50 anni fa realtà e rapporti sociali appartenevano ad un’altra epoca. Anche se le classi si sono ridotte a gruppi con identità virtuale e liquida mimetizzati e subordinati alla rete dei mezzi di riproduzione, certi paradigmi sembrano sopravanzare la Storia, almeno sinora. È già matura infatti una trasformazione più radicale: la virtualizzazione della Storia , la meta-storia, e non solo, nel Metaverso. In poche parole: la perculazione al quadrato.
Seguono tre clip del film per altrettanti dialoghi, con le trascrizioni audio dei primi due
[Riccardo Gullotta]
Bizanti: Tu sai quante copie tira “Il Giornale”, è vero?
Roveda: Cinquecentomila.
Bizanti: Tutta l'opinione che conta nel paese. Sì, gente che magari legge anche altri giornali, di altro colore, ma che alla fin fine si rivolge a noi, al ” Giornale”, per sentire dalla sua voce una parola pacata e definitiva. E questa voce, Roveda, dev'essere sempre la stessa, dalla prima riga dell'editoriale all'ultimo annuncio economico.
Roveda: Sì, sono d'accordo.
Bizanti: Chi è il nostro lettore? È un uomo tranquillo, onesto, amante dell'ordine, che lavora, produce, crea reddito. Ma è anche un uomo stanco, Roveda, scoglionato. I suoi figli, invece di andare a scuola, fanno la guerriglia per le strade di Milano. I suoi operai sono sempre più prepotenti, il Governo non c'è, il Paese è nel caos. Apre” Il Giornale” per trovare una parola serena, equilibrata, e che cosa ci trova? Il tuo pezzo, Roveda. Ho copiato parola per parola il tuo occhiello e il tuo titolo: "Disperato gesto di un disoccupato. Si brucia vivo padre di cinque figli". Ora, io non sono Umberto Eco e non voglio farti una lezione di semantica applicata all'informazione, ma mi pare evidente che la parola "disperato" è gonfia di valori polemici. Se poi me lo unisci alla parola "disoccupato", "disperato disoccupato", beh, allora ci troviamo di fronte a una vera e propria provocazione.
Roveda: Ma...
Bizanti: Compiuta la quale, tu prendi questo pover'uomo di lettore e gli sbatti in faccia cinque orfani e un cadavere carbonizzato. No, dico, cosa vogliamo farne di questo pover'uomo di lettore, un nevrotico? Gli ha forse dato fuoco lui? Vogliamo vedere di rifare insieme questo titolo? Può capitare a tutti di sbagliare, no? Scrivi:"Drammatico suicidio". "Drammatico suicidio", due parole. "Di..." Cos'è, un calabrese, il poveretto?
Roveda: Sì...
Bizanti: Ecco, "...di un immigrato". "Immigrato", una parola sola, che contiene implicitamente il "disoccupato" e il "padre di cinque figli", ma dà anche un'informazione in più.
Roveda: Certo...
Bizanti: Il succo della notizia, la sintesi: il lettore apre Il Giornale, guarda, se gli va legge se non gli va tira via, ma senza la sensazione che gli vogliamo rompere i coglioni. Senza sentirsi lui responsabile di tutti i morti che ci sono ogni giorno nel mondo. Comunque il pezzo è eccellente. Sì, magari c'è qualche parolina in più, qualche aggettivo da limare, per esempio quel "licenziato".
Roveda:"Rimasto senza lavoro"...?
Bizanti :"Rimasto senza lavoro", bravo. Dacci dentro Roveda, che la stoffa c'è. Adesso lo ricopi, e lo porti direttamente in composizione. Vai.
Montelli: Lei aveva una novità: qual è?”
Bizanti: Sì, è saltato fuori il vero assassino di Maria Grazia, un maniaco, un malato... Non parlerà, non dirà niente! Dipende da noi decidere come usarlo...
Montelli: Aspettiamo che finiscano le elezioni... Decideremo a seconda dell'esito.
Bizanti: Devo avvisare il Direttore?
Montelli: No, il Direttore non deve sapere niente. Bisogna che ciascuno faccia il suo lavoro ed abbia la sua parte di responsabilità...Non sempre chi si chiama Direttore dirige effettivamente qualcosa! Ciascuno deve stare al suo posto: la polizia a reprimere, la magistratura a condannare, la stampa a persuadere la gente a pensarla come vogliamo noi, e tutti in fondo stanno facendo il loro dovere. Sono gli operai che non stanno al gioco. Non lavorano abbastanza, se ne fregano. Vogliono sempre soldi. Non riusciamo a rialzare la produzione, questo è il vero guaio. Che cosa vuole che conti di fronte a tutto questo l'innocenza o la colpevolezza di un qualsiasi Mario Boni?
