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גבעת התחמושת

Yair Rosenblum / יאיר רוזנבלום
Language: Hebrew


Yair Rosenblum / יאיר רוזנבלום

List of versions


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אני מאמין
(Reb Azriel David Fastag / רב אזראל דויד פאסטאג)
הסתיו בלעדיו
(Noa / נוה)


Givat Hatachmoshet
[1967]

מילים / Testo / نص / Lyrics / Paroles / Sanat :
יורם טהרלב [Yoram Taharlev]

לחן / Musica / موسيقى / Music / Musique / Sävel :
יאיר רוזנבלום [Yair Rosenblum]




יְשַׁעְיָהוּ ב
ד וְשָׁפַט בֵּין הַגּוֹיִם וְהוֹכִיחַ לְעַמִּים
רַבִּים וְכִתְּתוּ חַרְבוֹתָם לְאִתִּים
וַחֲנִיתוֹתֵיהֶם לְמַזְמֵרוֹת לֹא־יִשָּׂא גוֹי
אֶל־גּוֹי חֶרֶב וְלֹא־יִלְמְדוּ עוֹד מִלְחָמָה׃

Isaiah 2:4
Thus He will judge among the nations And arbitrate for the many peoples,
And they shall beat their swords into plowshares
And their spears into pruning hooks: Nation shall not take up Sword against nation;
Neither shall they learn war any more.

Isaia 2:4
Egli sarà giudice fra le genti e sarà arbitro fra molti popoli.
Forgeranno le loro spade in vomeri,
le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo,
non si eserciteranno più nell'arte della guerra.


Charter of the United Nations Ch 1, 2-4

All Members shall refrain in their international relations from the threat or use of force against the territorial integrity or political independence of any state, or in any other manner inconsistent with the Purposes of the United Nations.




Isaiah Wall - New York
Isaiah Wall - New York


Swords into Ploughshares, 1959  New York, UN HQ Gardens
Swords into Ploughshares, 1959 New York, UN HQ Gardens




La canzone

È una canzone nella guerra. Narra di uno degli episodi più cruenti della Guerra dei Sei giorni, la presa da parte delle truppe israeliane della “Collina delle Munizioni”, 2 km a nord delle mura settentrionali della Città Vecchia di Gerusalemme, coordinate 31°47'55"N 35°13'43"E. Nella sommità, a quota 794 m, tre bunker e un sistema di trincee presidiati dall’esercito giordano. La postazione era nevralgica dato che controllava l’accesso al monte Scopus, enclave israeliana, l’asse stradale Gerusalemme- Ramallah- Nablus e l’accesso alla Città Vecchia da nord.
La canzone riassume gli avvenimenti della battaglia protrattasi per 4 ore, dalle 2:30 alle 6:15 del 6 giugno 1967.
Si fronteggiarono in combattimenti corpo a corpo tre compagnie del 66° Battaglione della 55^ Brigata Paracadutisti, comandato da Yossi Yafe e una compagnia rinforzata del 2° battaglione giordano Al-Hussein, comandati dal capitano palestinese Suliman Salayta e dal maggiore Mansur Krashnur.
Fu uno scannatoio : morirono 71 giordani e 36 israeliani, decine e decine i feriti gravi.


La Guerra dei Sei giorni

Fu combattuta dal 5 al 10 giugno 1967 da Israele su tre fronti, contro Egitto, Siria e Giordania. Si concluse con la vittoria schiacciante di Israele che occupò Cisgiordania, Gerusalemme Est, Sinai, Gaza e le alture del Golan sottraendole alle sovranità giordana, egiziana e siriana.
Le cifre approssimate delle vittime militari sono le seguenti. Israeliani :776 morti, 4517 feriti; Egiziani 15.000 morti; Giordani: 696 morti, 2500 feriti; Siriani: 1000-2500 morti.

