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Nai Barghouti / ناي البرغوثي
Language: Arabic


Nai Barghouti / ناي البرغوثي

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النص والموسيقى / Testo e musica / Lyrics and music / Paroles et musique / מילים ולחן / Sanat ja sävel:
Nai Barghouti



Premessa

A one-state reality of unequal rights, perpetual occupation and conflict : questa una delle dichiarazioni della Commissione Europea sulla questione israelo-palestinese . Per la cronaca fu pronunciata in occasione della condanna della "Regularisation Law" del 2017 , legge successivamente dichiarata incostituzionale nel 2020 dalla Corte Suprema di Israele. Rimane una sintesi quanto mai efficace della situazione attuale.
La frammentazione di gran parte della Cisgiordania in enclaves e la continua creazione di colonie israeliane è stata perpetrata per anni in modo da rendere pressoché impossibile la creazione di uno stato palestinese secondo la formula due popoli, due stati. Oslo appartiene ai ricordi. Occorre però rilevare che nel rendere impraticabile la soluzione dei due stati una qualche responsabilità l’ha avuta anche la dirigenza palestinese nel 2005-2007, Camp David a parte.
L’altra alternativa, quella dello dello stato unico, è un ircocervo. Si discute ancora sullo stato bi-nazionale a struttura federale o cantonale, un percorso sempre accidentato e in salita. Gli entusiasmi iniziali si sono spenti dopo l’approvazione nel 2018 della “Legge Fondamentale” / חוקי היסוד[ χuke ha-yesod] che definisce Israele come Stato nazionale del popolo ebraico. Intanto i diritti civili dei Palestinesi sono palesemente sempre più ristretti, i diritti politici nei territori soggetti al controllo israeliano sono inesistenti, le disuguaglianze in aumento. I Palestinesi sono in un imbuto senza apparente via d’uscita in una situazione che progressivamente degenera verso l’apartheid; la democrazia in Israele è in affanno in un bandolo di contraddizioni che finiscono per farla virare verso un’involuzione, il termine rischia di applicarsi ad una facciata.
 Arcipelago Palestina, 2017 US Department
Arcipelago Palestina, 2017 US Department


La canzone

Nai Barghouti è una cantante e compositrice palestinese. La canzone è dedicata ai recenti avvenimenti di Sheik Jarrah, Gaza, Haifa, Akko e alla Palestina. Sino ad una settimana fa il brano era parzialmente censurato da youtube , dedicato ad un “pubblico adulto” [sic]. I lettori decideranno in che misura poteva turbare le menti dei minorenni, non abbiamo riscontrato alcun incitamento all’odio né alla guerra. Non c’è incitamento a lanciare razzi né propaganda per Hamas, tanto meno per la jihad. C’è un’attesa, quella verso l’autodeterminazione o l’estensione dei diritti ad una massa di reietti, che non si può negare a lungo ad alcun popolo.
Vi leggiamo la speranza degli ultimi ad affermare la loro dignità di esseri umani, di reagire a sopraffazioni e stenti con la speranza di potere tornare a contare in quella che una volta era la loro terra. Ci viene in mente la speranza nutrita da migliaia di ebrei della diaspora durante 19 secoli.
A quelle centinaia di migliaia di cristi palestinesi che sopravvivono nei campi profughi del Medioriente vogliamo almeno lasciare loro un’immagine simbolica del ritorno, atteso che il ritorno fisico non lo faranno più né i superstiti del ’48, “emigrati per loro volontà” né i loro figli e nipoti?
Questa è la canzone che i dirigenti di youtube avevano censurato, la canzone dei disperati dell’Arcipelago delle Palestine.



Qualche dato

Riferendosi agli accordi di Oslo, nella mappa della Cisgiordania raffigurata sopra le zone di colore verde sono l’Area A, sotto controllo e amministrazione palestinese, pari al 17% della Cisgiordania; le zone di colore rosso scuro sono l’Area B, sotto controllo israeliano e amministrazione palestinese, pari al 21% del totale; le zone color rosa costituiscono l’area C, sotto controllo e amministrazione israeliani. Costituiscono il 61 % della Cisgiordania.

La popolazione palestinese in Cisgiordania è attualmente stimata 3 milioni in un territorio di 5655 kmq.
Le statistiche che seguono sono desunte dall’ultimo rapporto annuale dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, prot. A/HRC/46/45 datato 15 Febbraio 2021.
A fine 2019 gli insediamenti israeliani in Cisgiordania, Territori Occupati del West Bank, con l’esclusione di Gerusalemme, erano popolati da 441.600 israeliani.
Gli insediamenti israeliani nella zona di Gerusalemme Est erano popolati da 220.000 israeliani.
La popolazione totale di israeliani censiti negli insediamenti dei Territori Occupati era quindi di 661.600 unità al 31/12/2019.
Per dare un ordine del tasso di crescita, i residenti israeliani nel West Bank erano circa 90.000 nel 1990, 200.000 nel 2000, 310.000 nel 2010.

