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Rojava Libero

Gang
Language: Italian


Gang

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Related Songs

Itab Hassan Mustaphà
(Gang)
Un treno per Riace
(Gang)
La ragazza di Kobanê
(David Riondino)



2020
Ritorno al fuoco
fuoco




Rojava Libero” sta a “RITORNO AL FUOCO“ come “Libre El Salvador” sta a “Tribes Union“.
In questo ultimo disco ho voluto cantare 4 “Utopie“ che, negli ultimi tempi, si sono realizzate, si sono “storicizzate”, materializzate, nella Storia dell’Umanità. Ma anche 4 Grandi CHIAMATE alle quali il nostro Paese, come gran parte dell’Occidente, ha in gran parte, disertato…almeno fino ad ora.

La nuova Intifada del Kashmir in “AZADI”, gli orrori che i governi indiani da anni perpetrano in questa regione ai confini col Pakistan, di cui in Italia non si sa e non si dice niente di niente…La regione piu’ militarizzata del mondo, coprifuoco migliaia di arresti, incursioni notturne nei villaggi, sparizioni forzate, pestaggi e torture, anche di ragazzini. Gli tone pelters (i giovanissimi delle sassaiole, l’intifada dei kashmiri contro le forze di sicurezza indiane)….Un’altra canzone è “EL PEPE“ dedicata alla visione grande, all’Utopia del “tutto il potere alla Felicita’” che trova in Pepe Mujica l’ambasciatore, il profeta, il messaggero. La terza “ UN TRENO PER RIACE” è dedicata a Riace, o meglio al “modello Riace”, quello dell’accoglienza, della Interazione con l’Altro, un modello sconfitto ma che arde ancora sotto la cenere e che va assolutamente ripreso e riacceso al piu’ presto....

E la quarta canzone è “ ROJAVA LIBERO”. L’ultima Frontiera! L’orizzonte che chiama al Futuro dell’Umanità. Potrei stare qua a scrivere pagine su pagine del “miracolo sulla Terra“ del Rojava. …Il confederalismo democratico, un modello che è esattamente l’opposto dello Stato-nazione considerato fino a ora dall’occidente.
Nel nord-est della Siria si è realizzata un’Utopia. I punti di riferimento ideologici di questo confederalismo, infatti, sono due: ecologismo e femminismo.

Öcalan, in prigione, ha approfondito i testi del filosofo anarchico ed ecologista Murray Bookchin la cui proposta teorica per l’anarchismo contemporaneo è il municipalismo e l’ecologismo libertario. Convinto che questa possa essere una strada per i curdi. Pkk e Ypg hanno aderito tutte e due a questa proposta.

La combattente dell'YPJ Viyan Antar, uccisa nel 2016 durante un attacco dell'ISIS
La combattente dell'YPJ Viyan Antar, uccisa nel 2016 durante un attacco dell'ISIS


E in questa Rivoluzione il ruolo delle donne è stato fondamentale, decisivo e capace di fare la Differenza. La parità tra uomini e donne che si contrappone al modello sociale patriarcale e all’oppressione storica dell’uomo sulla donna, e si fonda sulla parità di diritti e sulla partecipazione alla vita pubblica. Il femminismo che si attua attraverso misure concrete: per esempio al vertice di ogni istituzione ci sono sempre obbligatoriamente un uomo e una donna. «Questo vale ad esempio per scuole, ospedali, università; nel 2016 è stata anche fondata l’Università delle donne. Anche le cooperative che gestiscono le attività agricole, che sono una parte importante della società perché il Rojava è ecologista, hanno a capo un uomo e una donna. Ci sono luoghi di discussione per le donne, centri organizzati per l’accoglienza di donne che hanno bisogno di sostegno». E in questo “modello” convivono pacificamente minoranze come Armeni, Turkmeni, Yazidi…

Il Rojava ha insegnato a tutti noi che non c’è piu’ bisogno di “dare l’Assalto al Cielo” perche’ il Paradiso si puo’ benissimo costruire e conquistare qui, sulla Terra
Finisco con una confessione…queste canzoni le ho scritte perché mosso da una voglia, da un desiderio che è quello di mandare affanculo la solita lagna che si ascolta ovunque e da tempo in questo Paese..” ma è tutto finito, ormai non c’è piu’ niente e nessuno per cui vale la pena lottare, ecc ecc ecc…” Ecco! queste canzoni non sono la solita lagna ma “cantano” tutta un’Altra Verità…

