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Kaskad / Каскад
Lingua: Russo


Kaskad / Каскад

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My uhodim

[1989]
Текст / Testo / Lyrics / Paroles / Sanat:
Igor Nikolaević Morozov [И́горь Николaевич Морoзов]

Музыка / Musica / Music / Musique / Sävel
Alexandr Khalilov [Александр Халилов]

в исполнении / Interpreti / Performed by / Interprétée par / Laulavat
Kaskad [Каскад]





[…] When you're wounded and left on Afghanistan's plains,
And the women come out to cut up what remains,
Jest roll to your rifle and blow out your brains
An' go to your Gawd like a soldier.
Go, go, go like a soldier,
So-oldier of the Queen!

[…] Quando sei ferito e abbandonato nelle pianure dell'Afghanistan,
E le donne vengono per fare a pezzi ciò che resta,
non devi fare altro che rotolare sul tuo fucile e farti saltare le cervella
E andare dal tuo Dio come un soldato.
Vai, vai, vai come un soldato,
Vecchio soldato della Corona!

[ A Young British Soldier by Rudyard Kipling, 1895]



Dai Mujaheddin ai Taliban (1° tempo)

Non bastarono le disavventure dei Persiani, non bastarono quelle degli Inglesi, non bastarono neppure quelle dei Russi. Ne occorrevano altre per fare traboccare il vaso, quelle di Statunitensi e Alleati atlantici.
Nel XVIII secolo i Pashtun afghani si ribellarono contro la Persia che subì una pesante sconfitta. I Pashtun riuscirono a rendersi indipendenti. Gli inglesi combatterono tre guerre in ottant’anni, dovettero rassegnarsi a rinunciare al controllo del paese nel 1919.

Dopo complesse vicende che culminarono nei colpi di stato del 1973 e del 1978 ( Rivoluzione di Saur), il potere passò al PDPA [ Partito Democratico Popolare dell’Afghanistan], di orientamento marx-leninista, che avviò delle profonde riforme per modernizzare il paese attraverso il superamento del feudalesimo e delle strutture ataviche. Le riforme, specie quella agraria e l’abolizione delle decime sui prodotti agricoli, toccarono gli interessi di vasti strati, comprese le gerarchie religiose, che proclamarono la Jihad contro i “comunisti senza Dio” mobilitando i mujaheddin . L’abolizione delle leggi tribali, l’emancipazione delle donne, la scolarizzazione di massa, estesa alle bambine, il divieto dei matrimoni forzati avevano contribuito parecchio ad alienare il consenso di gran parte della popolazione rurale.
Il sostegno massiccio durante la presidenza Carter dell’amministrazione statunitense all’opposizione afghana e l’uccisione del primo ministro Taraki, moderato, da parte del suo vice Amin, che adottò una politica spietata e intransigente di repressione e di uccisioni di interi gruppi, fecero pendere la bilancia verso l’intervento armato dell’Unione Sovietica. Amin, ormai ingombrante, fu giustiziato dal KGB. Dissero a Mosca, ma la tesi non ha avuto conferme probatorie, che era manovrato dalla Cia. Più probabilmente intendeva controbilanciare il peso eccessivo dell’apparato militare e degli interessi sovietici in Afghanistan.

Nella guerra tra la Repubblica Democratica dell’Afghanistan e i mujaheddin , l’Unione Sovietica intervenne militarmente in modo massiccio oltre a dare un sostegno economico determinante alla RDA. Gli insorti, i mujaheddin erano raggruppati in una decina di fazioni sunnite a cui si aggiunsero unità meno consistenti di osservanza sciita. Qualche ruolo lo ebbero anche alcune formazioni maoiste, appoggiate dalla Cina, che in quegli anni aveva interessi contrapposti all’ Unione Sovietica. In breve l’Unione Sovietica si trovò diplomaticamente isolata.