Insediamenti israeliani

Il numero degli insediamenti israeliani in Cisgiordania, conteggiato da chi scrive basandosi sulla mappa sopra riportata è di 330. Sono compresi sia gli insediamenti riconosciuti dal Ministero degli Interni, almeno 132, sia quelli non autorizzati ma che ricevono comunque assistenza governativa, comunemente designati come illegal outposts / avamposti illegali.

East Jerusalem / القدس الشرقية / מזרח ירושלים

Un maledetto imbroglio

Chi desse un’occhiata anche sommaria alla mappa di Gerusalemme Est , pubblicata dall’Ufficio dell’ Onu per gli affari umanitari, avrebbe una percezione immediata dell’intrigo della situazione attuale. Si dedichi qualche minuto a decifrare anche le restrizioni degli accessi e dei transiti ai Palestinesi e si avrà l’evidenza dell’annidamento delle enclaves .
Il 30 Luglio 1980 è una data che segna uno spartiacque, molti dei problemi che affliggono la Palestina e Israele da lì traggono origine. La Knesset in quel giorno approvò la “Legge di Gerusalemme” [חוֹק יְסוֹד: יְרוּשָׁלַיִם בִּירַת יִשְׂרָאֵל]. Il testo originale consta di 7 articoli, nessuno dei quali fa riferimento all’annessione di Gerusalemme Est. Però il primo articolo recita: Gerusalemme, integra e unita, è la capitale di Israele.
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite con la Risoluzione 478 del 1980, approvata con 14 voti a favore, nessuno contrario e la sola astensione degli Stati Uniti, dichiarò che la legge era nulla, “null and void”, in quanto era una “violazione del diritto internazionale” e non mutava l’applicazione della Convenzione di Ginevra relativa alla protezione dei civili in tempo di guerra nei Territori Occupati da Giugno 1967.
Di fatto la Corte Suprema di Israele la interpretò giuridicamente come l’annessione di Gerusalemme Est. Il 27 Novembre 2000 la Knesset reputò che fosse il momento propizio per dare consistenza giuridica piena alla situazione di fatto. Approvò due emendamenti alla legge, il primo dei quali estendeva la giurisdizione di Gerusalemme ai confini della municipalità del 28 Giugno 1967, alla fine della guerra dei sei giorni. La sovranità israeliana su Gerusalemme Est veniva così definitivamente sancita.

Il nodo parte da qui: per Israele Sheikh Jarrah è territorio israeliano, per i Palestinesi è territorio palestinese occupato, nel quale vigono le norme del diritto internazionale, tra cui la Convenzione dell’Aja del 1907 e la Convenzione di Ginevra del 1949. Sono questioni tutt’altro che accademiche. Si pensi all’art.8 dello Statuto della Corte penale internazionale alla voce “Crimini di guerra”. Sanziona il comportamento dello stato occupante allorché è negligente nel preservare lo status quo ante nei territori sotto il suo controllo in relazione ai bisogni della popolazione locale e all’amministrazione dello stato occupato.

Giova ricordare che gli insediamenti israeliani sono stati ritenuti illegali e bollati dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite con la Risoluzione 2334 del 2016 con 14 si, nessun no e l’astensione degli Stati Uniti; dalla Corte internazionale di giustizia dell’Aja ; dall’Assemblea generale dell’Onu nel 2015; dalla Corte di Giustizia dell’Unione europea nel 2019.

Sheikh Jarrah [ الشيخ جراح ]. Jerusalem Master Plans

Lo sgombero di Sheikh Jarrah è stato il casus belli che il 6 maggio 2021 ha fatto precipitare la crisi israelo-palestinese sfociata in una guerra di 15 giorni tra Israele e Hamas con la Jihad palestinese al fianco.
La situazione specifica è davvero complicata sotto il profilo giuridico. Se la sovranità israeliana su Gerusalemme Est fosse indiscutibile le ragioni addotte dalle autorità israeliane non potrebbero essere ignorate ancorché rimarrebbero comunque da valutare a fondo i ricorsi dei palestinesi. Se invece l’atto di annessione di Gerusalemme, come sostengono le risoluzioni dell’Onu, è invalido allora le cose darebbero luogo ad una lettura diversa in base alle norme del diritto internazionale vigente nei Territori occupati.
La situazione si è venuta a determinare per una serie di provvedimenti mirati a rendere la situazione irreversibile, sia con leggi ad hoc sia attraverso modifiche degli assetti urbanistici e il controllo demografico promosso dai vari Piani. Quello più noto è il Master Plan Jerusalem 2000



Del piano successivo, il Jerusalem 2020 Master Plan , nonostante sia stato consolidato nel 2004, non si sa tutto dato che non è stato reso pubblico. Presenta degli aspetti interessanti per la crescita economica e lo sviluppo del welfare, rivolge l’attenzione anche verso i quartieri palestinesi. Tuttavia appare discriminatorio dato che il rapporto tra superfici abitative dedicate agli israeliani e quelle palestinesi è di 4:1. Inoltre l’aumento delle costruzioni è prevalentemente in senso orizzontale per gli israeliani, cioè attraverso colonie aggiuntive nel territorio mentre per i palestinesi è prevalentemente verticale, con un aumento della densità abitativa nei quartieri palestinesi. In breve il Jerusalem 2020 Master Plan è uno strumento che promuove la giudaizzazione di Gerusalemme attraverso la pianificazione urbana. Uno degli obiettivi dichiarati è la separazione spaziale dei vari gruppi etnici della città. Israele sta progressivamente conseguendo i risultati pianificati.

