Io son Giuseppe e io son Maria
il centro anziani del nostro quartiere
ce l'han già chiuso e in periferia
non c'è né un cristo, né un carabiniere.
Cala la sera, la polizia
qui non ci passa nemmeno a vedere
e in casa chiusi, senza compagni
tutti abbiam spenti gli scaldabagni.
E come un lupo lì sulla porta
la fame morde la nostra pensione
che se ne va con una sporta,
tra le bollette e la televisione:
fuori la mala, dentro Fiorello,
con Cartabianca, Che tempo che fa.
Ci hanno fottuto del tutto il cervello
con Chi l’ha visto e con Agorà.
E nel frattempo da lontano lontano:
Lontane le sardine,
su dal fondo del mare,
a frotte, a serpentine
seguendo le lampare,
La croce, la cometa,
il sol dell'avvenir,
qual è la loro meta
lo sa solo il destin.
All'ex Ilva, Arcelor Mittal (1)
invece Mario sa che resterà
come quei cani che sull'autostrada
vengon gettati prima dell'esta',
mentre prosegue la grande goleada
tra Stato e impresa, chi mai vincerà?
Se agli altiforni fermano i motori
la vita spengono ai lavoratori,
a ventimila polmoni d'acciaio,
ed a migliaia di mogli e di figli
che tra le polveri dentro al mortaio
rendono l'anima ai cieli vermigli.
E se oggi a Taranto ogni operaio
piange e non vede né luci e lampare,
il suono magico di un pifferaio
forte in un coro si sente dal mare:
Avanti siam sardine,
del mar le pecorelle,
corriamo piccoline,
siam grigie monachelle,
Noi non portiam bandiere,
Chissà chi ci conduce?
Noi non abbiam volere,
la luce è il nostro duce.
Noi non portiam bandiere,
chissà chi ci conduce,
noi non abbiam volere
la luce è il nostro duce.
Giovanni onesto di Tor Bella Monaca
fa il muratore, si fa un culo tanto,
della sua storia non parla la cronaca
ed è per questo che io ve la canto.
La moglie e il figlio disabile a letto
li manteneva col suo furgoncino
fin quando un giorno, che sia maledetto,
glielo rubaron sotto al portoncino.
Il gps stavolta gli mette
se lo ricompra col sangue e l’affanno..
Ancor lo rubano e messi alle strette
i poliziotti dai rom non ci vanno.
Giovanni è solo, la fame l'affoga,
di far giustizia da sol non gli va,
odia i nazisti, il fascio e la droga,
beve e si lascia morire in quel bar…
Odia i nazisti, il fascio e la droga
beve e si lascia morire in quel bar.
Intanto le sardine
vanno educate in piazza
a coro, a far moine
e il Conte (2) che ringrazia.
Il pescator di anime
cala le reti lì,
tira e l'Italia esanime
crepa con la DC,
Il pescator di anime
cala le reti lì,
tira e l'Italia esanime
muore con la DC.
In branco le sardine
pronte, stipate in piazza,
fan cori, fan moine
e il Conte le ringrazia.
Sott'olio inscatolate,
di latta i battaglioni,
per esser consumate
in tutte le stagioni...
Sott'olio inscatolate,
di latta i battaglioni
e con a capo il Conte
van verso le elezioni.
il centro anziani del nostro quartiere
ce l'han già chiuso e in periferia
non c'è né un cristo, né un carabiniere.
Cala la sera, la polizia
qui non ci passa nemmeno a vedere
e in casa chiusi, senza compagni
tutti abbiam spenti gli scaldabagni.
E come un lupo lì sulla porta
la fame morde la nostra pensione
che se ne va con una sporta,
tra le bollette e la televisione:
fuori la mala, dentro Fiorello,
con Cartabianca, Che tempo che fa.
Ci hanno fottuto del tutto il cervello
con Chi l’ha visto e con Agorà.
E nel frattempo da lontano lontano:
Lontane le sardine,
su dal fondo del mare,
a frotte, a serpentine
seguendo le lampare,
La croce, la cometa,
il sol dell'avvenir,
qual è la loro meta
lo sa solo il destin.