Film / Movie / Elokuva :
Marco Bellocchio, regia
Sergio Donati, Goffredo Fofi , sceneggiatura
Sbatti il mostro in prima pagina / Slap the Monster on Page One / Viol en première page
Musica / Music / Musique / Sävel:
Nicola Piovani
A margine
50 anni fa realtà e rapporti sociali appartenevano ad un’altra epoca. Anche se le classi si sono ridotte a gruppi con identità virtuale e liquida mimetizzati e subordinati alla rete dei mezzi di riproduzione, certi paradigmi sembrano sopravanzare la Storia, almeno sinora. È già matura infatti una trasformazione più radicale: la virtualizzazione della Storia , la meta-storia, e non solo, nel Metaverso. In poche parole: la perculazione al quadrato.
Seguono tre clip del film per altrettanti dialoghi, con le trascrizioni audio dei primi due
[Riccardo Gullotta]
Lezione di giornalismo
Bizanti: Tu sai quante copie tira “Il Giornale”, è vero?
Roveda: Cinquecentomila.
Bizanti: Tutta l'opinione che conta nel paese. Sì, gente che magari legge anche altri giornali, di altro colore, ma che alla fin fine si rivolge a noi, al ” Giornale”, per sentire dalla sua voce una parola pacata e definitiva. E questa voce, Roveda, dev'essere sempre la stessa, dalla prima riga dell'editoriale all'ultimo annuncio economico.
Roveda: Sì, sono d'accordo.
Bizanti: Chi è il nostro lettore? È un uomo tranquillo, onesto, amante dell'ordine, che lavora, produce, crea reddito. Ma è anche un uomo stanco, Roveda, scoglionato. I suoi figli, invece di andare a scuola, fanno la guerriglia per le strade di Milano. I suoi operai sono sempre più prepotenti, il Governo non c'è, il Paese è nel caos. Apre” Il Giornale” per trovare una parola serena, equilibrata, e che cosa ci trova? Il tuo pezzo, Roveda. Ho copiato parola per parola il tuo occhiello e il tuo titolo: "Disperato gesto di un disoccupato. Si brucia vivo padre di cinque figli". Ora, io non sono Umberto Eco e non voglio farti una lezione di semantica applicata all'informazione, ma mi pare evidente che la parola "disperato" è gonfia di valori polemici. Se poi me lo unisci alla parola "disoccupato", "disperato disoccupato", beh, allora ci troviamo di fronte a una vera e propria provocazione.
Roveda: Ma...
Bizanti: Compiuta la quale, tu prendi questo pover'uomo di lettore e gli sbatti in faccia cinque orfani e un cadavere carbonizzato. No, dico, cosa vogliamo farne di questo pover'uomo di lettore, un nevrotico? Gli ha forse dato fuoco lui? Vogliamo vedere di rifare insieme questo titolo? Può capitare a tutti di sbagliare, no? Scrivi:"Drammatico suicidio". "Drammatico suicidio", due parole. "Di..." Cos'è, un calabrese, il poveretto?
Roveda: Sì...
Bizanti: Ecco, "...di un immigrato". "Immigrato", una parola sola, che contiene implicitamente il "disoccupato" e il "padre di cinque figli", ma dà anche un'informazione in più.
Roveda: Certo...
Bizanti: Il succo della notizia, la sintesi: il lettore apre Il Giornale, guarda, se gli va legge se non gli va tira via, ma senza la sensazione che gli vogliamo rompere i coglioni. Senza sentirsi lui responsabile di tutti i morti che ci sono ogni giorno nel mondo. Comunque il pezzo è eccellente. Sì, magari c'è qualche parolina in più, qualche aggettivo da limare, per esempio quel "licenziato".
Roveda:"Rimasto senza lavoro"...?
Bizanti :"Rimasto senza lavoro", bravo. Dacci dentro Roveda, che la stoffa c'è. Adesso lo ricopi, e lo porti direttamente in composizione. Vai.
Ciascuno deve stare al suo posto
Montelli: Lei aveva una novità: qual è?”
Bizanti: Sì, è saltato fuori il vero assassino di Maria Grazia, un maniaco, un malato... Non parlerà, non dirà niente! Dipende da noi decidere come usarlo...
Montelli: Aspettiamo che finiscano le elezioni... Decideremo a seconda dell'esito.
Bizanti: Devo avvisare il Direttore?
Montelli: No, il Direttore non deve sapere niente. Bisogna che ciascuno faccia il suo lavoro ed abbia la sua parte di responsabilità...Non sempre chi si chiama Direttore dirige effettivamente qualcosa! Ciascuno deve stare al suo posto: la polizia a reprimere, la magistratura a condannare, la stampa a persuadere la gente a pensarla come vogliamo noi, e tutti in fondo stanno facendo il loro dovere. Sono gli operai che non stanno al gioco. Non lavorano abbastanza, se ne fregano. Vogliono sempre soldi. Non riusciamo a rialzare la produzione, questo è il vero guaio. Che cosa vuole che conti di fronte a tutto questo l'innocenza o la colpevolezza di un qualsiasi Mario Boni?
La maggioranza silenziosa