Il Marom Plan è gestito dalla Jerusalem Development Authority. Ha l’obiettivo di lanciare Gerusalemme come città internazionale , nel turismo e nel commercio.

Il più recente strumento, o meglio sistema, di pianificazione dalle attese avveniristiche con l’ambizione di trasformare radicalmente Gerusalemme, e di riflesso Israele, è il Jerusalem 5800 Master Plan, un piano elefantiaco così denominato perché 5800 nel calendario ebraico corrisponde all’anno 2040. Lanciato dall’imprenditore australiano Bermeister si compone in realtà di molti progetti autonomi in modo che eventuali difficoltà di approvazione di uno non vadano a discapito degli altri. I suoi obiettivi gravitano intorno alla propulsione del settore turistico con una serie di hotel, giardini-terrazza, parchi, aree pedonali estese, una rete di trasporti rapidi con una linea ferroviaria ad alta velocità, superstrade, una megaautostrada dalla Galilea verso il sud di Israele, un aeroporto hub. Tali infrastrutture non solo assicureranno un fortissimo sviluppo del turismo israeliano ma attireranno una massa consistente di ebrei verso Gerusalemme. Anche in questo caso l’obiettivo non pubblicizzato è di sbilanciare drasticamente il rapporto tra israeliani ebrei e palestinesi. Quanto al turismo palestinese si può intuire come ne uscirà di fronte a tali colossali investimenti israeliani, con le ossa rotte. Il Jerusalem 5800 Master Plan ha anche altri due obiettivi di largo respiro: il potenziamento dell’istruzione superiore con la creazione di poli universitari in inglese per attirare studenti da tutto il mondo e lo sviluppo esteso delle industrie high-tech, biotecnologie e quant’altro. Insomma si profila un deciso miglioramento degli standard di vita degli israeliani ebrei e un peggioramento di quelli palestinesi e non soltanto in senso relativo in rapporto ai primi. Di seguito è riportata una grafica del Jerusalem 5800 Master Plan.



Chi volesse approfondire può documentarsi sul sito o scaricare la brochure

Se abbiamo dedicato un certo spazio a Jerusalem 5800 Master Plan non è perché siamo affascinati dal 3d o da Tomorrowland. È piuttosto il fatto che riteniamo sia un cardine delle trasformazioni sociali a Gerusalemme ed in Israele nei prossimi anni, quindi un osservatorio fondamentale per comprendere i processi che si verificheranno a breve in termini economici, urbanistici, demografici, politici. Occorre tenerne conto sin d’ora per trovare soluzioni, altrimenti di Sheikh Jarrah ce ne saranno tante e l’instabilità attuale sarà cronica, verso la deflagrazione totale.

Ritorniamo adesso a Sheikh Jarrah per dare conto di due punti di vista, uno israeliano, l’altro palestinese. Quale che siano le opinioni personali, se si vuole contribuire alla distensione dei rapporti, passo necessario verso la pace, è necessario conoscere e sforzarsi di condividere ciò che è possibile nelle argomentazioni dell’altra parte.
Sheikh Jarrah : Il punto di vista israeliano

Stralci dal Il contenzioso sulle case di Sheikh Jarrah: innanzitutto i fatti 9 maggio 2021, Israele.net

[…]Sheik Jarrah è un quartiere arabo fondato nel 1865 poco a nord delle mura della Città Vecchia di Gerusalemme. Dal 1875 fino al 1948 è esistito al suo interno anche un settore ebraico. Nel 1875 i rabbini Avraham Ashkenazi e Meir Auerbach acquistarono da venditori arabi la tomba e il terreno circostante (4,5 acri, circa 1.82 ettari) per conto delle comunità sefardita e ashkenazita in Terra d’Israele, allora sotto dominazione turco-ottomana. Poco tempo dopo in quell’area vennero ad abitare parecchi ebrei per lo più yemeniti, “saliti a Sion” nel 1881. […]
Nel 1946, le organizzazioni non governative ebraiche Va’ad Eidat HaSfaradim e Va’ad HaKlali L’Knesset Yisrael si adoperarono per far registrare l’atto di proprietà presso le autorità di quella che allora era la Palestina Mandataria britannica.Nel 1948, la Transgiordania (oggi Giordania) attaccava lo stato d’Israele appena fondato, nel quadro del dichiarato intento dell’intera Lega Araba di impedire con la forza l’applicazione della risoluzione 181/47 delle Nazioni Uniti (che prevedeva la nascita di due stati palestinesi, uno ebraico e uno arabo), di distruggere sul nascere lo stato ebraico e di “buttare a mare gli ebrei”. Con quella aggressione, la Legione Araba di Transgiordania occupò illegalmente Giudea e Samaria (da allora rinominate West Bank o Cisgiordania), tutta la Città Vecchia di Gerusalemme e diversi quartieri circostanti, compreso il quartiere Shimon HaTzadik/Sheikh Jarrah. La Legione Araba impose la totale “pulizia etnica” in tutte le aree conquistate: a nessuno ebreo venne permesso di rimanere, neanche a quelli le cui famiglie avevano vissuto nella regione per secoli, sin da prima dell’invasione araba nel VII secolo. Nelle case rimaste vuote a Sheikh Jarrah, la Giordania insediò nel 1956 una trentina di famiglie di profughi palestinesi ai quali aveva nel frattempo conferito la cittadinanza giordana. A quanto risulta, costoro iniziarono a pagare un affitto alla Custodia Giordana delle Proprietà del Nemico.