Marino Severini


Si torna al combat-rock più puro con la successiva Rojava libero, grido di speranza per la regione autonoma a nord-est della Siria che prende il nome da un termine curdo che significa “occidente” e costituitasi in seguito alla guerra civile siriana sulla base di valori come ecologismo, femminismo e confederalismo, ma anche laicità, decentramento, uguaglianza di genere, tolleranza multietnica e multi-religiosa. Introdotta dal suono dolce del mandolino, il brano lascia ben presto spazio alle chitarre elettriche di Sandro Severini, che nel finale si lancia in un assolo degno delle storiche Le radici e le ali o La lotta continua, così come della più recente Sangue e cenere. Nel complesso la canzone è un ottimo esempio – l’ennesimo da parte dei Gang! – di come si possa fare ancora canzoni impegnate e soprattutto del buon rock in italiano senza per forza scrivere testi di merda, buoni solo per qualche passaggio in più nelle radio: “Fiore del deserto, terra del tramonto, ultima preghiera, lingua dei profeti, popolo di eroi, sangue sulla pietra, stella che risplendi rossa come il fuoco, tu sei la bandiera, fiume che risorgi nei secoli dei secoli ad ogni primavera… Rojava libero, Rojava libero!”.
Radio Flâneur
Fiore del deserto, terra del tramonto, ultima preghiera,
lingua dei profeti, popolo di eroi, sangue sulla pietra,
stella che risplendi rossa come il fuoco, tu sei la bandiera,
fiume che risorgi nei secoli dei secoli ad ogni primavera

Rojava libero, Rojava libero, Rojava libero, Rojava
Rojava libero, Rojava libero, Rojava libero, Rojava

Notte senza fine, l'urlo di una madre sopra le rovine,
L'inferno che ti assedia, la cenere nel vento, la fuga oltre confine
Figlia del sole, tu che dai la vita, tu che dai battaglia
Il profeta del cielo lungo il tuo sentiero fino alla vittoria

Rojava libero, Rojava libero, Rojava libero, Rojava
Rojava libero, Rojava libero, Rojava libero, Rojava

Sangue del mio sangue, sangue di Guernica, sangue del Rojava
La casa che va in fiamme, il pianto delle donne, Il fiore sulla spada
Stella del deserto, terra del tramonto, ultima frontiera
Tornerà il giardino, finirà il diluvio, sarà primavera

Rojava libero, Rojava libero, Rojava libero, Rojava
Rojava libero, Rojava libero, Rojava libero, Rojava

Contributed by Dq82 - 2021/3/4 - 18:16


Gianni Sartori - 2021/10/19 - 10:03


COPRIFUOCO IN ROJAVA

(Gianni Sartori)

Anche una rivoluzione radicalmente democratica e libertaria (nel senso tradizionale, non di "ultraliberista") come quella del Rojava può essere messa nella condizione di dover ricorrere a mezzi straordinari . Mezzi che, fatalmente, contemplano anche aspetti autoritari, coercitivi. Toccò perfino alla colonna Durruti nel ’36 quando procedeva di villaggio in villaggio per consentire (non imporre: erano autogestite dai contadini poveri e senza terra) le collettivizzazioni a spese dei proprietari terrieri spesso schierati con i franchisti.

Analogamente il Comitato degli Affari interni dell’AANES (l’Amministrazione autonoma del nord e dell’est della Siria) si è vista costretta a imporre un “coprifuoco totale” (24 ore su 24) per almeno una settimana nel cantone di Hassaké (dove le milizie dello stato islamico hanno attaccato un carcere cercando di far evadere i loro affiliati qui detenuti).Nelle altre città del nord e dell’est della Siria viene invece decretato un “coprifuoco parziale per la sicurezza della regione” (dalle ore 18 alle sei del mattino).

Sicuramente un’imposizione che non mancherà di creare difficoltà e disagi alla popolazione, ma a questo punto diventata non procrastinabile.

Gli attacchi congiunti dell’esercito turco (coadiuvato dai suoi mercenari) e di Daesh non consentono esitazioni.

La durata per ora prevista va dal 24 al 31 gennaio. In questo periodo rimarranno in attività soltanto attività essenziali come i panifici, i mulini, gli ambulatori, le stazioni di servizio e gli uffici delle amministrazioni comunali. Anche i trasporti tra una città e l’altra saranno sottoposti a tali restrizioni.

