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Донбасс за нами

Mikhail Khokhlov / Михаил Хохлов
Lingua: Russo


Mikhail Khokhlov / Михаил Хохлов

Lista delle versioni e commenti


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Donbass za nami

[2020]
текст песни / Testo / Lyrics / Paroles / Sanat :
Vladimir Leonidovič Skobtsov [Владимир Леонидович Скобцов]

музыка / Musica / Music / Musique / Sävel:
Mixail Xoxlov [Михаил Хохлов]

в исполнении / Interpreti / Performed by / Interprétée par / Laulavat:
Natal’ja Kačura [Наталья Качура], Margarita Lisovina [Маргарита Лисовина]



Origini della canzone

La canzone fu eseguita per la prima volta a Donetsk nel Settembre 2020 per celebrare la liberazione del Donbass dalle truppe naziste nel Settembre 1943 dopo la battaglia assai cruenta di Saur-Mogila [ucraino: Савур-могила , russo: Саур-Могила]. Nel 2014 la stessa località fu teatro di aspri combattimenti tra gli ucraini della 25^ Brigata aerotrasportata e i separatisti della autoproclamata Repubblica del Donbass. La collina passò sotto il controllo dell’una e dell’altra parte 8 volte in un mese sino al controllo finale da parte dei separatisti del Donbass il 26 Agosto 2014.
In breve tempo la canzone ha acquisito grande popolarità, viene considerata come la canzone simbolo del Donbass.

Opinioni

Nel clima esasperato di una guerra che dura da 8 anni , dal 2014, si può comprendere come, stando agli indici d’ascolto, i cittadini del Donetsk si siano riconosciuti in massa nelle parole dell’autore, il poeta Skobtsov nativo della regione. Insomma é una canzone patriottica sulla quale intendiamo tenerci a debita distanza come faremmo con qualunque espressione artistica che dà troppo spazio alle bandiere e alle diversità in chiave esclusiva.
In questo caso siamo sollecitati ad andare oltre marcando un netto dissenso. Non ci piace affatto il suo uso propagandistico (se addirittura, è un’ipotesi, non sia stata confezionata su commissione). Non è però che dall’altra parte scherzino in tema di propaganda. Sono certamente più raffinati e più al passo con le tecniche e le strategie di comunicazione di massa.Peraltro, trattandosi di parte aggredita, si sorvola su certe “approssimazioni”, anche perché sollevando qualche timida obiezione si passerebbe per servi sciocchi dei tiranni di turno.
Da notare nel clip i bronzi titanici, simbolo di virtù guerriere, monito perenne per eventuali pacifisti temerari; l’energumeno in mimetica, mascella d’acciaio e pettorali in stile littorio. Da respingere con sdegno la frase ricorrente “Donbass / Russia /Mosca è con noi e così Dio”. A parte il riflesso della terribile “Gott mit uns” che evoca i cavalieri teutonici e i paraphernalia nazisti del terzo Reich, siamo stufi dell’arruolamento di Dio da parte di chicchessia. È per tutti un’infamia che fa a pugni con il buon senso, una cialtroneria tesa a plagiare le masse; per i credenti che non hanno rinunciato a riflettere (escludendo quindi i fondamentalisti) è bestemmia assoluta sotto molteplici aspetti.