Nel 1967 Israele, di nuovo aggredito dai paesi arabi (guerra dei sei giorni), tolse alla Giordania il controllo su Cisgiordania e parte est di Gerusalemme. Nel 1970 venne varata una legge in base alla quale gli ebrei israeliani che possono documentare d’aver avuto le loro proprietà confiscate dalla Giordania quando questa occupò abusivamente la Cisgiordania e Gerusalemme est, possono chiederne la restituzione, a meno che gli attuali residenti non riescano a dimostrare un valido procedimento di acquisto o trasferimento della proprietà. Nel 1973, sulla base dei documenti ottomani e britannici, gli immobili in questione venivano registrati presso le autorità israeliane come proprietà delle organizzazioni Va’ad Eidat HaSfaradim e Va’ad HaKlali L’Knesset Yisrael. Nel 1982, un certo numero di residenti, compresi genitori e nonni di alcuni degli attuali occupanti, convennero in tribunale che le due organizzazioni israeliane erano le proprietarie legali, accettando il principio di pagare un affitto.

Nel 2003 le due ong hanno venduto gli immobili a un’altra organizzazione ebraica, Nahalat Shimon. Tuttavia, i palestinesi che occupavano le abitazioni vennero autorizzati a continuare ad abitarvi godendo dello status di “residenti protetti”. Ma per legge, gli inquilini dovevano pagare un affitto alla proprietà, cioè a Nahalat Shimon. Fu solo dopo che i residenti palestinesi si rifiutarono di farlo (mentre nel frattempo avevano ampliato illecitamente la proprietà e in parte l’avevano subaffittata a terze parti) che Nahalat Shimon avviò la causa per lo sfratto.
Dal canto loro, gli occupanti si oppongono allo sfratto sostenendo d’aver acquistato gli immobili nel 1991 (quasi vent’anni dopo che erano stati registrati come di proprietà delle ong israeliane) da un uomo di nome “Ismail” che, secondo il tribunale, gli appellanti non hanno mai meglio identificato né documentato. Sostengono inoltre che la proprietà era stata loro promessa “in dono” dalle autorità giordane all’epoca in cui la Giordania occupava la parte est di Gerusalemme. Anche questa un’affermazione che il tribunale ha giudicato non suffragata da prove né testimonianze attendibili.

Nell’ottobre 2020 il tribunale di Gerusalemme si è pronunciato a favore di Nahalat Shimon, sottolineando fra l’altro che i residenti, dopo aver sostenuto di non essere inquilini bensì proprietari, di fronte all’evidente mancanza di prove hanno iniziato ad affermare di essere inquilini ma che non potevano essere sfrattati. Lo scorso 10 febbraio 2021, il tribunale distrettuale di Gerusalemme ha confermato la decisione di primo grado dell’ottobre 2020, chiedendo ai residenti in questione di sgomberare le proprietà entro il 2 maggio 2021, avendo constatato che “le persone che attualmente vivono in queste case lo hanno fatto abusivamente per decenni senza pagare affitto né avere documenti che ne attestino la proprietà”.

Gli occupanti hanno presentato ricorso alla Corte Suprema. Inizialmente, la Corte Suprema ha esortato le parti a trovare un accordo entro il 6 maggio. Ma di fronte al rifiuto delle famiglie arabe di accettare qualsiasi accordo che implicasse il riconoscimento della proprietà ebraica, la Corte Suprema aveva fissato per lunedì 10 l’udienza sulla decisione definitiva. Tuttavia, alla vigilia della data, la Corte Suprema ha rinviato l’udienza “alla luce delle circostanze” [le violenze in corso a Gerusalemme] e della richiesta del procuratore generale Avichai Mandelblit”.

Tutte queste informazioni mancano quasi completamente dai resoconti dei mass-media. Quando la Reuters scrive che “dei coloni ebrei sostenuti da un tribunale israeliano hanno preso il controllo di alcune case” a Sheikh Jarrah/Shimon HaTzadik, o la Associated Press riferisce che “decine di palestinesi stanno battendosi contro il tentativo da parte di coloni israeliani di sfrattarli dalle loro case”, rendono impossibile una discussione minimamente informata sulla complessa e delicata questione.


