A Becket Carol, also known as Lestnytgh, Lordynges, or Nunc gaudet Ecclesia
anonyme
Langues: anglais moyen (1100-1500), latin
Refrain: A, a, a, a,
Nunc gaudet ecclesia.
Lestnytgh, lordynges, bothe grete and smale,
I xal you telyn a wonder tale,
How Holy Cherche was browt in bale
Cum magna iniuria.
The greteste clerk of al this lond,
Of Cauntyrbury, ye understonde,
Slawyn he was with wykkyd hond,
Demonis potencia.
Knytes kemyn fro Henry kyng,
Wykkyd men, withoute lesyng;
Ther they dedyn a wonder thing,
Ferventes insania.
They sowntyn hym al abowtyn,
Withine the paleys and withoutyn;
Of Jhesu Cryst hadde they non dowte
In sua malicia.
They openyd here mowthis wonder wyde:
To Thomas they spokyn mekyl pryde,
'Here, tretour, thou xalt abide,
Ferens mortis tedia.'
Thomas answerid with mylde chere,
'If ye wil me slon in this manere,
Let hem pasyn, alle tho arn here,
Sine contumilia.'
Beforn his aunter he knelyd adoun;
Ther they gunne to paryn his crown;
He sterdyn the braynys up and doun,
Optans celi gaudia.
The turmentowres abowtyn sterte;
With dedly wondys thei gunne him hurte.
Thomas deyid in Moder Cherche
Pergens ad celestia.
Moder, clerk, wedue and wyf,
Worchepe ye Thomas in al your lyf;
For lii poyntes he les his lyf,
Contra regis consilia.
Nunc gaudet ecclesia.
Lestnytgh, lordynges, bothe grete and smale,
I xal you telyn a wonder tale,
How Holy Cherche was browt in bale
Cum magna iniuria.
The greteste clerk of al this lond,
Of Cauntyrbury, ye understonde,
Slawyn he was with wykkyd hond,
Demonis potencia.
Knytes kemyn fro Henry kyng,
Wykkyd men, withoute lesyng;
Ther they dedyn a wonder thing,
Ferventes insania.
They sowntyn hym al abowtyn,
Withine the paleys and withoutyn;
Of Jhesu Cryst hadde they non dowte
In sua malicia.
They openyd here mowthis wonder wyde:
To Thomas they spokyn mekyl pryde,
'Here, tretour, thou xalt abide,
Ferens mortis tedia.'
Thomas answerid with mylde chere,
'If ye wil me slon in this manere,
Let hem pasyn, alle tho arn here,
Sine contumilia.'
Beforn his aunter he knelyd adoun;
Ther they gunne to paryn his crown;
He sterdyn the braynys up and doun,
Optans celi gaudia.
The turmentowres abowtyn sterte;
With dedly wondys thei gunne him hurte.
Thomas deyid in Moder Cherche
Pergens ad celestia.
Moder, clerk, wedue and wyf,
Worchepe ye Thomas in al your lyf;
For lii poyntes he les his lyf,
Contra regis consilia.
envoyé par Riccardo Venturi - 15/1/2021 - 21:35
Langue: anglais
Current English translation / Traduzione in inglese corrente / Traduction en anglais courant / Nykyinen englanninkielinen käännös:
A Clerk of Oxford Blog
Nota. Ho ripreso la traduzione dal (bel) blog A Clerk of Oxford, da dove ho ripreso anche il testo originale. L' “inglese corrente” con il quale ho etichettato questa traduzione non è in realtà così tanto tale: piuttosto (e, a mio parere, opportunamente) il traduttore ha rivestito il testo in inglese medio, con un paio di note che nel testo sono date di seguito tra parentesi quadre, e che qui invece ho trasferito in delle note. Nella traduzione sono rese in inglese anche le antifone in latino. [RV]
A Clerk of Oxford Blog
Nota. Ho ripreso la traduzione dal (bel) blog A Clerk of Oxford, da dove ho ripreso anche il testo originale. L' “inglese corrente” con il quale ho etichettato questa traduzione non è in realtà così tanto tale: piuttosto (e, a mio parere, opportunamente) il traduttore ha rivestito il testo in inglese medio, con un paio di note che nel testo sono date di seguito tra parentesi quadre, e che qui invece ho trasferito in delle note. Nella traduzione sono rese in inglese anche le antifone in latino. [RV]
A Song for St Thomas Becket
Refrain: A, a, a, a,
Now the Church rejoices.
