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Lingua: Russo


Jakov Petrovič Jadov / Яков Петрович Ядов

Lista delle versioni e commenti


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Bublički
[ 1926 ]

Текст / Testo / Lyrics / Paroles / Sanat:
Jakov Petrovič Jadov [Яков Петрович Ядов]

музыка / Musica / Music / Musique / Sävel:
Неизвестный / Unknown / Ignoto / Inconnu / Tuntematon

1.в исполнении / פּערפאָרמער / Interpreti / Performed by / Interprétée par / Laulavat :
Leonid Osipovič Utësov [Леонид Осипович Утёсов]

2.Marusia Georgevskaya [Маруся Георгиевская]
Album Marusia – Russian Gypsy Songs Vol. 2, 1959

3. Yuliya Aleksandrovna Zapolskaya [Юлия Александровна Запольская]
Album Yulya Sings Songs of the Russian Street Urchins, 1961

4. Billy’s Band

5. Faina Nikolas [Фаина Николас]

6. Debauche

7. Miriam Kressyn

8. Barry Sisters
Album: The Barry Sisters

[[https://i0.wp.com/istoriarusi.ru/img/nep-7.jpg|]]


[[https://www.nationalgalleries.org/sites/default/files/styles/postcard/public/externals/125612.jpg|]]


Bublički racconta la storia di una ragazza costretta a vendere ciambelle all’angolo della strada. Il padre è un ubriacone, la madre è una donna delle pulizie (o, in altre versioni, con un piede nella tomba), la sorella si prostituisce, il fratello è un ladro. Il testo fu ispirato alla narrazione del cantante satirico Grigorij Markovič Krasavin durante un viaggio di ritorno a Odessa. Da attento osservatore della realtà e dei costumi, volle cogliere la cifra di Odessa. Si accorse che la moltitudine di venditori ambulanti di ciambelle con il loro richiamo continuo a comprare “ciambelle, ciambelle calde” era il tema ideale di una canzone da cantare e mimare nel suo repertorio. Si rivolse all’amico Jakov Jadov che stese il testo in poche ore. Pare che Grigorij Krasavin interpretasse la canzone il giorno dopo al Gambrinus, locale storico di Odessa, tuttora attivo. La canzone ebbe un notevole successo e si diffuse rapidamente in Unione Sovietica. Il compositore è rimasto sconosciuto. Al successo della canzone contribuì in modo decisivo il mattatore Leonid Osipovič Utësov , definito il “bardo” di Odessa per la sua popolarità e la carica che infondeva nelle interpretazioni. Per comprendere il successo iniziale della canzone è opportuno fare qualche cenno alla situazione di Odessa negli anni 20 del secolo scorso.

Un aforisma, enunciato dall’interprete storico della canzone, Leonid Osipovič Utësov ci viene incontro: Греческая мифология – миф. Одесская мифология – действительность / La Mitologia greca è un mito. La Mitologia di Odessa è realtà.
Odessa agli inizi del XX secolo: porto di mare, città esuberante e degradata ad un tempo, atmosfera meno spensierata di Napoli, una criminalità forse meno organizzata che a Marsiglia ma in simbiosi con vasti strati di popolazione, soggetto e oggetto di intrattenimento, la prestupnyj mir [преступный мир] / la “mala”.

Già porto franco nel XIX secolo, Odessa fu teatro nel 1905 di una rivolta sociale appoggiata dall’equipaggio della Potëmkin. Pochi mesi dopo ebbe luogo il terribile pogrom antiebraico. Nel 1920 Odessa usciva con le ossa rotte dalla I guerra mondiale e dalla rivoluzione civile: occupata nel 1917 delle truppe della Repubblica Popolare Ucraina, passò nel 1918 sotto il governo bolscevico per essere invasa pochi mesi dopo dall’esercito austroungarico. Alla fine della I Guerra mondiale fu occupata da un corpo di spedizione francese in funzione anti-bolscevica. Francesi e alleati dovettero evacuare nel luglio 1920. Il governo passò ai bolscevichi, ma questi furono sconfitti dalle truppe dell’Armata bianca. Nel febbraio 1920 la cavalleria dell’Armata Rossa occupò definitivamente Odessa.





La situazione economica era assai precaria, la miseria endemica. Furti di generi di prima necessità, rapine e uccisioni erano all’ordine del giorno. Ecco come Joseph Roth descrive l’ambiente nel suo Ebrei erranti

Ebrei erranti
Le mie esperienze più tristi le devo alle lunghe passeggiate che ho fatto per la Moldavanka, il quartiere ebraico di Odessa. Una nebbia pesante si aggira per le strade come un destino, la sera è sventura, la luna che sorge una beffa. I mendicanti non sono soltanto la facciata abituale della strada, qui sono mendicanti tre volte, perché questa è la loro dimora. Ogni casa ha cinque, sei, sette minuscoli negozi. Ogni negozio è un’abitazione. Davanti alla finestra, che è anche la porta, c’è la bottega, dietro di essa il letto, sopra il letto sono appesi i bambini nelle ceste – e la sventura li culla su e giù. Uomini alti, massicci tornano a casa: sono i facchini ebrei che vengono dal porto. In mezzo ai loro piccoli, deboli, isterici e smunti connazionali fanno una strana impressione, di una selvaggia razza barbarica smarritasi tra i vecchi semiti. Tutti gli artigiani lavorano fino a notte alta. Da tutte le finestre piange una luce torbida, gialla. Sono luci strane, che non diffondono chiarore, ma una specie di oscurità con un nucleo luminoso. Non sono imparentate col fuoco benedetto. Sono anime delle tenebre…

Se qualcuno fosse indotto a ritenere dalla narrazione di Roth che il malessere di Odessa riguardasse soltanto l’etnia avversata dal resto della popolazione, quella ebraica, si ricrederebbe dopo avere letto le righe seguenti, tratte da Isaak Babel in Racconti di Odessa

Racconti di Odessa
Odessa città del teatro, della musica e della canzone, Odessa della corazzata Potëmkin e dei pogrom, Odessa dei bordelli e delle sinagoghe, Odessa della luce ma anche Odessa della notte, percorsa da mille profumi che il vento rubava alla campagna circostante e alle navi ancorate nel porto, e Odessa impregnata dal tanfo della povertà e della paura proveniente dai quartieri più reietti: Odessa Bab-El’, ovvero Porta di Dio per i suoi abitanti

L’ Unione Sovietica varò la NEP [Novaja Ėkonomičeskaja Politika], un sistema economico ad economia mista, basata sul libero mercato con una pianificazione centrale necessariamente meno rigida per evitare il collasso economico dopo la guerra civile. Fu promossa da Lenin, Stalin la cancellò nel 1928 quando gli economisti sovietici determinarono che la NEP era un enorme ostacolo all’industrializzazione indispensabile allo sviluppo del paese. Con la NEP si moltiplicarono a iosa i commercianti e i piccoli venditori. L’immagine della venditrice di ciambelle è una critica larvata alla NEP. Нэпман [Nepman] fu il termine coniato per indicare la nuova classe sorta grazie alla NEP. In quegli anni la cultura underground in Unione Sovietica ebbe nell’Ucraina e Odessa un notevole riferimento in cui la cultura ebraica ebbe un ruolo di prim’ordine. Non è una semplice coincidenza il fatto che sia Jakov Jadov che Leonid Utësov erano di famiglia ebrea.

