Ümitlerim hep kırıldı
yârim artık gelmeyecek
Gözyaşlarım dökülürken,
bûsesiyle silmeyecek
Beni bir gün güldürmedi,
elbet o da gülmeyecek
Ayrılsam da ağlasam da
bu âşk bende ölmeyecek
yârim artık gelmeyecek
Gözyaşlarım dökülürken,
bûsesiyle silmeyecek
Beni bir gün güldürmedi,
elbet o da gülmeyecek
Ayrılsam da ağlasam da
bu âşk bende ölmeyecek
envoyé par Riccardo Gullotta - 16/11/2022 - 12:34
Langue: grec moderne
Ελληνική μετάφραση / Yunanca versiyon / Versione greca / Greek Version / Version grecque / Kreikankielinen versio: YouTube
ΙΜΙΤΛΕΡΙΜ (Οι ελπίδες μου)
Οι ελπίδες μου έχουν γκρεμισθεί
Η αγάπη μου δε θα έρθει πια
και να κλάψω και να χωρίσω
αυτήν μου την κραυγή δε θα ακούσει
Δε μ’ έκανε να γελάσω ούτε μια μέρα
σίγουρα και αυτός, αυτή δε θα γελάσει
και ενώ τα δάκρυά μου τρέχουν
αυτός ο έρωτας δε θα πεθάνει
αυτήν μου την κραυγή δε θα ακούσει
Οι ελπίδες μου έχουν γκρεμισθεί
Η αγάπη μου δε θα έρθει πια
και να κλάψω και να χωρίσω
αυτήν μου την κραυγή δε θα ακούσει
Δε μ’ έκανε να γελάσω ούτε μια μέρα
σίγουρα και αυτός, αυτή δε θα γελάσει
και ενώ τα δάκρυά μου τρέχουν
αυτός ο έρωτας δε θα πεθάνει
αυτήν μου την κραυγή δε θα ακούσει
envoyé par Riccardo Gullotta - 16/11/2022 - 12:41
Langue: anglais
English translation / Ingilizce çeviri / Ελληνική μετάφραση / Traduzione inglese / Traduction anglaise / Englanninkielinen käännös: ΥouΤube
MY HOPES
My hopes are always dashed
my mate won't come any more
As my tears fall,
he won't wipe it off with his boudoir
He never made me laugh for a day,
he won't laugh either.
Whether I break up or cry
this love won't die on me
My hopes are always dashed
my mate won't come any more
As my tears fall,
he won't wipe it off with his boudoir
He never made me laugh for a day,
he won't laugh either.
Whether I break up or cry
this love won't die on me
envoyé par Riccardo Gullotta - 16/11/2022 - 17:46
Langue: italien
Traduzione italiana / İtalyanca çeviri / Μετέφρασε στα ιταλικά / Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös:
Riccardo Gullotta
Riccardo Gullotta
LE MIE SPERANZE
Le mie speranze sono svanite per sempre,
il mio amore non verrà più
Mentre le mie lacrime scendono giù,
lui non le asciugherà con la sua intimità
Non mi ha mai fatto ridere, neppure per un giorno,
neanche lui riuscirà a ridere.
Che io mi separi o che io pianga
Quest’ amore non morirà con me
Le mie speranze sono svanite per sempre,
il mio amore non verrà più
Mentre le mie lacrime scendono giù,
lui non le asciugherà con la sua intimità
Non mi ha mai fatto ridere, neppure per un giorno,
neanche lui riuscirà a ridere.
Che io mi separi o che io pianga
Quest’ amore non morirà con me
envoyé par Riccardo Gullotta - 16/11/2022 - 18:01
@ Riccardo Gullotta
Carissimo Riccardo, έκδοση in greco significa “edizione” (di un libro, di un giornale ecc.); il plurale εκδόσεις vale proprio “casa editrice, edizioni” (tipo Εκδόσεις Αθήνα). Per “versione” si usa solo nel caso dell'inglese “release”: versione di un software, di un videogioco e roba del genere. Per curiosità: έκδοση significa anche “estradizione”, nel linguaggio giuridico. Non esiste in greco la “versione” nel senso di “traduzione” (d'arte o meno): si usa solo μετάφραση, e μεταφράζω come verbo (che, del resto, vuole dire di per sé “riscrivere”, “fraseggiare seguendo un altro testo”). La tournure che uso io di solito (“μετέφρασε στα ιταλικά” ecc.) è abbastanza e volutamente “solenne” (si potrebbe dire anche “μετάφρασε” senza aumento interno), ma si può usare solo se si conosce l'autore della traduzione/versione, perché è una forma personale all'aoristo: “tradusse in italiano”. Se l'autore non si conosce, meglio tradurre alla lettera: ελληνική μετάφραση. In questa pagina, ad esempio, ho lasciato "μετέφρασε στα ιταλικά Riccardo Gullotta", ma ho messo ελληνική μετάφραση per le traduzioni prese da YouTube. Salud !!!
