Lingua di mare
Due torri di pane
Ed un faro che accende ogni giorno
Le luci del mondo
Pelle di sale
Alle curve del sole
È un ricordo che non scordo
Per niente al mondo
Posso saperti lontana
Posso sentirti vicina
Ma non posso più pensarti
Senza l’odore del mare l’odore del mare
Maestrale maestrale milonga de mare
Porta un mondo di onde lontane
Maestrale maestrale che balli sul mare
Porta un mondo sulle spiagge di sale
Di Otranto di Otranto di Otranto sulle spiagge di sale
Di Otranto di Otranto di Otranto
Monte di sangue
Dolore dei Santi
E l’odore d’incenso che sento
Ogni volta che penso
Ponte di lingue
All’incrocio dei mondi
E due baci lasciati nel vento
per quando è inverno
Posso saperti lontana
Posso sentirti vicina
Ma non posso più pensarti
Senza l’odore del mare l’odore del mare
Maestrale maestrale milonga de mare
Porta un mondo di onde lontane
Maestrale maestrale che balli sul mare
Porta un mondo sulle spiagge di sale
Di Otranto di Otranto di Otranto sulle spiagge di sale
Di Otranto di Otranto di Otranto
Attiguo a casa sua stava un palazzo moresco, denunciato dal salmastro, orientale, come un riflesso sbiadito. Scrostato sotto le volte degli archi e sulle cupole. Abitato l'inverno da Cristiani comodi che nell'estate pagana cedevano le due ali sul mare per non morire di fame. Proclamato la fine lo stato d'assedio, quel palazzo sarebbe diventato il quartier generale dei Turchi che di tra le viole del cielo assolato avevano ammainato le mezzelune.
Quella costruzione era un sunto di storia, oppure no. Era il suo carnefice convertito proprio quando toccava a lui, cinquecento anni fa. Le esecuzioni di 800 e più martiri ebbero luogo in un campo di grano di quei coloni inturbantati che mietevano spighe d'oro ingemmate in cinabro, impazziti all'incanto di quella miniera di Fede.
E se vengo fin qui
Puoi sapere perché
Maestrale milonga de mare
Porta un mondo sulle spiagge di sale
Di Otranto di Otranto di Otranto sulle spiagge di sale
Di Otranto di Otranto di Otranto.
Due torri di pane
Ed un faro che accende ogni giorno
Le luci del mondo
Pelle di sale
Alle curve del sole
È un ricordo che non scordo
Per niente al mondo
Posso saperti lontana
Posso sentirti vicina
Ma non posso più pensarti
Senza l’odore del mare l’odore del mare
Maestrale maestrale milonga de mare
Porta un mondo di onde lontane
Maestrale maestrale che balli sul mare
Porta un mondo sulle spiagge di sale
Di Otranto di Otranto di Otranto sulle spiagge di sale
Di Otranto di Otranto di Otranto
Monte di sangue
Dolore dei Santi
E l’odore d’incenso che sento
Ogni volta che penso
Ponte di lingue
All’incrocio dei mondi
E due baci lasciati nel vento
per quando è inverno
Posso saperti lontana
Posso sentirti vicina
Ma non posso più pensarti
Senza l’odore del mare l’odore del mare
Maestrale maestrale milonga de mare
Porta un mondo di onde lontane
Maestrale maestrale che balli sul mare
Porta un mondo sulle spiagge di sale
Di Otranto di Otranto di Otranto sulle spiagge di sale
Di Otranto di Otranto di Otranto
Attiguo a casa sua stava un palazzo moresco, denunciato dal salmastro, orientale, come un riflesso sbiadito. Scrostato sotto le volte degli archi e sulle cupole. Abitato l'inverno da Cristiani comodi che nell'estate pagana cedevano le due ali sul mare per non morire di fame. Proclamato la fine lo stato d'assedio, quel palazzo sarebbe diventato il quartier generale dei Turchi che di tra le viole del cielo assolato avevano ammainato le mezzelune.
Quella costruzione era un sunto di storia, oppure no. Era il suo carnefice convertito proprio quando toccava a lui, cinquecento anni fa. Le esecuzioni di 800 e più martiri ebbero luogo in un campo di grano di quei coloni inturbantati che mietevano spighe d'oro ingemmate in cinabro, impazziti all'incanto di quella miniera di Fede.
E se vengo fin qui
Puoi sapere perché
Maestrale milonga de mare
Porta un mondo sulle spiagge di sale
Di Otranto di Otranto di Otranto sulle spiagge di sale
Di Otranto di Otranto di Otranto.
inviata da Dq82 - 10/11/2021 - 09:28
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Otranto
Inserisco qui la versione tratta dallo spettacolo dei Crifiu "Il Sud ci fu padre e nostra madre l'Europa", che cita un monologo di Carmelo Bene tratto da Nostra Signora dei Turchi