Sheikh Jarrah : Il punto di vista palestinese

La Nakba di Sheikh Jarrah: come Israele usa “la legge” per la pulizia etnica di Gerusalemme est
Ramzy Baroud 24 Marzo 2021 - Palestine Chronicle

Questi imminenti sfratti non sono i primi, né saranno gli ultimi. Israele ha occupato Gerusalemme est palestinese nel giugno 1967 e formalmente, anche se illegalmente, l’ha annessa nel 1980. Da allora, il governo israeliano ha respinto con veemenza le critiche internazionali all’occupazione israeliana, definendo, invece, Gerusalemme come la “capitale eterna e indivisa di Israele”.

Per garantire che la sua annessione della città fosse irreversibile, il governo israeliano ha approvato il Master Plan 2000, un imponente progetto intrapreso da Israele per riorganizzare i confini della città in modo tale da garantire una maggioranza demografica permanente per gli ebrei israeliani a spese degli abitanti nativi della città. Il Master Plan non era altro che un progetto per una campagna di pulizia etnica sponsorizzata dallo stato, che ha visto la distruzione di migliaia di case palestinesi e il conseguente sfratto di numerose famiglie. Mentre i titoli dei giornali presentano occasionalmente gli sfratti abituali delle famiglie palestinesi a Sheikh Jarrah, Silwan e in altre parti di Gerusalemme Est come una questione che coinvolge contro-rivendicazioni da parte di residenti palestinesi e coloni ebrei, la storia è, in effetti, una rappresentazione più ampia della storia moderna della Palestina.

In effetti, le famiglie innocenti che ora stanno affrontando “l’imminente rischio di sgombero forzato” stanno rivivendo il loro incubo ancestrale della Nakba – la pulizia etnica della Palestina storica nel 1948. Due anni dopo che gli abitanti nativi della Palestina storica furono espropriati delle loro case e terreni e completamente ripuliti dal punto di vista etnico, Israele ha promulgato la cosiddetta legge sulla proprietà degli assenti del 1950.

La legge, che, ovviamente, non ha validità legale o morale, ha semplicemente concesso allo Stato le proprietà dei palestinesi che sono stati sfrattati o fuggiti dalla guerra, per farne ciò che vuole. Poiché a quei palestinesi “assenti” non era permesso esercitare il loro diritto al ritorno, come previsto dal diritto internazionale, la legge israeliana era un furto grossolano sanzionato dallo stato. Alla fine mirava a raggiungere due obiettivi: uno, garantire che i rifugiati palestinesi non tornassero o tentassero di rivendicare le loro proprietà rubate in Palestina e, due, dare a Israele una copertura legale per la confisca permanente delle terre e delle case palestinesi.

L’occupazione militare israeliana del resto della Palestina storica nel 1967 ha reso necessaria, dal punto di vista coloniale israeliano, la creazione di nuove leggi che avrebbero consentito allo Stato e all’impresa di insediamenti illegali di rivendicare ulteriori proprietà palestinesi. Ciò è avvenuto nel 1970 sotto forma di legge sulle questioni legali e amministrative. Secondo il nuovo quadro giuridico, solo gli ebrei israeliani potevano rivendicare terreni e proprietà perduti nelle aree palestinesi.

La maggior parte degli sgomberi a Gerusalemme Est avvengono nel contesto di questi tre argomenti giuridici interconnessi e strani: la legge degli assenti, la legge sulle questioni legali e amministrative e il Master Plan 2000. Nell’ insieme, si è facilmente in grado di decifrare la natura del progetto coloniale israeliano a Gerusalemme est, dove individui israeliani, in coordinamento con organizzazioni di coloni, lavorano insieme per realizzare la loro visione dello Stato.

Nel loro appello congiunto, le organizzazioni palestinesi per i diritti umani descrivono come l’insieme degli ordini di sfratto, emessi dai tribunali israeliani, culminano nella costruzione di insediamenti ebraici illegali. Le proprietà palestinesi confiscate vengono solitamente trasferite a una filiale all’interno del Ministero della Giustizia israeliano denominata Depositario Generale Israeliano. Quest’ultimo mantiene queste proprietà fino a quando non vengono rivendicate dagli ebrei israeliani, in conformità con la legge del 1970. Una volta che i tribunali israeliani onorano le rivendicazioni legali di individui ebrei israeliani sulle terre palestinesi confiscate, questi individui spesso trasferiscono i loro diritti di proprietà o gestione a organizzazioni di coloni. In pochissimo tempo, queste ultime organizzazioni utilizzano la proprietà appena acquisita per espandere gli insediamenti esistenti o per avviarne di nuovi.

