.
Sono la melodia di una canzone piangente,
Sono una meleagride imperiale ferita.
Il mio cuore è un prigioniero in catene,
La mia vita è invecchiata in esilio,
La mia culla di bambino è stata macchiata dal sangue.
Come impetuosi marosi
Mio Dio, sono le mie lacrime.
Sono le melodia di una canzone piangente,
Sono una meleagride imperiale ferita.
Il mio strano destino è di restare cieco,
Stanco e schiacciato in una buia cella,
Sono un'opera incompiuta dell'amore.
La mia sensazione è quella
Di essere come vulcani in eruzione.
Sono la melodia di una canzone piangente,
Sono una meleagride imperiale ferita.
La canzone è in lingua turca, non in curdo. Il titolo è Prangalar (= "catene", "manette", "ceppi"), termine diffuso nei Balcani (ad es. anche in albanese) e derivato, pare, dall'italiano branca (cfr. i "Fratelli Branca" per indicare i Carabinieri); prangalarla è la prima parola del testo, con la particella -la che indica in turco, grosso modo, il complemento di causa efficiente. Nel testo è però presente una parola in curdo, che appare essere anche il "titolo collaterale" della canzone: guldexwîn. Non so se una sola parola sia sufficiente per attribuire un testo anche a un'altra lingua, quindi lascio il tutto attribuito esclusivamente al turco; se però qualcuno ha una diversa opinione al riguardo, lo faccia sapere.
Riccardo Venturi - 28/12/2022 - 09:46
Aspetta non è che avrò copiato per sbaglio la traduzione invece dell'originale? Ora controllo. Nel caso darò la colpa al pranzo di Natale
Lorenzo - 28/12/2022 - 09:53
No, Lorenzo, ho ascoltato la canzone e è effettivamente cantata in turco (con la parola curda). Il pranzo natalizio è innocente :-)
Riccardo Venturi - 28/12/2022 - 10:01
Perfetto, ora ci vorrebbe una traduzione. Io grazie al traduttore automatico ho intuito che la canzone parlasse di esiliati ma sarebbe bello saperne di più anche come omaggio al cantante, barbaramente ucciso da un fascista in un attentato razzista.
Lorenzo - 28/12/2022 - 10:06
La sto facendo, accorgendomi anche di avere sparato una emerita cavolata col guldexwîn, che non c'entra niente con le catene. A fra un poco.
Riccardo Venturi - 28/12/2022 - 10:14
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Rifugiato in Francia, Mîr Perwer, come è tristemente noto, è rimasto vittima, il 23 dicembre 2022, dell'attentato contro la comunità curda a Parigi. L'attentatore è un 69enne francese di estrema destra che ha dichiarato di avere agito per razzismo, ma in molti sospettano anche un coinvolgimento dei servizi segreti turchi.