All'ex Ilva, Arcelor Mittal (1)
invece Mario sa che resterà
come quei cani che sull'autostrada
vengon gettati prima dell'esta',
mentre prosegue la grande goleada
tra Stato e impresa, chi mai vincerà?
Se agli altiforni fermano i motori
la vita spengono ai lavoratori,
a ventimila polmoni d'acciaio,
ed a migliaia di mogli e di figli
che tra le polveri dentro al mortaio
rendono l'anima ai cieli vermigli.
E se oggi a Taranto ogni operaio
piange e non vede né luci e lampare,
il suono magico di un pifferaio
forte in un coro si sente dal mare:
Avanti siam sardine,
del mar le pecorelle,
corriamo piccoline,
siam grigie monachelle,
Noi non portiam bandiere,
Chissà chi ci conduce?
Noi non abbiam volere,
la luce è il nostro duce.
Noi non portiam bandiere,
chissà chi ci conduce,
noi non abbiam volere
la luce è il nostro duce.
Giovanni onesto di Tor Bella Monaca
fa il muratore, si fa un culo tanto,
della sua storia non parla la cronaca
ed è per questo che io ve la canto.
La moglie e il figlio disabile a letto
li manteneva col suo furgoncino
fin quando un giorno, che sia maledetto,
glielo rubaron sotto al portoncino.
Il gps stavolta gli mette
se lo ricompra col sangue e l’affanno..
Ancor lo rubano e messi alle strette
i poliziotti dai rom non ci vanno.
Giovanni è solo, la fame l'affoga,
di far giustizia da sol non gli va,
odia i nazisti, il fascio e la droga,
beve e si lascia morire in quel bar…
Odia i nazisti, il fascio e la droga
beve e si lascia morire in quel bar.
Intanto le sardine
vanno educate in piazza
a coro, a far moine
e il Conte (2) che ringrazia.
Il pescator di anime
cala le reti lì,
tira e l'Italia esanime
crepa con la DC,
Il pescator di anime
cala le reti lì,
tira e l'Italia esanime
muore con la DC.
In branco le sardine
pronte, stipate in piazza,
fan cori, fan moine
e il Conte le ringrazia.
Sott'olio inscatolate,
di latta i battaglioni,
per esser consumate
in tutte le stagioni...
Sott'olio inscatolate,
di latta i battaglioni
e con a capo il Conte
van verso le elezioni.
(1) si tratta del noto colosso siderurgico, nato dalla fusione nel 2006 delle multinazionali Arcelor e Mittal Steel Company, che ha a Taranto il più grande stabilimento di acciaierie d'Europa.
(2) Naturalmente "il Conte" è l'ex premier Giuseppe Conte, la cui legislatura ha preceduto quella di Mario Draghi.
(2) Naturalmente "il Conte" è l'ex premier Giuseppe Conte, la cui legislatura ha preceduto quella di Mario Draghi.
envoyé par giorgio - 19/8/2022 - 19:10
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Testo e musica di Mauro Geraci e Simonetta Ceglie
Con questa ballata vogliamo far riflettere sulla distanza abissale che notiamo tra il neonato Movimento delle Sardine e la difficile vita quotidiana delle persone che esso punterebbe a rappresentare. Vita sempre più lacerata dall’immobilismo economico, dall’iperburocrazia e dalla fiscalità stritolante, dal controllo virtuale e dallo strapotere delle banche, dalla povertà dilagante, dalla disinformazione e dal controllo dei media, dalla precarietà sul lavoro, dalla mancanza di sicurezza, dal progressivo sgretolamento dei diritti. Per questi problemi non ci sono specifiche rivendicazioni; invece i branchi di sardine vanno in piazza genericamente “contro l’odio” e “per l’accoglienza”, senza bandiere e solo demonizzando l’avversario, pronti a essere pescati, inscatolati e consumati alla prima occasione elettorale dalle conniventi logiche del pensiero unico e delle sue ben radicate corporazioni politiche.