In seno alla guerriglia un ruolo rilevante l’ebbe il MAK [ Maktab al-Khidamat] / Ufficio Servizi dei mujaheddin : oltre all’addestramento dei guerriglieri, fu il promotore della raccolta fondi nei paesi islamici ed occidentali, inclusi gli Stati Uniti. Un’altra attività del MAK fu il reclutamento dei guerriglieri all’estero. Il MAK agì a stretto contatto con l’ISI [Inter-Services Intelligence] pakistano che assicurò coperture e logistica. Al comando del MAK c’erano il fondamentalista Abd Allāh al-ʿAzzām e un certo Osama Bin Laden sino al 1988. Il servizio fu l’antesignano di Al Qaeda.
Il conflitto si protrasse dal 1981 al 1988. Gli Aфганцы [Afgantsi] , così venivano chiamati i militari russi inviati in Afghanistan, furono 600mila. Si ritirarono il 14 Febbraio 1989, dopo avere subito 26mila morti e circa 54mila feriti. Le forze militari afghane registrarono 18mila morti. Si stima che i morti tra i mujaheddin furono 80mila.

I bombardamenti indiscriminati con cacciabombardieri ed elicotteri per spopolare i territori dove i guerriglieri trovavano appoggio , le esecuzioni sommarie e le rappresaglie intraprese dai sovietici alienarono sempre più il consenso della popolazione. Dal canto loro i mujaheddin cambiarono radicalmente la logistica spostandosi sui monti al confine con il Pakistan da cui affluivano senza soluzione di continuità viveri, armi e rifornimenti. Un’arma decisiva nel conflitto furono i missili Stinger, di produzione statunitense e Oerlikon, di produzione svizzera. Causarono parecchie perdite all’aviazione sovietica. I russi dovettero rivedere a fondo le tattiche ed effettuare bombardamenti ad alta quota perdendo in precisione ed efficacia. Oltre ad una oliata istruzione militare, la guerriglia dispose di ingenti finanziamenti in progressivo aumento. Nel 1987 la Cia organizzò e diresse un vasto e articolato sostegno alla guerriglia noto come Operation Cyclone. Gli aiuti finanziari su base annua giunsero ad ammontare nel 1987 a ben 630 milioni di US$, senza contare il canale tra organizzazioni islamiche e privati che affluiva alla guerriglia senza mediazioni. Le armi furono fornite da Stati Uniti, Egitto, Cina, Israele, UK attraverso il Pakistan in cui l’ISI svolse un ruolo determinante. Le poste erano alte, prima fra tutte per gli Stati Uniti la dissoluzione dell’Unione Sovietica. In breve il Congresso approvò operazioni coperte per un totale di circa 3 miliardi US$ e 65mila tonnellate di armi.

È ancora poco noto un fatto rilevante che ha cambiato decisamente le valutazioni storiche. Il sostegno americano alla guerriglia risale almeno a sei mesi prima dell’intervento armato dell’Unione Sovietica, non fu una risposta all’intervento, piuttosto lo provocò. Lo affermò nelle sue memorie From the Shadows l’ex direttore della CIA Robert Gates. Zbigniew Brzezinski , consigliere per la sicurezza nazionale durante la presidenza Carter, nella sua intervista a Le Nouvel Observateur nel darne conferma non poteva essere più esplicito. Fu la politica del “Fight fire with fire”, chiodo scaccia chiodo, con conseguenze devastanti, estese ben oltre l’Afghanistan. Il vaso di Pandora, come si vede, non si è ancora chiuso, anzi. Nel 1988 Benazir Bhutto, premier del Pakistan, disse a G.Bush : You are creating a Frankenstein. Anche lei fu inascoltata, per la sua distanza dagli integralisti ci rimise la pelle in un attentato nel 2007.

