Μέσα στου νεκρού το μάτι
Δέντρα βλέπω και πουλιά.
Δέντρα βλέπω και πουλιά.
Αι, μηλιά μου μες τον εγκρεμό, άϊντες καλέ
Τα μήλα φορτωμένη.
Αχ, τα μήλα σου λι-, μα την Παναγιά
Τα μήλα σου λιμπίζομαι,
Τα μήλα σου λιμπίζομαι, άϊντες καλέ
Μα τον γκρεμό φοβούμαι.
Αχ, κι αν τον φοβάσαι, μα την Παναγιά
Κι αν τον φοβάσαι τον γκρεμό,
Κι αν τον φοβάσαι τον γκρεμό, άϊντες καλέ
Έλα το μονοπάτι.
Αχ, το μονοπάτι, μα την Παναγιά
Το μονοπάτι μ'ήβγαλε,
Το μονοπάτι μ'ήβγαλε, άϊντες καλέ
Σε ένα ερημοκλήσι.
Αχ, που δέν ευρίσκε-, μα την Παναγιά
Που δέν ευρίσκετο παπάς,
Που δεν ευρίσκετο παπάς, άϊντες καλέ
Για να το λειτουργήσει.
Αχ, κι ένα μνήμα πα-, μα την Παναγιά
Κι ένα μνήμα παράμνημα,
Κι ένα μνήμα παράμνημα, άϊντες καλέ
Ξεχωριστά 'πό τ'άλλα.
Αχ, δεν το `δα και το, μα την Παναγιά
Δεν το `δα και το πάτησα
Δεν το `δα και το πάτησα, άϊντες καλέ
Απάνω στο κεφάλι.
Αχ, ποιος είν' απού με, μα την Παναγιά
Ποιος είν' απού με πάτησε,
Ποιος είν' απού με πάτησε, αϊντες καλέ
Απάνω στο κεφάλι.
Αχ, απού 'μουν αρχο-, μα την Παναγιά
Απού 'μουν αρχοντόπουλο,
Απού 'μουν αρχοντόπουλο, άϊντες καλέ
Μεγάλου ρήγα εγγόνι.
inviata da Riccardo Venturi - 2/12/2022 - 03:23
Lingua: Italiano
Μετέφρασε στα ιταλικά / Traduzione italiana / Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös:
Riccardo Venturi, 2-12-2022 03:35
Riccardo Venturi, 2-12-2022 03:35
Nota. Come si può vedere, pur inserendolo tra le “Antiche”, non ho specificato un periodo per questo canto le cui origini possono comunque essere molto antiche. La variante ateniese (v. introduzione) è testimoniata poco prima dell'Indipendenza greca. L'aspetto della lingua della versione qui presentata riporta ad un greco popolare ionico di epoca sei-settecentesca.
Per Riccardo Gullotta. Για τον Ρικάρντο Γκουλότα
Il melo
Nell' orbita dell'occhio del morto
Alberi vedo, e uccelli.
Alberi vedo, e uccelli.
Melo mio sull'orlo dell'abisso, Su, vieni, bello
Stracarico di mele.
Ah, che son tentà-, per la Madonna,
Che son tentato dalle tue mele,
Che son tentato dalle tue mele, Su, vieni bello
Però l'abisso mi fa paura.
Ah, e se hai paura, per la Madonna,
Se hai paura dell'abisso,
Se hai paura dell'abisso, Su, vieni bello
Piglia quel sentiero.
Ah, il sentiero, per la Madonna,
Il sentiero m'ha portato,
Il sentiero m'ha portato, Su, vieni bello
A una chiesetta abbandonata.
Ah, dove non c'e-, per la Madonna,
Dove non c'era un prete,
Dove non c'era un prete, Su, vieni bello
Che dicesse la messa.
Ah, e c'era una piè-, per la Madonna,
E c'era una pietra tombale
C'era una pietra tombale, Su, vieni bello
In disparte dalle altre.
Ah, non l'ho vista e ci ho, per la Madonna,
Non l'ho vista e ci ho sbattuto,
Non l'ho vista e ci ho sbattuto, Su, vieni bello
Sopra con la testa.
Ah, ma chi è che mi ci, per la Madonna,
Ma chi è chi mi ci ha fatto sbattere,
Chi è chi mi ci ha fatto sbattere, Su, vieni bello
Sopra con la testa.
Ah, io che ero fi-, per la Madonna,
Io che ero figlio di un re,
Io che ero figlio di un re, Su, vieni bello
Progenie d'un gran sovrano.
Carissimo Riccardo,
la canzone e la tua dedica sono un pensiero che ho particolarmente apprezzato. Il canto ha dell’epico e sembra di stare in Arcadia , a Tripoli , a Mistrà o anche a Pyrgos. Grande la regista-cantante eleusina Martha Frintzila che ha scelto di vivere defilata: è greca doc quasi quanto te.
Le mele sono un richiamo simpatico e polisemico. Quando le mangio debbo superare un diaframma: mi richiamano la big, la multi e le elettrostimolazioni (si parte da 1 kV) cui va incontro chi vuole accostarsi troppo all’albero della conoscenza.
Non vorrei apparirti sfacciato , ma la voglia di approfittare del protofilologo continua a essere insopprimibile. Potremo contare sulla decrittazione di “Οι εκλογές μαντινάδα” ?