Due parole sul Donbass

I primi insediamenti di cui si hanno tracce risalgono al VII secolo a.C. ad opera degli Sciti. Poi fu la volta dei nomadi delle steppe occidentali (tra il Danubio e gli Altai). Nel XVI secolo la regione fu governata dai cosacchi zaporoziani a nord e dai tatari del Khanato di Crimea a sud. Nel 1793 a conclusione della guerra russo-turca la regione fu annessa da Caterina II alla Russia. L’evento che influì parecchio sui successivi sviluppi della regione fu la guerra di Crimea nel 1856.Infatti venne meno l’importazione di carbone dall’Inghilterra, paese nemico. L’impero zarista si vide necessitato a volgere l’interesse verso il bacino carbonifero del Donbass. Con lo sviluppo della rete ferroviaria e la fondazione dell’acciaieria alla fine dell’Ottocento la regione divenne il polo siderurgico dell’impero russo.
Nel 1917 a Kiev venne proclamata la Repubblica popolare ucraina favorevole a Kerenskij e contraria ai bolscevichi. I bolscevichi ucraini fuggirono da Kiev, ripararono a Donetsk dove fondarono la “Repubblica socialista sovietica di Donetsk-Krivoj Rog“ come reazione alla Repubblica popolare ucraina. Ebbe durata effimera, meno di un mese, prima che fosse travolta dall’avanzata dei tedeschi che occupavano allora l’Ucraina. Dopo il crollo dell’impero austro-ungarico e la guerra civile tra rossi e bianchi, dal 1918 al 1920, i sovietici non vollero riconoscere l’indipendenza della Repubblica di Donetsk-Krivoj Rog . Ne fecero un oblast dell’Ucraina per favorirne la russificazione.
L’industrializzazione forzata di Stalin riuscì a portare la regione ad uno sviluppo notevole a spese dei contadini ucraini, molti dei quali furono deportati in Siberia e decimati dalla carestia del 1932.
Per il seguito, cioè la guerra civile iniziata nel 2014, si rimanda alle note del reportage più avanti.

Sul garbuglio degli accordi di Minsk occorre precisare che essi non sono stati rispettati da entrambe le parti. Il nodo più aggrovigliato ( il conundrum come lo definiscono gli anglosassoni) riguarda la sequenza delle disposizioni previste nel protocollo. Per l’Ucraina vanno attuate prima le disposizioni militari, poi quelle politiche, per la Russia il contrario.
In particolare, per l’Ucraina la roadmap era: cessate il fuoco, ritiro russo dal Donbass, ritorno del confine russo-ucraino sotto il controllo ucraino, elezioni libere ed eque nel Donbass, riconoscimento ai territori in questione di poteri conseguenti ad un programma di decentramento, ma non un loro status speciale con la capacità di contrastare in parlamento la politica estera ucraina.
Per la Russia la sequenza era invece: elezioni nel Donbass preliminari al controllo del confine russo-ucraino, conferimento dello status speciale ai territori del Donbass .
Gli ultimi eventi culminati nella guerra tra Russia e Ucraina sono noti. Mentre non si vede uno spiraglio verso nuovi accordi che finalmente non lascino spazio alle interpretazioni, si assiste ad una progressiva internazionalizzazione del conflitto.

Immagini della guerra civile in Donbass

Le immagini che seguono si riferiscono alla guerra civile in Donbass prima dell’invasione militare russa. Il fotoreporter Édouard Elias è un professionista di eccezionale livello che ha intenzionalmente evitato di distinguere le parti in lotta. Il messaggio ci sembra chiaro: il metodo è improntato all’equidistanza, nel merito è una condanna vibrata della guerra senza l’uso di didascalie.
Sono immagini di taglio ben diverso da quelle che ci vengono propinate da tre mesi dai media, spesso orientate ad alzare gli indici d’ascolto o a contribuire alla commistione di informazione e propaganda, in ogni caso a senso unico.
Chi le osserverà noterà che la quarta ritrae l’infamia ovvero la bestemmia di cui abbiamo detto prima.
[Riccardo Gullotta]

Questo reportage è stato realizzato tra luglio 2017 e febbraio 2018.

I due campi (ucraino e separatista) vengono fotografati per testimoniare il più possibile le condizioni di vita dei soldati, senza giudicare né schierarsi, le posizioni dei militari si fronteggiano con uno scarto di almeno 150 metri.
Dal 2014 il Donbass, una regione dell'Ucraina orientale, è stata tagliata fuori dal paese da un fronte. Da un lato l'Ucraina indipendente, dall'altro due province separatiste: Luhansk e Donetsk che condividono il confine orientale con la Russia, l'unica a riconoscerne la legittimità. Contemporaneamente a questa crisi, la Crimea è stata annessa alla Russia. Dall'inizio del conflitto, 10.000 persone sono morte e 25.000 sono rimaste ferite.

