Carl Sagan: Pale Blue Dot

[1994]
Carl Sagan: Pale Blue Dot: A Vision of the Human Future in Space
Cornell University, October 13, 1994





Il 5 settembre 1977 veniva lanciata la sonda Voyager 1, che è tuttora in attività e continua ad inviare la propria telemetria, nonostante sia uscita già da un po' dai confini del sistema solare (la cosiddetta eliopausa). Si trova attualmente (dati del 9 novembre 2020) ad una distanza di oltre 151 UA (Unità Astronomiche) dal Sole, pari a 22 miliardi e 590 milioni di chilometri; questo ne fa l'oggetto artificiale prodotto dall'Uomo più lontano dal pianeta Terra. Il Voyager 1 ha una data di spegnimento prevista: il 2025, quando i suoi generatori termoelettrici a radioisotopi cesseranno di fornire sufficiente energia elettrica. Da quel momento, sarà solo un ammasso di ferraglia che continuerà a vagare per lo Spazio; tra circa trentamila anni uscirà completamente dalla Nube di Oort, ed entrerà quindi nel campo gravitazionale di un'altra stella; poiché si sta dirigendo verso la costellazione dell'Ofiuco, tra un 38.000 anni passerà a circa 1,7 anni luce dalla stella Gliese 445, nella costellazione della Giraffa.

Gli “accessori” di Voyager 1 comprendono, come è noto, un disco per grammofono placcato in oro: si intitola The Sounds of Earth (I Suoni della Terra) e contiene suoni e immagini selezionate che dovrebbero rappresentare le diverse varietà di vita e di cultura della Terra. Il disco è concepito per qualunque forma di vita extraterrestre o per la specie umana del futuro che lo possa trovare: una possibilità, naturalmente, del tutto ipotetica e, comunque, assai remota. Il disco ha piuttosto un valore simbolico, che non un reale tentativo di comunicare con forme di vita extraterrestri. Così come per la famosa Placca del Pioneer, presidente del comitato che selezionò i contenuti delle registrazioni del disco fu Carl Sagan. Il disco contiene una varietà di 115 immagini e una grande quantità di suoni naturali (le onde del mare, il vento, i tuoni, i suoni prodotti dagli animali) e umani (ad esempio, una selezione musicale proveniente da diverse culture e da diverse epoche). Contiene anche i saluti degli abitanti della Terra in cinquantacinque lingue (si comincia con l'Accadico, vale a dire l'assiro-babilonese di 5000 anni fa, e si finisce con la lingua Wu, parlata in Cina). Contiene poi un messaggio dell'allora presidente (1977) degli Stati Uniti, Jimmy Carter, e del sempre allora Segretario Generale dell'Onu, l'ex nazista austriaco Kurt Waldheim. La Placca del Pioneer conteneva l'immagine stilizzata di un uomo e di una donna nudi; per questo la NASA fu fatta oggetto di pesanti critiche, perché gli extraterrestri ci dovevano evidentemente vedere vestiti di tutto punto. Per questo motivo, il comitato non permise a Carl Sagan di inserire tra le immagini del Disco del Voyager quelle di un reale uomo e di una reale donna così come mamma li aveva fatti.

Nel 1990, su iniziativa ancora di Carl Sagan, la fotocamera del Voyager 1, il cui compito era ovviamente quello di riprendere immagini man mano che avanzava nello Spazio, ricevette il comando di girarsi indietro per un'ultima volta. Era esattamente il 14 febbraio 1990 quando, avendo concluso la sua missione primaria e originale, fu ordinato alla sonda di voltarsi e di scattare delle foto del Sistema Solare e della Terra. Il Voyager 1 si trovava allora a una distanza di sei miliardi di chilometri dalla Terra, ben oltre l'orbita di Nettuno; gli scatti si conclusero il 6 giugno del medesimo anno. Ne vennero fuori il Ritratto di Famiglia (Family Portrait), un mosaico di 60 immagini raffigurante l'intero Sistema Solare, dalle quali venne estrapolato un “Punto Azzurro Pallido”: il Pale Blue Dot. Quel punto azzurro pallido va sotto il nome di Terra, e quella foto è, sinora, l'immagine più lontana che ne sia mai stata presa. Un puntino, un insignificante puntino perso nello Spazio, più piccolo, nell'immagine, di un singolo pixel (0,12 pixel per la precisione).



Carl Sagan sarebbe scomparso, all'età di 62 anni, esattamente il 20 dicembre 1996; oggi, 20 dicembre 2020, è il ventiquattresimo anniversario della sua morte in seguito a un terribile cancro ematico, la mielodisplasia. A questo viaggiatore tra le stelle è stato dato in sorte di essere sepolto in un cimitero su un lago, che si trova in una località che si chiama Ithaca, come l'Itaca di Ulisse (o di Kavafis); mi piace pensare che, in fondo, non sia un puro caso. Nel 1994, due anni prima di morire e già gravemente malato, aveva pubblicato un libro su quel puntino azzurro pallido della fotografia: si chiama, nel suo titolo originale, Pale Blue Dot: a Vision of the Human Future in Space. Nel libro, Carl Sagan espresse la considerazione che segue sul significato profondo della fotografia; non si tratta, naturalmente, né di una “canzone”, né di una “poesia”. Si tratta di un brano in prosa molto semplice (ripreso da un discorso tenuto dallo stesso Sagan il 13 ottobre 1994 alla Cornell University); eppure, leggendolo e rileggendolo in questa lividissima alba dicembrina di un anno disgraziato, mi sono fatto persuaso che abbia molto anche della canzone e della poesia. Un suono umano nel senso più elevato, come quelli del Disco del Voyager. Si tratta di parole sagge di un uomo di scienza che stava per morire, vale a dire per entrare in quel Vastissimo Nulla proprio come la Sonda.

Parole che, sicuramente, in molti già conosceranno. Non escludo neppure di averle persino già citate, in parte, in una qualche pagina di questo sito che sta veramente cominciando a rassomigliare a uno spazio siderale. Ma credo che meritino, per il loro valore (anche di “summa” morale e storica) un rilievo apposito. [RV]