La Risoluzione 242 dell’Onu del 22 novembre 1967 fu un compromesso per la cessazione delle ostilità tra Israele e Paesi arabi. Stabiliva in primis il ritiro israeliano dai territori occupati in cambio del reciproco riconoscimento diplomatico, cioè terra da una parte e pace dall’altra. La S/RES/242, firmata da tutti, fu disattesa da tutti: gli stati arabi sollevarono riserve sulla pace completa, Israele rifiutò di ritirarsi dai territori occupati, L’OLP fu contraria alla Risoluzione in quanto non contemplava alcuna clausola sull’autodeterminazione del popolo palestinese. Lo stallo, i rifiuti ed il pasticcio trovarono subito la giustificazione in un cavillo giuridico rimasto insormontabile per il tempo necessario ad evitare un accordo possibile, sinché la 242 fu archiviata tra i documenti utili soltanto agli storiografi.
Il testo inglese della 242 recita:

(i) Withdrawal of Israel armed forces from territories occupied in the recent conflict;
(ii) Termination of all claims or states of belligerency and respect for and acknowledgment of the sovereignty, territorial integrity and political independence of every State in the area and their right to live in peace within secure and recognized boundaries free from threats or acts of force.

Il testo francese della 242 recita:

i) Retrait des forces armées israéliennes des territoires occupés lors du récent conflit;
ii) Cessation de toutes assertions de belligérance ou de tous états de belligérance et respect et reconnaissance de la souveraineté, de l'intégrité territoriale et de l’indépendance politique de chaque
Etat de la région et de leur droit de vivre en paix à l'intérieur de frontières sûres et reconnues à l'abri de menaces ou d'actes de force;

Per gli Arabi era il testo francese a prevalere, cioé gli Israeliani avrebbero dovuto ritirarsi dai territori occupati mentre per gli Israeliani e, poco dopo anche per gli Stati Uniti, era il testo inglese prioritario in base a cui il ritiro era da territori non meglio specificati. Quanto la manina che non riportò l’articolo the nel testo inglese fu dolosa o negligente non sapremmo dire. E’ ben strano che nessuno dei firmatari sollevò obiezioni su uno dei documenti dell’Onu che sono sottoposti, com’è ovvio, a tutti i possibili controlli, di testo, punteggiatura, spazi etc. incrociati tra le varie lingue. È plausibile quindi che accadde ciò che accade spesso quando si negozia e si deve assolutamente chiudere senza avere trovato un’intesa totale mentre ciascuna parte nutre riserve mentali, pensando di giovarsi dell’ambiguità da una posizione di forza. Si ricorre agli escamotages.E' noto da quale parte vennero la forza e la strategia che riuscirono a imporsi .

 Gerusalemme 4 Giugno 1967
Gerusalemme 4 Giugno 1967


Nella mappa colorata è rappresentata la situazione di Gerusalemme immediatamente precedente la Guerra dei Sei giorni. La parte sotto la sovranità israeliana è colorata in vere scuro e violetto: Gerusalemme Ovest e l’enclave del monte Scopus. In rosso la Government House, zona extraterritoriale affidata alle Nazioni Unite. L’area delimitata dal perimetro con bordo nero è la Città Vecchia, facente parte di Gerusalemme Est, sotto la sovranità giordana. La striscia colorata in marrone, tra le due parti di Gerusalemme è la no man’s land. Infine la linea sottile marrone è la “linea verde”, cioè il confine conseguente all’armistizio del 1949. In alto si dovrebbe poter leggere la dicitura in rosso ed individuare la posizione della Collina delle Munizioni.

Lo schizzo seguente in bianco e nero dà una buona idea dei movimenti delle truppe israeliane in quei tre giorni dei sei che hanno cambiato la geografia del Medio Oriente.
Per comprendere meglio la dinamica delle operazioni, di cui si dà qualche cenno avanti, si tenga presente che le unità israeliane contrassegnate con A, B, C, secondo le analisi ed i confronti di chi scrive, sono rispettivamente: il 66° battaglione, il 71° battaglione, il 28° battaglione tutti della 55^ Brigata paracadutisti.


 Fronte di Gerusalemme 5-7 Giugno 1967
Fronte di Gerusalemme 5-7 Giugno 1967


Il fronte giordano. Gerusalemme

Dopo l’armistizio del 1949 erano passati sotto la sovranità israeliana l’intera Galilea, il Negev occidentale, parte della Giudea e Gerusalemme Ovest. Sotto la sovranità israeliana c’era anche l’enclave demilitarizzata del monte Scopus che comprendeva l’università e l’ospedale israeliani. La cosiddetta area “Government House”, zona demilitarizzata a sud della Città Vecchia, veniva assegnata alla missione delle Nazioni Unite.