Nota enogastronomica
Quella che abbiamo chiamato ciambella è più nota forse con il termine bagel. E’ un pane lievitato, sottoposto a bollitura e poi al forno, guarnito con semi di sesamo o di papavero. Le sue origini risalgono al XVII secolo a Cracovia. In polacco è bajgiel , brezel in tedesco, bublik in russo, beygl [בײגל] in yiddish.

Versioni e interpretazioni

Vladimir Bakhtin [ Владимир Бахтин] nell’articolo Zabytyi i neizvestnyi Iakov Iadov [Забытый и незабытый Яков Ядов (Нева, 2001, № 2)] dà un resoconto completo e ben dettagliato dell’origine della canzone. Grazie alle sue ricerche disponiamo del testo integrale che non fu più interpretato per decenni. Era scomodo non tanto per la lunghezza quanto perché non gradito al regime dato il contenuto. Poche parole del testo russo bastano per percepire il carattere di protesta sociale: пьяница/ ubriacone, гробу тянется /distesa nella bara, гулящая/ debosciata, вор /ladro.
La traduzione del testo integrale è stata curata da Miriam Kressyn. Non disponiamo della interpretazione in russo della canzone originale.

Dal testo originale sono derivate parecchie versioni corte. Se ne contano quattro in russo. La versione qui proposta è quella più diffusa, sensibilmente ridotta rispetto all’originale e “pettinata”. Eppure, nonostante gli sforzi della censura, qualche traccia della protesta è rimasta.
La canzone fu tradotta in yiddish poco dopo la sua uscita. C’è un’altra versione yiddish, posteriore, stile Broadway, che si è imposta all’attenzione al punto da indurre a ritenere questa, Bagels, la canzone originale che peraltro divenne il paradigma dell’America alla fine degli anni ‘30. Il testo di entrambe é riportato avanti.

Negli anni ’20 parecchi ebrei emigrarono da Odessa negli Stati Uniti sia per la recessione economica sia per le ostilità nei loro confronti. Tra questi Herman Bagelman. Le due figlie Clara e Mina appresero dai genitori la canzone in yiddish a metà degli anni ’30. Dopo un’audizione alla radio nacque la canzone Bagel in stile swing. Le sorelle divennero le Barry Sisters, Claire e Mernaya. Riscossero un gran successo perfino in una tournée in Unione Sovietica nel 1954. Naturalmente dello spirito del testo di Jadov rimase poco o nulla. Il marketing richiedeva ben altro tipo di messaggio, un messaggio che suscitasse facili commozioni e pochi pensieri.

Quanto alle interpretazioni segnaliamo, oltre a quella storica di Utësov, le seguenti:

In russo
Billys band на Достояние РЕспублики
Faina Nikolas [Фаина Николас]
Debauche band (New Orleans)

In Yiddish
Miriam Kressyn ( storica interpretazione di una grande artista )
The Barry Sisters

Strumentale stile swing
Ziggy Elman's Orchestra , 1938
The Klezmer Conservatory Band, 2000

[Riccardo Gullotta]
Ночь надвигается, [1]
Фонарь качается,
Мильтон ругается
В ночную тьму.
А я немытая,
Плащом покрытая,
Всеми забытая
Здесь на углу...

Купите ж бублички,
Горячи бублички,
Гоните рублички
Сюда скорей,
И в ночь ненастную,
Меня, несчастную,
Торговку частную
Ты пожалей.

Отец мой пьяница, [2]
за рюмкой тянется,
А мать уборщица,
какой позор,
Сестра гулящая,
тварь настоящая,
А мой братишечка
карманный вор.

Купите бублички,
Горячи бублички,
Гоните рублички
Сюда скорей,
И в ночь ненастную,
Меня, несчастную,
Торговку частную
Ты пожалей.
[1] Transcription /Trascrizione

Noć nadvigaetsja,
Fonaŕ kačaetsja,
Milton rugaetsja
V nočnuju ťmu.
A ja nemytaja,
Płašćom pokrytaja,
Vsemi zabytaja
Zdeś na ugłu...

Kupite ž bublički,
Gorjači bublički,
Gonite rublički
Sjuda skorej,
I v noć nenastnuju,
Menja, nesčastnuju,
Torgovku častnuju
Ty požalej.

Otec moj p'janica,
za rjumkoj tjanetsja,
A mať uboršćica,
kakoj pozor,
Sestra guljašćaja,
tvaŕ nastojašćaja,
A moj bratišečka
karmannyj vor.

Kupite ž bublički,
Gorjači bublički,
Gonite rublički
Sjuda skorej,
I v noć nenastnuju,
Menja, nesčastnuju,
Torgovku častnuju
Ty požalej.

[2] Strofa non inclusa nell'interpretazione di Utësov. Ulteriore variante:
Stanza not included in Utësov’s interpretation. Another variant is:

Отец мой — пьяница,
Он этим чванится,
Он к гробу тянется,
И всё же пьёт;
А мать гулящая,
Сестра — пропащая,
И я — курящая,
Глядите — вот!

inviata da Riccardo Gullotta - 15/2/2022 - 20:48




Lingua: Italiano

Traduzione italiana / Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös:
Riccardo Venturi, 16-2-2022 05:08

Due parole del traduttore. Inizio qui l'opera, su questa canzone proposta da Riccardo Gullotta. che si prevede lunga, complessa ed anche ricca di sorprese. Prima di tutto, una traduzione letterale del testo russo proposto, con alcune note esplicative.