Muna è la Palestina, Yakub è Israele: La storia non raccontata di Sheikh Jarrah
Ramzy Baroud 12 Maggio 2021 - Palestine Chronicle

[…]Un altro importante partecipante alla campagna israeliana di pulizia etnica in corso a Gerusalemme è il sistema giudiziario israeliano che ha fornito una copertura legale per la presa di mira degli abitanti palestinesi di Gerusalemme.
Il fondamento legale dei costanti tentativi dei coloni ebrei di acquisire più proprietà palestinesi può essere fatto risalire a una specifica legge del 1970, conosciuta come la legge sulle questioni legali e amministrative, che ha permesso agli ebrei di fare causa ai palestinesi per le proprietà che sostengono di aver posseduto prima della creazione di Israele sulle rovine della Palestina storica nel 1948. Mentre i palestinesi sono esclusi dal presentare simili richieste, i tribunali israeliani hanno generosamente consegnato case palestinesi, terre e altri beni a richiedenti ebrei. A loro volta, queste case, come nel caso di Sheikh Jarrah e di altri quartieri palestinesi a Gerusalemme Est, sono spesso vendute a organizzazioni di coloni ebrei per costruire altre colonie sulla terra palestinese occupata.

Lo scorso febbraio, la Corte Suprema israeliana ha concesso ai coloni ebrei il diritto a molte case palestinesi a Sheikh Jarrah. A seguito di una reazione palestinese e internazionale, ha offerto ai palestinesi un “compromesso”, per cui le famiglie palestinesi hanno rinunciato ai diritti di proprietà delle loro case e hanno accettato di continuare a viverci come affittuari, pagando gli affitti agli stessi coloni ebrei illegali che hanno rubato le loro case, ma che ora sono armati di una decisione del tribunale.

Tuttavia, la “logica” attraverso la quale gli ebrei rivendicano le proprietà palestinesi come proprie non dovrebbe essere associata a poche organizzazioni estremiste. Dopo tutto, la pulizia etnica della Palestina nel 1948 non fu opera di pochi sionisti estremi. Allo stesso modo, l’occupazione illegale di Gerusalemme Est, della Cisgiordania e della Striscia di Gaza nel 1967 e la massiccia impresa di insediamento che ne è seguita non è stata l’idea di pochi individui estremi. Il colonialismo in Israele era, e rimane, un progetto gestito dallo stato, che alla fine mira a raggiungere lo stesso obiettivo che si sta realizzando a Sheikh Jarrah – la pulizia etnica dei palestinesi per garantire la maggioranza demografica ebraica

Questa è la storia non raccontata di Sheikh Jarrah, una storia che non può essere espressa da poche notizie o dai post dei social media. Tuttavia, questa narrazione più rilevante è in gran parte nascosta. È più facile dare la colpa a pochi estremisti ebrei che ritenere responsabile l’intero governo israeliano. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, manipola costantemente il tema della demografia per promuovere gli interessi del suo elettorato ebraico. Egli è un forte sostenitore di uno stato ebraico esclusivo e anche pienamente consapevole dell’influenza politica dei coloni ebrei. Per esempio, poco prima delle elezioni del 23 marzo, Netanyahu ha preso la decisione di dare il via libera alla costruzione di 540 unità di insediamento illegale nella cosiddetta area Har-Homa E (Monte Abu Ghneim) nella Cisgiordania occupata, nella speranza di acquisire quanti più voti possibile.

Mentre la storia di Sheikh Jarrah sta ottenendo una certa attenzione anche nei principali media statunitensi, c’è una quasi totale assenza di qualsiasi profondità in quella copertura, cioè il fatto che Sheikh Jarrah non è l’eccezione ma la norma. Purtroppo, mentre i palestinesi e i loro sostenitori cercano di aggirare la diffusa censura dei media raggiungendo direttamente le società civili di tutto il mondo usando le piattaforme dei social media, sono spesso censurati anche lì.


Oltre la siepe


ישעיהו יא

וגר זאב עם כבש ונמר עם גדי ירבץ ועגל וכפיר ומריא יחדו ונער קטן נהג בם׃
ופרה ודב תרעינה יחדו ירבצו ילדיהן ואריה כבקר יאכל תבן׃
ושעשע יונק על חר פתן ועל מאורת צפעוני גמול ידו הדה׃
לא ירעו ולא ישחיתו בכל הר קדשי כי מלאה הארץ דעה את יהוה כמים לים מכסים׃
והיה ביום ההוא שרש ישי אשר עמד לנס עמים אליו גוים ידרשו והיתה מנחתו כבוד׃

