From Polyphony Project
Та забіліли сніжки [1]
По битій дорозі,
Ой по крутій горі
Та заболіло тіло
Бурлацькеє, біле
Ой в чужій стороні
Та ніхто й не заплаче
По білому тілу,
Ой по бурлацькому.
Та ні батько ж, ні ненька,
Ні брат, ні сестриця,
Ой ні жона його.
Та тільки ж той заплаче,
Гірко заридає
Ой товариш його.
Ой брате ж мій, брате,
Вірний товаришу,
Ой скоро я й умру.
Та поховай мене, брате,
Вірний товаришу,
Ой в вишневім саду.
Та в вишневім садочку,
На жовтім пісочку,
Ой під калиною.
Да вранці жи соловейко
Сяде на калині,
Ой росу обіб’є.
А увечері пізно
Прилетить зозуля,
Ой пісню закує
Та забіліли сніжки [1]
По битій дорозі,
Ой по крутій горі
Та заболіло тіло
Бурлацькеє, біле
Ой в чужій стороні
Та ніхто й не заплаче
По білому тілу,
Ой по бурлацькому.
Та ні батько ж, ні ненька,
Ні брат, ні сестриця,
Ой ні жона його.
Та тільки ж той заплаче,
Гірко заридає
Ой товариш його.
Ой брате ж мій, брате,
Вірний товаришу,
Ой скоро я й умру.
Та поховай мене, брате,
Вірний товаришу,
Ой в вишневім саду.
Та в вишневім садочку,
На жовтім пісочку,
Ой під калиною.
Да вранці жи соловейко
Сяде на калині,
Ой росу обіб’є.
А увечері пізно
Прилетить зозуля,
Ой пісню закує
[1] Ta zabilili snižki
Po bytij dorozi,
Oj po krutij hori
Ta zaboliło tiło
Burłaćkeje bile
Oj v čužij storoni
Ta nixto j ne zapłače
Po biłomu tiłu,
Oj po burłaćkomu.
Ta ni baťko ž, ni neńka,
Ni brat, ni sestricja,
Oj ni žona joho.
Ta tilky ž toj zapłače,
Hirko zaridaje
Oj tovaryš joho.
Oj brate ž mij, brate,
Virnyj tovaryšu,
Oj skoro ja j umru.
Ta pohovaj mene, brate,
Virnyj tovaryšu,
Oj v vyšnevim sadu.
Ta ŭ vyšnevym sadočku,
na žoŭtim pisočku,
Oj pid kałynoju.
Da vranci ži sołovejko
Sjade na kałyni,
Oj rosu obib'je.
A uvečeri pizno
Pryletyť zozulja
Oj pisnju zakuje.
Po bytij dorozi,
Oj po krutij hori
Ta zaboliło tiło
Burłaćkeje bile
Oj v čužij storoni
Ta nixto j ne zapłače
Po biłomu tiłu,
Oj po burłaćkomu.
Ta ni baťko ž, ni neńka,
Ni brat, ni sestricja,
Oj ni žona joho.
Ta tilky ž toj zapłače,
Hirko zaridaje
Oj tovaryš joho.
Oj brate ž mij, brate,
Virnyj tovaryšu,
Oj skoro ja j umru.
Ta pohovaj mene, brate,
Virnyj tovaryšu,
Oj v vyšnevim sadu.
Ta ŭ vyšnevym sadočku,
na žoŭtim pisočku,
Oj pid kałynoju.
Da vranci ži sołovejko
Sjade na kałyni,
Oj rosu obib'je.
A uvečeri pizno
Pryletyť zozulja
Oj pisnju zakuje.
envoyé par Riccardo Gullotta - 7/3/2022 - 13:55
Langue: anglais
English translation / Переклад англійською / Traduzione inglese / Traduction anglaise / Englanninkielinen käännös :
Ahmed Fawzy
Ahmed Fawzy
WHITE SNOW HAS APPEARED
White snow has appeared
On a road,
On a steep hill.
Body has ached
White homeless body,
Far far away from home.
No one is going to mourn
the white body,
White homeless body.
Not father, nor mother,
Not sister, nor brother,
Oh, nor his wife.
The only one who will weep,
shedding bitter tears,
Oh, it will be his fellow.
Oh brother, oh brother,
my loyal friend,
I will soon be dead,
bury me, brother, (Build me a coffin Made of a maple tree)
my loyal friend,
Oh in a cherry orchard.
(Bury me)
In a cherry orchard.
On yellow sand,
Under the guelder rose bush.
May a nightingale come in the morning
Sit on that bush,
Shake off the dew.
and late in the evening
A cuckoo will come
and start cuckooing.
White snow has appeared
On a road,
On a steep hill.
Body has ached
White homeless body,
Far far away from home.
No one is going to mourn
the white body,
White homeless body.
Not father, nor mother,
Not sister, nor brother,
Oh, nor his wife.
The only one who will weep,
shedding bitter tears,
Oh, it will be his fellow.
Oh brother, oh brother,
my loyal friend,
I will soon be dead,
bury me, brother, (Build me a coffin Made of a maple tree)
my loyal friend,
Oh in a cherry orchard.
(Bury me)
In a cherry orchard.
On yellow sand,
Under the guelder rose bush.