Inizialmente, questa guerra si è svolta su fronti dinamici, tra maggio e giugno 2014 le forze ucraine hanno ripreso il controllo dei territori dove si è sviluppata un'insurrezione armata che contestava il movimento "Maidan" ma fermata decisamente da una significativa resistenza nell'est dove la Russia è accusata di sostenere militarmente gli insorti. Il 5 settembre 2014 a Minsk è stato firmato un accordo per porre fine alla guerra, ma non è stato rispettato.

Nel 2015, questa volta, sono stati i separatisti a lanciare l'offensiva e ad avanzare fino alla firma di un nuovo accordo di Minsk 2 nel febbraio 2015.
Da allora i fronti sono cambiati molto poco o niente. Gli uomini si sono asserragliati sotto terra costretti ad una vera guerra di posizione, sotto il fuoco dell'artiglieria e scaramucce. Si instaura un clima di attesa il più temuto tra soldati e coscritti, quello dell'impotenza di fronte ai cannoni, che spesso sparano da poche decine di chilometri dietro le linee, della presenza quasi costante di cecchini, che uccidono non appena un soldato si espone.
In entrambi i lati, le condizioni di vita sono le stesse. I volti sono simili, l'attesa è infinita, la terra è sconvolta, ogni cosa è trasformata per fungere da riparo o protezione.
Combattono nei campi, nelle città, nelle foreste e nelle strade, hanno tra i 18 ei 40 anni e sono vittime dell'assurdità della guerra, delle conseguenze irrimediabili sulla loro vita e su quella dei loro vicini. Questo conflitto ha caratteristiche militari che ricordano la prima guerra mondiale, 100 anni dopo, un discorso che attinge alla seconda, 70 anni dopo, e che purtroppo è in atto ancora oggi.
[Édouard Elias]

Ce reportage a été réalisé entre juillet 2017 et février 2018.

Les deux camps (Ukrainien & Séparatiste) sont photographiés afin de témoigner au mieux des conditions de vie des soldats, sans jugement ou prise de partie, les positions des miliaires se font face avec un écart au plus faible de 150 mètres.
Depuis 2014, le Dombass, région de l’est ukrainien est désormais coupé du pays par une ligne de front. D’un coté, l’Ukraine indépendante, de l’autre, deux provinces séparatistes : Luhansk & Donetsk qui partagent leur frontière Est avec la Russie, seule à reconnaitre leur légitimité. Parallèlement à cette crise, la Crimée est annexée par la Russie. Depuis le début du conflit 10 000 personnes sont mortes et 25 000 ont été blessées.

Initialement, cette guerre s’est déroulée sous des fronts mouvants, entre mai et juin 2014, les forces ukrainiennes reprennent les territoires ou s’est développée une insurrection armée contestant le mouvement «Maidan» mais stoppée net par une importante résistance à l’est où la Russie est accusée de soutenir militairement les insurgés. Le 5 septembre 2014, un accord est signé à Minsk pour faire cesser la guerre mais il n’est pas respecté.

En 2015, cette fois ci, ce sont les séparatistes qui lancent l’offensive et progressent jusqu’à la signature d’un nouvel accord de Minsk 2, en février 2015.
Depuis, les fronts n’évoluent pas ou très peu. Les hommes se sont enterrés et sont pris dans une véritable guerre de position, sous le feu de l’artillerie et de combats sporadiques. S’installe un climat d’attente qui est le plus redouté chez les militaires ou les conscrits, celui de l’impuissance face aux canons, qui tirent souvent depuis quelques dizaines de kilomètres derrière les lignes, de la présence quasi constante de tireurs embusqués, tuant dès qu’un soldat s’expose.
Des deux cotés, les conditions de vie sont les mêmes. Les visages se ressemblent, l’attente est interminable, la terre est retournée, tout objet est transformé pour servir d’abri ou de protection.
Ils se battent dans les champs, les villes, les forets et les routes, ils ont entre 18 et 40 ans et sont victimes de l’absurdité de la guerre, de ses conséquences irrémédiables sur leur vie et celles de leur prochains. Ce conflit présente des caractéristiques militaires nous rappelant la première guerre mondiale, 100 ans après, un discours puisant dans la seconde, 70 ans plus tard, et qui se déroule encore malheureusement aujourd’hui.
[Édouard Elias]