إشعيا 11

فَيَسْكُنُ الذِّئْبُ مَعَ الْخَرُوفِ، وَيَرْبُضُ النَّمِرُ مَعَ الْجَدْيِ، وَالْعِجْلُ وَالشِّبْلُ وَالْمُسَمَّنُ مَعًا، وَصَبِيٌّ صَغِيرٌ يَسُوقُهَا.
وَالْبَقَرَةُ وَالدُّبَّةُ تَرْعَيَانِ. تَرْبُضُ أَوْلاَدُهُمَا مَعًا، وَالأَسَدُ كَالْبَقَرِ يَأْكُلُ تِبْنًا.
وَيَلْعَبُ الرَّضِيعُ عَلَى سَرَبِ الصِّلِّ، وَيَمُدُّ الْفَطِيمُ يَدَهُ عَلَى جُحْرِ الأُفْعُوَانِ.
لاَ يَسُوؤُونَ وَلاَ يُفْسِدُونَ فِي كُلِّ جَبَلِ قُدْسِي، لأَنَّ الأَرْضَ تَمْتَلِئُ مِنْ مَعْرِفَةِ الرَّبِّ كَمَا تُغَطِّي الْمِيَاهُ الْبَحْرَ.
وَيَكُونُ فِي ذلِكَ الْيَوْمِ أَنَّ أَصْلَ يَسَّى الْقَائِمَ رَايَةً لِلشُّعُوبِ، إِيَّاهُ تَطْلُبُ الأُمَمُ، وَيَكُونُ مَحَلُّهُ مَجْدًا

Isaiah 11, 6-10

The wolf also shall dwell with the lamb, and the leopard shall lie down with the kid; and the calf and the young lion and the fatling together; and a little child shall lead them.
And the cow and the bear shall feed; their young ones shall lie down together: and the lion shall eat straw like the ox.
And the sucking child shall play on the hole of the asp, and the weaned child shall put his hand on the cockatrice' den.
They shall not hurt nor destroy in all my holy mountain: for the earth shall be full of the knowledge of the LORD, as the waters cover the sea.
And in that day there shall be a root of Jesse, which shall stand for an ensign of the people; to it shall the Gentiles seek: and his rest shall be glorious.

Isaia 11, 6-10

Il lupo dimorerà insieme con l'agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto;
il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà.
La mucca e l'orsa pascoleranno insieme; i loro piccoli si sdraieranno insieme.
Il leone si ciberà di paglia, come il bue.
Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera; il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso.
Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte,
perché la conoscenza del Signore riempirà la terra come le acque ricoprono il mare.
In quel giorno avverrà che la radice di Iesse sarà un vessillo per i popoli.
Le nazioni la cercheranno con ansia. La sua dimora sarà gloriosa

سلام / שָׁלוֹם / ܫܠܡ / peace

[Riccardo Gullotta]
ان سألت القدس على ولادها[1]
قولولها ولادك بالشيخ جراح
وان سألت غزة على نهارها
قولولها ما ضلّ ليل الا انزاح

ان سألت القدس على ولادها
قولولها ولادك بالشيخ جراح
ان سألت غزة على نهارها
قولولها ما ضلّ ليل الا انزاح

لا تنامي يمّى
ولادك فايقين
بقلوب مفتوحا وبضي العنين
لا تنامي يمّى
ولادك فايقين
بقلوب مفتوحا وبضي العنين

لا تنامي يمّى
ولادك فايقين
بقلوب مفتوحا وبضي العنين
لا تخافي يمّى
ولادك راجعين
حملين إصرار وحب
حملين عزيمة أرض
حملين إصرار وحب
حملين عزيمة أرض
وبلد وبنت وولد
حملين جوري وريحان
عكوب وفل والياسمين
فرحة وطرحة وفساتين
والعرس اللي جاي حملين
والبيت اللي باقي حمين…
حمين

لا تنامي يمّى
ولادك فايقين
بقلوب مفتوحا وبضي العنين
لا تخافي يمّى
ولادك راجعين
راجعين لنعمّر البلد
راجعين نفتح البواب
راجعين لنعمّر البلد
راجعين نفتح البواب
نزراع نبني ونغني
بهيفاء بعكا واللد
وبنابلس ويافا وجنين
فرحة وطرحة وفساتين
والعرس اللي جاي حملين
والبيت اللي باقي راجعين…
راجعين
[1] Translitterazione / Transcription

Raj’een
an sa'alt alquds ealaa wiladiha
qawluluha wiladuk bialshaykh jirah
wan sa'alat ghazat ealaa nahariha
qawluluha ma dl layl ala anzah

an sa'alt alquds ealaa wiladiha
qawluluha wiladuk bialshaykh jirah a
n sa'alat ghazat ealaa nahariha
qawluluha ma dl layl ala anzah

la tanami ymma
wiladuk fayqin
biqulub maftuhana wabidi aleanin
la tanami ymma
wiladuk fayqin
biqulub maftuhana wabidi aleanin

la tanami ymma
wiladuk fayqin
biqulub maftuhana wabidi aleanin
la takhafi ymma
wiladuk rajiein
hamlayn 'iisrar wahubin
hamlayn eazimat 'ard
hamlayn 'iisrar wahubin
hamlayn eazimat 'ard
wabalad wabint wawalad
hamlayn juri warayhan
eukub wafal walyasamin
farhat watarhat wafasatin
waleurs allly jay hamlayn
walbayt allly baqi hamin...
hmin

la tanami ymma
wiladuk fayqin
biqulub maftuhana wabidi aleanin
la takhafi ymma
wiladuk rajiein
rajiein lnemmr albalad
rajiein naftah albawab
rajiein lnemmr albalad
rajiein naftah albawab
nizrae nabni winughni
bihayfa' bieaka wallidi
wabinabulus wayafa wajinin
farhat watarhat wafasatin
waleurs allly jay hamlayn
walbayt allly baqi rajiein...
rajiein