[[https://i0.wp.com/istoriarusi.ru/img/nep-7.jpg|]]


Riproduco qui una delle foto messe da Riccardo Gullotta a corredo della sua introduzione. A rigore ha poco a che fare con la canzone, ma è interessante per l'”atmosfera NEP” a cui rimanda. Si tratta di un furgone (a cavallo) ambulante di vendita al dettaglio nelle campagne, del tutto simile a quelli (a motore) che giravano per le campagne italiane (io me li ricordo di persona ancora a metà degli anni '70 all'Isola d'Elba, in particolare quello del mitico “Cazzarolino” che veniva a casa mia al Formicaio con un furgone Volkswagen stipato di ogni cosa), ed anche ai celebri colporteurs francesi. La foto deve risalire agli anni '20; le scritte sono già nella nuova ortografia russa posteriore alla riforma del 1918 e credo sia interessante vedere che cosa dicono:

Bottega-furgone
Cooperativa di Consumo dei Lavoratori
“Presnja Rossa” [la Presnja è un fiume dell'oblast di Mosca]
[a sinistra] Tè / Zucchero / Caffè / Grano
[a destra] Pane / Panini / Panini dolci / Conserve
[sul retro] Sapone / Candele / Sale
Ciambelle

La notte si addensa, [1]
Il lampione traballa,
Un soldato bestemmia [2]
Nel buio della sera.
Ed io, tutta sporca,
Coperta da una cappa,
Dimenticata da tutti
Sto qui in un angolo...

Compratemi le ciambelle, [3]
Ciambelle belle calde,
Cacciate fuori i rubli
Su forza, venite...
E nella notte fosca [4]
Di me, miserabile
Venditrice ambulante [5]
Tu abbi pietà.

Mio padre è un ubriacone, [6]
Tende la mano per un bicchiere,
Mia madre fa le pulizie,
Che vergogna!
Mia sorella batte la via,
È una vera bestia,
E il mio fratellino
Fa il borsaiolo!

Compratemi le ciambelle,
Ciambelle belle caldi,
Cacciate fuori i rubli
Su forza, venite...
E nella notte fosca
Di me, miserabile
Venditrice ambulante
Tu abbi pietà.
[1] Il verbo riflessivo надвигаться significa sia “avvicinarsi, appressarsi” che “calare, scendere” proprio nel caso specifico della sera o della notte. Ha però in sé una connotazione cupa di tempesta (è un composto di двигать, “muovere”).

[2] Il termine gergale мильтон significa “soldato, miliziano” (da милиционер).

[3] Ricordo che sarebbe inutile qui lasciare i “bagel” o i “bubliki” (v. introduzione di Riccardo Gullotta). Entrambi i termini significano già di per sé “ciambelle” (in yiddish, beygl, da cui il polacco bejgiel, è derivato dal verbo beygn, ted. biegen “curvare, piegare”). Nel testo qui presente, il termine russo è un diminutivo, бублички, ma non si tratta tanto delle dimensioni delle ciambelle, quanto di una connotazione sia di affettività che di invito a comprare (lo si vede anche dal fatto che anche i “rubli” diventano qui “rublettini”, рублички). Più in generale, è il caratteristico, onnipresente e spesso intraducibile uso dei diminutivi che è proprio sia dello yiddish, sia delle “macrolingue” del suo ambiente storico (russo, polacco, ungherese, rumeno).

[4] L'aggettivo ненастный significa sia “fosco, oscuro” che “piovoso, piovigginoso”. Una traduzione esatta sarebbe qui “nella notte scura di pioggia”, “piovosa e scura”, o qualcosa del genere.

[5] Anche qui si veda l'introduzione di Riccardo Gullotta, giustamente centrata sull'atmosfera della NEP (che ci riporta anche a certe opere letterarie, specialmente di Michail Bulgakov, direi). L'espressione usata in questo testo, торговка частная non significa in sé “venditrice ambulante”, come ho tradotto, ma “venditrice privata”, “venditrice privata al dettaglio”. E' tutto quel piccolo commercio privato che era stato autorizzato dalla NEP, in gran parte costituito da realtà assai povere e stentate, ma che rappresentava un mezzo di sostentamento nella difficilissima situazione dell'epoca.

[6] Traduzione della strofa alternativa:

Mio padre è un ubriacone
E fa lo spavaldo,
Sta con un piede nella tomba
Eppure sèguita a bere;
Mia madre fa la battona,
Mia sorella è debosciata,
Ed io una fumatrice [*],
Guardate qui!

[*] probabilmente s'intende di oppio.

16/2/2022 - 05:10




Lingua: Inglese

English translation / Английский перевод / Traduzione inglese / Traduction anglaise / Englanninkielinen käännös :
Phash

Avvertenza. Quella che segue, ripresa da Lyricstranslate, non è in realtà una semplice “traduzione”, ma una vera e propria versione ritmica e in rima della canzone in lingua inglese. E' però priva della seconda strofa (cosa che Riccardo Gullotta ha segnalato nel testo), e il traduttore non sembra aver compreso il significato del termine gergale мильтон (v. nota 2 alla traduzione italiana), inserendo un misterioso “Milton” che presumo non sia comunque il sommo poeta inglese. [RV]
LITTLE BAGELS

The night is rolling in,
The streetlight is swinging,
Milton is out, whinging
Into the dark.
And I, dirty and broke,
Hidden under a cloak,
Forgotten by all folk
Stand here and ask...

Buy my little bagels,
Heated little bagels,
Throw away your rubles,
Right here, come through,
And on this rainy night,
Take pity at the sight
Of a retailer, quite
Unhappy too.

[…]

Buy my little bagels,
Heated little bagels,
Throw away your rubles,
Right here, come through,
And on this rainy night,
Take pity at the sight
Of a retailer, quite
Unhappy too.

inviata da Riccardo Gullotta - 15/2/2022 - 23:06




Lingua: Siciliano

Traduzzioni siciliana / Сицилийский перевод / סיסיליאַן איבערזעצונג / Traduzione siciliana / Sicilian translation / Traduction sicilienne / Sisiliankielinen käännös :
Riccardo Gullotta
CUḌḌUREḌḌI

A notti je ‘nfuscata,
U lampiuni s’annaca,
Nu sbirrazzu [1] gastimìa
Nto scuru da nuttata.
E iu, tutt’allurdata,
Cc’un firriolu ‘ncoḍḍu,
Abbannunata i cu è jè
Staju cca a l’agnuni

‘Ccattativilli i me cuḍḍureḍḍi,
Cuḍḍureḍḍi cavudi cavudi,
Nisciti i picciuli
Adà!,viniti cca
E nte stu scuru ca chiovi a l’assuppaviḍḍanu [2]
Ppi na mischineḍḍa
Cuḍḍuriḍḍara comu a mia
Lastimiativi lu cori

Me patri jè nu mbriacuni
Limusina ppi nu biccheri
Me matri fa a criata,
Cchi vrigogna!
Me soru fa a bagascia,
Jè n’armali ppi daveru
E u me fratuzzu
Fa u scattiaturi !