NB. Se ti vuoi grecizzare ammodino le tue traduzioni: Μετέφρασε στα ιταλικά ο Ρίκαρντος Γκουλότας (con l'articolo: "il Riccardo Gullotta").
Carissimo Riccardo, έκδοση in greco significa “edizione” (di un libro, di un giornale ecc.); il plurale εκδόσεις vale proprio “casa editrice, edizioni” (tipo Εκδόσεις Αθήνα). Per “versione” si usa solo nel caso dell'inglese “release”: versione di un software, di un videogioco e roba del genere. Per curiosità: έκδοση significa anche “estradizione”, nel linguaggio giuridico. Non esiste in greco la “versione” nel senso di “traduzione” (d'arte o meno): si usa solo μετάφραση, e μεταφράζω come verbo (che, del resto, vuole dire di per sé “riscrivere”, “fraseggiare seguendo un altro testo”). La tournure che uso io di solito (“μετέφρασε στα ιταλικά” ecc.) è abbastanza e volutamente “solenne” (si potrebbe dire anche “μετάφρασε” senza aumento interno), ma si può usare solo se si conosce l'autore della traduzione/versione, perché è una forma personale all'aoristo: “tradusse in italiano”. Se l'autore non si conosce, meglio tradurre alla lettera: ελληνική μετάφραση. In questa pagina, ad esempio, ho lasciato "μετέφρασε στα ιταλικά Riccardo Gullotta", ma ho messo ελληνική μετάφραση per le traduzioni prese da YouTube. Salud !!!
NB. Se ti vuoi grecizzare ammodino le tue traduzioni: Μετέφρασε στα ιταλικά ο Ρίκαρντος Γκουλότας (con l'articolo: "il Riccardo Gullotta").
Riccardo Venturi - 16/11/2022 - 19:57
@Riccardo Venturi
Αγαπητέ Ρίκαρντάκη,
grazie dell’intervento. Sei più greco di un greco dell’Attica. Padroneggi le sfumature più recondite, ben oltre i dizionari dei comuni mortali. Per non citare la caterva di altre lingue e dialetti di cui hai “conoscenza”: si rimane stupefatti. Noi tapini mortali tutt’al più del 4G ci arrovelliamo a chiederci come codesto sia possibile, l’Oracolo asserisce che una risposta esauriente e intellegibile non c’é. Non ci rimane che accogliere il brocardo dei cultori del metafisico o dei variamente rassegnati: “U sapi a Madonna”.
Sorge spontaneo il desiderio di sottoporti delle canzoni greche, di autori a te graditi, di cui non c’è un briciolo di traduzione da nessuna parte, compatibilmente con le tue altre attività morfosintattiche ad ampio spettro. Σύντομα σε αυτήν την οθόνη ( così dice l’automatico ma non escludo il riscontro di qualche minchiata)
Un saluto polì agapitò
Αγαπητέ Ρίκαρντάκη,
grazie dell’intervento. Sei più greco di un greco dell’Attica. Padroneggi le sfumature più recondite, ben oltre i dizionari dei comuni mortali. Per non citare la caterva di altre lingue e dialetti di cui hai “conoscenza”: si rimane stupefatti. Noi tapini mortali tutt’al più del 4G ci arrovelliamo a chiederci come codesto sia possibile, l’Oracolo asserisce che una risposta esauriente e intellegibile non c’é. Non ci rimane che accogliere il brocardo dei cultori del metafisico o dei variamente rassegnati: “U sapi a Madonna”.
Sorge spontaneo il desiderio di sottoporti delle canzoni greche, di autori a te graditi, di cui non c’è un briciolo di traduzione da nessuna parte, compatibilmente con le tue altre attività morfosintattiche ad ampio spettro. Σύντομα σε αυτήν την οθόνη ( così dice l’automatico ma non escludo il riscontro di qualche minchiata)
Un saluto polì agapitò
Riccardo Gullotta - 17/11/2022 - 11:50
@ Riccardo Gullotta
Col greco (moderno), è vero, ci ho una consuetudine che risale agli anni del ginnasio. Mi faceva prendere sfuriate dalla professoressa di greco e latino, che aveva paura che trascurassi il "greco vero" (quello classico, ovviamente), mentre considerava il greco moderno una specie di linguaggio corrotto e barbarico. E io imparavo il greco moderno sulla grammatica del Pontani di nascosto, come una specie di ladro, e ancora con tutti gli spiriti e gli accenti (si era ben prima della riforma "monotonica" del 1982). Scusami per questi ricordi...