Del resto, come si diceva, la situazione è grave.
L’ultimo bilancio (purtroppo si teme parziale e provvisorio) parla di almeno 17 combattenti (tra membri delle FDS e delle forze di sicurezza interna, oltre ad alcuni volontari) rimasti uccisi negli scontri con le milizie jihadiste intorno al carcere di Sina. I feriti finora segnalati sarebbero oltre una ventina.

Gianni Sartori

Gianni Sartori - 2022/1/23 - 23:34


L'OSDH DOCUMENTA NUOVI CRIMINI DI GUERRA CONTRO I PRIGIONIERI DEL MMC COMMESSI A MANBIJ DALLE MILIZIE FILO-TURCHE
A RAQQA L'ISIS POTREBBE COGLIERE L'OCCASIONE PER RIALZARE LA TESTA

Gianni Sartori


Già il 9 dicembre i mercenari di Ankara avevano giustiziato decine di feriti del Consiglio Militare di Manbij (MMC, alleati dei curdi), ricoverati in un ospedale militare.

Ora, il 12 dicembre, l'Osservatorio dei Diritti dell'Uomo (OSDH) ha denunciato nuovi crimini efferati compiuti dalle medesime bande jihadiste: l'uccisione di altri esponenti del MMC prigionieri di guerra. Come confermano alcuni video ottenuti dall'OSDH in cui si vedono esponenti delle milizie filo-turche aggredire e uccidere prigionieri inermi del MMC.

Da giorni soldati turchi e miliziani dell'esercito Nazionale Siriano (SNA, in cui si sono riciclati molti miliziani provenienti dall'Isis)) commettono impunemente furti, saccheggi, sequestri di persone e uccisioni nella città occupata di Manbij.

Coraggiosamente, visto il clima, la popolazione di Manbij è scesa in strada per protestare contro tali arbitrii. Le scene della protesta (foto, video...) sono state diffuse nelle reti sociali.

Brutti segnali anche da Raqqa. Dopo che la città era divenuta suo malgrado “capitale” del soidisant “Stato Islamico” (e centro di addestramento per quei terroristi che colpivano in mezza Europa, v. in Francia), la “battaglia per la liberazione di Raqqa” era cominciata il 6 giugno 2017. Il 17 ottobre dello stesso anno (dopo quattro mesi di aspri combattimenti) le Forze democratiche Siriane giungevano finalmente a eliminare gli ultimi presidi degli islamisti.

Da allora i tagliagole dell'Isis non avevano più dato segni di vita in città. Purtroppo, complice il nuovo clima incerto e confuso che atraversa la Siria post-Assad, pare che stiano rialzando la testa (o almeno ci provano). Il 12 dicembre, mentre la popolazione assisteva all'alza-bandiera del nuovo vessillo siriano in piazza Al-Naim, uomini armati sparsi tra la folla hanno aperto il fuoco (come confermano alcuni video diffusi in rete) ferendo sia civili che membri delle forze di sicurezza interna (asayish). Per dovere di cronaca, altre fonti hanno parlato di “spari incontrollati di festeggiamento” non necessariamante riconducibili a esponenti dell'Isis. Alla reazione delle forze di sicurezza che intendevano disperdere gli assembramenti, parte dei presenti avrebbero risposto con lanci di pietre. Complessivamente si parla di una cinquantina di feriti. I media filo-turchi (a cui hanno fatto eco alcuni siti “campisti”, forse in cerca di nuovi sponsor dopo essere rimasti orfani di Bashar Hafiz al-Assad) hanno colto l'occasione per diffondere fake-news in merito a una presunta “ribellione della comunità araba” nei confronti delle FDS e dell'AADNES (l'amministrazione autonoma arabo-curda del Rojava che ha appena riconosciuto l'attuale governo siriano).

Gianni Sartori

Gianni Sartori - 2024/12/13 - 09:08


4 gennaio 2025: LE FORZE DEMOCRATICHE SIRIANE RESPINGONO GLI ATTACCHI DELLA TURCHIA E DEI SUOI AFFILIATI


Gianni Sartori

Anticipando a grandi linee una dichiarazione più dettagliata (entro le prossime ore, con foto e video), in data 4 gennaio il Centro Stampa delle FDS ha annunciato che gli attacchi terrestri e aerei di Ankara e bande sue alleate contro l'est e il sud di Manbij e il nord della diga di Tishrin sono stati respinti. Così come al ponte di Qereqozak.

Decine di miliziani filo-turchi, ufficiali compresi, hanno perso la vita nel corso dei combattimenti e molti altri sono rimasti feriti.