‘Ccattativilli i me cuḍḍureḍḍi,
Cuḍḍureḍḍi cavudi cavudi,
Nisciti i picciuli
Adà!,viniti cca
E nte stu scuru ca chiovi a l’assuppaviḍḍanu
Ppi na mischineḍḍa
Cuḍḍuriḍḍara comu a mia
Lastimiativi lu cori
[1] a palora russa origginali: МИЛЬТОН Russian-English dictionary . L’etimologgì è chiḍḍa nsirtata i Riccardu Venturi , taliati a nota 2 dâ so traduzzioni

[2] Traduzzioni menza libbira di ненастный . Taliati a nota 4 i Riccardu Venturi

inviata da Riccardo Gullotta - 16/2/2022 - 23:37




Lingua: Russo

Testo integrale da: Vladimir Bakhtin [Владимир Бахтин], Zabytyj i neizvestnyj Jakov Jadov
[Забытый и незабытый Яков Ядов]

Full lyrics from: Vladimir Bakhtin [Владимир Бахтин], Zabytyj i neizvestnyj Jakov Jadov [Забытый и незабытый Яков Ядов]
Paroles complètes, d'après: Vladimir Bakhtin [Владимир Бахтин], Zabytyj i neizvestnyj Jakov Jadov [Забытый и незабытый Яков Ядов]
Täydelliset sanat: Vladimir Bakhtin [Владимир Бахтин], Zabytyj i neizvestnyj Jakov Jadov [Забытый и незабытый Яков Ядов]

Jakov Jadov (1884-1940)
Jakov Jadov (1884-1940)
[Бублики] [1]

Ночь надвигается,
Фонарь качается,
И свет врывается
В ночную мглу
А я, немытая,
Тряпьем покрытая,
Стою, забытая,
Здесь на углу.

Горячи бублики
Для нашей публики,
Гони-ка рублики,
Народ, скорей!
И в ночь ненастную
Меня, несчастную,
Торговку частную,
Ты пожалей.

Здесь, на окраине,
Год при хозяине,
Проклятом Каине,
Я состою.
Все ругань слушаю,
Трясусь вся грушею,
Помои кушаю,
Под лавкой сплю.

Горячи бублики
Для нашей публики,
Гони мне рублики,
Народ, не зря.
Тружусь я ночкою,
Считаюсь дочкою
И одиночкою
У кустаря.

Отец мой пьяница,
Гудит и чванится.
Мать к гробу тянется
Уж с давних пор.
Совсем пропащая,
Дрянь настоящая
Сестра гулящая,
А братик вор!

Горячи бублики
Для нашей публики,
Гоните рублики
Вы мне в момент
За мной гоняются
И все ругаются,
Что полагается
Мне взять патент.

Здесь трачу силы я
На дни постылые,
А мне ведь, милые,
Шестнадцать лет
Глаза усталые,
А губки алые,
А щеки впалые,
Что маков цвет.

Горячи бублики
Для нашей публики,
Гоните рублики
Мне кто-нибудь
Суженый встретится,
И мне пометится
Мой честный путь.

Твердит мне Сенечка:
«Не хныкай, Женечка
Пожди маленечко –
Мы в загс пойдем».
И жду я с мукою,
С безмерной скукою
Пока ж аукаю
Здесь пол дождем.

Гони мне рублики,
Для нашей публики
«Купите бублики,
Прошу скорей,
И в ночь ненастную
Меня, несчастную,
Торговку частную,
Ты пожалей!»
[1] Trascrizione / Transcription:

Bubliki

Noć nadvigaetsja,
Fonaŕ kačaetsja,
I svet vryvaetsja
V nočnuju mgłu
A ja, nemytaja,
Trjap'em pokrytaja,
Stoju, zabytaja,
Zdeś na ugłu.

Gorjači bubliki
Dlja našej publiki,
Goni-ka rubliki,
Narod, skorej!
I v noć nenastnuju
Menja, nesčastnuju,
Ty požalej.

Zdeś, na okraine,
God pri xozjaine,
Prokljatom Kaine,
Ja sostoju.
Vse rugań słušaju,
Trjasuś vsja grušeju,
Pomoi kušaju,
Pod lavkoj splju.

Gorjači bubliki
Dlja našej publiki,
Goni mne rubliki,
Narod, ne zrja.
Tružuś ja nočkoju,
Sčitajuś dočkoju
I odinočkoju
U kustarja.

Otec moj p'janica,
Gudit i čvanitsja,
Mať k grobu tjanetsja
Už s davnix por,
Sovsem propašćaja,
Sestra guljašćaja,
A bratik vor!

Gorjači bubliki
Dlja našej publiki,
Gonite rubliki
Vy mne v moment
Za mnoj gonjajutsja
I vse rugajutsja,
Čto połagaetsja
Mne vzjať patent.

Zdeś traču sily ja
Na dni postyłye,
A mne veď, miłye,
Šestnadcať let
Głaza ustałye,
A gubki ałye,
A šćeki vpałye,
Čto makov cvet.

Gorjači bubliki
Dlja našej publiki,
Gonite rubliki
Mne kto-nibuď
Suženyj vstretitsja,
I mne pometitsja
Moj čestnyj puť.

Tverit mne Senečka:
“Ne xnykaj, Ženečka
Poždi malenečko -
My v zags pojdëm”.
I ždu ja s mukoju,
S bezmernoj skukoju
Poka ž aukaju
Zdeś pod doždem.

Goni mne rubliki,
Dlja našej publiki
“Kupite bubliki,
Prošu skorej,
I v noć nenastnuju
Menja, nesčastnuju,
Torgovku častnuju,
Ty požalej!”

inviata da Riccardo Gullotta - 15/2/2022 - 23:04




Lingua: Italiano

Traduzione italiana / Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös:
Riccardo Venturi, 16-2-2022 13:09
Ciambelle

La notte si addensa,
Il fanale traballa
E la luce penetra
Nella nebbia notturna.
E io, tutta sporca,
Coperta di stracci,
Sto dimenticata
Qui, in un angolo.