Il 6 giugno 1967, data di inizio delle ostilità, furono impegnate nei combattimenti che si svolsero a Gerusalemme e dintorni 4 Brigate israeliane e 4 giordane.
Brigate israeliane: la 55^ paracadutisti, la 16^ fanteria Etzioni Yerushalaim, la 10^ corazzata Harel, 4^ fanteria riservisti.
Brigate giordane: 2^ fanteria Hashimi, 3^ fanteria Talal, 27^ fanteria Imam Ali, 60^ corazzata.
Seguono pochi cenni sulle operazioni militari , limitandoci alla zona nord ed orientale di Gerusalemme, quella più importante sotto il profilo strategico.

Dopo l’attacco e la presa della Collina delle Munizioni, il 66° battaglione Paracadutisti si dirige verso est al monte Scopus per affrontare il presidio giordano. Contemporaneamente il 71° battaglione Paracadutisti sfonda le difese giordane alla porta di Mandelbaum, checkpoint sulla linea verde, a nord ovest poco fuori della Città Vecchia (Tale porta storica fu poi demolita dall’Amministrazione israeliana). Occupa il territorio a nord delle mura in senso orario, portandosi a Wadi al Joz allo scopo di interrompere il collegamento stradale tra Gerico e Ramallah. Anziché penetrare in profondità nella città il Comando israeliano decide di impiegare il 71° a est verso il monte degli Ulivi.
Si verificano una serie di disguidi e contrordini, aggravati dalla fretta dato che il comando israeliano teme che sopraggiunga il cessate il fuoco prima di avere raggiunto tutti gli obiettivi. Di fatto, quando il 71° arriva sul Monte degli Ulivi si accorge di essere stato preceduto dai commilitoni del 66°. Da lì le mura orientali della Città Vecchia sono a meno di un tiro di schioppo. Non c’è che da attraversare la valle del Cedron.
È la mattina del 7 giugno. I parà danno l’assalto al complesso fortificato Augusta-Victoria, sede di un ospedale e chiesa dell’Ascensione, con annesso campanile di 50 m, che rimangono seriamente danneggiati. Ad Abu Tor, sul monte degli Ulivi, interviene anche il 163° battaglione di fanteria della Brigata Yerushalaim. Un’altra colonna di parà si ricongiunge con la 10^ Brigata di Fanteria per intercettare a est la 60^ Brigata corazzata giordana proveniente dal Mar Morto. Interviene l’aviazione israeliana non più occupata sui fronti egiziano e siriano dove ha annientato le forze avversarie.
Contemporaneamente un’altra compagnia di riserva entra nella Città Vecchia attraverso la Porta del Leone. Gerusalemme Est è in mano agli israeliani lo stesso giorno, mercoledì 7 giugno 1967.

לשנה הבאה בירושלים [L'Shana Haba'ah B'Yerushalayim], l’anno prossimo a Gerusalemme, la frase rituale introdotta alla fine della cena della Pasqua ebraica verso il XV sec. (cfr il libro delle usanze Sefer haMinhagim del rabbino Isaac Tyrnau nel 1566), viene ancora pronunciata come consuetudine di tempi andati, deprivata ormai di quella tensione ideale che è stata parte dell’identità e della sofferenza degli ebrei nella, e nonostante, la diaspora per 1900 anni.

Considerazioni soggettive

Conservo il ricordo, non ancora sbiadito, della settimana iniziata lunedì 5 giugno 1967 . Ai drammatici eventi mediorientali si sovrapposero in quei giorni esperienze personali di me, studente, qualcuna come risvolto della guerra, tra amici ebrei da una parte e arabi dall’altra.
Nell’esporre molto succintamente i fatti ho cercato di non entrare nel merito delle ragioni e dei torti degli uni e degli altri, per non incorrere nella strumentalizzazione delle morti. Quando i memoriali celebrano le vittime di una sola parte, per quanto nobili e in buona fede possano essere le intenzioni, si finisce, inconsapevolmente o meno, per usare i morti.
Voglio nutrire la speranza che un giorno, tra qualche decennio o secolo, in quel memoriale, che accoglie sempre tanti visitatori, accanto alle targhe di 182 israeliani ci sarà posto per le targhe dei giordani e palestinesi morti in quei giorni , magari senza bandiere né fanfare. Per questi ultimi non c’è nessuna lapide da nessuna parte, le sconfitte sono orfane e da dimenticare. Per trovare appena due dei loro nomi ho dovuto insistere parecchio.