I crimini di guerra perpetrati dai sovietici furono gravi e numerosi: rammentiamo i massacri contro i civili a Laghman e Kulchabat, devastazioni di villaggi, stupri in serie, rapimenti di donne. Quando queste ritornavano a casa erano considerate prive dell’onore, esposte all’uccisione. Furono esecrabili anche i crimini dei mujaheddin : nel 1979, ancora prima dell’intervento armato sovietico, a Herat furono uccisi un centinaio di cittadini sovietici, donne e bambini compresi. I corpi mutilati furono esibiti in parata. I soldati sovietici catturati furono spesso giustiziati. Venivano lasciati ai bordi delle piste, mutilati, per seminare il terrore.
Dopo il ritiro sovietico seguì la guerra civile. Sino al 1991 le forze governative tennero testa ai mujaheddin , poi fu la loro disfatta dato che l’economia della RDA era fatiscente non potendo più contare sugli aiuti economici e militari dell’Unione Sovietica, discioltasi nel 1991. Nel 1992 le milizie dell’opposizione, articolate in sette componenti di “Movimenti di resistenza islamica” entravano a Kabul e proclamavano la Repubblica islamica dell’Afghanistan. Le contrapposizioni tra i vari movimenti portarono ad un’altra guerra civile, con scontri non meno sanguinosi dei precedenti. Hekmatyār, guerrigliero a capo del movimento Hezb-e Islami, soprannominato il “macellaio di Kabul”, nel solo mese di Agosto 1992 fece una strage di 1.800 civili a Kabul bombardandola con razzi e artiglieria pesante.

I civili afghani hanno pagato dal 1979 un tributo pesantissimo: 870mila morti, 3 milioni di feriti, 5 milioni di profughi e 2 milioni di sfollati.
Nel 1996 il quadro muta radicalmente. Grazie all’intensa attività di formazione ricevuta dall’ISI pakistano, ai finanziamenti dei sauditi e agli armamenti forniti dagli Usa, i Talebani riescono a prevalere. Occupano Kabul il 27 Settembre 1996 e proclamano l’Emirato islamico dell’Afghanistan.
Sospendiamo qui questo breve resoconto. Da allora molti eventi si sono susseguiti sino a chiudere il ciclo culminato in questi giorni per aprirne un altro in cui, per lasciare tutto com’è faranno intendere di cambiare tutto: I Talebani occupano Kabul il 15 agosto 2021 e proclamano l’Emirato islamico dell’Afghanistan.

Chissà se Der Zauberlehrling / l’Apprendista stregone sarà mai intenzionato a lasciar perdere una buona volta le stregonerie. In ogni caso nel Medioriente ha fatto proseliti che hanno imparato in fretta a dislocare truppe mercenarie insignite del brand “ combattente per la jihad”, ben retribuite, armate ed addestrate, con un corredo di filastrocche continuous replay in mp3 , a gloria del Profeta.
A rimetterci sono sempre gli altri, quelli che non combattono e non si possono difendere.



La canzone

I Kaskad la composero in occasione del ritiro delle truppe sovietiche dall’Afghanistan, il 14 Febbraio 1989. Forse è la loro canzone più nota. È la guerra vista da una sola prospettiva. La proponiamo perché ci è sembrata lontana dai toni di acceso militarismo, anche se non tutto è condivisibile.
Ne abbiamo dato una lettura decisamente diversa rispetto alle canzoni composte dai Golubye Berety [Голубые береты] / Berretti Blu , un ‘altra band militare, dell’Aviazione, che esaltava le gesta sovietiche in Afghanistan senza l’attenuante del dubbio. Questi riscossero un successo notevolmente più vasto rispetto ai Kaskad ; la struttura di alcune delle canzoni dei Berretti Blu non è sempre banale, ma non ci sentiamo di proporle neanche come riferimento negativo.

Abbiamo cercato qualche canzone sulla guerra vista dall’altra parte. Ne abbiamo trovato una dedicata a Massoud, il leader tagiko assassinato nel 2001 dai Talebani e Bin Laden. Purtroppo non ne abbiamo trovato il testo


Fronte Unito


[Riccardo Gullotta] 
С покоренных однажды небесных вершин
По ступеням обугленным на землю сходим.
Под прицельные залпы наветов и лжи
Мы уходим, уходим, уходим.