Ciambelle calde [1]
Per voi, siore e siori! [2]
Su, cacciate i rubli
Alla svelta, gente!
E nella notte fosca,
Di me, miserabile
Venditrice ambulante,
Tu abbi pietà.

Qui, in periferia,
Sto già da un anno
Alla mercè del padrone,
Maledetto Caino.
Ascolto tutte le bestemmie,
Tremo dappertutto,
Mangio risciacquatura dei piatti,
Dormo sotto una panca.

Ciambelle calde
Per voi, siore e siori!
Cacciatemi i rubli,
Gente, a tutto spiano!
Lavoro di notte,
Passo per sua figlia,
E per commerciante
Indipendente!

Mio padre è un ubriacone,
Brontola e fa lo spavaldo,
Mia madre è con un piede nella tomba
Già da diverso tempo.
Del tutto oramai perduta,
Proprio una vera schifezza,
Mia sorella fa la bagascia
E mio fratello il borsaiolo!

Ciambelle calde
Per voi, siore e siori!
Cacciatemi, su, i rubli,
A me qui sull'unghia!
Mi stanno perseguitando,
E tutti sparlano di me,
E questo, si presume,
Per togliermi la licenza.

Qui consumo le mie forze
In giornate odiose,
Eppure, cari miei,
Ho solo sedici anni.
Ho gli occhi stanchi
Le labbra scarlatte,
E le guance infossate
Come il fior di papavero.

Ciambelle calde
Per voi, siore e siori!
Cacciatemi, su, i rubli,
Chiunque voi siate!
Troverò un fidanzato,
E mi rimetterò
Su una strada onesta.

Mi ripete Senečka: [3]
“Non frignare, Ženečka, [4]
Aspetta un pochino
E andremo all'anagrafe,” [5]
E io aspetto con la farina [6]
Con noia infinita,
E mentre sospiro
Qui sta piovendo.

Cacciami i rubli,
Su, forza, signore! [7]
“Comprate le ciambelle
Vi prego, alla svelta,
E nella notte fosca,
Di me, miserabile
Venditrice ambulante,
Tu abbi pietà!”
[1] Qui si ha il termine originale non al diminutivo, бублики. In effetti, il titolo della canzone è indifferentemente Бублички (in definitiva, quello più noto) e Бублики.

[2] Lett. “Per il nostro pubblico” (за нашей публики). In russo, però, il termine (femminile) публика non indica solamente il “pubblico” (in spettacoli ecc.) ma anche la “gente per la strada” e l' “opinione pubblica”. La mia traduzione è qui ad sensum.

[3] Senečka è il diminutivo, estremamente familiare e affettivo, di Semën (Simone, Simeone). Da quanto segue si evince che è il fidanzato della ragazza.

[4] Ženečka, a sua volta, è il diminutivo estremamente familiare sia del maschile Evgenij che del femminile Evgenija.

[5] Cioè i due andranno a sposarsi allo stato civile.

[6] Evidentemente, quella che serve per fare le ciambelle.

[7] Qui il testo del ritornello “imperfetto” (solo i primi tre versi si ripetono effettivamente) passa ex abrupto dal plurale al singolare. In tutto il testo c'è questa alternanza, che è stata mantenuta nella traduzione.

16/2/2022 - 13:10




Lingua: Yiddish

יידישע ווערסיע #1 / Версия на идиш n.1/ Versione yiddish n.1/ Yiddish version #1/ Version yiddish n.1/ Jiddiškielinen versio n.1
Miriam Kressyn

בײגעלעך [1]

קויפֿט מײַנע בײגעלעך,
פֿרישינקע בײגעלעך,
נו, קויפֿט זשע גיכער, איך דאַרף דאָס געלט.
איך בין אַן אָרעמע און אַ פֿאַרלוירענע
אַן נע־ונדניצע דאָ אויף דער װעלט

עס רוקט זיך אָן די נאַכט
איך גײ אַרום פֿאַרשמאַכט
ארויסגעטריבן מיך פֿון אומעטום
קלײדער צוריסענע,
ניט קײַן געװאַשענע,
אַן אויסגעמאַטערטע גײ איך אַרום

פֿאַרקויף איך בײגעלעך
הײסינקע בײגעלעך,
פֿרישינקע בײגעלעך און ביליק אויך
גרויס איז בײַ מיר די נויט
קויפֿט און גיט מיר אויף ברויט
עס װאַרט דער הונגער־טויט
קויפֿט בײַ מיר, קויפֿט

מײַן טאַטע שיכּורט נאָר
און ניט דערלײבט ער גאָר
צום קבֿר ציטערט זיך
און אַלץ ער טרינקט
מײַן מאַמע'ז אַלט און קראַנק
פֿון צרות גרוי שוין לאַנג
מײַן שװעסטער'ס אויפֿן שטרעק
צו יעדן ייִד

נו, קויפֿט זשע בײגעלעך
פֿרישינקע בײגעלעך
נו, קויפֿט זשע גיכער, קויפֿט, איך דאַרף דאָס געלט
איך בין אַן אָרעמע און אַ פֿאַרלוירענע
אַן נע־ונדניצע דאָ אויף דער װעלט

קופּיטיע בובליטשקי
גאַריאַטשי בובליטשקי
נעסיטיע רובליטשקי סיודאַ סקאַרײ
אי װ נאָטש נענאַסנויו
מעניאַ נעסטשאַסנויו
טאַרגאָװקו טשאַסנויו טי פּאַזשאַלײ
אי װ נאָטש נענאַסנויו
מעניאַ נעסטשאַסנויו
טאַרגאָװקו טשאַסנויו טי פּאַזשאַלײ
[1] Transcription / Trascrizione

Beygelekh

koyft mayne beygelekh,
frishinke beygelekh,
nu, koyft zhe gikher, ikh darf dos gelt.
ikh bin an oreme in a farloyrene,
an na-venadnitse do oyf der velt.

es rikt zikh on di nakht,
ikh gey arum farshmakht,
aroysgetribn mikh fun ometim,
kleyder tsurisene,
nit kayn gevashene,
an oysgematerte gey ikh arum.

farkoyf ikh beygelekh,
heysinke beygelekh,
frishinke beygelekh un bilik oykh
groys iz bay mir di noyt,
koyft un git mir oyf broyt,
es vart der hinger-toyt,
koyft bay mir, koyft.
koyft in git mir oyf broyt,
es vart der hunger-toyt,
koyft bay mir, koyft.

