D’azzurro risplende il cielo steso
Sulla testa di un prigioniero
Che ha infangato il suo nome,
che ha sparato per amore
e ad ogni secondo ripensa a quel giorno
quando il domani fu solo un ricordo
quando gli occhi della sua bella
furon la luce di una stella
ma ogni notte lei appare,
oltre le sbarre lui può volare
tra le sue labbra in quel dolce sapore
ch’è solo l’alba di un nuovo dolore
l’alba di un nuovo dolore
due uomini strani gli ridono in faccia
mostrando orgogliosi il color di una giacca
giocando col tempo che ha ancora davanti
“dieci anni, in fondo, non son così tanti”
Poi uno dei due sputa per terra
Apre le porte della sua cella,
è l’ora della benedizione,
come acqua santa il bastone
ma lui con quegli occhi brillanti di vita
nonostante sia chiaro che ormai quasi è finita,
risponde alla guardia “da qui me ne andrò,
io tra dieci anni, tu forse no,
tu forse no”
poi d’improvviso è di nuovo silenzio
e scopre il suo cuore perdere il tempo,
svanire nel sonno così dolcemente
là dove il dolore non si sente
e il resto lì attorno cambia colore,
un filo di voce corre verso il suo amore
dissolto per sempre nell’eternità
in quella gabbia senza dignità,
senza dignità.
così si conclude questa ballata,
con l’ultimo istante di una vita rubata,
con la leggerezza di un’assurda morte
inciampando tra vita e malasorte,
Sulla testa di un prigioniero
Che ha infangato il suo nome,
che ha sparato per amore
e ad ogni secondo ripensa a quel giorno
quando il domani fu solo un ricordo
quando gli occhi della sua bella
furon la luce di una stella
ma ogni notte lei appare,
oltre le sbarre lui può volare
tra le sue labbra in quel dolce sapore
ch’è solo l’alba di un nuovo dolore
l’alba di un nuovo dolore
due uomini strani gli ridono in faccia
mostrando orgogliosi il color di una giacca
giocando col tempo che ha ancora davanti
“dieci anni, in fondo, non son così tanti”
Poi uno dei due sputa per terra
Apre le porte della sua cella,
è l’ora della benedizione,
come acqua santa il bastone
ma lui con quegli occhi brillanti di vita
nonostante sia chiaro che ormai quasi è finita,
risponde alla guardia “da qui me ne andrò,
io tra dieci anni, tu forse no,
tu forse no”
poi d’improvviso è di nuovo silenzio
e scopre il suo cuore perdere il tempo,
svanire nel sonno così dolcemente
là dove il dolore non si sente
e il resto lì attorno cambia colore,
un filo di voce corre verso il suo amore
dissolto per sempre nell’eternità
in quella gabbia senza dignità,
senza dignità.
così si conclude questa ballata,
con l’ultimo istante di una vita rubata,
con la leggerezza di un’assurda morte
inciampando tra vita e malasorte,
envoyé par Dq82 - 2/3/2022 - 13:15
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Di muse, di specchi e d'altre assurde storie
Tratta da storie vere di abusi in divisa.