Припев:
Прощайте, горы, вам видней,
Кем были мы в краю далеком.
Пускай не судит однобоко
Нас кабинетный грамотей.

До свиданья, Афган, этот призрачный мир!
Не пристало добром поминать тебя, вроде,
Но о чем-то грустит боевой командир...
Мы уходим, уходим, уходим.

Припев:
Прощайте, горы, вам видней,
В чем наша боль и наша слава.
Чем ты, великая держава,
Искупишь слезы матерей?!

Нам вернуться сюда может быть не дано,
Сколько нас полегло в этом долгом походе?!
И дела не доделаны полностью, но
Мы уходим, уходим, уходим.

Припев:
Прощайте, горы, вам видней,
Что мы имели, что отдали.
Надежды наши и печали
Как уживутся средь людей?!

Друг, спиртовую дозу дели на троих -
Столько нас уцелело в лихом разведвзводе.
Третий тост... Даже ветер на склонах затих.
Мы уходим, уходим, уходим.

Припев:
Прощайте, горы, вам видней,
Какую цену здесь платили,
Врага какого не добили,
Каких оставили друзей.

Биографии наши в полдюжины строк
Социологи втиснут - сейчас они в моде.
Только разве подвластен науке Восток?
Мы уходим с Востока, уходим.

Припев:
Прощайте, горы, вам видней,
Кем были мы в краю далеком.
Пускай не судит однобоко
Нас кабинетный грамотей.


Прощайте, горы, вам видней
Какую цену здесь с платили
Врага, какого не добили
Каких оставили друзей

Мы уходим с Востока
Мы уходим с Востока
Уходим...

inviata da Riccardo Gullotta - 17/8/2021 - 22:43




Lingua: Inglese

English translation / Английский перевод / Traduzione inglese / Traduction anglaise / Englanninkielinen käännös :
youtube

Ritiro dei Sovietici dall’Afghanistan 1989, credit: Liu Heung Shing
Ritiro dei Sovietici dall’Afghanistan 1989, credit: Liu Heung Shing
WE ARE LEAVING

From the once conquered heavenly peaks,
We go down to the charred ground,
Through targeted salvos of slander, and lies,
We are leaving, leaving, leaving, leaving ...

Farewell, mountains, you witnessed,
Who we were in this distant land,
Don’t let us be judged one-sidedly,
By the scholars behind a desk.

Goodbye, Afghanistan - this ghostly world,
It’s not right to speak kindly of you,
But there is something sad combat commander,
We are leaving, leaving, leaving, leaving ...

Farewell, mountains, you witnessed,
What was our pain and our glory,
How will you, land of Afghanistan,
Redeem the tears of mothers?

We are no longer destined to return,
So many of us were killed on this long campaign,
it was not fully completed, and yet,
We are leaving, leaving, leaving, leaving ...

Farewell, mountains, you witnessed,
What price was paid here to
The enemy, that is not finished off,
The friends we left behind.

Friend, split the alcohol in the ration, between the three of us,
So many of us survived in the recon battalion,
The third toast, and even the wind has died down on the slopes,
We are leaving, leaving, leaving, leaving ...

Farewell, mountains, you witnessed,
What we had, what we gave,
Our hope , our sorrow,
How to get along with each other.

Our biographies are in half a dozen lines,
Sociologists gather around, they are in fashion now,
Only the East isn't subject to science.
We are leaving The East, leaving, leaving...

Farewell, mountains, you witnessed,
Who we were in this distant land,
Don’t let us be judged one-sidedly,
By the scholars behind a desk.

Farewell, mountains, you witnessed,
What price was paid here to
The enemy, that is not finished off,
The friends we left behind.