Mi rimarrebbe però la sensazione di venire meno a qualcosa se non mi pronunciassi nel merito , a costo di passare per gli amici ebrei come uno dei tanti goym post-sionisti , per gli amici islamici come un kafir e per entrambi come un blasfemo svaporato, ma tant’è : non c’è Gerusalemme che valga la vita di un solo essere umano.

[Riccardo Gullotta]
] קול מדבר[
[1]
היה אז בוקר היום השני למלחמה בירושלים.
האופק החוויר במזרח, היינו בעיצומו של הקרב על גבעת התחמושת.
לחמנו שם מזה שלוש שעות.
התנהל קרב עקשני, קטלני, הירדנים נלחמו בעקשנות.
זה היה יעד מבוצר בצורה בלתי רגילה.
בשלב מסוים של הלחימה נשארו לידי ארבעה חיילים בלבד.
עלינו משם בכח של שתי פלוגות.
לא ידעתי היכן האחרים, כיוון שהקשר עם דודיק המ"פ ניתק עוד בתחילת הקרב.
באותו רגע חשבתי שכולם נהרגו.

בשתיים, שתיים ושלושים
נכנסו דרך הטרשים
לשדה האש והמוקשים
של גבעת התחמושת.

מול בונקרים מבוצרים
ומרגמות מאה עשרים
מאה וכמה בחורים
על גבעת התחמושת.

עמוד השחר עוד לא קם
חצי פלוגה שכבה בדם
אך אנו כבר היינו שם
בגבעת התחמושת.

בין הגדרות והמוקשים
השארנו רק את החובשים
ורצנו אבודי חושים
אל גבעת התחמושת.

] קול מדבר[

באותו רגע נזרק רימון מבחוץ.בנס לא נפגענו.
חששתי שהירדנים יזרקו רימונים נוספים.
מישהו היה צריך לעלות למעלה ולהשגיח.
לא היה לי זמן לשאול מי מתנדב, שלחתי את איתן.
איתן לא היסס לרגע, עלה למעלה והתחיל להפעיל את המקלעון.
לפעמים היה עובר אותי והייתי צריך לצעוק לו שיישאר בקו שלי.
ככה עברנו איזה שלושים מטר.
איתן היה מחפה מלמעלה ואנחנו טיהרנו את הבונקרים מבפנים,
עד שנפגע בראשו ונפל פנימה.

ירדנו אל התעלות
אל הכוכים והמסילות
ואל המוות במחילות
של גבעת התחמושת.

ואיש אי אנה לא שאל
מי שהלך ראשון נפל
צריך היה הרבה מזל
על גבעת התחמושת.

מי שנפל נסחב אחור
שלא יפריע לעבור
עד שנפל הבא בתור
על גבעת התחמושת.

אולי היינו אריות
אך מי שעוד רצה לחיות
אסור היה לו להיות
על גבעת התחמושת.

] קול מדבר[

החלטנו לנסות לפוצץ את הבונקר שלהם בבזוקה.
הבזוקה עשתה כמה שריטות לבטון.
החלטנו לנסות בחומר נפץ. חיכיתי מעליהם עד שחזר הבחור עם חומר הנפץ.
הוא היה זורק לי חבילות חבילות, ואני הייתי מניח את החבילות אחת אחת בפתח
הבונקר שלהם.
להם היתה שיטה: קודם זרקו רימון, אחר כך ירו צרור, אחר כך נחו.
אז בין צרור לרימון, הייתי ניגש לפתח הבונקר שלהם ושם שם את חומר הנפץ.
הפעלתי את חומר הנפץ והתרחקתי כמה שיכולתי.
היו לי ארבעה מטר לתמרן, כי גם מאחורי היו לגיונרים.
אני לא יודע למה קיבלתי צל"ש, בסך הכל רציתי להגיע הביתה בשלום.

בשבע, שבע ועשרים
אל בית הספר לשוטרים
אספו את כל הנשארים
מגבעת התחמושת.

עשן עלה מן הגבעה
השמש במזרח גבהה
חזרנו אל העיר שבעה
מגבעת התחמושת.

חזרנו אל העיר שבעה
עשן עלה מן הגבעה
השמש במזרח גבהה
על גבעת התחמושת.