mayn tate shikert nor,
un nit derleybt er gor.
tsum keyver tsitert zikh
un alts er trinkt.
mayn mame'z alt un krank,
fun tsores groy shoyn lang.
mayn shvester's oyfn shtrek
tsu yedn yid.

nu, koyft zhe beygelekh,
frishinke beygelekh,
nu, koyft zhe gikher, koyft, ikh darf dos gelt.
ikh bin an oreme un a farloyrene,
an na-venadnitse do oyf der velt.
ikh bin an oreme un a farloyrene,
an na-venadnitse du oyf der velt.

inviata da Riccardo Gullotta - 16/2/2022 - 11:54




Lingua: Italiano

Traduzione italiana della versione yiddish 1 / Italian translation of the Yiddish version nr 1/ Traduction italienne de la version yiddish n° 1 / Jiddiškielisen version 1 italiankielinen käännös:
Riccardo Venturi, 16-2-2022 16:30
Ciambelle

Comprate le mie ciambelle [1],
Ciambelle appena fatte, [2]
Su, compratele subito, ho bisogno di soldi.
Sono povera, sono perduta,
E senza tetto qui in questo mondo.

Si sta facendo notte, [3]
Vago qua e là, prostrata,
In preda a brutte sensazioni, [4]
Sporca, coi vestiti laceri, [5]
Vago d'intorno cenciosa e esausta. [6]

Vendo ciambelle,
Ciambelle calde calde [7]
Appena fatte, e anche poco care,
Ho una gran pena, [8]
Compratele e procuratemi pane,
Mi attende la morte per fame,
Compratele da me, comprate.

Mio padre è un ubriacone, [9]
E proprio non ce la fa più. [10]
Freme presso la tomba,
Eppure continua a bere.
Mia madre è vecchia e malata,
Già ingrigita da tempo per le pene.
Mia sorella fa la battona
Per tutti quanti. [11]

Comprate le mie ciambelle ,
Ciambelle appena fatte,
Su, compratele subito, ho bisogno di soldi.
Sono povera, sono perduta,
E senza tetto qui in questo mondo.
Sono povera, sono perduta,
E senza tetto qui in questo mondo.
[1] Anche nella versione yiddish si mantiene il diminutivo (si veda la nota 3 alla traduzione della canzone russa).

[2] Anche all'aggettivo viene qui data una forma diminutiva, come fosse “frescoline” (= “appena fatte, fresche fresche”).

[3] Lett.: “Si sta dirigendo verso la notte”.

[4] Lett. “Spinta fuori da brutte sensazioni”. Come quasi tutti i termini attinenti alla più profonda sfera interiore e ai presagi, il termine omet è di origine ebraica (così, ad esempio, anche il “sogno”, l' “incubo”, la “coscienza”...)

[5] Lett. “non lavata manco per un po'”

[6] Oysgematert significa sia “cenciosa, stracciona” che “esausta, stanchissima”. Per non sbagliare, nella traduzione ho messo tutte e due le cose.

[7] Ovviamente, con l'aggettivo al diminutivo. Ma non significa, casomai, “calducce”, ma “belle calde, calde calde”.

[8] Lo yiddish ha qui una costruzione particolare: “presso di me c'è una gran pena”, alla lettera. La costruzione è ripresa di peso dal russo (у меня есть...), caso ovviamente non infrequente.

[9] Nel testo originale c'è un nor, una delle tante particelle avverbiali di cui lo yiddish è strabordante (come il tedesco del resto). Propriamente significa “solo, soltanto”, ma qui ha un significato indefinito che serve solo a dar forza alla frase.

[10] Lett. “proprio non sopravvive”.

[11] Ancora un'eterna questione per chi si trova a tradurre qualcosa dallo yiddish: che significato dare a yid? Significa, certo, “ebreo, giudeo”. Ma, in pratica, significa “uno/a qualsiasi, un tizio, una tizia”, ma di religione ebraica.

16/2/2022 - 16:30




Lingua: Inglese

English version / Versione inglese / Version anglaise / Englanninkielinen versio: Miriam Kressyn
BAGELS

Come buy your bagels here,
Hot fresh-baked bagels here.
Come grab them now, grab, I need each cent.
I am just a simple wretch who daily walks on edge,

A beggar on the street, without a friend.
My clothes are torn to shreds,
A bunch of dirty threads
I am sick and tired and I sing once more:

I sell my bagels here,
Hot fresh-baked bagels,
Hot fresh-baked bagels here and very cheap.
My sorrow is deep,
I am about to start to weep.
Keep me from hunger, keep,
Buy bagels cheap.

Dad drinks himself to death
Until he’s out of breath.
He shakes and shatters
Yet he still drinks.
Mother aged beyond belief
A long time from her grief.
To play, my sister
just needs a wink.

Come buy your bagels here,
Hot fresh-baked bagels here.
Come grab them now, grab, I need each cent.
I am just a simple wretch who daily walks on edge,
A beggar on the street, without a friend
Riporto la traduzione inglese di Miriam Kressyn per completezza documentale. Non la traduco in italiano confidando nella traduzione diretta dal testo yiddish di Riccardo Venturi, che ovviamente farà testo come al solito

inviata da Riccardo Gullotta - 16/2/2022 - 11:58




Lingua: Yiddish

#2 יידישע ווערסיע / Версия на идиш n.2 / Versione yiddish n.2 / Yiddish version #2/ Version yiddish n.2 / Jiddiškielinen versio n.2: Barry Sisters

בײגעלעך [1]

קױפֿט מײַנע בײגעלעך,
הײסינקע בובליטשקי!
נו, קױפֿט...
עס קומט באַלד אׇן די נאׅכט,
איך שטײ זיך טיף פאׅרטראׅכט,
זעט, מײן אײגעלעך
זײׅנען פֿאׅרשװבׅרצט.

דער פֿראׇסט אינדרײסן ברענט,
פֿאַרפֿרױרן מײַנע הענט,
פֿון צרות זינג איך מיר
מײַן טרױ׳ריק ליד.

נו, קױפֿט זהע בובליטשקי,
הײסינקע בײגעלעך,
די לעצפע בײגעלעך,
נו, קױפֿט בײַ מיר...
איך שטײ אַלײן אין גאַס,
פֿון װער איך נאַס,
די לעצטע בײגעלעך...

נו, קױפֿט בײַ מיר...
די נאַכט עס גײט פֿאַרבײַ,
דער טאׇג רוקט אׇן אױפֿסנײַ,
איך שטײ אין גאַס און טראַכט,
װאׇס װעט דאׇך זײַן?