Donbass 2017 credit: Édouard Elias
Donbass 2017 credit: Édouard Elias


Donbass 2017 credit: Édouard Elias
Donbass 2017 credit: Édouard Elias


Donbass 2017 credit: Édouard Elias
Donbass 2017 credit: Édouard Elias



 Donbass 2017 credit: Édouard Elias
Donbass 2017 credit: Édouard Elias


 Donbass 2017 credit: Édouard Elias
Donbass 2017 credit: Édouard Elias



 Donbass 2017 credit: Édouard Elias
Donbass 2017 credit: Édouard Elias


 Donbass 2017 credit: Édouard Elias
Donbass 2017 credit: Édouard Elias


 Donbass 2017 credit: Édouard Elias
Donbass 2017 credit: Édouard Elias


 Donbass 2017 credit: Édouard Elias
Donbass 2017 credit: Édouard Elias


 Donbass 2017 credit: Édouard Elias
Donbass 2017 credit: Édouard Elias


 Donbass 2017 credit: Édouard Elias
Donbass 2017 credit: Édouard Elias
Проснулся Зверь в кромешной темноте [1]
И Богу была названа цена,
Прогнулись все — и братья во Христе,
Прогнулось всё, но не моя страна.

Был урожайным високосный год
И кровью смерть была пьяным-пьяна,
От туч свинцовых гнулся небосвод,
Прогнулось всё, но не моя страна.

В пол-неба пламя,
В пол-неба смог,
Донбасс за нами
И с нами Бог!
В полнеба пламя,
В полнеба смог,
Россия с нами
И с нами Бог!

Здесь памяти не предали отцов,
Здесь не отдали дедовской земли,
Какой ценою — не отыщешь слов,
Здесь за Отчизну жизнь не берегли.

И снова сила русская в руках,
И жизнь, и смерть за Родину красна,
Стоит и держит небосвод в веках
Моя непокорённая страна.

В пол-неба пламя,
В пол-неба смог,
Донбасс за нами
И с нами Бог!
В пол-неба пламя,
В пол-неба смог,
Россия с нами
И с нами Бог!

Пусть суждено погибнуть на кресте,
Но на колени не поставить нас,
В кровавом полюшке один за всех
Стоит и держит небосвод Донбасс.

В пол-неба пламя,
В пол-неба смог,
Донбасс за нами,
И с нами Бог!
В пол-неба пламя,
В пол-неба смог,
Россия с нами,
И с нами Бог!

В пол-неба пламя,
В пол-неба смог,
Москва за нами
И с нами Бог!
В пол-неба пламя,
В пол-неба смог,
Россия с нами
И с нами Бог!
[1] Translitteration / Translitterazione

Prosnulsja Zver’ v kromešnoj temnote
I Bogu byla nazvana cena,
Prognulis’ vse — i brat’ja vo Xriste,
Prognulos’ vsë, no ne moja strana.

Byl urožajnym visokosnyj god
I krov’ju smert’ byla p’janym-p’jana,
Ot tuč svincovyx gnulsja nebosvod,
Prognulos’ vsë, no ne moja strana.

V pol-neba plamja,
V pol-neba smog,
Donbass za nami
I s nami Bog!
V polneba plamja,
V polneba smog,
Rossija s nami
I s nami Bog!

Zdes’ pamjati ne predali otcov,
Zdes’ ne otdali dedovskoj zemli,
Kakoj cenoju — ne otyžeš’ slov,
Zdes’ za Otčiznu žizn’ ne beregli.

I snova sila russkaja v rukax,
I žizn’, i smert’ za Rodinu krasna,
Stoit i deržit nebosvod v vekax
Moja nepokorënnaja strana.

V pol-neba plamja,
V pol-neba smog,
Donbass za nami
I s nami Bog!
V pol-neba plamja,
V pol-neba smog,
Rossija s nami
I s nami Bog!

Pust’ suždeno pogibnut’ na kreste,
No na koleni ne postavit’ nas,
V krovavom poljuške odin za vsex
Stoit i deržit nebosvod Donbass.

V pol-neba plamja,
V pol-neba smog,
Donbass za nami,
I s nami Bog!
V pol-neba plamja,
V pol-neba smog,
Rossija s nami,
I s nami Bog!