Listen, lords, both great and small,
I shall you tell a wonderous tale,
How Holy Church was brought in bale [1]
By a great wrong.
The greatest cleric in all this land,
Of Canterbury, you understand,
Slain he was with wicked hand,
By the power of the devil.
Knights came from Henry the king,
Wicked men, without lying;
There they did a terrible thing,
Raging in madness.
They sought for him all about,
Within the palace and without;
Of Jesu Christ had they no thought
In their wickedness.
They opened their mouths very wide:
To Thomas they spoke in their great pride,
'Here, traitor, thou shalt abide,
To suffer the pain of death.
Thomas answered with mild chere, [2]
'If ye will me slay in this manner,
Let them go, all those who are here,
Without injury.'
Before his altar he kneeled down;
There they began to cut off his crown;
They stirred the brains up and down;
He hoped for the joys of heaven.
The tormentors began their work;
With deadly wounds they began to hurt.
Thomas died in Mother Church
Attaining to heaven.
Mothers, clerics, widows and wives,
Worship Thomas all your lives;
For 52 points he lost his life,
Against the king's counsels.
Refrain: A, a, a, a,
Now the Church rejoices.
Listen, lords, both great and small,
I shall you tell a wonderous tale,
How Holy Church was brought in bale [1]
By a great wrong.
The greatest cleric in all this land,
Of Canterbury, you understand,
Slain he was with wicked hand,
By the power of the devil.
Knights came from Henry the king,
Wicked men, without lying;
There they did a terrible thing,
Raging in madness.
They sought for him all about,
Within the palace and without;
Of Jesu Christ had they no thought
In their wickedness.
They opened their mouths very wide:
To Thomas they spoke in their great pride,
'Here, traitor, thou shalt abide,
To suffer the pain of death.
Thomas answered with mild chere, [2]
'If ye will me slay in this manner,
Let them go, all those who are here,
Without injury.'
Before his altar he kneeled down;
There they began to cut off his crown;
They stirred the brains up and down;
He hoped for the joys of heaven.
The tormentors began their work;
With deadly wounds they began to hurt.
Thomas died in Mother Church
Attaining to heaven.
Mothers, clerics, widows and wives,
Worship Thomas all your lives;
For 52 points he lost his life,
Against the king's counsels.
envoyé par Riccardo Venturi - 16/1/2021 - 08:09
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Sloane Manuscript 2593, 1445-1450, British Museum
Musica / Music / Musique / Sävel: Stephen Barker
1. Assassinio nella Cattedrale: 850 anni e non sentirli
A torto o a ragione, questo sito è stato a volte tacciato di una malattia chiamata “anniversarite”; e riconosco che, ahimè, ne sono tra i principali portatori. Malattia del resto frequente in ogni luogo dove si cerca di esercitare la Storia e la Memoria; così qualche settimana fa, esattamente il 29 dicembre 2020, ad esempio, è stato proprio uno di quegli anniversari. E chi si lagnasse dei quaranta o cinquantenari, oggi avrà pane duro per i suoi denti, poiché si tratta addirittura di un ottocentocinquantenario: 850 anni fa, il 29 dicembre 1170, fu assassinato dai sicari di re Enrico II, nella Cattedrale di Canterbury, l'arcivescovo cattolico Thomas (à) Becket.
Come tutte le vicende storiche, si tratta ovviamente di un evento che si presta a molteplici interpretazioni ascrivibili generalmente al conflitto plurisecolare tra il potere civile, rappresentato dal Sovrano, e quello ecclesiastico, rappresentato dall'Arcivescovo. Nell'epoca particolare, quest'ultimo fu senz'altro una figura emblematica. All'inizio amico e sodale di re Enrico II nella sua lotta tesa a affermare il potere regio sui feudatari e a stabilire un embrione di potere assoluto, Thomas Becket fu nominato nel 1154, subito dopo l'incoronazione del sovrano, suo cancelliere. Ciò significava che era la persona più vicina al re, di maggior fiducia, e che custodiva il Sigillo Reale. In quel periodo, Thomas Becket veniva persino accusato di trascurare i suoi doveri ecclesiastici (all'epoca era soltanto Arcidiacono di Canterbury).
