Mani sui manubri di operai a pedale
la pizza da portare e l'algoritmo che fa male
che ti morde anche la notte quando dormi, quando sogni
e ti trovi a pedalare ancora e i tuoi bisogni
li hai dimenticati sulla tua porta d'ingresso
domani tanto è un altro giorno, o sempre lo stesso
Mani su tastiera e l'usura nelle dita
arrivare a fine mese è un 'impresa con la tua partita Iva
con il tempo che non basta, che non pare cosa viva,
ma un sepolcro di lavoro che si mangia la tua vita
che s'inghiotte i desideri che formatta l'avvenire
ma il futuro in questo tempo è una cosa da non dire
l'avvenire che una volta rimava con il sole
ma un tempo tutto buio si è inghiottito le parole
quelle che fan segno a un tempo liberato e lento
e non resta che cantar senza dir niente
Ma potresti voler tutto
una scelta ed una forza
un canto comune un tempo nuovo che ti aspetta
Mani nere di fatica, ma bianca è una morte
che per chi ha le mani nere viene per cattiva sorte
la cattiva sorte è un dono che gli dei del capitale
fanno a chi ha le mani bianche e sa che non è uguale
a chi ha le mani troppo nere che stringono le sbarre di una gabbia
mentre il tempo se ne scorre come sabbia
e scivola nel mare che forse hai attraversato
ma forse ti conviene aver dimenticato
tutto, quasi tutto, quasi niente, forse niente, è meglio niente
che questo niente è del tutto uguale
a trapiantarsi un cuore per smetter di star male
ad aspettare l'alba per cantare
Questa volta voglio tutto una scelta ed una forza
un canto comune un altro tempo che mi aspetta
Il fuoco che sprigiona un tempo nuovo.
La festa che diviene. Il tempo che rinasce e mi appartiene,
un grappolo di suoni senza fine, che si eleva al cielo.
perchè nostra è la forza, perchè nostro è il coraggio, perché nostra è la gioia
la pizza da portare e l'algoritmo che fa male
che ti morde anche la notte quando dormi, quando sogni
e ti trovi a pedalare ancora e i tuoi bisogni
li hai dimenticati sulla tua porta d'ingresso
domani tanto è un altro giorno, o sempre lo stesso
Mani su tastiera e l'usura nelle dita
arrivare a fine mese è un 'impresa con la tua partita Iva
con il tempo che non basta, che non pare cosa viva,
ma un sepolcro di lavoro che si mangia la tua vita
che s'inghiotte i desideri che formatta l'avvenire
ma il futuro in questo tempo è una cosa da non dire
l'avvenire che una volta rimava con il sole
ma un tempo tutto buio si è inghiottito le parole
quelle che fan segno a un tempo liberato e lento
e non resta che cantar senza dir niente
Ma potresti voler tutto
una scelta ed una forza
un canto comune un tempo nuovo che ti aspetta
Mani nere di fatica, ma bianca è una morte
che per chi ha le mani nere viene per cattiva sorte
la cattiva sorte è un dono che gli dei del capitale
fanno a chi ha le mani bianche e sa che non è uguale
a chi ha le mani troppo nere che stringono le sbarre di una gabbia
mentre il tempo se ne scorre come sabbia
e scivola nel mare che forse hai attraversato
ma forse ti conviene aver dimenticato
tutto, quasi tutto, quasi niente, forse niente, è meglio niente
che questo niente è del tutto uguale
a trapiantarsi un cuore per smetter di star male
ad aspettare l'alba per cantare
Questa volta voglio tutto una scelta ed una forza
un canto comune un altro tempo che mi aspetta
Il fuoco che sprigiona un tempo nuovo.
La festa che diviene. Il tempo che rinasce e mi appartiene,
un grappolo di suoni senza fine, che si eleva al cielo.
perchè nostra è la forza, perchè nostro è il coraggio, perché nostra è la gioia
Contributed by adriana - 2020/5/6 - 18:42
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Album -Portami al confine
Cantare lo sfruttamento del lavoro significa anche cantare la possibilità di un riscatto del lavoro. La possibilità di trovare quel canto comune che ci restituisca all’umano, dove invece l’umano, oggi, è fatto merce. Trovare un canto comune a partire dalle secche di questo presente fatto di mani nere, nere di pelle o nere di fatica e lavoro e pena. Lo sappiamo da molto tempo che è il tempo che ci viene rubato a essere il fondamento del nostro asservimento al sistema delle merci, il sistema in cui tutto si equivale, e lo strumento dell’equivalenza è la moneta. Non c’è tempo che tenga, dove c’è la moneta/capitale.
Quanto avvenire rubato! E non si riesce nemmeno più a immaginarlo, un “sol dell’avvenire”. E’ un tempo tutto buio che sembra inghiottirci.
Ma proprio in questo buio, ci potrebbe riuscire di ritrovare una capacità di immaginazione del futuro. Restituirsi a un comune con la forza e l’energia dovute, con una volontà di potenza, di creazione, di gioia. La potenza del comune: “Questa volta voglio tutto...”. È solo in un canto comune che ci si può riappropriare del tempo rubato. Tempo rubato, allora, fa da controcanto al Tempo delle ciliegie, la canzone simbolo della Comune di Parigi.
Il tempo delle ciliegie contro il tempo dello Spettacolo.
Marco Rovelli