על בונקרים מבוצרים
ועל אחינו הגברים
שנשארו שם בני עשרים
על גבעת התחמושת
.
[1] Transcription / Trascrizione

heyh az bevqer heyvem hesheny lemlhemh beyrevshelyem.
havepq hhevveyr bemzerh, heyyenv b'eyetsevmev shel heqreb 'el geb'et hethemveshet.
lhemnev shem mezh shelvesh sh'evet.
hetnhel qerb 'eqesheny, qetleny, heyredneym nelhemv b'eqeshenvet.
zh heyh y'ed mebvetser betsevrh beltey regyelh.
beshelb mesveym shel helheymh nesharev leydey areb'eh heyyelyem belbed.
'eleynev meshem bekh shel shety pelvegvet.
la yed'etey heyken haheryem, keyvevn shheqsher 'em devdeyq hem"p neyteq 'eved betheylet heqreb.
bavetv reg' heshebtey shekvelm nhergev.

beshetyeym, shetyeym veshelvesheym
neknesv derk hetresheym
leshedh hash vhemveqsheym
shel geb'et hethemveshet.

mevl bevneqreym mebvetseryem
vemregmevt mah 'esheryem
mah vekmh bhevreym
'el geb'et hethemveshet.

'emevd heshher 'eved la qem
hetsey pelvegh shekbh bedm
ak anev kebr heyyenv shem
begb'et hethemveshet.

beyn hegdervet vhemveqsheym
hesharenv req at hhevbesheym
vertesnev abevdey hevsheym
al geb'et hethemveshet.

bavetv reg' nezreq reymevn mebhevtes.bens la nepg'enev.
hesheshety shheyredneym yezreqv reymevneym nevsepyem.
meyshhev heyh tesreyk l'elevt lem'elh velheshegyh.
la heyh ley zemn leshavel mey metnedb, shelhety at ayetn.
ayetn la heyses lerg'e, 'elh lem'elh vhetheyl lhep'eyel at hemqel'even.
lep'emeym heyh 'evebr avety vheyyety tesreyk lets'eveq lev sheyyeshar beqv shely.
kekh 'ebernev ayezh shelvesheym metr.
ayetn heyh mheph melm'elh vanhenv teyhernev at hebvenqeryem mebpenyem,
'ed shenpeg' berashev venpel penyemh.

yerdenv al het'elevt
al hekvekyem vhemseylevt
val hemvevt bemheylevt
shel geb'et hethemveshet.

vayesh ay anh la shal
mey shhelk rashevn nepl
tesreyk heyh herbh mezl
'el geb'et hethemveshet.

mey shenpel nesheb ahevr
shela yeprey' l'ebevr
'ed shenpel heba betver
'el geb'et hethemveshet.

avely heyyenv areyvet
ak mey sh'eved retsh lheyvet
asevr heyh lev lheyvet
'el geb'et hethemveshet.


hheltenv lensevt lepvetsets at hebvenqer shelhem bebzevqh.
hebzevqh 'esheth kemh sheryetvet lebtevn.
hheltenv lensevt bhevmer neptes. heykeytey m'eleyhem 'ed shhezr hebhevr 'em hevmer henpets.
heva heyh zevreq ley hebyelvet hebyelvet, vaney heyyety menyh at hhebyelvet ahet ahet bepth
hebvenqer shelhem.
lhem heyth sheyth: qevdem zerqev reymevn, aher kek yerv tesrevr, aher kek nhev.
az beyn tesrevr leryemven, heyyety neygesh lepth hebvenqer shelhem veshem shem at hevmer henpets.
hep'elety at hevmer henpets vhetrheqtey kemh sheykevlety.
heyv ley areb'eh metr letmern, key gem mahevrey heyv legyevneryem.
aney la yevd' lemh qeybeltey tesl"sh, besk hekl retseytey lhegy' hebyeth beshelvem.

besheb'e, sheb' v'esheryem
al beyt hesper leshevteryem
asepv at kel henshareym
megb'et hethemveshet.

'eshen 'elh men hegb'eh
heshemsh bemzerh gebhh
hezrenv al h'eyer sheb'eh
megb'et hethemveshet.

hezrenv al h'eyer sheb'eh
'eshen 'elh men hegb'eh
heshemsh bemzerh gebhh
'el geb'et hethemveshet.

'el bevneqreym mebvetseryem
v'el aheynev hegberyem
shensharev shem beny 'esheryem
'el geb'et hethemveshet.