V pol-neba plamja,
V pol-neba smog,
Moskva za nami
I s nami Bog!
V pol-neba plamja,
V pol-neba smog,
Rossija s nami
I s nami Bog!

inviata da Riccardo Gullotta - 17/5/2022 - 23:14




Lingua: Inglese

English translation / английский перевод / Traduzione inglese / Traduction anglaise / Englanninkielinen käännös:
ZER0F0RCE
DONBAS IS WITH US

In the deep darkness, a beast awoke,
And to the God, the price was named,
Everyone bowed down, even brothers in Christ,
Everyone bowed down, but not my country.

The year was graceful and fruitful,
And with blood and death it was painted,
The lead filled clouds overtook the skies,
Everything bowed down, but not my country.

Half of the sky is aflame,
Half of the sky in smog,
Donbas is with us,
And so is God!

Half of the sky is aflame,
Half of the sky in smog,
Russia is with us,
And so is God!

Here the memory never gave up on our fathers,
We never gave up on our forefathers’ lands,
Not for any price will you find the words,
To give a life for fatherland is nothing.

And once again the Russian power is at hand,
Both life and death, for our country are red,
It stands and holds the heavenly clouds,
My undefeated county.

Half of the sky is aflame,
Half of the sky in smog,
Donbas is with us,
And so is God!

Half of the sky is aflame,
Half of the sky in smog,
Russia is with us,
And so is God!

May be it that you die on the cross,
But on our knees we shall not be thrown,
On the bloody battlefield, one is for all,
Holds and keeps the heavenly clouds Donbas.

Half of the sky is aflame,
Half of the sky in smog,
Donbas is with us,
And so is God!

Half of the sky is aflame,
Half of the sky in smog,
Moscow is with us,
And so is God!

inviata da Riccardo Gullotta - 17/5/2022 - 23:16




Lingua: Italiano

Traduzione italiana / Итальянский перевод / Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös:
Riccardo Gullotta
IL DONBASS E' CON NOI

La bestia si è destata nel profondo dell’oscurità,
E il prezzo è stato chiamato Dio,[1]
Tutti si sono prostrati, anche i fratelli in Cristo,
Ogni cosa ha ceduto, ma non il mio paese!

Il raccolto è stato abbondante nell’anno bisestile, [2]
E la morte si è abbeverata di sangue
I cieli sottomessi da nuvole plumbee,
Tutto ha ceduto, ma non il mio paese.

Metà del cielo è in fiamme,
Metà del cielo è in fumo,
Il Donbass è con noi,
E così Dio!

Metà del cielo è in fiamme,
Metà del cielo è in fumo,
La Russia è con noi,
E così Dio!

Qui le memorie dei nostri padri non sono state tradite,
Qui la terra dei nostri antenati non è stata data via,
Quanto è costato, non ci sono parole
Qui per la Patria non abbiamo badato alla vita.

E di nuovo nelle nostre mani il potere russo,
Sia la vita che la morte per la nostra terra sono belle, [3]
Resiste e sostiene il cielo nei secoli
La mia terra invitta.

Metà del cielo è in fiamme,
Metà del cielo è in fumo,
Il Donbass è con noi,
E così Dio!

Metà del cielo è in fiamme,
Metà del cielo è in fumo,
La Russia è con noi,
E così Dio!

Che noi si muoia in croce,
Ma non è possibile averci in ginocchio,
Nel campo di sangue uno per tutti,
Il Donbass resiste e sostiene il firmamento.

Metà del cielo è in fiamme,
Metà del cielo nello smog,
Il Donbass è con noi,
E così Dio!

Metà del cielo è in fiamme,
Metà del cielo nello smog,
Mosca è con noi,
E così Dio!
[1] Immagine di grande impatto

[2] Високосный год / anno bisestile : per i Russi porta sfortuna

[3] кра́сна nel testo: indica di norma il colore rosso, qui assume il significato arcaico e poetico di “bello”

inviata da Riccardo Gullotta - 19/5/2022 - 15:26


There is no way in hell this is an anti-war song.

21/3/2023 - 07:51




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