Enrico II, come detto, aveva avviato una notevole opera riformatrice, incentrata sulla limitazione dell'indipendenza dei feudatari e sul ristabilimento dell'ordine e dell'autorità monarchica. Fu proprio di Becket che il re si servì per creare un'amministrazione fortemente centralizzata, controllata dalla Corte Reale. Nell'aprile del 1161 morì l'Arcivescovo di Canterbury, Teobaldo di Bec; per nominarne uno nuovo si dovette attendere l'anno successivo, il 1162, quando Thomas Becket -pare assai riluttante- fu nominato alla massima carica ecclesiastica del Regno d'Inghilterra. Intenzione del re era quella di evitare conflitti; fatto sta che il riluttante Becket, non appena nominato, compì una vera e propria giravolta. Da amico del re, sua persona di fiducia e sostenitore della sua opera riformatrice, divenne fiero e esclusivo sostenitore degli interessi del clero e del suo potere, del tutto incurante degli interessi del Sovrano.
Il casus belli fu una cosa che, nei secoli, si sarebbe ripetuta svariate volte: una disputa sul caso in cui un tribunale secolare avrebbe potuto giudicare un ecclesiastico che avesse commesso un reato. Re Enrico II tentò di assoggettare Becket e la Chiesa cattolica inglese facendo giurare di obbedire ai “costumi del Reame”; il fatto è che non si sapeva con precisione che cosa fossero, questi “costumi del Reame”. Nel concilio di Westminster (ottobre 1163), la Chiesa inglese rispose picche; per evitare che si andasse a un conflitto parecchio simile a una guerra civile, dovette intervenire papa Alessandro III, il senese Rolando Bandinelli, che convinse Becket a dare il suo assenso alle consuetudini -che approvò, ma con la riserva salvo ordine nostro et jure Ecclesiae “salvo nostro ordine e il diritto della Chiesa”. In pratica, si trattò di un'accettazione fittizia; tant'è che, nel gennaio del 1164, quando fu convocato il Concilio di Clarendon per ratificare tale accettazione, Thomas Becket si rifiutò di firmare il decreto che la codificava, le Costituzioni di Clarendon.
Tale decreto, infatti, nella sua stesura definitiva prevedeva che gli ecclesiastici dovessero essere processati, oltre che da un tribunale ecclesiastico, anche da un tribunale laico; e che le nomine più importanti della Chiesa (vescovi, arcivescovi ecc.) dovessero essere approvate anche dal Re. Si può facilmente constatare come già nel XII secolo inglese la disputa tra il potere regale e quello ecclesiastico era già bell'e che strutturata in pieno nei suoi punti fondamentali. Divenuto paladino della preminenza del potere ecclesiastico, Thomas Becket incorse nelle ire del re. Nel 1164 i due vennero quasi alle mani: convocato a Corte dal Re, l'Arcivescovo fu accusato di avere sottratto forti somme di denaro al tempo in cui era cancelliere. Si accese, pare, una rissa; il re aveva chiesto la condanna di Becket anche ai vescovi, che basandosi sulle sue dichiarazioni, ne sollecitarono la deposizione dalla carica a papa Alessandro III, a motivo di spergiuro. Per Becket le cose si erano messe male, e fu costretto a cercare rifugio in Francia. Nel suo momentaneo esilio, Becket intendeva cercare l'aiuto proprio del Papa, il quale -per puro caso- si trovava anch'egli in esilio in Francia a causa di dissensi e lotte con il Sacro Collegio dei Cardinali. Partito dal porto di Sandwich il 2 novembre 1164, Thomas Becket fu accolto benevolmente dal re di Francia, Luigi VII, che naturalmente era interessato a indebolire Enrico II, che allora controllava tutta la Francia occidentale con mire anche sulla contea di Tolosa. Papa Alessandro III era però in posizione molto debole e rimase pressoché neutrale nella disputa. Dal suo esilio, comunque, Thomas Becket non cessò di contrastare Enrico II e ad impedire un qualsiasi accordo.