Contributed by Riccardo Gullotta - 2020/5/28 - 22:17




Language: English

איבערזעצונג / English translation / Traduzione inglese / Traduction anglaise / Englanninkielinen käännös:
wiki
AMMUNITION HILL

[speaking voice]
It was then the morning of the second day of the war in Jerusalem. The horizon paled in the east. We were at the climax of the battle on Ammunition Hill. We'd been fighting there for three hours. A fierce battle was under way. Fatal. The Jordanians fought stubbornly. It was a position fortified in an exceptional manner. At a certain point in the fight there remained next to me only four soldiers. We went up there with a force of two platoons. I didn't know where the others were because the connection with Dudik, the platoon commander, was cut off still at the beginning of the battle. At that moment I thought that everyone had been killed.

At two, two-thirty
We entered through the stoney terrain
To the field of fire and mines
Of Ammunition Hill

Against bunkers which were fortified
And 120mm mortars
A hundred and some boys
On Ammunition Hill

The pillar of dawn had not yet risen
Half a platoon lay in blood
But we were already there at least
On Ammunition Hill

Among the walls and the mines
We left only the medics
And we ran ahead without our senses
Towards Ammunition Hill

[speaking voice]
"At that same moment a grenade was thrown from outside. Miraculously we weren't hit. I was afraid the Jordanians would throw more grenades. Someone had to run from above and cover. I didn't have time to ask who would volunteer. I sent Eitan. Eitan didn't hesitate for a moment. He climbed up and began to fire his machine gun. Sometimes he would overtake me and I'd have to yell to him to remain in line with me. That's how we crossed some 30 meters. Eitan would cover from above and we would clear the bunkers from within, until he was hit in the head and fell inside."

We went down into the trenches
Into the pits and channels
And towards the death in the tunnels
Of Ammunition Hill

And no one asked where to
Whoever went first fell
One needed lots of luck
On Ammunition Hill

Whoever fell was dragged to the back
In order not to disrupt the movement forward
Until fell the next in line
On Ammunition Hill

Perhaps we were lions
But whoever wanted still to live
Should not have been
On Ammunition Hill

[speaking voice]
We decided to try blowing up their bunker with a bazooka. The bazooka made a few scratches in the concrete. We decided to try with explosive material. I waited above them until the guy came back with the explosives. He would throw me package after package, and I would lay them one by one at the entrance of their bunker. They had a system of their own: first they threw a grenade, afterwards they fired a volley, and then they rested. Between volley and grenade, I would approach the entrance of their bunker and place the explosives. I triggered the explosives and moved away as far as I could. I had four meters in which to move because also behind me were [Arab] Legionnaires. I don't know why I received a commendation; I simply wanted to get home safely.

At seven, seven-twenty
To the police school
Were gathered all those who remained
From Ammunition Hill

Smoke arose from the hill
The sun in the east rose higher
We returned to the city, seven
From Ammunition Hill

We returned to the city, seven
Smoke arose from the hill
The sun in the east rose higher
On Ammunition Hill

On fortified bunkers
And on our brothers, men
Who remained there aged 20
On Ammunition Hill

Contributed by Riccardo Gullotta - 2020/5/29 - 09:47




Language: Italian

Traduzione italiana / רגום לאיטלקית / Italian translation / الترجمة الإيطالية / Traduction italienne / Italiankielinen käännös:
Riccardo Gullotta
[voce]
Correva la mattina del secondo giorno di guerra a Gerusalemme. Verso est si profilava il pallore all’orizzonte. Eravamo al culmine della battaglia alla Collina delle Munizioni. Avevamo combattuto lì per tre ore. Era in corso una battaglia senza quartiere. Fatale. I giordani combatterono con accanimento. Era una posizione fortificata fuori dal comune. Ad un certo punto del combattimento rimasero accanto a me solo quattro soldati. Eravamo saliti lì con un contingente di due plotoni. Non sapevo dove fossero gli altri perché il collegamento con Dudik,[1] il comandante del plotone, era stato interrotto all'inizio della battaglia. In quel frangente ho pensato che tutti erano stati uccisi.

