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Ellis Island

Alberto Marchetti
Langue: italien


Alberto Marchetti

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Ellis Island in 1905


Abbiamo un passato che dovrebbe renderci comprensivi, solidali, giusti. I numeri dell’emigrazione italiana, soprattutto a cavallo del novecento, sono impressionanti. Partirono 15 milioni di italiani, prima per altri paesi europei e poi, come un fiume in piena, verso Nord e Sud America. Le storie strazianti, le lettere, i ricordi, sono alla base di questo testo.
Passai gli anni a colpire di zappa
e ogni sera la sera arrivava
con il passo bruciato dal sole
e la polvere alla zuava.

Tutti i giorni col tempo costretto
dalla zappa che strappa ogni tiro
e la terra che ti entra nel petto
E ti spacca le labbra e il respiro.

Ogni giorno su un grano che mangia
ossa e carne e che io mai mangiai
perché il pane per me era nero,
e il vino appena assaggiai.

E’ così che le storie di certi
sulle terre lontane oltre il mare
mi convinsero a un sogno diverso
e a decidere di emigrare.

Quest’America sarà come si dice,
un paese di case in cristallo,
o un sogno tradito, illusione?
Oro oppure merda di cavallo?

Salutai tra sospiri i miei cari
nonni e figli dagli sguardi amari,
i fratelli invecchiati, silenti,
massacrate le vite di stenti.

Tanta strada per giungere al porto
dove nere partivan le navi,
sulla strada, ma senza conforto,
altri drammi a cercare, altri gravi.

Fu un viaggiare da bestie, moriva
tanta gente gettata nel mare,
tutti stretti i superstiti insieme
a resister, testardi, a sperare.

Poi la ferma su Ellis Island,
ammassati, snervati, uno stallo
che alienava, a gridare “E’ l’America
noce buona o amaro mallo?

Quest’America è come si dice
un paese di case in cristallo
o un sogno tradito, illusione?
Oro oppure merda di cavallo?

envoyé par Alberto Marchetti - 9/9/2020 - 14:38




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