דער װײטיק איז אין הױז,
פֿון הונגער גױ איך אױס,
אױ, מענטשן, הערט מײַן ליד,
פֿון הונגער שװאַך...
בובליטשקי, בײגעלעך,
קױפֿט מײַנע בײגעלעך,
קױפֿט!
[1] Trascrizione / Transcription:

Beygelekh

Koyft mayne beygelekh,
Heysinke bublitshki!
Nu, koyft...
Es kumt bald on di nakht,
Ikh shtey zikh tif fartrakht,
Zet, mayn eygelekh
Zaynen farshvartst.

Der frost indroysn brent,
Farfroyrn mayne hent,
Fun tsores zing ikh mir
Mayn troy'rik lid.

Nu, koyft zhe bublitshki,
Heysinke beygelekh,
Di letste beygelekh,
Nu, koyft, bay mir...
Ikh shtey aleyn in gas,
Fun regn ver ikh nas,
Di letste beygelekh,

Nu, koyft bay mir...
Di nakht es geyt farbay,
Der tog rukt on oyfsnay, [*]
Ikh shtey in gas un trakht,
Vos vet dokh zayn?

Der veytik iz in hoyz,
Fun hunger gey ikh oys,
Oy, mentshn, hert mayn lid,
Fun hunger shvakh...
Bublitshki, beygelekh,
Koyft mayne bublitshki...
Koyft!


[*] Trascrizione grafematica YIVO; ma, in tutti i dialetti dello yiddish, oyf- come prefisso nei composti si deve leggere af-. Quindi, si legga afsnay.

inviata da Riccardo Gullotta - 16/2/2022 - 20:30




Lingua: Italiano

Traduzione italiana della versione yiddish n° 2 / Italian translation of the Yiddish version nr. 2 / Traduction italienne de la version yiddish n. 2 / Jiddiškielisen version n. 2 italiankielinen käännös:
Riccardo Venturi, 17-02-2022 22.31
Ciambelle

Comprate le mie ciambelle,
Ciambelle calde calde!
Su, comprate...
Presto arriverà notte,
Sto qui assorta nei pensieri,
Vedete, i miei occhietti
Sono incupiti.

Il gelo brucia dentro,
Ho le mani congelate,
Per le mie pene canto
La mia triste canzone.

Su, forza, comprate bublichki,
Ciambelle calde calde,
Sono le ultime,
Su, compratele da me...
Sto qui sola nella strada
Tutta bagnata di pioggia,
Sono le ultime...

Su, compratele da me...
La notte passa via,
Si fa di nuovo giorno,
Sto nella strada e guardo,
Che ne sarà di me?

A casa mia c'è pena,
Son di fuori dalla fame,
Oh, gente, ascoltate la mia canzone,
Casco in terra dalla fame...
Bublichki, ciambelle,
Comprate i miei bublichki,
Comprateli!

17/2/2022 - 22:32




Lingua: Inglese

English translation from the Yiddish version #2
ענגלישע איבערזעצונג פון דער יידישער ווערסיע #2
Английский перевод идиш версии n.2
Traduzione inglese della versione Yiddish n.2
Traduction anglaise de la version yiddish #2
Jiddiš-version n. 2 englanninkielinen käännös

source
BAGELS

Bagels! Hot Bagels!
Come-and-get my bagels
Hot bagels, hot rolls
It’s almost night now
Here I stand deep in thought
See, how dark my eyes are!

It’s freezing out here
My hands are frozen stiff
This sad song comes out of
My desperate troubles!
So! Come-and-get my bagels!
Hot bagels! Hot rolls!
My last few bagels
So! Come-and-buy my bagels!

Here I stand all-alone in the street
Soaked through by the rain
So! Come-and-buy my bagels
Night has fallen. There’s no light left.
Here I stand thinking
What’s gonna be?
There’s nothing but pain at home
I’m so hungry, I’m about to faint

Dear folks, hear my song
I’m so hungry I’m about to faint
So! Come-and-buy my bagels
My last few bagels

inviata da Riccardo Gullotta - 16/2/2022 - 20:36




Lingua: Finlandese

Versione finlandese / Finnish version / Version finnoise / Suomenkielinen versio: Martti Jäppilä

Olavi Virta.
Olavi Virta.


Audio link to the song peformed by Olavi Virta and originally released on a 1958 single Kuolleet lehdet / Volgan rannalla (Autums Leaves / On the Banks of the Volga):

VOLGAN RANNALLA

Jo lasna ollessain,
sen hyvin muistan ain,
näin vanhus kertoili
harmaahapsinen:
On jotain uutta se,
oi, lapsi, kuuntele,
tää satu kaunis
jätä mielehen.

Tuoll' Volgan rannalla,
tummalla sannalla,
nuo laineet välkkyvät
päivin hyväilin,
ja sisko illoin ain',
pienessä majassain
säveltä kaunista
mulle hyräili.

Jäi sävel mielehen,
tuot' yhä muistelen,
kun kaukaa rannoilta
Volgan samoilen.
Sen iltatuulonen
kanss' siniaaltojen
loi esiin muistot
aikain menneiden.

Oon aron lapsonen,
siks' sinne jällehen
eloni ehtoona
riennän eksynyt.
Vain Volgan rannalle,
tummalle sannalle,
jään kerran, uupunut,
ikilepohon.

inviata da Juha Rämö - 16/2/2022 - 11:55


Meravigliosa la traduzione in siciliano, e sia detto senza nessuna forma di piaggeria o di circostanza. Incredibile come il siciliano si aggiusti e si addica a qualsivoglia forma di ebreàggine. Destino? Comunanza segreta? Ecchillosà. Ad ogni modo, espletate tutte le intricatezze filològgiche, a far da contrappeso al siciliano verrà fuori anche una versione, fraterna, elbana. Isole grandi, isole piccole, sempre isole sono e isolati i loro isolieri.

L'Anonimo Toscano del XXI Secolo - 17/2/2022 - 00:05


Un apprezzamento di AT XXI , voce critica e polimorfa nel panorama linguistico del XX e del XXI, non può che lusingare. Il commento è inoltre denso sotto il profilo semantico e antropologico. Chissà perché, mi sembra di interloquire con l’alter ego di Guccini a proposito dei suoi “cromosomi corsari”. Attendiamo adesso l’elbana.