Intanto a Kobanê la popolazione curda continua a mobilitarsi (ormai da un mese, dall'inizio di dicembre) per assistere in ogni modo (preparando quotidianamente in grandi calderoni pasti caldi per esempio) i combattenti delle FDS e delle YPJ (Unità di protezione della donna). In particolare i membri della “Comune del Martire Fîras” che raggruppa 25 famiglie si occupa anche della distribuzione. Inoltre molti si stanno armando per partecipare direttamente alla resistenza.


In una conferenza tenuta nel Parco 4 di Aprile di Hesekê, i Comandi Generali delle HPC (Hezen Parastina Cawari - letteralmente: Forze di Difesa dell’Essenza della società.) e delle HPC-Jin (Forze di difesa dell'essenza della società-Donne)* hanno presentato le loro valutazioni sia sugli attacchi della Turchia contro il Rojava che sulla situazione generale in Siria.


Il comunicato è stato letto, in curdo e in arabo, da Viyan Hesen (esponente di HPC) e da Hemîd Miêş, membro dell'amministrazione del cantone di Cizre.

Spiegando che – dopo la caduta del regime Baath – la Turchia aveva intensificato i suoi attacchi contro il nord e l'est della Siria, provocando l'esodo di gran parte della popolazione di Manbij e Sheba. Mentre chi è rimasto subisce ogni genere di atrocità.

Quanto alla nuova amministrazione installata a Damasco “nega la libertà alle donne e collabora con lo Stato turco”. Ragion per cui “non possiamo contare su questa forza per la nostra sicurezza”.

Nelle regioni dell'Amministrazione Autonoma sono le FDS (“composte da giovani curdi, arabi, armeni, turcomanni, siriani e assiri”) che con enormi sacrifici hanno saputo proteggere la popolazione.


Aggiungendo che “mentre i nostri combattenti compiono il loro dovere noi nelle HPC non resteremo in silenzio lasciandoli soli. Saremo in prima linea insieme ai nostri fratelli delle SDF e delle YPJ. Per difendere la nostra patria, i nostri villaggi, i nostri quartieri e le nostre città”.


Stando alle notizie finora accessibili, sarebbero già decine i membri delle HPC e delle HPC-Jin che hanno raggiunto la linea del fronte. Come spiegava Hemîd Miêş: “siamo tutti SDF e tutti siamo le YPG e le YPJ. Che tutto il mondo sappia che noi resisteremo fino alla fine”.


Per concludere con una appello “a tutto il nostro popolo a organizzarsi sulla base della Guerra Popolare Rivoluzionaria rafforzando la nostra difesa. Non abbiamo paura dei sacrifici che ci aspettano. Sono per la sicurezza del nostro paese e per costruire un futuro libero per il nostro popolo”.


Va ricordato che in tredici anni di crisi siriana, l'Amministrazione Autonoma ha saputo garantire uno spazio libero, autogestito e autodifeso. Ora come ora è evidente che tutto questo rischia di sparire se la Turchia fosse in grado di ampliare ulteriormente le sue annessioni territoriali come a Efrîn, Bab, Girê Spî, Serêkaniyê...

Anche se qualche problema lo va incontrando anche nelle zone già occupate. E' di questi giorni la notizia (diffusa dall'agenzia ANHA che ha consultato fonti locali) che l'intelligence turca avrebbe ordinato ai posti di controllo di sparare e uccidere chiunque intenda abbandonare le armi e disertare (in stile Caporetto).


Infatti molti mercenari provenienti da altre zone della Siria (Aleppo, Hama, Idlib, Deir ez-Zor, le zone rurali intorno a Damasco...) che ancora nel 2019 hanno occupato Girê Spi e le aree rurali circostanti, con la caduta del regime sarebbero entrati in agitazione (in particolare i quadri) tentando in ogni modo di andarsene per tornare a casa.

Un effetto, presumibilmente, delle sconfitte subite combattendo contro le FDS.

Gianni Sartori

* nota 1: Come ricordava in un reportage Infoaut “le HPC non hanno regole di comportamento così ferree come nell’esercito, vengono dalle comuni e sono tutte forze volontarie e non pagate; prendono parte al Tev-dem, il Movimento delle organizzazioni che operano per l’autonomia democratica secondo i principi del confederalismo democratico teorizzato da Öcalan. Si occupano dell’autodifesa del quartiere e sono diretta espressione della comune di zona. Nascono dalle comuni, si organizzano tramite esse e le difendono. Vi partecipano tutti e tutte dai 7 ai 70 anni”.

Gianni Sartori - 2025/1/4 - 23:29




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