Grazie ancora e un saluto caro a Riccarduzzu (Ρικαρντάκης, si dice così ?)
la canzone e la tua dedica sono un pensiero che ho particolarmente apprezzato. Il canto ha dell’epico e sembra di stare in Arcadia , a Tripoli , a Mistrà o anche a Pyrgos. Grande la regista-cantante eleusina Martha Frintzila che ha scelto di vivere defilata: è greca doc quasi quanto te.
Le mele sono un richiamo simpatico e polisemico. Quando le mangio debbo superare un diaframma: mi richiamano la big, la multi e le elettrostimolazioni (si parte da 1 kV) cui va incontro chi vuole accostarsi troppo all’albero della conoscenza.
Non vorrei apparirti sfacciato , ma la voglia di approfittare del protofilologo continua a essere insopprimibile. Potremo contare sulla decrittazione di “Οι εκλογές μαντινάδα” ?
Grazie ancora e un saluto caro a Riccarduzzu (Ρικαρντάκης, si dice così ?)
O Ρικάρντος O Σικελός (?) - 4/12/2022 - 18:03
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L'isola di Lefkada, o Leucade, o Leuca, o Santa Maura in veneziano, si trova nel mar Ionio. Curioso che un'isola il cui nome significa “La Bianca”, fosse stata dai veneziani intitolata a una santa il cui nome significa, sempre in greco, “La Nera”. E' nota per essere collegata alla terraferma da una sottilissima striscia di terra sulla quale scorre una lunga strada sterrata; in pratica, è un'isola dove si può andare a piedi. Secondo antiche leggende, è l'isola da una cui rupe si sarebbe gettata la poetessa Saffo. E' stata un po' di tutti; ai tempi di Agatocle, tiranno di Siracusa, era siciliana. Fu poi possedimento siculo-normanno, per passare alla Repubblica di Venezia che la tenne per secoli. Fu occupata dai francesi di Napoleone per breve tempo, per essere poi aggregata alla “Repubblica delle Sette Isole Unite”, protettorato russo-ottomano tenuto dai greco-veneti di Giovanni Capodistria. Passò poi al Regno Unito, divenendo possedimento di Sua Maestà Britannica; fa parte della Grecia solo dal 1864.
Questo canto viene dall'isola di Leucade, almeno nella forma che qui viene presentata; in una forma un po' diversa (e più lunga) era noto anche nei dintorni di Atene nei secoli in cui Atene era ridotta a poco più di un villaggio di pecorai sormontato dai resti di antichissimi, strani ed enormi edifici, senz'altro eretti dai mostruosi Giganti (che, nel greco medievale, venivano detti “Elleni” [Έλληνες] -questo era l'unico significato che il termine aveva assunto prima di venire riesumato ai tempi dell'Indipendenza). Ci sono tutti gli elementi per affermare che il protagonista del canto sia Adamo, né più e né meno. Siamo di fronte alla biblica tentazione della mela, così come interpretata da leggende popolari che, con la Bibbia e coi Vangeli ci sono andate sempre pesanti. Un Adamo che, sulla sua voglia di mele proibite sull'orlo dell'abisso, ci sbatte letteralmente, e di brutto, la testa: una vera e propria capocciata che lui, figlio di un re ( = di Dio), proprio non si aspettava. Chiaro che sto un po' celiando; ma sto anche qui, nel profondo della notte, col Nero che sta sbafando dalla ciotola a quattro palmenti, e una vocina che -di fronte a canti e leggende perdute nel più nero pozzo del tempo- mi dice: spegni la luce, e ascolta. E passa la voglia di celiare, anche ascoltando Martha Frintzila e Maria Papageorgiou avvilupparsi splendidamente alle vertiginose spire e agli enjambements del Συρματικό greco (il "canto a sequela", incrocio intestricabile tra il canto liturgico e il canto popolare turco-balcanico), durante il suo famoso concerto di Megara. Insomma, invito anch'io a prendere quel sentiero sull'orlo dell'abisso; le mele sono senz'altro buonissime, e terribili.
Alt, però. Rewind. E se, invece di Adamo, c'entrasse proprio Saffo che si getta dalla rupe di Leucade? Se fosse lei Eva? Adamo e Saffo avvinti in un συρματικό?...C'è poi una terza possibilità: quella di un ragazzino -tale Riccardino- che, verso il dodicesimo secolo, fosse stato attirato da un bel melo carico di frutti, e che si fosse arrampicato (a Leucade, a Atene...chi lo sa?) fin lassù alla chiesetta, cascando e pigliando una gran capocciata su una lastra tombale...e c'è il caso che, un po' intontito, si fosse sentito il figlio d'un re con una mela in mano. Anzi, mentre il padre Adamo e Saffo si sbellicavano dal ridere, in un cranio sortito fuori dalla tomba (la capocciata doveva essere stata parecchio forte) vedeva uccellini e alberelli, proprio come disegnano Paperino nei fumetti quando prende una botta in testa. I canti popolari sono così: accade una bischerata, un episodio di banalità quotidiana, e c'è sempre qualcuno che ci fa una canzoncina che, via via, s'incrocia con leggende, bibbie, poetesse suicide, notti dei tempi e abissi nei quali si può precipitare da un momento all'altro.
Le mele sono pericolose. Che te lo dica Iddio in persona di non andare a coglierle, o che te lo dica il babbo ("Riccardino, 'un ciandà lassù ar melo, cheppoittuccàschi e batticcàpo"). E chissà cos'altro. Le mele del peccato, le mele del diavolo e le mele del tempo. E nascono capolavori ignoti. [RV]
Performed by Martha Frintzila and Maria Papageorgiou