Lingua   

Guernica

Max Collini
Lingua: Italiano


Max Collini

Lista delle versioni e commenti


Ti può interessare anche...

Stand Up Now
(Lee Brickley)
Song for the YPJ
(Lee Brickley)
Compagno Orso
(Assalti Frontali)


Rossofuoco y Max Collini - Guernica

Parole: Giorgio Canali, Max Collini
Musica: Giorgio Canali, Stewie Dal Col, Marco Greco, Luca Martelli

Registrata a distanza in qualche universo distopico parallelo

Orso


da HER DEM AMADE ME
Compilation dedicata a Lorenzo Orsetti

I proventi della vendita del progetto saranno interamente devoluti al centro Alan’s Rainbow di Kobane per dotarlo di un ambulatorio pediatrico che sarà intitolato a Lorenzo Orsetti Tekoşer, partigiano internazionalista.
La televisione ha detto che sei andato a morire
ma non ha raccontato la storia, la causa, il contesto
perché amiamo osservare gli eventi da molto lontano
nella poco fiera speranza, nella poco fiera illusione
di non essere noi a dover ritornare sui nostri monti
o su quelli di altri

E intanto bombardano Guernica
una, dieci, cento, mille volte
è una storia infinita
In loop bombardano Guernica
mentre ognuno si fa i cazzi suoi
o pensa alla sua vita

Magari faranno anche un film
e proveranno a spiegare dove hai tirato fuori
il coraggio di andare
mentre noi cercavamo milioni di scuse, milioni di scuse
per restare a guardare

E intanto bombardano Guernica
una, dieci, cento, mille volte
è una storia infinita
In loop bombardano Guernica
mentre ognuno si fa i cazzi suoi
o pensa alla sua vita

Ora non resta che il tempo
per venirti a trovare
Adesso che riposi per sempre
vicino allo stesso fiore

E intanto bombardano Guernica
una, dieci, cento, mille volte
è una storia infinita
In loop bombardano Guernica
mentre ognuno si fa i cazzi suoi
o pensa alla sua vita

Ora non resta che il tempo
per venirti a trovare
Adesso che riposi per sempre
vicino allo stesso fiore

19/2/2021 - 15:38


ALMENO QUARANTA COMBATTENTI CURDI ASSASSINATI DAI GAS ASFISSIANTI UTILIZZATI DA ANKARA NEL 2021

Gianni Sartori

Anche se talvolta viene spontaneo porsela, qualsiasi domanda, qualsiasi perplessità (del genere: ma ne varrà davvero la pena? Come possono sperare di sconfiggere un tale avversario…?) sarebbe fuori luogo.

Nella resistenza curda - almeno per chi possiede un minimo di memoria storica - sopravvive e si alimenta quella che un filosofo francese, parlando della lotta di liberazione del popolo algerino, definì “dignità umana”. Quella residua almeno.

Possiamo simpatizzare o dissentire, per esempio, dal progetto del Confederalismo democratico. Possiamo mantenere qualche riserva sulle strategie e alleanze adottate in Rojava.

Ma possiamo soltanto inchinarci di fronte al sacrificio dei militanti curdi che, difendendo il loro popolo, la loro Terra, in realtà difendono l’Umanità. Quella delle vittime, degli oppressi e sfruttati. Le minoranze, gli esclusi, le donne, i proletari, i popoli indigeni…

Contro i curdi - e contro quello che rappresentano - anche quest’anno la Turchia non ha esitato a scatenare la guerra chimica. Per quanto ufficialmente proibita dalle Convenzioni internazionali a cui, se pur in teoria, perfino Ankara aderisce.

Almeno quaranta guerrigliere e guerriglieri curdi sono rimasti uccisi in tali vili attacchi - autentici crimini di guerra - nelle zone di Gare, Zap, Metîna e Avaşîn.

L’invasione turca del Bashur, nelle “zone di difesa di Medya”,cominciava il 24 aprile 2021. Probabilmente la più estesa, intensa e brutale tra le operazioni transfrontaliere dell’esercito turco nel Kurdistan iracheno, ma non certo la prima.

E anche questa volta, da subito, aveva incontrato una strenua Resistenza.

