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Il crocifisso dell'ARCI di San Miniato

Marco Mangani
Lingua: Italiano


Lista delle versioni e commenti


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[14-7-2012]
Parole / Lyrics / Paroles / Sanat: Marco Mangani
Musica / Music / Musique / Sävel: Pardo Fornaciari
Interpreti / Performed by / Interprétée par / Laulavat: CONTROcanto Pisano, Marco Mangani, Pardo Fornaciari



La presente canzoncina, che qui inserisco in una delle mie consuete ore antelucane in un ventoso e alquanto freddino albeggiar d'autunno, è ripresa dall'interessante opuscolo, disponibile in formato .pdf, intitolato I Canti Anarchici e Anticlericali, a cura di CONTROcanto Pisano. Contiene moltissimi canti già presenti in questo sito, ma di questo non ne avevamo notizia, anche perché estremamente “localizzato”. Narra, invero, di un episodio avvenuto oramai alcuni anni fa, nel 2012; autore ne è Marco Mangani, membro e socio della UAAR di Firenze, che qui sotto vediamo, il 22 agosto 2018 presso il circolo di San Bartolo a Cintoia (a due passi da casa mia, vabbé facciamo quattro ma veramente vicino) tenere un breve discorso sulle “Ragioni dell'Ateismo” - discorso che condivido peraltro in toto.



Quanto alla genesi e alla motivazione del canto, rimando all'opuscolo del CONTROcanto Pisano, di cui qua sotto si riproduce integralmente l'introduzione (= si copiaincolla, ma dire “si riproduce integralmente” fa più scena). La musica del canto è stata composta da una nostra alquanto vecchia, anzi oramai decrepita conoscenza: Pier Leonardo Fornaciari, detto Pardo (dico “decrepita conoscenza” non per l'età anagrafica del suddetto, che è un adolescente livornese assai colto e versatile, ma pieno di brufoli; “decrepita” perché è l'autore n° 152 del sito, e recare un codice del genere significa appartenere alla preistoria di “Canzoni Contro la Guerra”). Pardo Fornaciari la ha interpretata, al pari del CONTROcanto Pisano, e dell'autore stesso del testo, Marco Mangani, coadiuvato da uno dei non pochi cori di Pardo Fornaciari (si veda il corposo box video). Aggiungo, a mo' di curiosa curiosità, che il testo (ma non il ritornello) potrebbe agevolmente cantarsi pure sull'aria del “Pensionato” di Francesco Guccini: provare per credere!
[RV]

"Dopo le battaglie civili degli anni ’70 con le vittorie nel referendum sul divorzio e sull’aborto, i temi anticlericali nelle canzoni popolari tendono a scomparire anche perché la Chiesa Cattolica si ritira progressivamente nel fortilizio del rapporto diretto con la politica di fronte dell’incedere impetuoso della secolarizzazione dei costumi della società italiana che diventa consumistica ed edonistica come gran parte del mondo occidentale. La Casta dei Casti e la Casta dei Politici italiani si cingono in un mortale abbraccio fra poteri forti, abbandonando le masse popolari e le classi subalterne all’egemonia culturale dell’arretrato capitalismo italiano.

I temi anticlericali diventano così patrimonio di alcune agguerrite minoranze a cui vengono negati diritti civili e che sono discriminate, come i cittadini omosessuali e atei/agnostici, mentre le masse popolari sono culturalmente preda dei miti demenziali del berlusconismo. Il crocifisso dell’ARCI di San Miniato è una canzone che rappresenta un tipico esempio di una battaglia condotta da una minoranza agguerrita e culturalmente attrezzata, che conduce una battaglia laica nella Toscana, una volta rossa e libertaria, ormai anestetizzata dal berlusconismo imperante e dal trasformismo dei dirigenti di alcuni partiti della sinistra, primo fra tutti il PD. Ecco come, con molta ironia, gli autori e i primi esecutori del pezzo ricordano la genesi della canzone.

Il crocifisso dell’ARCI di San Miniato, scritto e musicato dal socio UAAR di Firenze Marco Mangani, nasce come idea musicale rivoluzionaria fra le 23 e le 24 del 14 Luglio 2012 (data storica colma di significati), durante l’usuale convegno commemorativo che si tiene sulle colline del Chianti, in località Poneta nei pressi del Ferrone. Qui, in un edificio che nell’antichità ospitava mucche e cavalli, e che ha conservato intatto nel tempo il suo fascino carbonaro e sovversivo, pur sostituendo i tipici sentori di stalla cogli aromi freschi di quel Sangiovese che vi scorre a ettolitri, ogni anno, proprio nello stesso giorno della presa della Bastiglia, convergono, in gran segreto ed eludendo con grande perizia cospirativa l’attento controllo degli sbirri della DIGOS!, gli ultimi, indomiti laicisti toscani, per dar un po’ di voce e un po’ di fiato – rigorosamente avvinazzato! – al loro folle delirium tremens: riuscire a liberare l’Italia dalla servitù Vaticana, educando al contempo il popolo al pensiero critico e libero!