In molti siciliani persistono tracce giudaiche.Anche Moni Ovadia ne ha colto segni di un’ebreitudine. Nei loro progenitori è frequente un cognome geografico che spesso, ma non sempre, era indicativo della località del ghetto di provenienza. In parecchie cittadine siciliane sono presenti quartieri chiamati Iudeca, anche se non è rimasta nessuna sinagoga.
La componente ebraica fu essenziale per almeno quattro secoli nello sviluppo economico e culturale dell’Isola, sino al Cinquecento. Gli ebrei furono cacciati brutalmente dagli Spagnoli in nome della limpieza de sangre, una pulizia etnica di per sé mostruosa, che copriva anche interessi sordidi di saccheggio. L’espulsione degli Ebrei e l’ottusità brutale del colonialismo spagnolo furono le cause prime del rapido decadimento da cui la Sicilia non si sarebbe riavuta per secoli.
La Sicilia, a lungo “metafora del mondo”, è stata colpita da piaghe secolari che sono state “esportate”. Tuttavia c’è un particolare che mitiga il giudizio negativo che mi sono trascinato per decenni. Caso unico nel Mediterraneo, nel centro storico di Palermo le targhe toponomastiche sono trilingui, in italiano, arabo ed ebraico. Non tutto è perduto.

Riccardo Gullotta - 17/2/2022 - 15:24


Ho visto con estrema curiosità le targhe stradali trilingui del centro storico di Palermo, credo in particolare dell'antica Giudecca, il quartiere ebraico. Forse però, più che trilingui sarebbe meglio dire trialfabetiche perché -almeno in ebraico- si tratta di una semplice traslitterazione del nome italiano della via (presumo anche in arabo, ma non lo so leggere). Ad esempio, qui sotto abbiamo Piazza Ponticello traslitterata in caratteri ebraici פיאצה פונטיצ׳לו [pjatsah pwntits'lw]. (NB: “piazza” si dice כיכר [kikar] in ebraico).

piazzaponticello.


Qui sotto invece abbiamo Via Lattarini:

vialattarini


Qui, la cosa interessante è la “via” (che in ebraico si direbbe רחוב [rekhov]). Nella targa si legge invece un misterioso ריה [riah], al posto di una traslitterazione dall'italiano che sarebbe, casomai, ויה [wiah]. E' vero che anche la semplice traslitterazione di qualsiasi cosa in ebraico pone difficili problemi, ma qui mi sembra proprio un abbaglio – anche perché temo che la cosa sia generalizzata (vedi sotto Via Calderai, dove si ha la stessa cosa: [riah kaldrai]).

viacalderai


Per purissimo scrupolo -riconoscendo la mia nota, e francamente insopportabile- pignoleria, ho aperto il traduttore automatico di Google e sono andato a vedere come il tool traslittera in ebraico. Così, da Piazza Ponticello è venuta fuori esattamente la dicitura presente nelle targhe stradali palermitane. Sospetto che, almeno in parte, il Comune di Palermo si sia servito del tool di Google per questa pur interessante operazione.

Astenendomi da ogni giudizio sull'arabo, lingua che purtroppo non conosco minimamente in nessuna delle sue tante varianti, mi chiedo se forse non sarebbe stato meglio fare come a Gerusalemme, dove le targhe stradali sono realmente trilingui (ebraico, arabo e inglese):

orhahayim


Cioè, almeno traducendo realmente e facendo diventare “Via Lattarini” una “Rekhov Lattarini”, Piazza Ponticello una “Kikar Ponticello” eccetera. A Gerusalemme, però, è da tenere conto che, disgraziatamente, ci sono certi ultranazionalisti israeliani che ricoprono le diciture in arabo con adesivi inneggianti a cose e a personcine facilmente immaginabili.

givatshaul


(NB. Si legga l'articolo: La destra israeliana sta cancellando l'arabo da Gerusalemme, un cartello stradale alla volta)

A far da contraltare ai destroni razzisti israeliani, ecco invece quelli nostrani che, proprio a Palermo, si mettono a cancellare le scritte in alfabeto ebraico e arabo dalle targhe stradali (e presumo che il "raid" non sia avvenuto per motivazioni linguistiche e di traslitterazione più o meno corretta):

palermoballaro


(NB: Si veda ad esempio questo articolo: Palermo: Scritte in ebraico ed arabo cancellate. Non dimentichiamo secoli di storia, cultura e tolleranza.)

A questo punto, per concludere, mi chiedo pure se, nella Giudecca di Palermo, le strade abbiano mai avuto un nome tradizionale israelita, ed in quale lingua casomai veramente fosse -presumibilmente in palermitano stretto, e sicuramente non in ebraico biblico. E se sia esistito anche un “giudeo-palermitano” come esisteva il giudeo-livornese (il Bagitto) e, in generale, il giudeo-italiano. Comunque sia stata condotta questa operazione, ed apprezzandone oltremodo gli intenti, diciamo almeno che è stata organizzata un po' arbitrariamente (il Comune di Palermo dovrebbe poi, a mio parere, sostituire le targhe contenenti la “riah”, perché sono tutte sbagliate).

Riccardo Venturi - 17/2/2022 - 20:26


Ciambelle senza buco
E’ apprezzabile l’indagine e la segnalazione degli errori rilevati nel silenzio totale di chi parla le lingue in questione. Non sarebbe male che l’Amministrazione comunale palermitana ne venisse a conoscenza.
Ciò premesso, mi sembra opportuno rilevare che le targhe non sono destinate a guidare i rari turisti israeliani ma piuttosto a sottolineare la multiculturalità della Sicilia nella storia. Per le diciture in arabo il problema è surclassato dalle urgenze: quelle centinaia di migliaia di arabofoni migranti che non ci lasciano la pelle nel Mediterraneo sorvolano su eventuali grafemi semanticamente irrilevanti. Cercano qualche grafema da mettere sotto i denti , accetterebbero volentieri anche le ciambelle senza buco., ossia primum vivere etc etc

Quanto alla lingua parlata dagli ebrei nel Medioevo a Palermo, il filologo Riccardo Venturi ha fatto ancora una volta centro (… ebbene sì, maledetto Carter…). Gli ebrei in Sicilia nel Medioevo non parlavano un improbabile giudeo-siciliano ma parlavano… siciliano.
Data la passione per l’investigazione e la pignoleria che ho in comune con l’omonimo, cito a comprova il saggio Gli Alfabetin e la lingua degli Ebrei in Sicilia nel Medioevo di Costanzo Di Girolamo , filologo noto a livello internazionale.

Riccardo Gullotta - 18/2/2022 - 10:15




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