Contributed by Riccardo Gullotta - 2021/5/31 - 20:07




Language: English

English translation / الترجمة الانكليزية / Traduzione inglese / Traduction anglaise / תרגום לאנגלית / Englanninkielinen käännös :
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RETURNING

If Jerusalem asks about her children
Tell her they are in Sheikh Jarrah
And if Gaza asks about her dawn
Tell her no darkness has ever lasted

If Jerusalem asks about her children
Tell her they are in Sheikh Jarrah
And if Gaza asks about her dawn
Tell her no darkness has ever lasted

Do not sleep, mother
Your children are wide awake
With open hearts and light in their eyes
Do not sleep, mother
Your children are wide awake
With open hearts and light in their eyes

Do not sleep, mother
Your children are wide awake
With open hearts and light in their eyes
Don’t worry, mother
Your children are returning
Carrying determination and love
Carrying the resilience of the land
Carrying determination and love
Carrying the resilience of the land
A country and a girl and a boy
Carrying roses and basil
Gundelia, jasmine and gardenia
Joy, wedding veils and gowns
Carrying the forthcoming wedding
And the home that remains they are shielding...
Shielding

Do not sleep, mother
Your children are wide awake
With open hearts and light in their eyes
Don’t worry, mother
Your children are returning
We’re returning to rebuild our homeland
We’re returning to open our doors
We’re returning to rebuild our homeland
We’re returning to open our doors
To cultivate, build and sing
In Haifa, Akka and Lyd
In Nablus, Jaffa and Jenin
Joy, wedding veils and gowns
Carrying the forthcoming wedding
And the home that remains they are returning...
Returning

Contributed by Riccardo Gullotta - 2021/5/31 - 20:11




Language: Italian

Traduzione italiana / الترجمة الإيطالية / Italian translation / Traduction italienne / תרגום לאיטלקית / Italiankielinen käännös :
Riccardo Gullotta
RITORNO

Se Gerusalemme ti chiede dei suoi figli
Dille che essi sono a Sheikh Jarrah [1]
E se Gaza ti chiede della sua alba
Dille che nessuna oscurità è mai durata per sempre

Se Gerusalemme ti chiede dei suoi figli
Dille che essi sono a Sheikh Jarrah
E se Gaza ti chiede della sua alba
Dille che nessuna oscurità è mai durata per sempre

Non dormire, mamma
I tuoi figli sono del tutto svegli
Hanno il cuore aperto e la luce negli occhi
Non dormire, mamma
I tuoi figli sono del tutto svegli
Hanno il cuore aperto e la luce negli occhi

Non dormire, mamma
I tuoi figli sono del tutto svegli
Con il cuore aperto e la luce negli occhi
Non preoccuparti, mamma
I tuoi figli stanno ritornando
Portano con sé risolutezza e amore
Portano con sé la tenacia della terra
Portano con sé risolutezza e amore
Portano con sé la tenacia della terra
Una terra, una ragazza e un ragazzo
Portano con loro rose e basilico
Gundelia [2] , gelsomino e gardenia
Gioia, veli da sposa e lunghe vesti
Portano con loro il matrimonio imminente
E la casa che resta la stanno proteggendo...
La stanno proteggendo

Non dormire, mamma
I tuoi figli sono del tutto svegli
Con il cuore aperto e la luce negli occhi
Non preoccuparti, mamma
I tuoi figli stanno ritornando
Stanno ritornando per rifondare la nostra patria
Stanno ritornando per aprire le nostre porte
Stanno ritornando per rifondare la nostra patria
Stanno ritornando per aprire le nostre porte
Per coltivare, costruire e cantare
Ad Haifa, Akka e Lyd
A Nablus, Jaffa e Jenin
Gioia, veli da sposa e lunghe vesti
Portano con loro il matrimonio imminente
E la casa che resta lì stanno facendo ritorno...
Ritorno
[1] Si trova a 2 km dalle mura nord della Città Vecchia di Gerusalemme. Deve il nome ad un medico del Saladino, sepolto in zona.

[2] La Gundelia tournefortii , meglio nota come akkub [كوب] è una pianta con foglie spinose, simile al cardo. È usata in cucina, dopo averne rimosso le spine, e a scopo terapeutico come ipoglicemico e antisettico. In Palestina e in Libano è l’ingrediente di un piatto tradizionale, la frittura di uova con carne di agnello e yogurth . Una variante é lo Yikhnat Yaequb [يخنة عقوب] , lo stufato di Giacobbe, con cipolla, aglio, succo di limone e riso.

Contributed by Riccardo Gullotta - 2021/5/31 - 23:08




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