We are leaving The East.
We are leaving The East.
Leaving...

inviata da Riccardo Gullotta - 17/8/2021 - 22:46




Lingua: Italiano

Traduzione italiana / Итальянский перевод / Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös :
Riccardo Gullotta

 Campo profughi a Panjwai ,Kandahar 2021 credit: Javed Tanveer
Campo profughi a Panjwai ,Kandahar 2021 credit: Javed Tanveer
PARTIAMO

Dalle vette celesti un tempo conquistate,
scendiamo a valle nel terreno bruciato,
tra raffiche mirate di calunnie e bugie,
Partiamo, partiamo, partiamo, partiamo...

Addio, montagne, avete visto,
Chi eravamo in questa terra lontana,
Non lasciamoci giudicare con pregiudizio
dai ricercatori dietro la scrivania.

Addio, Afghanistan, mondo spettrale,
Non è giusto dire bene di te,
Ma c'è qualcosa di triste, comandante in capo,
Partiamo, partiamo, partiamo, partiamo...

Addio, montagne, avete visto
il nostro dolore e la nostra gloria,
Come potrai, terra d'Afghanistan,
Riscattare le lacrime delle madri?

Non siamo più destinati a tornare,
Quanti di noi sono stati uccisi in questa lunga campagna,
Non era ancora compiuta, e tuttavia
Partiamo, partiamo, partiamo, partiamo...

Addio, montagne, avete visto
Quale prezzo è stato pagato qui al
Nemico, che non è stato annientato,
Gli amici che abbiamo lasciato.

Amico, dividi l’alcol della razione, tra noi tre,
Tra quanti sono sopravvissuti nel battaglione di ricognizione,
Il terzo brindisi, anche il vento si è calmato sui pendii,
Partiamo, partiamo, partiamo, partiamo...

Addio, montagne, avete visto,
Quello che abbiamo avuto, quello che abbiamo dato,
La nostra speranza e il nostro dolore,
Come andare d’accordo l’un l’altro.

Le nostre biografie sono in una mezza dozzina di righe,
I sociologi fanno convegni, ora vanno di moda,
L'Oriente non è sottomesso al sapere.
Lasciamo l'Oriente, partiamo, partiamo...

Addio, montagne, avete visto
Chi eravamo in questa terra lontana,
Non lasciamoci giudicare con pregiudizio
dai ricercatori dietro la scrivania.

Addio, montagne, hai visto,
Quale prezzo è stato pagato qui al
Nemico, che non è stato annientato
Gli amici che abbiamo lasciato.

Stiamo lasciando l'Oriente.
Stiamo lasciando l'Oriente.
Partiamo...

inviata da Riccardo Gullotta - 18/8/2021 - 10:21


SEMPRE DIFFICILE LA SITUAZIONE DEI PROFUGHI SUL CONFINE TURCO-IRANIANO (MA ANCHE SU QUELLO TURCO-GRECO NON SI SCHERZA)
Gianni Sartori

Risale a un anno fa la notizia della madre che per proteggere le mani dei figli dal congelamento si era tolta i calzini (così riportavano in genere i media, ma in realtà si era tolta anche le scarpe dandole ai bambini) tentando di attraversare il confine sul confine turco-iraniano. La donna, una profuga afgana, aveva proseguito con i piedi avvolti in sacchetti di plastica ed era poi morta assiderata.

Non si era però insistito più di tanto sul fatto che per almeno due volte era stata fermata e maltrattata dalle guardie di frontiera turche e respinta in Iran. Dove le guardie iraniane l’avevano abbandonata al suo destino. Solo i bambini, con le estremità ormai congelate, venivano soccorsi dagli abitanti di un villaggio.

