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Keniè [Poems / Poesie / Poèmes / Runot]

Tesfalidet Tesfom / ተስፋልደት ተስፎም
Langue: tigrigna


Tesfalidet Tesfom / ተስፋልደት ተስፎም

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 Tesfalidet Tesfom  (foto: Kepa Fuentes)
Tesfalidet Tesfom (foto: Kepa Fuentes)


Se questo é un uomo

Tesfalidet Tesfom, chiamato Segen, era un eritreo nato nel 1996 a Mai-Mne , una regione devastata e resa drammaticamente povera dalla guerra tra Etiopia ed Eritrea tra il 1998 e il 2000. Sbarcò a Pozzallo il 12 marzo 2020, dopo essere stato soccorso dalla nave Proactiva della ong spagnola Open Arms insieme ad altri 92 migranti. Era affetto da polmonite causata da una grave denutrizione e da tubercolosi avanzata contratta nei 18 mesi di prigionia nell’inferno libico di Banī Walīd [بني وليد ]. In questo famigerato campo di detenzione per profughi, a 120 km a sud-ovest di Misurata, le torture, la fame e gli stupri sono cronaca quotidiana.
Segen è morto all’ospedale di Modica il giorno dopo lo sbarco, il 13 Marzo 2018. Nel suo portafogli lacero teneva due poesie in tigrino, la sua lingua. Sono riportate più avanti.

Ci sembra opportuno rilevare che pochi giorni dopo, il 18 Marzo, la Proactiva veniva posta sotto sequestro dalla Procura di Catania in relazione ad un complicato salvataggio di 216 migranti. Successivamente il PM del tribunale di Ragusa, competente per il caso, contestò al comandante e all’ong le seguenti ipotesi di reato: delitto di violenza privata, in danno delle autorità italiane (e del Ministero dell’Interno); delitto di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare previsto dall’art. 12, comma 3, lett. a), d.lgs n. 286/1998. Il profilo giurisprudenziale della vicenda è ben analizzato in questo articolo

Da un articolo su Segen

Tesfalidet è il vero nome di Segen, il migrante eritreo morto il giorno dopo il suo sbarco a Pozzallo del 12 marzo [ 2018 ] dalla nave Proactiva della ong spagnola Open Arms. Le sue braccia magre, il viso scavato e sofferente, gli occhi pieni di dolore resteranno indelebili per quanti tra soccorritori, medici, militari e volontari hanno fatto il possibile per salvare quel ragazzo che al momento del suo arrivo in Italia pesava appena trenta chili.
Segen in tigrino è un nome di donna, un soprannome che si dà a chi ha il collo lungo come uno struzzo o un cammello, come quelli che popolano il villaggio di Mai Mine, devastato dall’ultima guerra con l’Etiopia tra il 1998 e il 2000, da dove Segen è partito.
Dopo aver lottato tra la vita e la morte all’ospedale maggiore di Modica nel suo portafogli è stato ritrovato un foglio con un testo in tigrino ancora intriso di salsedine, poi custodito come una reliquia all’hotspot di Pozzallo dove la direttrice Emilia Pluchinotta ha pensato subito a rintracciare i familiari: «Farò di tutto per consegnare personalmente queste poesie alla mamma di Segen».
[…]
Dalla testimonianza dell’amico Merawi, che per ultimo ha parlato con Tesfalidet in ospedale prima che morisse.
«Parlava con un filo di voce, e in quei pochi minuti mi ha raccontato che a ucciderlo è stata la Libia. Mi ha detto che erano tutti ammassati in una stanza nel campo di detenzione a Bani-Walid, urinavano e facevano i bisogni nella stessa stanza, le donne subivano violenze sessuali, gli uomini venivano picchiati, nessuno poteva lavarsi e gli davano da mangiare una, due volte al giorno. Poi i medici mi hanno detto di andare e Segen è morto qualche ora dopo».




Nota. Del testo in tigrino si dà soltanto la fotografia (cliccare sul link per ingrandire l'immagine). La speranza è che, prima o poi, si renda disponibile in rete una trascrizione del testo. [CCG/AWS Staff]
NON TI ALLARMARE FRATELLO MIO

Non ti allarmare fratello mio,
dimmi, non sono forse tuo fratello?
Perché non chiedi notizie di me?
È davvero così bello vivere da soli,
se dimentichi tuo fratello al momento del bisogno?

Cerco vostre notizie e mi sento soffocare
non riesco a fare neanche chiamate perse,
chiedo aiuto,
la vita con i suoi problemi provvisori
mi pesa troppo.

Ti prego fratello, prova a comprendermi,
chiedo a te perché sei mio fratello,
ti prego aiutami,
perché non chiedi notizie di me, non sono forse tuo fratello?

Nessuno mi aiuta,
e neanche mi consola,
si può essere provati dalla difficoltà,
ma dimenticarsi del proprio fratello non fa onore,
il tempo vola con i suoi rimpianti,
io non ti odio,
ma è sempre meglio avere un fratello.

No, non dirmi che hai scelto la solitudine,
se esisti e perché ci sei con le tue false promesse,
mentre io ti cerco sempre,
saresti stato così crudele se fossimo stati figli dello stesso sangue?
Ora non ho nulla,
perché in questa vita nulla ho trovato,
se porto pazienza non significa che sono sazio
perché chiunque avrà la sua ricompensa,
io e te fratello ne usciremo vittoriosi affidandoci a Dio.





TEMPO SEI MAESTRO

Tempo sei maestro
per chi ti ama e per chi ti è nemico,
sai distinguere il bene dal male,
chi ti rispetta
e chi non ti dà valore.

Senza stancarti mi rendi forte,
mi insegni il coraggio,
quante salite e discese abbiamo affrontato,
hai conquistato la vittoria
ne hai fatto un capolavoro.

Sei come un libro, l’archivio infinito del passato
solo tu dirai chi aveva ragione e chi torto,
perché conosci i caratteri di ognuno,
chi sono i furbi, chi trama alle tue spalle,
chi cerca una scusa,
pensando che tu non li conosci.

Vorrei dirti ciò che non rende l’uomo
un uomo
finché si sta insieme tutto va bene,
ti dice di essere il tuo compagno d’infanzia
ma nel momento del bisogno ti tradisce.

Ogni giorno che passa, gli errori dell’uomo sono sempre di più,
lontani dalla Pace,
presi da Satana,
esseri umani che non provano pietà
o un po’ di pena,
perché rinnegano la Pace
e hanno scelto il male.

Si considerano superiori, fanno finta di non sentire,
gli piace soltanto apparire agli occhi del mondo.

Quando ti avvicini per chiedere aiuto
non ottieni nulla da loro,
non provano neanche un minimo dispiacere,
però gente mia, miei fratelli,
una sola cosa posso dirvi:
nulla è irraggiungibile,
sia che si ha tanto o niente,
tutto si può risolvere
con la fede in Dio.

Ciao, ciao
Vittoria agli oppressi

envoyé par Riccardo Gullotta - 22/10/2020 - 18:38


L’unica cosa che riesco a proporre in questo intervento è la musica che vorrei dedicare a Segen, la stessa suonata per i grandi della Storia, la Sinfonia n.2 di Mahler.
Leonard Bernstein con la New York Philarmonic la suonarono per John Kennedy, due giorni dopo il suo assassinio.

Riccardo Gullotta - 22/10/2020 - 18:40




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