La Resistenza di Şehîd-Munzur

Già nella notte del 23 aprile era apparso evidente che uno dei principali obiettivi delle truppe turche era il monte Şehîd-Munzur che si innalza in posizione strategica nella regione di Manreşo di Avaşîn. La strenua resistenza, di oltre dieci giorni, incontrata dagli invasori nellazona di Manreso aveva presto vanificato il progetto turco di completare in breve tempo l’operazione contro Zap, Avaşîn e Metîna (nonostante le postazioni curde venissero sottoposte a intensi bombardamenti, sia da terra che dall’aria). Come ritorsione i soldati turchi non si fecero scrupolo di utilizzare mezzi indegni. Stando all’esterno dei tunnel, dove si guardavano bene dall’entrare, gridavano di arrendersi perché “non vi succederà niente”. Ma ricevendo in risposta soltanto le pallottole e le granate dei guerriglieri. E a questo punto (come documentarono le immagini girate dalle HPG) i turchi utilizzavano i gas tossici e asfissianti.

Purtroppo il prezzo pagato dai partigiani curdi era stato alto. Tra i caduti, provenienti da ogni angolo del Kurdistan, il comandante Serhat Giravî (Kamuran Alpsar) e i guerriglieri Inen Ruken Zagros (Seer Bingöl), Sarya Diyar (Bişeng Hezer), Canfeda Hesekê (Şehbaz İzzettin Seydo), Xebat Aso (Ubeyt Mevludi), Zafer Tolhildan (Muhammed Abdulkadir Hüseyin) e Kamuran Amed (Mustafa Şimşek / Amed).

Stando alle notizie fornite dalle agenzie curde, questo gruppo in particolare avrebbe resistito, combattendo nei tunnel già invasi dai gas, per altri tre giorni.

La resistenza di Zendûra e Aris Faris

Altra strenua resistenza quella incontrata dai turchi nella notte del 24 aprile sul fronte di Metîna.

Inoltre HPG e YJA, al comando di Rêber Zana (Ilhan Tokdemir), mantennero le posizioni dall’11 al 13 giugno sul monte Zendûra dove morirono sei guerriglieri. E per almeno cinque di loro il decesso era dovuto sicuramente ai gas asfissianti.

Un mese prima, tra il 6 e l’8 maggio, furiosi combattimenti - con notevoli perdite da parte turca nonostante la sproporzione delle forze in campo - e attacchi con armi chimiche (da parte dell’esercito di Ankara ovviamente) avvennero nella zona di Aria Faris (regione di Avaşîn). Cinque guerriglieri che avevano deciso di continuare a combattere all’interno dei tunnel erano morti asfissiati: Amara Cûdî (Cihan Kapar), Diyana Maria (Dîcle Omer Ahmet), Jîn Yılmaz (Bahar Nas), Rûbar Marufî (Şervan Özkan) e Sarya Çiya (Sarya Mahmut)

La Resistenza di Girê Sor

A Girê Sor, il 7 luglio era morto Baz Gever (Fırat Şahin), altra vittima della guerra chimica. Qui, non riuscendo a infrangere le linee curde (nonostante la superiorità numerica e tecnologica), il 3 settembre i turchi fecero uso nuovamente dei gas causando la morte di altri tre guerriglieri. Botan Özgür (Celal Özcan), Zinarîn Welat (Rama Şemdîn) e Delal Qamişlo (Hîva Mamo) sono stati ricordati dalle HPG in un comunicato per la loro “epica resistenza”.

Altro attacco chimico, sempre a Girê Sor, il 15 settembre con tragiche conseguenze per altri tre guerriglieri: Argeş Botan (Hasan Emcür), Özgür Bagok (Fatma Balica) e Serhildan Mordem (Serdar Dinç).

La Resistenza di Werxelê

A entrare nella Storia, oltre alla resistenza curda in Girê Sor, quella di Werxelê. Dopo mesi di fallimentari attacchi aerei, i turchi avevano fatto ricorso a tonnellate di TNT sganciate dagli elicotteri e fatte poi brillare all'imbocco dei tunnel. Ma non essendo riusciti a sloggiare i guerriglieri nemmeno così, si erano nuovamente rivolti ai gas asfissianti. Pare di “nuova generazione”. Con effetti devastanti, secondo le HPG, su ogni essere vivente della zona colpita.

