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Le ferie

Franco Trincale
Lingua: Italiano


Franco Trincale

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[1971]
Scritta e cantata da Franco Trincale
Album: Canzoni di lotta
Album Cover
Pantalone, tutto contento
Inscatolato nella Seicento
Ha caricato valige e cuscini
E va in ferie con moglie e bambini
Appena arriva nell'autostrada
Già fa la prima fermata
Nell’autogrill dei Pavesini
Porta a fare pipì i bambini

“Oh com’è bello, com’è elegante
Quest’autososta, questo ristoro
Ci sta il sapone con l’autospruzzo
Ti lavi le mani e non paghi alcun prezzo”
Ma poi l’uscita è obbligatoria
Trecento metri di rotatoria
E per riprender la macchina in sosta
Devi guardare la merce esposta

...Ci son cravatte, camice e mutande
Oggetti strani ed attraente
Tutto studiato, eccitante
Con la scritta perfino invitante:
“Servitevi soli alla cassa pagate”
E pantalone così c’è cascato
Non paga niente per la pipì
Ma diecimila ci lascia lì
E torna in macchina con pochi quattrini
Ma si tiene su con i Pavesini

“Oh com’è bello, com’è elegante
Quest’autososta, questo ristoro...”

Pantalone riparte
Ma più di trenta all’ora non va
Perché la colonna nell’autostrada ci sta
Aveva detto alla moglie in partenza:
“Eh, Marietta, con la macchina, vedrai
Prima di sera saremo a Cosenza
Ma si fa’ sera che è a Reggio Emilia
Hai voglia ancora di arrivare in Sicilia
E mentre guida con gli occhi di triglia
S’addormenta l’intera famiglia

In emergenza si ferma un momento
E s’accapezza sopra il volante
Quando si sveglia è già mattino
Trova la multa sul finestrino
Gliel’ha appioppata la polizia
Perché sostava fuori corsia

“Oh com’è bello, com’è elegante
Quest’autososta, questo ristoro...”

Mette in moto per ripartire
Ma del dolore si sente morire
Ha preso il torcicollo
E fra due giorni gli scade il bollo
Dopo due giorni arriva in Calabria
Che è tutto sudato, pieno di sgabbia
Sente uno stano rumore al motore
Gli bolle l’acqua del radiatore
Allora scende per controllare, svita il tappo
Ma il vapore gli sputa in un occhio
Allora grida: “Alla faccia del cacchio
Queste son ferie del ququaraquacchio”

“Oh com’è bello, com’è elegante
Quest’autososta, questo ristoro...”

Arriva in Sicilia che già son passati
Tre giorni, due notti, sei chili ha perduti
Ma in compenso a parenti e bambini
Ha fatto dono dei Pavesini
Un po’ di giorni al paesello
Insieme col padre e con il fratello
Pantalone si fa la sgobbata
Per zappare la terra lasciata

Aveva detto a Milano, in partenza, agli amici lasciati:
“Vado in ferie, ritorneremo tutti abbronzati”
Ma è ritornato ancora più bianco
Senza una lira e morto stanco
Un occhio bruciato, il cuore scontento
Ha fuso il motore della Seicento
E per di più alla povera moglie
Lungo il ritorno ci han preso le doglie

Ritorna in fabbrica a lavorare
E trova il padrone a predicare:
“Uè, bisogna i ritmi aumentare, eh...
Dopo il riposo veloci si va”
Ed una bella sorpresa ha trovato
Dentro l’uovo che Colombo ha covato:
Aumenta benzina, bollo circolazione
E paga... paga... Pantalone!
Ma gli han lasciato la libertà
Di potersi lamentar
Allora grida: “Alla faccia del cacchio
Questo governo è un ququaraquacchio”
Ma Pantalone offende il pudore
E l’han portato a San Vittore

Ma gli han lasciato la libertà
Di potersi lamentar
Ma gli han lasciato la libertà
Di potersi lamentar
Ma gli han lasciato la libertà
Di potersi lamentar
Ma gli han lasciato la libertà
Di potersi lamentar
Ma gli han lasciato la libertà
Di potersi lamentar

inviata da Alberto Scotti - 2/9/2020 - 15:05




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