Si giunse al gennaio del 1169, quando Enrico II si recò in Francia per un incontro con Luigi VII. Vi erano segni di una riconciliazione, ma quando Thomas Becket incontrò Enrico II a Montmirail, non diede nessun segno di volersi sottomettere alle decisioni del Re, né il Re gli garantì l'incolumità in caso di rientro in patria. Il 22 luglio 1170, a Fréteval in Normandia si arrivò però a una distensione, affidando la risoluzione della disputa ad un futuro concilio da convocarsi. Becket si convinse quindi a tornare in Inghilterra. La pace durò poco. Il 1° dicembre 1170 scoppiò una nuova disputa tra il Re e l'Arcivescovo, questa volta a proposito della “co-incoronazione” del figlio di Enrico II, il quindicenne Enrico il Giovane. L'investitura del ragazzo a regnante assieme al padre era stata celebrata dal vescovo di York, Ruggero, nemico giurato di Thomas Becket: un vero e proprio affronto da parte del re. Enrico II promise di riparare all'offesa; ma rifiutò di fare un gesto simbolico, vale a dire di dare a Becket il “bacio della pace”. Becket chiese quindi di sospendere tutti i prelati che avevano preso parte all'incoronazione e, il giorno di Natale del 1170, nella cattedrale di Canterbury, denunciò pubblicamente tutti i suoi nemici e scomunicò il Re.
A tale riguardo, la leggenda ha tramandato una famosa frase che re Enrico II avrebbe esclamato assai minacciosamente: Will no one rid me of this turbulent priest? “qualcuno mi sbarazzerà da questo prete turbolento?” Secondo il monaco Edward Grim, che era presente nella Cattedrale di Canterbury al momento dell'assassinio di Becket e che rimase ferito, il re avebbe in realtà formulato una frase più articolata che così potrebbe essere resa: “Quali miserabili parassiti e traditori ho nutrito e favorito alla mia Corte, per essere poi trattato con vergognoso disprezzo da un pretonzolo di bassa lega?”.
Quattro cavalieri del re presero alla lettera la questione: i loro nomi erano Reginald FitzUrse, Hugh de Morville, William de Tracy e Richard Le Breton. Giunsero appositamente dalla Normandia con l'intenzione di forzare Thomas Becket a ritirare la scomunica, e, se non lo avesse fatto, di prenderlo prigioniero e riportarlo in Normandia. Si arriva al fatidico 29 dicembre 1170 nella cattedrale di Canterbury, quando i quattro cercarono di impadronirsi dell'Arcivescovo durante gli uffici divini. Becket resistette, e i quattro lo trafissero con le spade, massacrandolo.
Il fatto, come è logico attendersi, ebbe un eco enorme e conseguenze ancor maggiori: l'assassinio di un principe della Chiesa su istigazione di un Re, mentre celebrava messa nella sua cattedrale, fu qualcosa di inaudito e non bisogna naturalmente credere che avvenimenti di una tale portata non si diffondessero ai quattro angoli del mondo conosciuto. Le notizie circolavano con ogni mezzo, ufficiale e popolare; in generale, fu Thomas Becket a raccogliere le maggiori simpatie mentre al re furono riservate disapprovazione e condanna. Se, da un lato, aveva appoggiato il Re nel suo tentativo di limitare il potere e l'autonomia dei signori feudali (un fatto che si iscrive nel passaggio storico tra il feudalesimo e il dualismo tra potere regio e papale), Becket fu visto come una sorta di campione contro il tentativo assolutistico di Enrico II; secondo Alfred H. Knight, l'assassinio di Thomas Becket ebbe una profonda influenza per lo sviluppo della legge costituzionale, in quanto costrinse il Re ad accettare il principio che i tribunali secolari non avessero giurisdizione sul clero. Il 25 gennaio 1171, meno di un mese dopo l'assassinio di Becket, l'arcivescovo di Sens pronunciò l'interdetto contro tutti gli stati di Enrico II, a cui fu proibito l'ingresso in chiesa; i vescovi che si erano ribellati a Thomas Becket vennero scomunicati (provvedimenti confermati nell'aprile dello stesso anno da papa Alessandro III). Enrico II dovette fare pubblica ammenda nella cattedrale di Avranches (maggio 1172), ricevendo comunque l'assoluzione da parte dei legati papali.