May a nightingale come in the morning
Sit on that bush,
Shake off the dew.
and late in the evening
A cuckoo will come
and start cuckooing.
envoyé par Riccardo Gullotta - 7/3/2022 - 13:57
Langue: italien
Traduzione italiana / Італійський переклад / Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös :
Riccardo Gullotta
Riccardo Gullotta
GRUMI DI NEVE IMBIANCATI
Grumi di neve[1] imbiancati
Su una strada rovinata,
Oh su una ripida collina
Ha sofferto il corpo
del vagabondo, bianco
in un posto straniero [2]
Nessuno piangerà
Sul corpo bianco,
Sul vagabondo
Ma né padre né madre,
Né fratello né sorella,
Oh, neppure sua moglie.
L’unico che si scioglierà in un pianto
Piangerà lacrime amare
Oh, sarà il suo compagno.
Oh fratello mio, fratello,
compagno fedele,
presto sarò morto.
Seppelliscimi, fratello,
compagno fedele,
Oh, in un frutteto di ciliegi.
In un frutteto di ciliegi,
nella sabbia gialla,
Oh, sotto il viburno.
Finché l'usignolo al mattino
Non si poserà su un viburno,
Oh, farà cadere[3] le gocce di rugiada.
E tardi sul far della sera
Sopraggiungerà il cuculo,
Oh, incatenerà la melodia[4]
Grumi di neve[1] imbiancati
Su una strada rovinata,
Oh su una ripida collina
Ha sofferto il corpo
del vagabondo, bianco
in un posto straniero [2]
Nessuno piangerà
Sul corpo bianco,
Sul vagabondo
Ma né padre né madre,
Né fratello né sorella,
Oh, neppure sua moglie.
L’unico che si scioglierà in un pianto
Piangerà lacrime amare
Oh, sarà il suo compagno.
Oh fratello mio, fratello,
compagno fedele,
presto sarò morto.
Seppelliscimi, fratello,
compagno fedele,
Oh, in un frutteto di ciliegi.
In un frutteto di ciliegi,
nella sabbia gialla,
Oh, sotto il viburno.
Finché l'usignolo al mattino
Non si poserà su un viburno,
Oh, farà cadere[3] le gocce di rugiada.
E tardi sul far della sera
Sopraggiungerà il cuculo,
Oh, incatenerà la melodia[4]
[1] сніжки [snižki] plurale di сніжка / palla di neve
[2] чужій стороні [čužij storoni] / altra parte
[3] обіб'є
[4] Una nota finale di cupezza: nella credenza popolare dai versi del cuculo si traggono auspici per il futuro
[2] чужій стороні [čužij storoni] / altra parte
[3] обіб'є
[4] Una nota finale di cupezza: nella credenza popolare dai versi del cuculo si traggono auspici per il futuro
envoyé par Riccardo Gullotta - 7/3/2022 - 14:03
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Анонімний / Anonymous
L’universo burlaki
I Burlaki erano servi della gleba che fuggendo dalla schiavitù diventavano contadini o più frequentemente lavoratori nelle navi fluviali. Il fenomeno ebbe origine nei territori moscoviti a cavallo tra il XVI e il XVII secolo.
L’etimologia è di origine incerta. Secondo la tesi più accreditata il termine deriva dal russo бурло o dall’ucraino бурлій [burlij]/ chiassoso. Secondo un’altra tesi deriverebbe dal tartaro burlak detto di uno che attorciglia una corda oppure dal tartaro bujdak / senzatetto. Infine una terza tesi lo fa derivare dal basso-tedesco bûrlach / contadina o bûrschap / comunità rurale.
Nell’immaginario collettivo i Burlaki sono i lavoratori che tiravano le navi fluviali mediante funi robuste e pesanti fissate da un lato all’albero della nave e dall’altra alla vita con cinghie di ancoraggio, dette appunto burlatskij.
Quella dei burlaki era un’attività sfibrante, svolta in condizioni disumane, mal pagata, stagionale dato che in autunno i fiumi erano ghiacciati. L’ingaggio avveniva sovente in inverno quando l’offerta di lavoro era bassa a vantaggio dei datori di lavoro, il pagamento era effettuato a fine stagione. Lavoravano sul Volga, sull’Oka, Dnieper, Dvina con destinazione Arcangelo sul Mar Bianco. Si stima che nella prima decade del XIX secolo i burlaki fossero 650mila, si ridussero a 150mila a metà del secolo per effetto delle trasformazioni sociali conseguenti alla rivoluzione industriale. L’attività fu definitivamente bandita dall’Unione Sovietica nel 1929.
Per antonomasia burlaki indicò anche i senzatetto, i vagabondi, i celibi. Le canzoni burlaki riflettevano le condizioni di vita precarie e del loro lavoro. Sono espressioni di protesta, di rabbia verso gli oppressori, spesso con l’immagine della morte. Burlo in ucraino vuol dire appunto “maledizione, denuncia”.
La canzone
E’ una melodia popolare burlaki, struggente. La si propone in questi giorni non a caso, come segno di partecipazione alla tragedia che si sta consumando. Gli Ucraini sono stati vessati nei secoli, il loro territorio è stato conteso dagli uni e dagli altri per la posizione e le risorse. Sono un popolo composto da varie etnie date le vicissitudini causate dalle continue ridefinizioni dei confini. Non sono mancate pesanti contraddizioni, storiche e recenti. Che la notte possa concludersi presto.
[Riccardo Gullotta]