Alle due e trenta
Entrammo attraverso il terreno roccioso
Al campo tutto fuoco e mine
Della Collina delle Munizioni

Contro i bunker che erano stati fortificati
E i mortai da 120mm
Poco più di un centinaio di ragazzi
Sulla Collina delle Munizioni

La colonna di luce dell'alba non si era ancora alzata
E Mezzo plotone giaceva nel sangue
Ma almeno eravamo già lì
Sulla Collina delle Munizioni

Tra le mura e le mine
Abbiamo lasciato solo i medici
E siamo andati correndo in stato di incoscienza
Verso la Collina delle Munizioni

[voce]
In quel momento preciso fu lanciata una granata dall'esterno. Per miracolo non fummo colpiti. Temevo che i giordani avrebbero lanciato altre granate. Qualcuno doveva muoversi dall'alto e dare copertura. Non avevo tempo di chiedere chi si sarebbe offerto volontario. Ho mandato Eitan. Eitan non esitò neppure un attimo. Si arrampicò e iniziò a sparare con il suo mitra. A volte mi avrebbe superato e avrei dovuto urlargli per rimanere allineati. Così andammo attraverso per 30 metri. Eitan ci avrebbe coperto dall'alto e noi avremmo dovuto sgombrare i bunker dall'interno, fino a quando non venne colpito alla testa e si rovesciò all'interno.

Scendemmo nelle trincee [2]
Nelle fosse e nei canali
E verso la morte nei tunnel
Della Collina delle Munizioni

E nessuno chiese dove
Chiunque andava per primo era abbattuto
Ci voleva molta fortuna
Sulla Collina delle Munizioni


Chiunque fosse caduto veniva trascinato per la schiena
per non interrompere il movimento in avanti
Fino a quando non cadeva il prossimo della coda
Sulla Collina delle Munizioni

Forse eravamo leoni
Ma chiunque voleva sopravvivere
Non avrebbe dovuto trovarsi
Sulla Collina delle Munizioni

[voce]
Decidemmo di tentare di fare esplodere il loro bunker[3] con un bazooka. Il bazooka fece appena qualche graffio nel cemento. Decidemmo di provare con l’esplosivo. Rimasi ad aspettare sopra di loro fino a quando il ragazzo è tornato con gli esplosivi. Mi avrebbe gettato un pacco dietro l’altro e io li avrei posati uno ad uno all'ingresso dei loro bunker. Avevano un sistema originale: prima lanciavano una granata, poi lanciavano una raffica e poi favevano una pausa. Tra una raffica e la granata, mi sarei avvicinavo all'entrata del loro bunker e avrei posizionato gli esplosivi. Ho innescato gli esplosivi e mi sono allontanato il più possibile. Avevo quattro metri per spostarmi perché anche dietro di me c'erano i legionari [arabi]. Non so perché ho ricevuto un encomio, volevo semplicemente tornare a casa salvo ".[4]

Alle sette, sette e venti
Alla scuola di polizia [5]
Sono stati concentrati tutti i sopravvissuti
Della Collina delle Munizioni

Il fumo saliva dalla collina
Il sole ad est si levava più in alto
Tornammo verso la città in sette
Dalla Collina delle Munizioni

Siamo tornati in città in sette
Il fumo saliva dalla collina
Il sole ad est si levava più in alto
Sulla Collina delle Munizioni

Sui bunker fortificati
E sui nostri fratelli, uomini
rimasti lì, di 20 anni
Sulla Collina delle Munizioni.

[1] Si tratta del capitano Dodik Rothenberg, comandante della compagnia B del 66° ( e non del plotone come si legge nella traduzione), articolata in 3 plotoni. La sua compagnia dopo le 3:30 rimase in stallo per esaurimento delle munizioni. Fu mandata come rinforzo la compagnia C , comandata dal capt. Dedi Ya'akobi.

[2] A causa di una sottovalutazione della situazione sul lato occidentale della fortificazione le compagnie A e D erano state ritirate da Yossi Yafe, comandante del 66°,e impiegate altrove. Alle 4 la compagnia C era stata decimata. Dedi Ya'akobi chiama soccorsi. Contrordine quindi: un plotone della compagnia A, comandato da Ofer Feniger, viene inviato di nuovo sulla collina, ma sul fianco occidentale.

[3] E' il terzo bunker, quello occidentale

[4] E’ il 4° tentativo di penetrare nel bunker. Furono usati 16 kg di esplosivo ad alto potenziale. Erano le 6:15 del 6 giugno 1967.

[5] L'Accademia di Polizia giordana faceva parte del complesso fortificato. Fu il primo obiettivo a cadere in mano israeliana verso le 3:30

Contributed by Riccardo Gullotta - 2020/5/29 - 10:11




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