Se i’ ponte alla Carraia fosse i’ Piave
e Sanfrediano fosse i’ Tagliamento,
se i’ mi' marito fosse ferito grave
soccorrer lo vorrei nel momento!
e Sanfrediano fosse i’ Tagliamento,
se i’ mi' marito fosse ferito grave
soccorrer lo vorrei nel momento!
envoyé par Riccardo Venturi - 27/8/2020 - 00:42
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Sotto il ponte alla Carraia, che è nel centro storico di Firenze, non ci passano né il Piave (quello che mormorava il 24 maggio 1915) né il Tagliamento; ci passa l'Arno, fin dal 1218 quando fu costruito per la prima volta sotto il nome di "Ponte Nuovo", perché fu il secondo ponte ad esser costruito sull'Arno a Firenze dopo il vecchio ponte romano. L'Arno, quindi, ci passava anche negli anni della “Grande Guerra”, vale a dire il periodo a cui deve risalire questa semplice strofa nella quale una donna fiorentina, una moglie, si rivolge al marito al fronte. Non si sa su quale musica fosse intonata, e nemmeno se una musica ce l'avesse per davvero. E' una strofa d'amore, ma estremamente pratica: nessuno sdilinquimento, nessun “soldato innamorato”, ma una dichiarazione di soccorso, di aiuto, di una moglie al marito. Fine della storia, perché altro non se ne sa. Possibile che la strofa abbia comunque a che fare con un “centone” (ricordato anche dalla Pasqualina Ronconi della Val di Sasso, alle Sieci nel comune di Pontassieve, contadina mezzadra, classe 1930) nella quale, a un certo punto, c'è il ponte alla Carraia: ”Se il ponte alla Carraia 'e rovinasse / Per te, morino, lo travarcherei”. Il centone diventa poi un canto di galera, perché il “morino”, si scopre, è alle Murate e s'aggrappa disperato alle inferriate per vedere "la sua piccina". Quanto a rovinare, il ponte alla Carraia lo ha fatto diverse volte nella sua lunga storia. Ci passa sotto l'Arno, e l'Arno non di rado s'arrabbia parecchio. La prima volta, pare, nel 1274 quando fu tirato giù da una piena. Poi nel 1333, durante una delle alluvioni più rovinose delle tante che si sono avute a Firenze, quando l'Arno fece crollare anche l'antico Ponte Vecchio; fu ricostruito seguendo un progetto di Giotto. Un'altra tremenda alluvione lo danneggiò nel 1557, e fu fatto ricostruire da Cosimo I de' Medici all'architetto Ammannati. Nell'agosto del 1944, alla fine, ci pensò la guerra: come tutti i ponti fiorentini, a parte il Ponte Vecchio, fu minato e fatto saltare in aria dai tedeschi in ritirata. Fu ricostruito “com'era e dov'era” nel 1948 dall'architetto Ettore Fagiuoli. Poco ci mancò, comunque, che non rovinasse ancora il 4 novembre 1966. Quanto al Piave e al Tagliamento, a Firenze c'è una "piazza Piave" vicino a un altro ponte, il ponte San Niccolò; "via Tagliamento" invece l'hanno confinata all'estrema periferia sud, a Sorgane, vicino a via Livenza, a via Brenta e a altri lontani fiumi veneti. [RV]