"U sapi a Madonna"; ma, forse, quel che ci ho nella mia testa matta non lo sa manco lei (e nemmeno io, ovviamente). Io volevo fare l'elettricista da ragazzino, ero appassionato di circuiti, lucine, interruttori, lampadine e relé...su un grosso pannello di masonite, quando avevo 10 anni, fabbricai tutta una serie di circuiti con le lucine colorate che si accendevano , gli interruttori "Veto" (quelli vecchi, non incassati, che facevano "clòc" e mi risento ancora quel rumore...) e le prese...non serviva a un cazzo di niente ma era una specie di opera d'arte. Poi, voilà, mi sono cadute addosso le lingue e non lo so perché. E così il mondo ha perso un futuro e buon elettricista, e ha guadagnato uno che sa le sfumature più recondite del greco. Però certe domande me le faccio ancora.
Grazie a te, Riccardo. Sottoponimi pure tutto quello che vuoi, anche in privato se così più ti aggrada. L' "ampio spettro" mi piace molto: mi vedo già trasformato in un fantasma effettivamente piuttosto ampio, che andrà a tormentare i malcapitati con gli aoristi e ad altre delizie (gli ergativi del basco, i casi locali dell'ungherese...). Debbo però dire che i traduttori automatici hanno fatto oramai, ohimè, progressi da gigante perché la frase che hai scritto è assolutamente corretta e plausibile (anche se io avrei detto σύντομα στις οθόνες; ma è una questione soggettiva). Quanto al Ρικαρντάκης, me lo prendo volentieri sia perché è stata una costante della mia vita essere chiamato "Riccardino" (viste le mie dimensioni...), sia per le reminiscenze camilleriane.
Con affetto, e aspetto.
Ο Ρικαρντάκης
Col greco (moderno), è vero, ci ho una consuetudine che risale agli anni del ginnasio. Mi faceva prendere sfuriate dalla professoressa di greco e latino, che aveva paura che trascurassi il "greco vero" (quello classico, ovviamente), mentre considerava il greco moderno una specie di linguaggio corrotto e barbarico. E io imparavo il greco moderno sulla grammatica del Pontani di nascosto, come una specie di ladro, e ancora con tutti gli spiriti e gli accenti (si era ben prima della riforma "monotonica" del 1982). Scusami per questi ricordi...
"U sapi a Madonna"; ma, forse, quel che ci ho nella mia testa matta non lo sa manco lei (e nemmeno io, ovviamente). Io volevo fare l'elettricista da ragazzino, ero appassionato di circuiti, lucine, interruttori, lampadine e relé...su un grosso pannello di masonite, quando avevo 10 anni, fabbricai tutta una serie di circuiti con le lucine colorate che si accendevano , gli interruttori "Veto" (quelli vecchi, non incassati, che facevano "clòc" e mi risento ancora quel rumore...) e le prese...non serviva a un cazzo di niente ma era una specie di opera d'arte. Poi, voilà, mi sono cadute addosso le lingue e non lo so perché. E così il mondo ha perso un futuro e buon elettricista, e ha guadagnato uno che sa le sfumature più recondite del greco. Però certe domande me le faccio ancora.
Grazie a te, Riccardo. Sottoponimi pure tutto quello che vuoi, anche in privato se così più ti aggrada. L' "ampio spettro" mi piace molto: mi vedo già trasformato in un fantasma effettivamente piuttosto ampio, che andrà a tormentare i malcapitati con gli aoristi e ad altre delizie (gli ergativi del basco, i casi locali dell'ungherese...). Debbo però dire che i traduttori automatici hanno fatto oramai, ohimè, progressi da gigante perché la frase che hai scritto è assolutamente corretta e plausibile (anche se io avrei detto σύντομα στις οθόνες; ma è una questione soggettiva). Quanto al Ρικαρντάκης, me lo prendo volentieri sia perché è stata una costante della mia vita essere chiamato "Riccardino" (viste le mie dimensioni...), sia per le reminiscenze camilleriane.
Con affetto, e aspetto.