I tragici eventi evocati da questa canzone, vibrante di passione civile rivoluzionaria e anticlericale in ogni sua nota, sono quelli verificatesi lo scorso anno nel Circolo ARCI – Casa Culturale di San Miniato Basso. Qui, la bella LAICA immacolata (!) ed intonsa parete BIANCO GHIACCIO del Circolo, che aveva ricoperto la precedente scritta rosino pallido stinto “YES, WE CAN”, che a sua volta aveva sostituito la gloriosa falce e martello su bandiera rossa e tricolore, che aveva a sua volta sostituito etc. etc. fino al ritratto di Marx ed Engels, era stata macchiata dalla presenza del Crocifisso, il macabro simbolo della religione cattolica. Destando così le giuste ire degli ultimi laicisti di San Miniato rimasti, fra cui campeggia la figura epica del Rino Bertini. Ire, quelle dei laicisti, naturalmente inascoltate dalla dirigenza del Circolo ARCI, ben ammanicata con il Vescovo di San Miniato e i suoi tirapiedi cosiddetti politici. Voi, invece, ascoltate attentamente questa canzone perché in essa, se non l’avete ancora capito, prevale il sarcasmo, che è la via migliore per abbattere il dogma ottuso. Ovunque esso si annidi. Anche fra la maggioranza relativa del popolo che frequenta il Circolo dell’ARCI di San Miniato Basso senza capire nulla di democrazia e dei diritti (che sono soprattutto quelli delle minoranze)!"
Lo vidi una mattina
Appeso su quel muro
Sentii drizzarsi il crine
Mi feci in volto scuro
Andai dal Presidente:
“Che storia è questa qua?”
Rispose sorridente:
“Una grande novità!”

Evviva il crocifisso dell’ARCI di San Miniato!
Evviva chi ce l’ha messo, che sempre sia lodato!
Cantiamo tutti in coro, con mistico fervor:
“Evviva il crocifisso, simbolo dell’amor!”

Mio caro Presidente,
ma ‘un s’era anche laicisti?
S’andava a testa bassa
Contro Madonne e Cristi…
“Contr’ordine, compagni,
‘un si bestemmia più:
faremo le riforme
nel nome di Gesù!”

Evviva il crocifisso dell’ARCI di San Miniato!
Evviva chi ce l’ha messo, che sempre sia lodato!
Cantiamo tutti in coro, con mistico fervor:
“Evviva il crocifisso, simbolo dell’amor!”

Compagni miei, compagne
S’ha da vede’ anche questa,
ma presto verrà il giorno
che rialzerem la testa.
Giuriam che da quel giorno,
sarà quando sarà,
l’Italia tutta intera
si scrocifiggerà!
Giuriam che da quel giorno,
sarà quando sarà,
l’Italia tutta intera
si scrocifiggerà!

inviata da Riccardo Venturi - 27/10/2021 - 06:14


Via Riccardo, tu hai anche una certa età, quella in cui si comincia a fare un bilancio della propria vita di poveri peccatori...

[via di corsa...!]

Io non sto con Oriana - 27/10/2021 - 09:52


Effettivamente, non posso dire che tu abbia torto (ma neppure tu, oramai, sei più un ragazzino e la cinquantina s'avvicina a gran passi). Ho considerato a volte di mettermi a fare penitenza per tutta la mia vita di orrende nequizie, che senz'altro, il fatal dì venuto, mi condurranno nei più neri pozzi dell'INFERNO. Ma, visto l'aumento vertiginoso delle bollette del gas e della luce, perlomeno starò al caldo -sempre di non precipitare nella ghiaccia del Conte Ugolino (che era pisano, e quindi ben gli stavéa). Mi asterrò quindi da qualsivoglia forma di pentimento, penitentia & contrizione, sebbene tu stia sempre lì con quel famoso e severo inginocchiatojo che ben ricordo...

Riccardo Venturi - 27/10/2021 - 10:36


La colpa è solo tua: con le tue competenze letterarie e filologiche avresti fatto sfracelli. E poi, dopo un doveroso apprendistato in qualche scostante parrocchia di periferia, la strada sarebbe stata tutta in discesa: avresti alloggiato in superbi palazzi barocchi e indossato vesti raffinatissime e dal taglio impeccabile, arrivando magari fino ai camàuri in ermellino estone e agli anelli d'oro a cassettate di cui parla Federico Maria Sardelli.
Vedi te di cosa ti sei privato.
Sì, d'accordo, c'è quella famosa questione della castità, ma non è nulla che non si possa sistemare. Ne fanno fede due millenni di storia quasi senza cadute di stile.

Io non sto con Oriana - 28/10/2021 - 09:34


hmm... direi che i due millenni di storia siano stati COSTELLATI da cadute di stile, ma insomma....

daniela -k.d.- - 29/10/2021 - 18:26


A tale riguardo, mi piace ricordare a Daniela -k.d.- le tante e tante volte che, salendo su a Fosdinovo, siamo passati per Caniparola, parrocchia di campagna che è stata il feudo del mitico e impareggiabile Don Euro...!

Riccardo Venturi - 30/10/2021 - 00:35




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