Campione contro l'assolutismo o estremo assertore della prevalenza del potere ecclesiastico su quello civile, Thomas Becket è comunque un personaggio che ha segnato la storia. Per il suo assassinio, re Enrico II dovette in pratica rinunciare a ogni suo tentativo di potere assoluto, una rinuncia che mise fine ad uno scontro di poteri e che fece di Thomas Becket una figura simbolica della resistenza cattolica all'assolutismo politico. Già il 21 febbraio 1173, praticamente a tempo di record, papa Alessandro III lo canonizzò nella chiesa di Santa Lucia a Segni dandone notizia, nel 1174 ad Anagni dove si era spostato, anche al Capitolo della Cattedrale di Canterbury. Il culto del nuovo Santo si sparse rapidamente ai quattro angoli del mondo conosciuto, dalla Svezia fino alla Terrasanta; la cattedrale di Canterbury divenne meta di pellegrinaggi, tant'è che i pellegrini trecenteschi dei Racconti di Canterbury di Geoffrey Chaucer, riunitisi alla Tabard Inn di Southwark, si stanno proprio recando al santuario di San Thomas Becket. Il 12 luglio 1174, re Enrico II dovette sottoporsi ad un'umiliante e pubblica penitenza, e la società inglese andò incontro ad un certo tipo di strutturazione che portò, nel secolo dopo, alla Magna Charta Libertatum.
La cattedrale di Anagni ospita il cosiddetto “Oratiorio di San Tommaso Becket”, che, secondo recenti studi, è dovuto proprio alla volontà di papa Alessandro III: la sua ricchissima decorazione presenta per la prima volta in arte le scene dell'assassinio dell'Arcivescovo. Dedicata a Thomas Becket (qui detto “San Tommaso di Canterbury”) è anche la Chiesa Madre di Marsala, in Sicilia, eretta dai marsalesi nel 1177 in seguito a un miracolo: secondo la leggenda, una nave che trasportava colonne corinzie per la costruzione di una chiesa dedicata al santo in Inghilterra, si arenò a Marsala. Questo fu interpretato come un segno divino, ma è chiaro che la rapidissima diffusione del culto dev'essere interpretata anche e soprattutto in senso politico. La Chiesa se ne servì fin dai primi momenti per riaffermare il suo potere e la sua prevalenza. In Sicilia, tra le altre cose, il culto di San Tommaso Becket si diffuse particolarmente grazie a Giovanna, moglie del Re di Sicilia Guglielmo II d'Altavilla ma figlia proprio di re Enrico II d'Inghilterra. La regina intendeva così, ovviamente, espiare le colpe del padre accusato dell'assassinio del Santo: nella serie delle immagini a mosaico dell'abside del Duomo di Monreale, allora in costruzione, Guglielmo II volle inserire anche l'effigie di Thomas Becket. Durante il vescovato di Roberto, cioè tra il 1170 e il 1179, una moschea di Catania fu addirittura riconvertita in chiesa e dedicata al culto di S. Tommaso Cantuariense. Ma antiche chiese e pitture dedicate a Thomas Becket si trovano ovunque in Italia: dalla chiesa di S. Tommaso Becket a Caramanico (Pescara), del XII secolo, alla Pala di San Tommaso di Canterbury nella basilica di Aquileia (datata al 1180) -dove S. Tommaso Becket è mostrato addirittura alla sinistra di Cristo, mentre alla destra si trova S. Pietro. Da notare la decisa simbologia politica di tale pala: sia Thomas Becket che Cristo mostrano un rotolo spiegato, simbolo dei prevalenti diritti ecclesiastici.
Il martirio di Thomas Becket è mostrato anche in un affresco, attribuito a Alberto Sotio (XII secolo), posto all'interno della ex chiesa dei Santi Giovanni e Paolo a Spoleto; nella chiesa bolognese di San Salvatore è conservato uno spendido polittico ligneo di Vitale da Bologna (ca. 1310-1360), in cui è effigiato San Tommaso Becket. L'opera proviene da una cappella, abbattuta all'inizio del Seicento per fare posto all'attuale chiesa, che era stata dedicata al Santo dagli studenti inglesi dell'Università di Bologna, che volevano preservare il culto del Santo anche in terre lontane. Da ricordare anche che lo stesso stemma della città di Canterbury, risalente al 1380, è in realtà lo stemma attribuito falsamente a Thomas Becket (che, in realtà, non aveva nessuno stemma conosciuto) coi tre gracchi corallini: un falso nato con la leggenda che un gracchio corallino (Pyrrhocorax Phyrrhocorax, un corvide simile alla cornacchia) fosse presente dentro la cattedrale di Canterbury durante l'assassinio (corvidi e cornacchie sono da sempre, nella cultura popolare, forieri di morte; si veda Crow and Pie).
