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Stefano Saletti & Piccola Banda Ikona

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27 Ἰουνίου 1906, 2 μ. μ.
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(Stefano Saletti & Piccola Banda Ikona)


2021
Mediterraneo Ostinato
Mediterraneo

E se la trovi povera, Itaca non t'ha illuso. Reduce così saggio, così esperto, avrai capito che vuol dire un'Itaca. (K.Kavafis)

Stefano Saletti: classic guitar, bouzouki, gambrì
Barbara Eramo: vocals
Gabriele Coen: clarinet
Riccardo Tesi: organetto
Carlo Cossu: violin
Mario Rivera: acoustic bass
Giovanni Lo Cascio: darbouka, riq, drums set
Arnaldo Vacca: udu, talking drums, canjira, shaker

Questa nuova riflessione sul Mediterraneo abbraccia un mondo intero di immagini, sensazioni, suoni e parole, luoghi. Come e più che in passato, Stefano Saletti & Banda Ikona attraversano uno spazio sempre più denso, in cui non dobbiamo certo cercare i punti di riferimento, come si faceva un tempo, nello stupore e nella curiosità, quando si “contattava” la world music (quando si “contrattava”, allo stesso tempo, la sua forma, la sua definizione, la sua esistenza). Certo, volendo indugiare sullo stile, scopriremmo i modelli della compresenza, direi (con sincero appagamento) gli elementi basilari della contaminazione (etnica?) in musica. Ma la densità dello spazio che delinea “Mediterraneo Ostinato” non ha a che fare propriamente con lo stile, con un’estetica che (pur nella sua innegabile raffinatezza) colpisce perché consapevole, presente, reale, realmente affettiva, effettiva, inevitabile. Tutti noi che ascoltiamo l’album – soddisfatti dalla lettura delle parole che ci regala Saletti nell’intervista – abbiamo a che fare con una densità più di struttura, di sguardo direi. La densità del pensiero dell’osservatore che ammira e frequenta, partecipa, analizza e traduce: cioè lascia passare, condivide e guarda evolvere il suo pensiero, ricondotto alla dimensione di una rappresentazione che non esclude nulla, così come non include tutto. Una rappresentazione che non vuole soddisfare la curiosità (il paradigma è totalmente fuorviante, in musica come in ogni altro ambito), ma piuttosto stimolarla. Così, il pensiero che Saletti esprime nella scrittura dei brani dell’album è fuori dalla gabbia della musica stessa, e si riflette “sull’uman genere” con un concetto musicale che più organico non può essere: punta sulla storia sociale e sulla cultura espressiva di chi vive e ha vissuto nel Mediterraneo, riconducendo il suo discorso alla concretezza e alla politica delle relazioni. Come dice lui stesso nell’intervista: la realtà del racconto sta tutta dentro “un Mediterraneo militante”, che “non si arrende di fronte al pensiero unico dominante”, ma al contrario “affronta a viso aperto le nuove emarginazioni per abbattere il crescente divario tra il nord e il sud del mondo”. In questo quadro si riconosce la necessità di una narrativa articolata in modo tale da rendere la complessità di temi e tensioni così attuali. Non è solo un approccio che vuole includere i tasselli necessari alla descrizione, facendone una composto pesato sulla difficoltà politica di un confronto inevitabilmente sbilanciato. È piuttosto un discorso costruito sulla necessità di una rappresentazione frammentata. Ecco allora che la categoria del “concept” può essere interpretata anche al contrario, senza per questo perdere il valore intrinseco che orienta la scrittura e la rappresentazione: da linea che unisce i brani diviene riflesso delle frammentazioni che compongono l’argomento di cui si parla, ovvero il tema che si suona. Insomma, l’elemento di base – il Mediterraneo, che emerge dall’album come una sacca di voci e suoni allacciati a un sud reale, sofferente e poetico – è contraddittorio (quale “parte” non lo è?) ma non necessariamente disorganico. E da qui l’ulteriore e conclusiva riflessione: cos’è che vogliamo, una musica vera o una musica immaginata? Possibilmente entrambe, perché è proprio questa ambivalenza che Stefano Saletti & Banda Ikona producono con il linguaggio di questo nuovo album. La verità la si è ricercata nei suoni e nei musicisti. Come abbiamo visto, i primi sono il frutto di una lunga ricerca, che ha portato a lavorare nella direzione di una sottrazione quantitativa e non qualitativa (ogni strumento esprime così la massima ampiezza di suono, perché si assicura la “valorizzazione dei singoli interventi”), mentre i secondi sono “navigatori” esperti, tanto competenti in musica quanto sensibili ai temi in questione. L’immaginazione è, come sempre si deve auspicare, il sostegno “ostinato” di ogni nota e ogni sillaba dell’album: “E se la trovi povera, Itaca non t’ha illuso. Reduce così saggio, così esperto, avrai capito che vuol dire un’Itaca”.
blogfoolk
Qouando ti mettir in viagio per Ithàki
ti dévir désirar qué la strada star lounga
Sempré ti dévir tenir in testa Ithàki
di arrivar star pensiéré pensiéré fixato

Viator non avir camino
sé fazir camino al andar

Ithàki ti donar il bello viagiar
sentza di ella mai ti partir
qué altro ti aspetar qué altro ti volir
Ithàki non ti laschiar Ithàki ti ajudar

Viator non avir camino
sé fazir camino al andar
Caminante no hay camino,
se hace camino al andar (*)

envoyé par Dq82 - 4/4/2021 - 10:36



Langue: italien

Traduzione italiana dal sito Ufficiale
Quando ti metti in viaggio per Itaca
devi desiderare che la strada sia lunga
sempre devi tenere a mente Itaca
arrivare è il tuo pensiero fisso

Viaggiatore non esiste il cammino
il cammino si fa andando

Itaca ti dona il bello del viaggio
senza di lei non saresti mai partito
qua altro ti aspetti che altro vuoi
Itaca non ti lascia Itaca ti aiuta

Viandante, non c’è cammino,
il cammino si fa andando.
viandante, non c’è cammino,
il cammino si fa andando.

envoyé par Dq82 - 4/4/2021 - 10:41




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