Come già da tempo denunciavano alcune Ong e un gruppo di avvocati di Van, ai rischi connessi con i rigori invernali bisogna aggiungere quello di venir intercettati dai soldati turchi e di subire maltrattamenti e torture. E’ cosa nota che i rifugiati vengono utilizzati come “moneta di scambio” dal regime di Erdogan per condizionare la politica dell’Unione europea. Soprattutto per ottenere finanziamenti in cambio del controllo esercitato da Ankara sui flussi migratori.

Solo in quelle prime settimane del 2022 almeno altre tre persone (quelle accertate) erano morte per il freddo, tra la neve e le rocce. Dopo essere state fermate (o meglio: catturate) e rispedite brutalmente oltre frontiera dai militari turchi.
Altre invece venivano ormai date per disperse.

Un avvocato di Van, Mahmut Kaçan, aveva raccolto le testimonianze di numerosi rifugiati. Stando alle loro dichiarazioni “la maggior parte dei migranti catturati vengono riportati, senza procedure legali, sulla frontiera iraniana e qui semplicemente abbandonati”. Una persona in particolare aveva raccontato di essere riuscita ad attraversare più volte la frontiera, venendo ogni volta respinta e maltrattata. E mostrava le dita, sia delle mani che dei piedi, completamente ricoperte di ferite.
A un anno di distanza la situazione sembra rimasta tale e quale, se non addirittura peggiorata.

Molti rifugiati - oltre ad aver subito maltrattamenti e anche torture - denunciano di essere stati regolarmente derubati. Sia del denaro che degli oggetti (vedi i telefoni) in loro possesso.
Non conoscendo quei territori montuosi, impervi “finiscono per smarrirsi in piccoli villaggi dove, già stanchi e affamati per il lungo peregrinare, diventano facile preda di qualche banda armata”. Criminali che in genere sequestrano qualche membro della famiglia per poi estorcere un riscatto.

In un video diffuso recentemente si vedono alcuni profughi afghani con le mani legate dietro la schiena (alcuni anche imbavagliati), in ginocchio e col viso appoggiato a una parete. In un altro video a un profugo viene troncato di netto un orecchio (a scopo intimidatorio, forse per prevenire tentativi di ribellione) mentre altri, incatenati, vengono frustati.

Del resto la frontiera turco-iraniana è da tempo un luogo di repressione e sofferenza. Non solo per i migranti, ma anche - da anni e anni - per i kolbar (gli “spalloni” curdi ) che cercano di guadagnarsi da vivere contrabbandando merci da un parte all’altra della frontiera. Quella che divide del tutto artificialmente il Bakur dal Rojhilat (rispettivamente, il Kurdistan sotto occupazione turca e quello sotto occupazione iraniana). I kolbar feriti o uccisi dalle guardie di frontiera ormai si contano a decine.

E mentre alla frontiera turco-iraniana vengono ricacciati in Iran i profughi, su quella tra greco-turca sono le forze di polizia di Atene a respingere (o meglio: estradare) in Turchia i dissidenti che chiedono asilo politico. Mehmet Sayit Demir (membro del consiglio di amministrazione di HDP a Diyarbakir) e sua moglie Feride Demir sono stati prima arrestati, maltrattati, insultati, derubati e poi riconsegnati (del tutto illegalmente, si presume) ai soldati turchi. I due dissidenti avevano attraversato il fiume Evros e intendevano chiedere asilo politico in Grecia. Stando a quanto riferito dal figlio (Azad Demir che vive in Germania) in un primo tempo sarebbero stati dati in consegna dalla polizia militare greca a una “gang” e successivamente ai soldati turchi. Notizia inquietante (anche sul confine turco-greco sarebbero operative “bande criminali” come su quello turco-iraniano?) confermata dall’avvocato della coppia.

Nel 2021 Mehmet Sayit Demir era stato condannato a sei anni e otto mesi di prigione in quanto accusato di “appartenenza a una organizzazione terroristica”. Un evidente caso di persecuzione politica nei confronti di un dissidente troppo scomodo.

Gianni Sartori.

Gianni Sartori - 25/1/2023 - 17:09




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