L'assassinio di Thomas Becket ha avuto anche un'influenza culturale enorme, fino ai tempi attuali. Nel teatro si pensi soltanto al dramma Assassinio nella cattedrale di Thomas Stearns Eliot, o a Becket ou l'honneur de Dieu del drammaturgo francese Jean Anouilh (poi portato sullo schermo col titolo di Becket e il suo re, interpretato da Peter O' Toole e sir Richard Burton). Ma anche il dramma di Eliot era stato ridotto per il cinema, premiato nel 1951 alla Mostra del Cinema di Venezia. In Toscana, si ritiene che il 29 dicembre (il giorno dell'assassinio di Thomas Becket, e suo giorno canonico fin dal 1173) si cominci a percepire un piccolissimo aumento della luce diurna rispetto al giorno più corto (popolarmente il 13 dicembre, giorno di Santa Lucia): Per san Tommè, cresce il dì quando il gallo alza un piè.
2. La musica e la vendetta postuma di Enrico VIII
E la musica? In tanto e tale culto dedicato al martirio di Thomas Becket fin dai primi anni, stupisce forse un po' che i documenti musicali non siano molti. Basandosi sulla tragedia di Eliot, e sul suo adattamento cinematografico, il compositore italiano Ildebrando Pizzetti compose un'intera opera lirica (intitolata anch'essa Assassinio nella Cattedrale), la cui prima avvenne al Teatro alla Scala in Milano il 1° marzo 1958. Ma di composizioni, se non coeve, almeno di epoca antica sull'assassinio e martirio di Thomas Becket ne sono pervenute pochissime. Una di esse, la più antica ed importante, forma l'oggetto di questa pagina: la Carola di Becket (A Becket Carol, detta anche Lestnytgh, Lordynges dalle sue prime parole, o Nunc gaudet Ecclesia dalla sua prima antifona).
Si tratta di una càrola con testo in inglese medio e antifone in latino, tramandata da quattro manoscritti ma la cui testimonianza più antica risale ad una nostra “vecchia conoscenza”: il celebre Manoscritto Sloane 2593 del British Museum. Lo Sloane Manuscript 2593, edito da Thomas Wright nel 1856, contiene la più importante raccolta di canzoni medievali in lingua inglese, in particolare càrole natalizie ma anche ballate popolari: ho detto “vecchia conoscenza”, perché in questo sito abbiamo due pagine di canzoni da esso riprese, la cupa Robyn And Gandeleyn (forse una forma primitiva e dura del mito di Robin Hood) e la càrola St. Stephen and Herod sul martirio di Santo Stefano. Per certe sue caratteristiche grafiche, il Manoscritto Sloane è databile alla metà del XV secolo, negli anni attorno al 1445 o 1450; ma è assai probabile, anzi certo, che le canzoni che vi sono contenute siano di origine parecchio anteriore, in certi casi addirittura all'Alto Medioevo. Così, è possibile che la Càrola di Becket sia una canzone contemporanea al suo assassinio, o di poco posteriore; la lingua in cui è redatta nel manoscritto è però l'inglese medio quattrocentesco, al limite di quello moderno: il passaggio tra l'inglese medio e la prima fase dell'inglese moderno (Early Modern English) si fa risalire proprio a quel periodo, di poco precedente all'introduzione dei caratteri a stampa. Nella tradizione medievale, ovviamente, le forme linguistiche venivano via via adattate a quelle correnti; una redazione veramente coeva di questo testo avrebbe avuto forme proprie del suo periodo linguistico, quindi molto diverse da quello che qui compare.
I documenti musicali relativi al martirio e al culto di Thomas Becket sono scarsi anche per un altro motivo, che si potrebbe chiama la “vendetta postuma del Re”. Il Re in questione era Enrico VIII Tudor, l'autore dello scisma Anglicano, re d'Inghilterra e d'Irlanda dal 1509 al 1547, anno della sua terrena dipartita. Ex Defensor Fidei scomunicato nel 1533 e estensore, nel 1534, dell'Act of Supremacy che sancì il Re capo supremo della Chiesa d'Inghilterra rendendo punibile di alto tradimento chiunque vi si opponesse, quindi di condanna a morte immediata. Curiosamente, suo alleato principale nello scisma fu proprio l'allora Arcivescovo di Canterbury, Thomas Cranmer (che diede allo scisma un indirizzo protestante). In pratica, e in linea di massima, si compiva quattro secoli dopo il tentativo assolutistico di re Enrico II, sventato da Thomas Becket a prezzo della vita; e anche una primitiva, sebbene efficace e radicale, forma di Brexit.