Ο Ρικαρντάκης
Riccardo Venturi - 17/11/2022 - 12:57
×
Şarkı sözleri / Στίχοι / Testo / Lyrics / Paroles / Sanat:
Yesari Asim Arsoy
Film / Ταινία / Movie / Elokuva:
Costas Ferris [Κώστας Φέρρης]
Ρεμπέτικο [Rembetiko] / Rebétiko
Müzik / Μουσική / Musica / Music / Musique / Sävel:
Yesari Asim Arsoy
Tarafından gerçekleştirilen / Ερμηνεία / Interpreti / Performed by / Interprétée par / Laulavat:
1. Chorus, Nikos Maragkopoulos
2. Müzeyyen Senar
Album: Ümitlerim Hep Kırıldı, 1933
3. Lena Stabouli [Λενα Σταμπουλη]
Τα Τραγούδια Της Ανατολής [Ta tragoudia tis Anatolis]
4.Mousiko Sxoleio Volou
5. Özdal Orhon
Album: Özdal Orhon (1941-1986)
E’ la traccia n.10 della colonna sonora del film. Il testo è turco perché turco era l’autore e compositore della canzone, Yesari Asim Arsoy. È opinione diffusa, ma errata, che il rebetiko sia nato d’emblée nel 1922 quando i Greci lasciarono precipitosamente Smirne a causa della Μικρασιατική καταστροφή [ Mikrasiatikí katastrofí] / Catastrofe dell’Asia Minore. In realtà già a fine ‘800 a Smirne negli ambienti frequentati dagli emarginati erano popolari le μουρμουρίκα [mourmourika] , dal turco mirmir che indica il ronzare, il sussurrare tra i denti. Venivano eseguite nelle prigioni e nei tekès, cioè in quei locali che da luoghi in origine di meditazione e condivisione del narghilé, si sarebbero trasformate in bettole che fungevano anche da fumerie e bordelli. Il rimpatrio forzato e le pessime condizioni economiche spinsero molti degli esuli a dedicarsi ad attività criminali con il risultato che profughi e rebetes si saldarono. Fu un periodo di intense trasformazioni sociali in Grecia che diede luogo ad una cultura che trovò come potente strumento di espressione il rebetiko.Le canzoni del primo periodo rebetiko, cosiddetto smyrneiko, risentivano degli schemi melodici e dei ritmi delle mourmourika. Già nella prima dedade del secolo a Istanbul erano apparsi dei dischi con la dicitura “rebetiko”. Le origini del rebetiko vanno dunque cercate nell’Anatolia, anche se non soltanto lì.
La canzone proposta è decisamente struggente. Sono le speranze irrimediabilmente perdute di chi lascia memorie, quotidianeità e affetti per sempre. Il senso attribuito dal profugo greco si sovrappone al significato originale dall’autore, il dolore dell’amato abbandonato. Unica consolazione: elbet o da gülmeyecek / non avrà di che ridere neppure lui. Vale la pena di ascoltarne l’interpretazione, nel coro del film, del cantante Nikos Maragkopoulos e della cantante Lena Stabouli . Seppure con qualche sforzo, indietro di qualche decennio, anche le interpretazioni delle cantanti turche Özdal Orhon e di Müzeyyen Senar , icona delle Turchia repubblicana , sono apprezzabili. Così come, a dispetto della giovane età, lo è l’interpretazione del cantante della scuola di musica di Volos.
Nel repertorio della colonna sonora non poteva mancare una canzone in lingua turca. Il regista Costas Ferris ha avuto il merito di spingerci a ricordare le origini e la matrice comune tra popolazioni messe l’una contro l’altra nonostante tanti tratti in comune, per lo meno sin quando le popolazioni sfollate furono integrate nella madrepatria dopo notevoli e lunghe difficoltà.
Abbiamo la sensazione che questo tentativo di Costas Ferris non abbia percorso molta strada. Le ferite della guerra greco-turca di un secolo fa e le centinaia di migliaia di profughi hanno lasciato un’orma in tutti i campi. Il primo segno è che dell’autore turco se ne parla poco o nulla, addirittura la canzone è classificata come paradosiakò. Un altro segno, forse piccolo ma significativo, è che i cantanti greci più noti, vedi Dalaras, non cantano tutte le parole della canzone ma soltanto le parole iniziali dei versi seguite da una nenia indistinta, come cercassero di rarefare la lingua d’origine. Inoltre le interpretazioni più autentiche sono state affidate a cantanti greci di secondo piano, se non andiamo errati.
Da parte nostra, ritenendo di avere colto qualcosa dello spirito che animò Costas Ferris nella regia del film, abbiamo voluto rendergli omaggio. Abbiamo proposto le interpretazioni che sottolineano il retaggio di quel mondo complesso e affascinante che fu l’elemento greco in una terra straniera da secoli, di fatto tollerato sinché l’esasperato nazionalismo greco e gli interessi dei “grandi” non soffiarono sul fuoco.
Vogliamo anche noi parlare di ponti e costruire ponti con strumenti idonei: ai picconi del cinema aggiungiamo con le nostre possibilità le pale della musica, auspicando da un lato la progressiva riduzione e rottamazione degli Altay e dei Bayraktar e dall’altro la sterilizzazione di certe albe mefitiche, dorate per chi guarda in superficie, ma in realtà del colore della notte. [Riccardo Gullotta]