Risale al 5 ottobre la morte sul fronte di Werxelê, per asfissia o intossicazione dai gas, di altri cinque combattenti per la libertà curdi:

Cumali Çorum (Zeynel Erocağı), Çavrê Kamuran (Süheyla Kırmızıtaş), Dilvîn Dalaho (Rêzan Deraferîn), Amara Cûdî (Rojîn Ramazan) e Mahir Kop (Çetin Çelik).

Riassumendo.

I militanti curdi uccisi dai gas asfissianti in Bashur (Kurdistan entro i confini iracheni) nel 20121 appartenevano alle Forze di Difesa Popolare (HPG - Hêzên Parastina Gel,) e alle Unità di Difesa delle Donne Libere (YJA Star- Yekîtiya Jinên Azad Star).

Sei di loro hanno perso la vita in febbraio nel corso del tentativo (sostanzialmente fallito) di invasione di Gare.

Gli altri 34 durante la guerra durata oltre sei mesi nelle regioni di Zap, Avaşîn e Metîna.

Gianni Sartori

Gianni Sartori - 30/12/2021 - 16:00


ANCORA NOTIZIE SULL’UTILIZZO DI ARMI CHIMICHE NEL SUD-KURDISTAN
Gianni Sartori

Mentre si auto-investe del ruolo di mediatore e paciere tra Russia e Ucraina, Erdogan non smette di far bombardare la Siria e l’Iraq. Per colpire, annientare la resistenza e le popolazioni curde.

Non solo. Mentre quotidianamente si evoca il pericolo dell’utilizzo di armi chimiche da parte di Mosca, la Turchia (membro della Nato) le starebbe impiegando nuovamente (come era già avvenuto l’anno scorso e all’inizio del 2022) senza che a nessuno venga in mente di protestare.

Al solito: due pesi e due misure.

Stando a quanto dichiarano le HPG (Forze di difesa del popolo, braccio armato del PKK) l’utilizzo di sostanze chimiche (tipo gas asfissianti proibiti dalla Convenzione di Ginevra) avviene regolarmente nelle aree del Nord dell’Iraq (Sud Kurdistan) dove l’esercito e l’aviazione turca agiscono dal 17 aprile (data d’inizio dell’ultima, l’ennesima, offensiva anti-curda) contro la guerriglia.

In questi giorni sono state  investite da tali operazioni soprattutto alcune zone sui monti Werxelê e Kuro Jahro. Aree definite di “importanza strategica” in un comunicato delle HPG.

Sempre nel comunicato si sostiene che “le nostre forze continuano a resistere, sia con le unità mobili, sia come posizioni di combattimento (trincee, cunicoli… si presume nda)”.

Tanto che la Turchia, non conseguendo risultati apprezzabili “sta utilizzando nuovamente e in maniera massiccia le armi chimiche”. A questi attacchi le HPG avrebbero risposto infliggendo perdite (si parla di quattro soldati) agli attaccanti turchi.

Per bombardare le posizioni curde, Ankara ha utilizzato elicotteri da combattimento, scaricando sia bombe esplosive che sostanze chimiche. Altri attacchi si sono registrati il 3 e il 4 maggio anche nella zona di Kuro Jahro e Şehîd Şahîn (nella regione di Zap). Nella sola giornata di mercoledì 4 maggio qui si sono contati oltre una dozzina di attacchi aerei e decine e decine di bombardamenti da mortaio. Non senza incontrare resistenza. Stando sempre al comunicato, i franchi tiratori curdi avrebbero colpito almeno altri tre soldati turchi.

Gianni Sartori

Gianni Sartori - 6/5/2022 - 16:57


INQUIETANTI SOSPETTI SULL’UTILIZZO DI ARMI NUCLEARI TATTICHE IN BASUR

Gianni Sartori

Sempre più spesso circolano inquietanti sospetti sul possibile utilizzo di armi nucleari tattiche da parte dell’esercito turco nel corso delle operazioni nel Basur (Kurdistan del Sud, Nord dell’Iraq).

Stando a quanto ha dichiarato un comandante del PKK, la Turchia avrebbe “cambiato tattica a causa delle forte resistenza incontrata” e quindi avrebbe “cominciato a utilizzare bombe di nuovo tipo per distruggere i tunnel”, quelli utilizzati dai combattenti curdi nelle montagne.