Enrico VIII lo doveva avere ben presente: il culto di San Tommaso Becket, popolarissimo e assai diffuso, era un pericoloso relitto papista. Ne ordinò quindi la damnatio memoriae, con conseguente distruzione di opere d'arte che nelle chiese inglesi raffigurassero il Santo, e la cancellazione delle memorie scritte. Tra le quali, appunto, le canzoni e i componimenti musicali che vennero letteralmente e fisicamente cancellati dai manoscritti: i brani sopravvissuti dall'epoca medievale sono, come detto, pochissimi. Nei manoscritti, si arrivò a cancellare con tratti di penna, o a raschiare, il semplice nome “Thomas”. Si capisce quindi come il presente brano, dimenticato in un anonimo manoscritto di canti natalizi e ballate già antichissime allora, rappresenti una specie di “miracolo di San Tommaso”, se così lo si può chiamare.
Il culto di San Tommaso Becket non scomparve però dall'Inghilterra; prova ne sia che tuttora, il 29 dicembre, l'anniversario del martirio viene ricordato solennemente nella cattedrale di Canterbury proprio con una suggestiva cerimonia illuminata dalle candele, e con una messa solenne in cui, curiosamente, vengono eseguite prevalentemente musiche di Pierluigi da Palestrina. La Càrola di Becket, però, non è stata tramandata con una notazione musicale (nessun brano presente nel Manoscritto Sloane lo è). La musica sulla quale la si canta adesso (con testo modernizzato) è stata composta recentemente dal musicista e organista Stephen Barker su tonalità decisamente medievali; ma vattelappesca su che cosa si cantava allora. Qui comunque la presentiamo sperando di aver suscitato una briciola di interesse.
3. E il povero Sant'Elfego?
In ultimo, occorre qui ricordare anche che Thomas Becket, sebbene abbia come “monopolizzato” gli assassinii nella cattedrale di Canterbury nella memoria storica, non è stato in realtà il primo Arcivescovo che vi fu fatto a pezzi. Accadde centosessant'anni prima dell'assassinio di Thomas Becket, in ben altro contesto storico: tra l'8 e il 29 settembre 1011, quindi ben prima della conquista normanna e della battaglia di Hastings, Canterbury fu messa sotto assedio da un'armata vichinga danese. Il vescovo Ælfleah (nome latinizzato in Elphegus e noto in inglese moderno come St. Alphege) fu catturato dall'orda vichinga, tenuto prigioniero per sette mesi e infine ammazzato in chiesa, il 19 aprile 1012, perché si era rifiutato di pagare il riscatto per la sua liberazione. Sant'Elfego, raccontano gli Annali Anglosassoni, fu preso da una banda di soldati ubriachi e ammazzato a mazzate in testa dategli con grosse ossa scarnificate e crani di bove. Sicuramente assai sgradevole e crudele, ma chi è in cerca di un po' di Medioevo “duro e puro”, o “gnùdo e crudo”, ha sicuramente qui pane per i suoi denti. A proposito, visto che prima si parlava di forme linguistiche dei vari periodi dell'inglese, ecco la scarna notizia dell'assassinio in cattedrale di Sant'Elfego nell'inglese del 1012: Wæs ða ræpling, se ðe ær wæs heafod Angelcynnes 7 Cristendomes. Þær man mihte ða geseon yrmðe þær man oft ær geseah blisse on þære earman byrig þanon com ærest Cristendom 7 blis for Gode 7 for worulde. (quello che sembra un “7”, è in realtà la comune abbreviazione manoscritta di ond, il moderno “and”). Stante il suo martirio a ossate e craniate in testa, pure Elfego fu santificato; ma, su di lui, non vi sono né canzoni, né affreschi, né opere teatrali o liriche. Eppure, poveraccio, almeno una filastrocca se la sarebbe meritata. [RV]