Questa la dichiarazione (del 2 settembre) di Murat Karayilan, comandante generale del Centro di Difesa del popolo (HSM, struttura a capo dell’organizzazione militare del PKK): "Un’inchiesta sul nuovo genere di bomba utilizzato dall’esercito turco contro le nostre posizioni nel sud-Kurdistan dal mese di agosto ha confermato che queste armi sono in dotazione alla NATO”. Aggiungendo che “abbiamo condotto diverse inchieste sulle caratteristiche di tale bomba. Appare evidente che si tratta una bomba nucleare tattica, un’arma che limita l’effetto della bomba stessa moderando il materiale nucleare utilizzato (…).E’ noto che in passato tale tipo di bombe sono state consegnate ad alcuni paesi membri della NATO di cui anche la Turchia fa parte. D’altra parte, non siamo a conoscenza dell’eventualità che la Turchia abbia avuto o meno l’autorizzazione per utilizzarle”.

Tale armi sono in grado di esercitare una potenza elevata, in grado di distruggere completamente un’area circoscritta. Non sarebbero comunque sottoposte a particolare restrizioni da parte dei trattati internazionali in quantol’effetto dell’esplosione sarebbe comunque circoscritto e comunque non paragonabile a quello di una bomba atomica vera e propria.

Questo per quanto riguarda il Kurdistan del Sud (Basur).

Nel frattempo (sempre il 2 ottobre) Ankara ha annunciato di essere in procinto di avviare una nuova operazione militare nel Kurdistan del nord (Bakur, in territorio turco) sempre per contrastare il PKK. Programmata per l’autunno-inverno e denominata “Blocus d’Eren”, avrebbe già portato alla mobilitazione di circa 1600 soldati e come da manuale verrebbe supportata dall’aviazione.

Nella notte del 2 ottobre due militanti del PKK e un poliziotto hanno perso al vita presso un posto di polizia nel distretto di Mezitli. Lo scontro a fuoco si è svolto in due momenti successivi e una guerrigliera, Dilşah Ercan, per evitare di essere catturata avrebbe fatto esplodere le granate che teneva nello zaino.

Altri presunti complici del gruppo curdo sarebbero stati arresti successivamente (tra cui l’autista del commando guerrigliero).

Gianni Sartori

Gianni Sartori - 3/10/2022 - 13:26


L’articolo allegato è stato scritto 3 anni fa da Hans Kristensen, particolarmente esperto in programmi e strategie nucleari. Intendeva mettere in evidenza i pericoli dell’arsenale nucleare a Incirlik in relazione alla situazione di instabilità in atto in Turchia. Nell’argomentare la tesi l’articolo rende disponibili una messe di informazioni circostanziate di grande rilevanza che mostrano come le supposizioni e i timori descritti da Gianni Sartori non solo sono fondati, ma destano anche ulteriori preoccupazioni.
Rammentiamo che della bomba nucleare B61-12 esistono sia la versione TNW (tactical nuclear weapons) sia quella strategica SNW. Tali testate sono a resa variabile, cioè la loro potenza distruttiva è scalabile. Pare inoltre che la minima potenza dispiegabile sia di 0,3 kilotoni , cioè circa 60 volte inferiore alle atomiche di Hiroshima e Nagasaki. La relativamente bassa potenza le rende particolarmente insidiose in quanto ne incoraggia tendenzialmente l’uso.
Anche la Russia dispone di TNW ma, per quanto ci consta, non ci sono dati portati all’attenzione dell’opinione pubblica.

thumb

Urgent: Move US Nuclear Weapons Out Of Turkey

Should the U.S. Air Force withdraw the roughly 50 B61 nuclear bombs it stores at the Incirlik Air Base in Turkey? The question has come to a head after Turkey’s invasion of Syria, Erdogan’s increasingly authoritarian leadership and deepening discord with NATO, Trump’s inability to manage U.S. securi

Riccardo Gullotta - 3/10/2022 - 18:30




Pagina principale CCG

Segnalate eventuali errori nei testi o nei commenti a antiwarsongs@gmail.com




hosted by inventati.org